Autore: admin

  • Scegliere la stampante

    Scegliere una stampante non è una cosa banale: prendere la prima che troviamo al centro commerciale attirati dal basso prezzo può rivelarsi una scelta poco saggia.

    Solitamente infatti a bassi prezzi di acquisto della stampante corrispondono alti prezzi dei consumabili (cartucce e toner) e difficoltà di reperimento di consumabili compatibili e/o impossibilità alla rigenerazione, per via dell’implementazione di sistemi pensati per consentire esclusivamente l’uso di consumabili originali: questo perchè i margini di guadagno sulle stampanti più economiche, quelle messe sul carrello così senza troppi pensieri per via del prezzo allettante, sono veramente bassi, o addirittura sono vendute sottocosto: i produttori quindi guadagneranno dalla vendita delle cartucce, anche in considerazione che l’inchiostro prima o poi finisce, quindi saremo giocoforza obbligati a comprare delle nuove cartucce.

    Il problema è che i produttori se sottomarginano sulle stampanti, hanno dei margini enormi sui consumabili: una cartuccia che costa in negozio 60 euro, costa al produttore non più di un paio di euro. Per questo il mercato dei consumabili di concorrenza è florido: facendo dei margini più umani sulle cartucce, riescono a vendere una cartuccia anche a un decimo del prezzo di quella originale.

    Ovviamente con il compatibile se siamo sicuri del risparmio, non sempre lo siamo della qualità, ma la differenza di prezzo sinceramente vale il rischio.

    Il problema però, se ci si vuole rivolgere al mercato dei consumabili di concorrenza, è la reperibilità della nostra cartuccia: se la stampante è troppo recente difficilmente si riuscirà a trovare la cartuccia di concorrenza, anche perchè i produttori di compatibili hanno bisogno di tempo per progettare delle soluzioni che bypassino i sistemi “anticontraffazione” che permettono l’uso esclusivo di consumabili originali.

    Inoltre questi sistemi “anticontraffazione” sono generalmente più blandi nei prodotti più costosi, dove esiste un guadagno per il produttore anche sulla vendita dell’apparecchio e non del solo consumabile, e anche le stesse cartucce originali tendono ad essere più economiche, difatti il ragionamento del produttore è che se uno può spendere per una stampante costosa, probabilmente è perchè stamperà molto, quindi può permettersi di marginare meno sui consumabili, rispetto alla stampantina entry level che magari farà solo una stampa ogni tanto, e quindi avrà bisogno di poche cartucce nel suo ciclo di vita.

    Ma indipendentemente dalla scelta di usare cartucce originali o di concorrenza , la prima cosa da controllare per scegliere la nostra stampante è il costo (e la reperibilità nel caso di quelle di concorrenza) delle cartucce: a parità di funzionalità della stampante il costo dei consumabili può variare sensibilmente: magari una stampante un po più cara si ripaga la differenza al primo cambio cartucce, inoltre quella più cara è possibile pure che abbia qualche caratteristica aggiuntiva che potrebbe tornarci utile.

    Detto questo la seconda importante caratteristica da considerare è la tecnologia della stampante: le due piu diffuse sono quelle a getto di inchiostro e quelle laser: entrambe  le soluzioni hanno i loro pregi e difetti, vediamo di fare una rapida analisi.

    Le stampanti a getto di inchiostro sono sicuramente le più economiche come prezzo di acquisto, come sono economiche le cartucce. Inoltre sono sempre a colori e hanno una resa sulla stampa fotografica veramente invidiabile, ma hanno un grosso tallone d’achille: se non le si usa frequentemente gli ugelli  tendono ad otturarsi e le cartucce a seccarsi, quindi per riutilizzare la stampante è necessario fare dei cicli di pulizia, che consumano pesantemente le cartucce : possono anche esaurire  un’intera cartuccia in un solo ciclo di pulizia.

