Tag: inquinamento

  • I motori a quattro cilindri stanno scomparendo

    I motori a quattro cilindri stanno scomparendo

    Chi é alle prese con la ricerca di un utilitaria per sostituire la propria auto con tante primavere alle spalle se ne sará accorto: rispetto ad una decina di anni fa le cose sono cambiate e di tanto.

    Dai cambi automatici sempre piú presenti alle auto elettriche ed ibride tanto reclamizzate e poco gradite dai consumatori ai listini lievitati con prezzi praticamente raddoppiati e obblighi di finanziamento e rottamazione per accedere alle scontistiche. 

    Ma una cosa fa storcere il naso ai puristi, a chi ama guidare e non vuole solo un mezzo che ti porti da un punto A a un punto B: nei segmenti piccoli e medi sono praticamente scomparse le auto a quattro cilindri, sostituite da piccoli motori a tre cilindri, spesso sovralimentati coadiuvati a volte da una parte ibrida, leggera o pesante.

    close up photo of black and silver car engine

    E non importa se si tratti della piccola utilitaria da cittá, anch’essa diventata merce rara, dove un piccolo borbottante tre cilindri potrebbe avere senso, ma anche i suv medi , nonostante la stazza, hanno sempre piú spesso un tre cilindri di piccola cilindrata, generalmente tra il 1.0 e il  1.3, dove un tempo veniva montato un 2.0 quattro cilindri.

    Questo viene fatto per un discorso di emissioni, diventato un mantra per le case costruttrici dove per evitare di dover pagare sanzioni o comprare crediti energetici sono costretti a ridurre al massimo la CO2 anche a pena di sacrificare modelli, piacere di guida o affidabilitá dei mezzi.

    Infatti il motore piú piccolo porta a consumi piú bassi nei cicli di omologazione, e quindi meno emissioni dichiarate, con la minore potenza che viene compensata da turbo o sistemi ibridi.

    Il problema é che un motore tre cilindri é meno rotondo e piú rumoroso perché naturalmente sbilanciato , quindi molto meno gradevole da guidare, nonostante gli stratagemmi per controbilanciare l’albero motore e smorzare le vibrazioni.

    smoke coming from the exhaust pipes

    Ma mettere motori piú piccoli su vetture piú pesanti, nonostante le sovralimentazioni per recuperare potenza, significa sfruttare di piú il motore e garantirgli una minore longevità.

    E se poi ci si aggiungono scelte infelici come le famigerate cinghie a bagno d’olio, che soprattutto nei famigerati motori PureTech del gruppo Stellantis , portano a richiedere intervalli di manutenzione estremamente ravvicinati per garantire il funzionamento del motore, con distribuzioni da fare ogni 30-40.000 chilometri per evitare che la cinghia si sciolga e contamini l’olio motore , ci porta ad avere macchine molto piú costose non solo da comprare che anche da mantenere.

    E come detto a voler spulciare i listini di buoni vecchi 4 cilindri rimane ben poco, almeno sulle macchine medie: a benzina si trova ancora qualche versione pepata delle macchine del gruppo Volkswagen che ancora monta il 2.0, il 1.2 Hyundai montato su alcune versioni di i20,Kia Picanto e Stonic, il 1.4 della Suzuki Vitara, il 1.6 full hybrid di Renault e gli onnipresenti 1.5 delle macchine cinesi: tutto il resto sono motori a 3 cilindri tra i mille e i millecinquecento cc.

    L’alternativa per chi vuole un quattro cilindri sarebbe quella di trovare un diesel, ma tra FAP e norme antinquinamento anche loro sono spariti dal mercato, specie nelle auto piú piccole, costringendoci ad andare almeno su berline medie dove il prezzo di listino balla ormai intorno ai 30.000 euro.

    Quindi alla fine o ci si accontenta a malincuore di un 3 cilindri, o si passa a un modello di categoria e prezzo superiore oppure ci si deve rivolgere alle auto di origine cinese.

    Infatti praticamente tutte le cinesi, e i modelli di marchi europei derivati da quelli cinesi, se non sono esclusivamente elettrici, montano un 1.5, cilindrata scelta per questioni di dazi che consente di creare motori versatili , in modo da poter utilizzare lo stesso motore con minime varianti su vetture di diverse categorie: dalle utilitarie , alle berline ai grossi suv, e che per semplicitá di costruzione e di manutenzione é un buon vecchio 4 cilindri, cosa che minimizza i rischi di dover richiedere interventi di manutenzione su macchine vendute su scala globale.