    Le stampanti laser invece non soffrono di problemi legati al poco utilizzo, cosi come sono tendenzialmente molto convenienti sui grossi volumi di stampa: questo perche i toner (cosi si chiamano le cartucce per le laser) hanno serbatoi molto più grandi, pertanto si dovrà cambiarli molto meno spesso (fate sempre attenzione al numero di pagine dichiarato per la cartuccia quando scegliete la stampante!). Per questo motivo però le cartucce , ma anche la stampante in se, hanno un prezzo di acquisto molto più alto, quindi sarà necessario più tempo, e una quantità maggiore di stampe per ammortizzare la maggiore spesa. Fortunatamente è possibile far rigenerare i toner da un centro specializzato, anzichè doverlo ricomprare, risparmiando parecchio.

    Inoltre non tutte le stampanti laser sono a colori, quelle più economiche sono in bianco e nero, questo può essere un limite se si stampano spesso fotografie (ma se la cosa è sporadica conviene affidarsi ai servizi di stampa fotografica online).

    Solo dopo aver scelto la tecnologia e verificato il costo dei consumabili è la volta di controllare le funzionalità aggiuntive, come ad esempio la multifunzionalità: molte stampanti integrano anche uno scanner, quindi possono essere usate come fotocopiatore di emergenza, e a volte hanno anche la funzionalità fax.

    Nei modelli un po più evoluti, si possono avere l’alimentatore automatico di documenti, molto utile per le funzioni di fax e fotocopiatore, come può essere utile (ma costoso) il fronte-retro automatico, utile per risparmiare carta stampando in entrambi i lati del foglio.

    Una cosa da ponderare è la connettività: finchè la si vuole attaccare solo al PC basta una sola porta USB, se invece vogliamo condividere la stampante con altri computer in casa o magari con il nostro tablet, è necessaria quanto meno una porta ethernet o il wifi (utile anche se vogliamo posizionare la stampante non troppo vicina al computer). Può anche essere comodo in presenza di wifi o ethernet una funzionalità di stampa online che permetta di inviare alla nostra stampante i documenti tramite internet.

    Altre funzionalità più frivole, possono essere il display LCD, utile per stampare le foto direttamente dalla macchina fotografica, senza accendere il pc, che potremmo collegare a una specifica porta usb o  magari a un lettore di schede di memoria integrato nella stampante.

  • Lampade a risparmio energetico: LED o CFL?

    Un metodo per risparmiare sulla bolletta della luce è sicuramente fare uso di lampade a risparmio energetico: la cosa è talmente importante che una direttiva della comunità europea ha vietato la vendita delle lampadine tradizionali.

    Ovviamente per sostituire le lampadine tradizionali senza mettere mano all’impianto elettrico abbiamo tre soluzioni: le lampade alogene, quelle fluorescenti o CFL, Compact Fluorescent Lamp e quelle a LED .

    Le alogene, le hanno sostituite per via del prezzo molto vicino a  quelle vecchie, e risultano essere la soluzione più economica in commercio:  a parità di consumi riescono a rendere circa il 20-30% in più rispetto a una lampadina tradizionale (quindi una lampadina da 18 Watt farà la stessa luce di una da 24).

    La loro caratteristica è che sono fin troppo simili alle tradizionali, quindi sia la loro efficienza che la durata non sono molto superiori: la vita di buona lampadina alogena è infatti  di circa 1500-2000 ore contro i 1000 di una lampadina standard.

    Le CFL invece sono quelle comunemente dette “a risparmio energetico”: costano più di una lampadina tradizionale (per sostituire una lampadina da 60W bisogna spendere circa 6 euro contro i 2,50 di un alogena e i 15 di una a LED)  ma riescono a rendere circa 4,5-5 volte rispetto alla classica lampadina , e hanno una durata tra le 6 e le 10 volte la lampadina tradizionale.