    Ci si dovrá quindi turare il naso per fare una scelta che non avremmo sicuramente fatto 10 anni fa, sia essa accontentarsi del tre cilindri, che aprire considerevolmente il portafoglio per prendere una macchina di categoria superiore o passare ad una cinese: è un qualcosa che non ci sarebbe mai passato per la testa.

    Voi state pensando di cambiare auto? Volete per forza un quattro cilindri o vi accontenterete di un frullino a 3 cilindri o addirittura di un elettrica?

  • STOP ai Diesel euro5

    STOP ai Diesel euro5

    Gli automobilisti sono purtoppo una delle categorie piú vessate dallo stato, dato che probabilmente sono le piú semplici da colpire ed ogni volta il conto si fa sempre piú pesante.

    E una delle scuse piú gettonate é quello dell’inquinamento, dove con lo scopo di imporre la cosiddetta mobilitá sostenibile, dall’auto elettrica ai mezzi pubblici o all’uso di biciclette o monopattini, si tolgono parcheggi e si mettono divieti all’ingresso delle auto.

    E l’ennesima mazzata la subiranno i proprietari di autovetture diesel Euro5 , dove dall’autunno si vedranno precluso l’ingresso in molte località del centro e nord Italia con popolazione superiore ai 30.000 abitanti.

    modern cars in auto salon

    Infatti il superamento delle soglie di inquinamento previste dalla comunità europea nella valle del Po, e in diverse localitá di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, ma anche centri come Roma o Firenze , per evitare delle sanzioni alle amministrazioni dovute alle procedura di infrazione europee, vedranno ribaltare il problema sugli automobilisti con il blocco degli ingressi.

    A seconda della localitá il blocco si estenderá a tutti i giorni e a tutti gli orari, mentre in altre la circolazione per questi mezzi sará libera alla sera e nei fine settimana o nel periodo estivo. 

    smoke coming from the exhaust pipes

    Viene anche introdotta la possibilitá di dotarsi, a proprie spese, di un apparecchio chiamato Move-In che monitora tramite un GPS gli ingressi e consente un certo numero di chilometri annui, nelle zone altrimenti vietate,in funzione della classe di inquinamento dell’auto, fino ad un massimo di 9.000 e che presuppone un costo di installazione e un canone mensile a carico dell’utente.

    Ovviamente chi ha scelto un mezzo diesel lo ha fatto perché fa chilometri e un limite annuo, nella migliore delle ipotesi, di 9.000 km non risolve il problema, costringendo chi vive in una zona interessata dai blocchi a dover cambiare auto.

    Quello che peró non capisce chi ha pensato questa norma é che se uno ha ancora in uso una macchina di 10 o 15 anni, probabilmente non ha i soldi per permettersene una nuova, soprattutto negli ultimi tempi dove i listini delle vetture sono praticamente raddoppiati.

    cars parked on side of the road near high rise buildings

    E se facciamo un discorso ambientale , inquina molto di piú smaltire un’auto funzionante e costruirne una nuova, piuttosto che mantenere in efficienza una esistente, considerato che la differenza di inquinamento tra una euro5 e una euro6 è ben poca, soprattutto se poi la si sostituisce con una macchina piú grande e inquinante magari rottamando una piccola utilitaria per un grosso SUV.

    Ma la cosa piú tragica è che vietare l’ingresso delle diesel euro5 non cambierá le sorti dell’inquinamento da PM10 rilevato dalle centraline, dato che le automobili contribuiscono nella ipotesi piú generosa a un 10% dell’inquinamento cittadino, con il grosso derivante da sistemi di riscaldamento e impianti industriali.

    traffic and pedestrians in cold town at sunset

    Quindi costringere le persone a cambiare auto non cambierá le sorti delle infrazioni comunitarie, anzi per assurdo potrebbe portare a piú inquinamento se si vanno a sostituire con mezzi piú grossi, dato che oramai le piccole utilitarie sono sparite dal mercato proprio a causa delle norme antinquinamento che le ha rese anti economiche per i produttori, che ora hanno a listino principalmente solo grossi SUV.

    E non pensiate che la soluzione siano le auto elettriche: chi ha un diesel lo ha scelto perché fa tanta strada e probabilmente non si puó permettere di sostituirlo con una elettrica, sia per questione di costi sia all’acquisto che alle colonnine di ricarica, che soprattutto di tempi di ricarica, quindi al piú passerá nella migliore delle ipotesi a un ibrida o a un benzina.

    E questo costo si ribalterá , come per le accise del diesel, recentemente aumentate, anche su chi non guida, visto che porteranno ad aumentare i costi di trasporto delle merci, che notoriamente viaggiano a gasolio, facendo aumentare i prezzi dei prodotti della nostra spesa.

    Purtroppo le politiche ambientali miopi di certi politici, portano a delle storture che pagheranno a caro prezzo i cittadini e che non risolvono il problema dell’inquinamento, anzi rischiano di enfatizzarlo: se a causa dell’abolizione dei parcheggi o del restringimento di una carreggiata per far spazio a una pista ciclabile, dovró stare piu tempo in auto col motore acceso inquineró di piú: probabilmente costruire piu strade e piú parcheggi migliora i valori dell’inquinamento piú che limitare gli ingressi delle euro5 diesel.

    electric cars charging on stations

    Voi cosa ne pensate? Anche voi sarete costretti a cambiare auto?

  • Amazon sta cambiando

    Amazon sta cambiando

    Quando dobbiamo fare acquisti online senza dubbio uno dei primi siti che ci verrá in mente per i nostri acquisti é Amazon, leader di mercato in tantissimi paesi grazie a consegne veloci, gratuite e un servizio clienti particolarmente efficiente.

    Ma questo gigante sta cambiando, aggiungendo o togliendo funzionalitá per offrire servizi innovativi che possano soddisfare sempre meglio la clientela evitando che possa rivolgersi alla concorrenza, sia per ridurre la propria impronta ambientale che per ridurre i propri costi evitando di dover aumentare i prezzi o eliminare quelle caratteristiche che lo hanno reso famoso.

    Un esempio é la recente decisione di eliminare il servizio Prime Prova Prima Paga Poi, quella funzionalitá dedicata agli utenti Prime che permetteva di farci arrivare a casa sino a 7 capi di abbigliamento che si potevano provare gratuitamente rimandando indietro quelli indesiderati e pagando solo quelli che si voleva tenere.

    package from amazon prime carried by the delivery man

    Era un funzionalitá utile per chi era indeciso sulla taglia, sul colore o sulla vestibilitá del capo e che quindi poteva provare alcune alternative trattenendo solo quella preferita come accade nei negozi fisici, nata per contrastare e-commerce specializzati come Zalando che hanno fatto della gestione dei resi gratuiti un proprio elemento distintivo.

    Ma gestire un reso ha costi importanti per la logistica, oltre che per l’ambiente quindi un servizio del genere presuppone l’utilizzo di scatole, che Amazon sta cercando di eliminare quando possibile nei propri ordini, oltre ai costi di spedizione, dato che un servizio del genere presuppone sempre un reso, a differenza di un ordine normale dove il reso viene fatto solo se strettamente necessario. E questo spiega perché per gli ordini di basso valore il popolare e-commerce spesso ci rimborsa il prezzo pagato senza richiedere indietro il prodotto.
    Per sostituire questo servizio ha inserito dei sistemi di camerini virtuali che funzionano tramite la app sul cellulare per provare la vestibilitá dei capi senza averli fisicamente in mano, oltre a dei sistemi di intelligenza artificiale per capire quale taglia si adatta meglio al proprio corpo a seconda del brand, del modello e dei commenti degli utenti.


    Sempre in ottica di risparmiare sui costi di logistica e sull’inquinamento ha anche lanciato un programma di consegna non urgente, che prevede su una selezione di articoli uno sconto del 1% per chi sceglie di ricevere la merce in una settimana anziché nelle solite 24/48 ore. Questo ovviamente porta ad un risparmio ad Amazon perché avendo piú tempo a disposizione la merce potrà viaggiare raggruppata tra i vari magazzini riducendo il numero delle spedizioni ed evitando sistemi di spedizione veloce che costano e inquinano di piú.

    Per accedere a questa funzionalità basterà scegliere il metodo di spedizione piú lento in fase d’ordine, quando previsto. Ce ne possiamo accorgere nella scheda dell’articolo vicino al prezzo: non sempre é disponibile, dato che la disponibilitá dello sconto dipende dall’articolo scelto , dall’indirizzo e dalla tipologia dell’utente , ma quando è disponibile ci permette un piccolo risparmio su quegli articoli non essenziali che non abbiamo fretta di ricevere, come il classico articolo messo nel carrello in attesa che il prezzo si abbassi.


    Ma la consegna non urgente non è l’unica novitá di Amazon, come detto in precedenza, Amazon ha lanciato, per ora solo in America, Haul, un servizio di acquisto di prodotti economici dalla Cina raggruppati in un’unica spedizione rapida e gratuita con prezzi simili a quelli di store come Aliexpress, Temu o Shein ma con la garanzia e il servizio di Amazon.