    Tutto sommato sono un buon compromesso tra costo , durata e consumi, ma hanno qualche difetto: innanzitutto non sono dimmabili, cioè non possono essere usate coi variatori di luce, inoltre l’accensione non è immediata: questo significa che hanno bisogno di tempo, dai pochi secondi fino a qualche minuto, per poter emettere completamente tutta la quantità di  luce.

    Le lampade a LED sono quelle più recentemente entrate sul mercato, per questo ancora relativamente costose e quindi nonostante la maggior efficenza e durata, il costo della singola lampadina può scoraggiare, specie se sono tante quelle da sostituire (per esempio in un lampadario), visto che al momento una buona lampadina a led che sostituisca una 60W su internet costa tra i 10 e 15 euro.

    Dal punto di vista dell’efficenza, confrontandoci con la solita lampadina tradizionale, riescono a parita di wattaggio a rendere 6 volte tanto (quindi potremmo sostituire una 60W con una a led da soli 10.8W) , durano circa 15 volte tanto (a seconda dei produttori si hanno cicli di vita dalle 15.000 fino ai 50.000 ore) , non hanno problemi di accensione lenta e riscaldano meno.

    Ma hanno anche loro però qualche difetto, che probabilmente col tempo e la ricerca tenderà a scomparire: i costi di una singola lampadina rispetto alle altre tecnologie sono elevati, anche mettendo sulla bilancia risparmio ed efficienza migliori.

    Inoltre non sono disponibili wattaggi elevati, se fino all’equivalente dei 60W tradizionali (800 lumen) esiste una buona scelta, e quindi una certa convenienza, se si richiede più luce, le proposte nei cataloghi dei vari produttori sono limitatissime, e quindi le lampadine hanno costi davvero improponibili (una lampadina può venire a costare anche 100 euro!)

    Quando abbiamo a che fare con la scheda tecnica di una lampadina quello che dobbiamo controllare sono ovviamente  il consumo (espresso in Watt), la luminosità (espressa in lumen), la durata , la dimmabilità, la temperatura di colore (espressa in gradi kelvin), l’attacco del portalampade (E14, E27, etc.)  e le dimensioni.

    Dicevamo della luminosità, i lumen , ossia la luce che fa la lampadina: maggiore è questo valore , maggiore è la luce emessa e ovviamente il consumo. A titolo di confronto con le lampadine tradizionali 350 lumen corrispondono a una 25W , 500ln a una 40W, 800ln a una 60W, 1000ln a una 75W, 1500ln a una 100W, quindi dovremmo scegliere una lampadina che dia una quantità di luce non inferiore a quella che andiamo a sostituire.

    Altro fattore da considerare è la durata , anche qui per fare il confronto, una classica lampadina  durava circa 1000 ore, una alogena dura generalmente dai 1500 ai 2000, una CFL tra le 6000 e le 10.000 ore, una a LED tra le 15.000 e le 50.000 ore nei casi migliori, e la differenza la fa la qualità della lampadina che andremo a scegliere.

    Un’ulteriore cosa da verificare è nel caso si debba utilizzare la lampada con un variatore di luce è  la dimmabilità: mentre le alogene non hanno problemi, per le LED dipende dal modello, mentre le CFL generalmente non sono utilizzabili insieme al varioluci.

    Un’altra cosa da verificare nelle schede tecniche, quando si sceglie una lampadina, è la temperatura di colore , la scelta di una luce più o meno calda: un valore in kelvin più basso corrisponde a una luce più calda (sotto i 3300 K), quindi tendente al rosso, mentre più il valore è elevato e più la luce è fredda e quindi tendente al blu: la scelta dipende dai gusti personali e dall’ambiente dove andrà installata la lampadina.

    Per finire non tralasciate le dimensioni fisiche della lampadina stessa: quelle piu grandi ( ad esempio le CFL a spirale, che fanno molta luce, ma hanno dimensioni importanti) potrebbero non entrare nel lampadario.

    Ad ogni modo, facendo una considerazione generale, il consiglio è , indipendentemente dal tipo di lampadina scelta, di rivolgersi a un prodotto di marca, essendo il costo della singola lampadina non trascurabile e dovendo durare a lungo la qualità e l’affidabilità sono importanti.