    Insomma anche un gigante come Amazon per stare in piedi deve necessariamente cambiare ed evolversi, magari cambiando qualche servizio al quale ci eravamo abituati.

  • Conviene cambiare auto?

    Conviene cambiare auto?

    Se avete la macchina dal meccanico e si prospetta un conto salato, o se vista l’etá state facendo visita alle officine troppo spesso, o avete il cruscotto che sembra un albero di natale con le varie spie dei guasti accese, o anche se il finanziamento della macchina è prossimo alla scadenza vi sará venuto in mente che il momento possa essere propizio per cambiare auto.

    E se in passato l’idea  sarebbe stata corretta coi prezzi delle auto aumentate a dismisura il ragionamento potrebbe cambiare.

    Infatti basta consultare i listini e accorgerci che rispetto a un 5/7 anni fa la stessa macchina costa praticamente il doppio: se fino a pochi anni fa con 20.000 euro si portava a casa un suv o una berlina media di un certo prestigio nuova, oggi con la stessa cifra si fá fatica a comprare un’utilitaria come una Panda o una Clio.

    E ovviamente se aumenta il prezzo del nuovo di conseguenza anche i prezzi dell’usato si adeguano di conseguenza, con utilitarie di 10/12 anni vendute in salone a 8/10.000 euro, cifra con la quale sino a poco tempo fá si poteva portare a casa un usato fresco o un’aziendale con al massimo tre o quattro anni di vita.

    shaking hands over car

    Infatti tra normative antinquinamento, obblighi di adozione di sistemi di aiuto alla guida, omologazioni varie e multe per la cO2 al costruttore produrre la stessa auto costa molto di piú, inoltre il cercare di imporre per legge la mobilitá elettrica sta peggiorando le cose perché i maggiori investimenti richiesti vengono ribaltati sui listini non solo delle auto elettriche ma anche di quelle termiche.

    Inoltre per evitare penalizzazioni dovute alla scarsa vendita di elettriche, poco richieste dalle masse per via del prezzo e della minore versatilitá nell’utilizzo i costruttori stanno limitando la vendita di auto termiche, facendo sparire modelli particolarmente richiesti o aumentando i listini per disincentivare le vendite delle termiche in favore delle elettriche.

    E se si vendono meno termiche da nuove, aumenta la richiesta nel mercato dell’usato coi prezzi saliti ormai alle stelle.

    man fixing vehicle engine

    Questo significa che cambiare auto, sia sul nuovo che sull’usato diventa molto meno conveniente, ad esempio se si vuole ricontrattare un finanziamento ridando dentro la macchina attuale per una nuova della stessa categoria la rata aumenterebbe considerevolmente rendendo sicuramente piú conveniente riscattarla piuttosto che cambiarla, a meno di sceglierne una di categoria inferiore.

    Stessa cosa se si ha un leasing o un noleggio a lungo termine, con l’aggravante della modifica alla legge sul fringe benefit che rende conveniente allungare i contratti vecchi piuttosto che immatricolare un’auto nuova.

    Ma anche se voglessino cambiare auto per sfizio potremmo accorgerci che ci servirá un budget molto piú importante a parità di tipologia di automobile, e se le nostre entrate non sono aumentate almeno quanto gli aumenti dei listini saremo costretti a fare qualche rinuncia.

    Peggio ancora se dobbiamo cambiare auto per necessitá: se abbiamo una macchina con tanti anni e magari chilometri sulle spalle fino a qualche tempo fá probabilmente al primo guasto importante l’avremmo rottamata e sostituita con un nuovo grazie agli incentivi , ora probabilmente conviene investire qualche soldo e farla riparare: magari sino a qualche anno fá spendere 2 o 3 mila euro di riparazioni su una macchina di dieci anni sarebbe stata una scelta poco saggia, ma coi prezzi del nuovo, ma anche dell’usato, la cosa ha molto piú senso specie se si considera che conosciamo la nostra macchina piú di una sostituta presa usata e che con la cifra della riparazione non porteremo a casa neanche la piú squallida delle macchinette per neopatentati che prima venivano quasi regalate o cedute al solo costo del passaggio di proprietá per accedere agli incentivi per la rottamazione.

    E prenderla nuova significa fare sacrifici importanti, dato che gli stipendi sono praticamente fermi contrariamente ai listini delle auto, e anche accedendo a qualche agevolazione si porta a casa un auto infarcita di elettronica e con una qualitá tendenzialmente piú bassa rispetto alla media delle auto che circolavano anche solo una decina di anni fa con il rischio di trovarsi con un auto nuova poco affidabile, rischiando pure di avere problemi a reperire i ricambi se si é optato per qualche marchio esotico per risparmiare qualcosa sul prezzo di acquisto.

     Alla fine della fiera finché si puó é meglio tenersi stretta una macchina con qualche anno alle spalle, pagata coi listini vecchi, anche a costo di spendere qualcosa di piú in manutenzione.

  • Conviene comprare un’auto elettrica adesso?

    Conviene comprare un’auto elettrica adesso?

    Chi sta valutando l’acquisto di una nuova auto ha sicuramente preso in considerazione quelle dotate di un motore elettrico, magari per usufruire di incentivi all’acquisto, ma ne vale veramente la pena?

    Sicuramente una cosa da prendere in considerazione nella scelta é l’uso che faremo della macchina dato che la modalitá di utilizzo della macchina possono rendere la scelta poco raccomandabile, così come la disponibilitá di un garage o di una colonnina per la ricarica nei pressi dei luoghi che frequentiamo abitualmente.

    Infatti il problema piú grande delle auto elettriche è la ricarica, che per quanto possano esserci dei sistemi di ricarica veloce è sempre parecchio piú lenta di una corrispondente soluzione a motore termico, questo significa allungare i tempi dei viaggi a lunga percorrenza e dover ottimizzare i nostri spostamenti in funzione della ricarica dell’auto, sperando di non trovare sorprese alla colonnina di ricarica.

    Inoltre la disponibilità delle colonnine, specie quelle rapide, non è particolarmente capillare cosa che ci potrebbe lasciare a piedi e non farci arrivare a destinazione sulle nostre ruote.

    Se non si ha la possibilità di ricaricare frequentemente, ad esempio nel garage di casa,  e di tenerla sempre sufficientemente carica si rischia di non avere sufficiente autonomia in caso di una situazione di emergenza, e ritrovarsi a non potere utilizzare il veicolo, cosa a cui deve prestare particolare attenzione chi non ha uno stile di vita molto metodico.

    Senza parlare dei costi, non solo della macchina in sé , che grazie all’arrivo di prodotti di provenienza cinese stanno iniziando a diminuire, ma soprattutto quelli delle ricariche alle colonnine, specie quelle veloci: molto spesso si rivelano a parità di chilometraggio meno convenienti rispetto a un diesel.

    white and orange gasoline nozzle

    Chi non ama l’elettrico sostiene che l’inquinamento nel ciclo di vita della macchina a causa della produzione e dello smaltimento delle batterie non è cosí vantaggioso rispetto alle termiche, così come fará presente la difficoltá di spegnimento in caso di incendio spontaneo che ha portato a divieti di utilizzo e di parcheggio , ad esempio in garage interrati o nelle stive di alcune navi, o che i costi delle riparazioni sono particolarmente proibitivi, specie quando riguardano i pacchi batteria.

    Inoltre va messo sul piatto della bilancia che ci stiamo avvicinando verso la fine della tassazione agevolata per le auto elettriche, d’altronde se le elettriche erodono il mercato delle auto termiche i mancati introiti per lo stato verranno scaricati sulle loro sostitute, specie in funzione del futuro divieto di immatricolazione delle auto termiche previsto per il 2035. 

    Tutte queste complicazioni stanno facendo passare di moda l’elettrico, finito l’hype tecnologico spinto dalle innovazioni a cui ci ha abituato Tesla,  che ha dovuto ribassare i prezzi a causa sia della minore richiesta che della concorrenza a basso costo cinese, ha fatto sì che il valore dell’usato non si mantenga stabile nel tempo, obbligando anche gli autonoleggi a sbarazzarsi rapidamente della propria flotta elettrica.

    Qualcuno affascinato dalla tecnologia , e che puó permettersi di perdere l’auto in caso di guasto alla batteria , la cui riparazione costerebbe piú del valore dell’auto, o di incendio potrebbe a breve portarne a casa una usata a prezzo di saldo, ma comprarle da nuove diventa un rischio da ponderare bene anche per il piú sfegatato ambientalista.

    Nonostante sulla carta si vada sul divieto delle auto termiche a partire dal 2035 è probabile , anche a causa del poco gradimento del mercato e di un’infrastruttura elettrica non pronta al momento che la data venga posticipata.

    Nel frattempo a meno di casi particolari, tipo per una seconda vettura usata solo in cittá, se si ha possibilità di ricaricarla con facilità, è meglio tenersi stretto il termico, nonostante gli allettanti incentivi all’acquisto delle auto elettriche.

    Voi cosa ne pensate?