    Inoltre i produttori di marca mettono a disposizione delle schede tecniche dettagliate che permettono di farsi un’idea più dettagliata dei consumi e quindi del risparmio, cosa che difficilmente avremo per un prodotto da supermercato.

    Va anche considerato che il prodotto da supermercato (o peggio cinese)  è stato progettato con l’obbiettivo di mantenere il prezzo al dettaglio il più basso possibile, magari a scapito di efficienza, qualità e consumi, quindi è probabile che la differenza di prezzo con il prodotto di qualità venga ampiamente ripagata col maggiore risparmio in bolletta.

  • Riparare un microonde con 4 euro

    Riparare un microonde con 4 euro

    A volte con un po di manualità si possono evitare spese importanti, un’esempio classico, capitato personalmente in questi giorni è con il formo a microonde.

    Il comodo elettrodomestico dopo 13 anni di onorato servizio ha iniziato a fare strani rumori con una sorta di sfiammata all’interno del forno,  visto il costo ormai esiguo di tali elettrodomestici mi sono immediatamente messo a scandagliare la rete in cerca di un sostituto, trovando offerte veramente interessanti.

    Ma navigando mi imbatto, con un po di sana curiosità, su dei siti che spiegano un po meglio come funzionano i microonde, quali possono essere i difetti e come ripararli, e scopro che il mio caso non è cosi strano e sopratutto di facile diagnostica e riparazione.

    Infatti tutti i microonde hanno loro interno un generatore di microonde (chiamato magnetron), che convoglia le onde su una guida d’onda, che per farla semplice fa arrivare le onde all’interno del forno,  a sua volta è protetta da una sorta di lamina per evitare che le onde elettromagnetiche e  i residui di cibo possano ritornare  indietro e raggiungere i due componenti citati rovinandoli.

    Questa lamina, una sorta di cartoncino fissata ad incastro  e/o con qualche vite all’interno del vano di cottura,  col tempo, venendo  a contatto con gli schizzi e i residui di cibo tende a deteriorarsi,  fino a bucarsi, e ovviamente bucandosi perde la sua funzione di schermatura generando un arco elettrico (la famosa “sfiammata” di cui parlavo).

    La soluzione è quindi sostituire quella lamina, che in realtà  non è un vero cartoncino (nonostante la somiglianza),  ma mica, un materiale che permette la schermatura di calore e sopratutto onde elettromagnetiche.

    Questo materiale lo si trova in fogli dai ricambisti di elettrodomestici,  basterà quindi procurarsi un pezzo di questo materiale della misura del pezzo ormai rovinato,  disegnare con una matita la sagoma del pezzo originale sul foglio di mica e con forbici, taglierino (e magari un buca cintura se ci sono dei fori) ritagliare a misura l’esatta forma del pezzo ormai andato.

    Basterà poi rimontare il nuovo pezzo nel forno e come per magia il fornetto non sfiammerà più, evitandoci una bella spesa,  dato che un foglio di mica nel mio caso è costato solo 4 euro (volendo si può comprare anche online ma le spese di spedizioni sono più alte del valore del “ricambio”).

    Ovviamente questo è stato un caso facile, altri problemi sono di più difficile risoluzione, e sopratutto agire  all’interno del fornetto (e non del vano cottura,  come in questo caso) può essere molto pericoloso per chi non sa cosa sta facendo, essenzialmente per due motivi, sia perchè il telaio del fornetto in genere è pensato per schermare le onde elettromagnetiche e quindi un’errato rimontaggio potrebbe far perdere tale schermatura con conseguenti fughe di radiazioni,  ma sopratutto per la presenza di condensatori ad alto voltaggio (come nei cinescopi o nei flash delle macchine fotografiche) che se non correttamente scaricati, possono produrre una scarica letale all’improvvisato riparatore.