  • L’ambiente lo paghiamo noi

    L’ambiente lo paghiamo noi

    La salvaguardia dell’ambiente è importante ed ai giorni nostri sta diventando un tema sempre piú sentito sia dai politici che dalla gente comune. Il problema peró é quando si abusa del tema , utilizzandolo come scusa per imporre determinate scelte, costringerci all’acquisto di determinati prodotti o aumentare le tasse.

    Un esempio è  il tema della CO2 fuori controllo che causerebbe il riscaldamento climatico, pertanto è partita una messa al bando di tutto ció che la produce, sostenendo la teoria che il riscaldamento sia dovuto alla CO2, cosa peró che non trova d’accordo tutti gli scienziati, dato che secondo una parte della comunitá scientifica l’aumento della CO2 è invece l’effetto del riscaldamento climatico, non la causa.

    garbage on body of water

    E per perseguire la riduzione della CO2 è iniziata una messa al bando dei sistemi di riscaldamento a gas e delle automobili con motore termico per sostituirle con analoghi sistemi elettrici, il problema é che si sta imponendo il cambiamento costringendo i cittadini a privarsi di sistemi funzionanti e sostituirli di tasca propria con degli altri, sulla carta piú puliti, senza mettere in conto che un piccolo miglioramento ha un costo enorme per la collettivitá che non se lo puó permettere, visto che si tratta di cifre importanti, e col paradosso che spesso si sposta solo il problema, dato che per smaltire il vecchio apparato e produrne uno nuovo si inquina piú di quanto non si risparmierebbe con un sistema piú moderno.

    E la CO2 è anche la scusa per imporre nuove tasse, come i crediti energetici nati per penalizzare le imprese che inquinano di piú, ma che produce maggiori costi dato che alcune produzioni inquinano per loro natura, e le aziende sono costrette a comprare crediti da altre piú pulite o in alternativa pagare delle multe.

    photo of an industrial factory emitting smoke

    Discorso analogo per l’efficientamento energetico delle nostre case, è sicuramente un bene evitare di sprecare risorse per riscaldare o raffrescare le nostre case, salvaguardando sia il portafogli che l’ambiente, ma imporre per legge di dover intervenire su edifici esistenti ha dei costi che non si ripagano se non dopo tanti anni, magari quando ci saremo trasferiti altrove, quindi perdendo i benefici economici dell’efficientamento, con il paradosso che imponendolo per decreto, per la legge della domanda e dell’offerta i costi aumentano rendendo ancora piú difficile rientrare delle spese sostenute.

    industrial machine near crops

    E se , come sembra, si andrà sulla direzione che per poter vendere o affittare una casa sará necessario rientrare in una certa categoria energetica, questo porterá a case sfitte o affittate in nero per chi non si potrá permettere l’adeguamento e prezzi alle stelle per quelle adeguate : alla fine i costi sono a carico del cittadino , e quando si tocca la casa o la macchina si sa che sono sempre dolori per il portafoglio.

    Ma non è l’unica delle scelte ambientali ideologiche ma poco lungimiranti, pensiamo alla  plastica sostituita per legge da alternative biodegradabili , soprattutto per quella monouso come per cannucce, imballaggi, buste e simili: l’alternativa non solo è piú costosa, ma è molto meno pratica, pensiamo alla busta del supermercato o alle cannuccia di carta che sono state completamente vietate, fino alla bottiglie d’acqua in plastica che stanno per scomparire e che non salvano il pianeta dato che la plastica continua ad essere utilizzata tranquillamente fuori dall’europa dove giustamente non ci si puó permettere né ci si vuole privare di una soluzione molto piú pratica ed economica, per la quale  basterebbe giusto un pó piú di buon senso nell’utilizzo invece che imporre divieti che incidono negativamente nelle tasche dei cittadini, ma portano lauti guadagni a chi produce sistemi alternativi consentiti dalla legge.

    close up photo of plastic bottle
    Photo by Catherine Sheila on Pexels.com

    E spesso dietro queste normative così severe esiste un’attivitá di lobbying per favorire certi prodotti alternativi, con casi di corruzione di politici che magari per mettersi in tasca una bustarella hanno creato dei costi assurdi per la colletivitá, sia per le spese inutili che per la minore competitivitá di prodotti che per sottostare a queste regole non possono che costare di piú di quelli che nascono dove queste regole non ci sono.

    Alla fine per un principio sacrosanto, si finisce per pagare dei costi inutili che alla fine in certi casi si rivelano pure dannosi. Voi cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti.

  • Sono i ricambi il problema delle auto cinesi?

    Sono i ricambi il problema delle auto cinesi?

    Se avete avuto l’idea o la necessitá di cambiare auto ve ne sarete accorti: le auto rispetto solo a pochi anni fá costano decisamente di piú, e se prima del covid con 20.000 euro vi portavate a casa un macchinone, ora con la stessa cifra fate difficoltá ad acquistare un’utilitaria.

    Questo perché le normative sull’inquinamento hanno di fatto creato una tassa occulta su ogni auto venduta con il risultato che la stessa auto costi alcune migliaia di euro in piú, che se possono essere piú facilmente spalmabili in auto dal costo importante, su una macchina economica, dove i guadagni per le case sono sempre stati esigui significa arrivare alla decisione , giá presa da molte case, di non vendere piú automobili piccole perché non convenienti: se il consumatore, deve spendere 30.000 euro per un’utilitaria per la stessa cifra preferirá una macchina piú grande, che paradossalmente consuma ed inquina di piú.

    E entrando in una concessionaria di marchi storicamente alla portata di tutti vedere esposte quasi tutte le auto a prezzi superiori ai 40-50.000 euro ci lascerá quantomeno esterefatti facendoci pensare a delle alternative.

    E visto che di macchine piú piccole ormai praticamente non se ne trovano, almeno a prezzi umani, le alternative sono due: o si punta su marchi super economici o sull’usato.

    Ma anche i prezzi dell’usato sono aumentati parecchio, rendendo la scelta meno conveniente, in quanto risentono degli aumenti dei prezzi di listino del nuovo e delle difficoltà di consegna di molte auto, con tempi di attesa estenuanti che solo recentemente stanno iniziando a tornare alla normalità.

    Pertanto pensare a quei marchi sconosciuti, spesso di origine cinese, che fanno capolino nelle pubblicitá, venduti a prezzo di affare, dove a meno del prezzo di un’utilitaria si porta a casa un suv moderno con tutte le tecnologie che vanno di moda sicuramente diventano un’opzione da considerare. Ma è tutto oro quello che luccica?

    Beh c’è da dire che già solo rispetto a qualche anno fa queste auto sono migliorate sia nella qualità che nelle prestazioni, e seppur vero che in qualche caso bisogna fare qualche rinuncia, il risparmio rispetto ad un’automobile europea fa passare in secondo piano qualche piccola mancanza. 

    Spesso poi anche la garanzia che viene offerta da questi marchi è superiore a quella di case piú blasonate, indice che cura costruttiva e qualità sono quantomeno adeguate, altrimenti andrebbero in perdita riparando in garanzia le automobili.

    Quello dove peccano peró questi modelli sono nella reperibilitá dei ricambi, esistono casi di auto ferme anche un anno e mezzo in attesa dei pezzi di ricambio, e questo significa nel migliore dei casi andare in giro con una macchina non perfetta in attesa della risoluzione del problema, o altrimenti avere la macchina ferma in officina con seri problemi per la nostra mobilitá.

    Il problema è più evidente con quelle auto importate da un distributore europeo che rimarchia col proprio nome auto di origine cinese: approviggionandosi da diversi produttori e avendo tanti modelli a listino è difficile tenere un magazzino ricambi fornito di tutti i pezzi per tutte le auto trattate e se per sfortuna a noi serve un pezzo non disponibile nel magazzino europeo, ordinarlo dal paese di origine richiede mesi. 

    Se si è fortunati si puó tentare di trovare il pezzo da un’altra casa perché condiviso con altre auto o perché banalmente un altro distributore rimarchia con il proprio nome la stessa auto cinese, ma se si tratta di un pezzo modificato appositamente per il distributore o per il mercato europeo non potremmo neanche tentare di acquistarlo direttamente dalla Cina, e quindi dover attendere necessariamente i tempi dell’importatore ufficiale.

    Inoltre c’è da considerare che in Cina i marchi di automobili sono oltre 300, e che i distributori europei che trattano auto cinesi sono tantissimi e molti vista la richiesta tanti si stanno affacciando a questo mercato: ció significa che dopo un primo boom iniziale tanti scompariranno o si fonderanno tra di loro e se abbiamo la sfortuna di aver acquistato la macchina di un brand destinato a morire,  reperire i ricambi, soprattutto dopo alcuni anni dall’acquisto,  potrebbe diventare impossibile, con il paradosso di dover rottamare un’auto potenzialmente ancora valida perché non si trova un pezzo di ricambio da pochi euro.

    Questo non significa evitare di acquistare auto cinesi, dato che generalmente sono comunque buoni prodotti e proposti a prezzi piú che interessanti, ma di informarsi sulle case produttrici e scegliere magari prodotti di quelle piú solide e importanti e che magari abbiano un’importazione diretta e non passino da un piccolo distributore che potrebbe fallire da un momento all’altro se sbaglia il modello da importare.

    Succede come il mercato dell’elettronica dove i supermercati sono pieni di televisori o piccoli elettrodomestici venduti a basso prezzo con marchi di fantasia o con nomi storici riesumati da un distributore locale che fa marchiare prodotti economici di origine orientale, finché siete nel periodo di garanzia in caso di problemi ve lo sostituiscono con uno nuovo, ma dopo trovare anche un semplice ricambio diventa un’impresa tanto che spesso in caso di problemi fuori garanzia finiscono rottamati, ma se la cosa puó essere tollerata con prodotti del valore di qualche decina di euro, la cosa non ha senso per le automobili che per quanto siano economiche costano svariate migliaia di euro.

    Pertanto va fatta attenzione nell’acquisto , informandosi bene sulla reperibilitá dei ricambi ed eventualmente sulla compatibilitá con modelli di altre case per evitare problemi o grosse attese magari anche per un piccolo problema di routine, ad esempio in seguito a un piccolo incidente stradale, che vi puó costringere a stare senza macchina per diversi mesi.

    Voi avete valutato l’acquisto di queste macchine? Ne avete una, o preferite comunque altre soluzioni? Avete domande, curiositá o qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti.

  • Meglio la vera pelle o la similpelle?

    Meglio la vera pelle o la similpelle?

    Parliamo di capi in pelle, argomento che forse potrá urtare la sensibilità di qualcuno, ma al di là delle proprie posizioni possono convenire?

    Beh se si parla di vera pelle sicuramente si tratta di prodotti costosi ma anche duraturi, considerati da alcuni poco etici generalmente per due motivi: si tratta di un prodotto animale e la loro lavorazione puó essere molto inquinante perció il prodotto in pelle viene ritenuto, spesso erroneamente ,nemico dell’ambiente.

    Se si parla di vera pelle effettivamente si ha addosso la pelle di un’animale, cosa che l’uomo ha sempre utilizzato per ripararsi dal freddo. Puó sicuramente fare senso a qualcuno, ma se si pensa che quella pelle è comunque un prodotto di scarto della macellazione per fini alimentari, dato che l’animale è stato comunque ucciso per farne del cibo, utilizzarne la pelle per fare scarpe, giacche o borsette é sempre meglio che buttarla sprecando risorse e facendo dei rifiuti che altrimenti andrebbero smaltiti.

    Se invece la si pensa dal punto di vista ecologico , se é vero che i vecchi metodi di conciatura, che avveniva per mezzo di sostanze chimiche inquinanti potevano essere pericolosi in caso di sversamenti in fiumi e laghi c’è da dire che le normative ambientali attuali sono molto piú stringenti e soprattutto è nata l’ecopelle, che a differenza di quello che si potrebbe pensare è della vera pelle ma che viene trattata con metodi rispettosi dell’ambiente.

    Purtroppo qualche venditore furbetto usa impropriamente il termine ecopelle per riferirsi a prodotti in pelle sintetica, come la vilpelle o la finta pelle, creati per assomigliare alla pelle ma per via della loro natura industriale molto piú economici.

    E questi prodotti sono sicuramente meno ecologici della pelle, perché sono derivati dalla plastica e trattati per dare la consistenza e spesso anche il profumo della pelle, e per consentire di indossarli da chi ama l’aspetto dei capi in pelle ma non ama l’idea di avere addosso un prodotto di origine animale.

    In effetti é una sorta di fake, di illusione un pó come accade per la carne vegetale, che come aspetto assomiglia a quella vera e se é di buona qualitá ha pure un sapore molto simile, ma a differenza della carne vegetale tendenzialmente quella finta costa meno di quella vera.

    Il problema é che di quella vera non ha la durabilitá , infatti seppur esistono prodotti di diversa qualitá e prezzo, la similpelle tende dopo qualche tempo, e spesso senza preavviso, a sbriciolarsi rendendo il capo inutilizzabile, ed é la classica sorpresa che si ha riprendendo dall’armadio un capo riposto dalla stagione precedente, sembra perfetto ma indossandolo magari dopo qualche ora inizia a perdere pezzi riempiendoci il corpo di residui e rendendo il capo brutto da vedere.

    Ovviamente se non lo abbiamo pagato troppo , ad esempio i tipici prodotti delle catene di fast fashion tipo Zara, H&M, OVS o simili, e ci é durato magari un paio di stagioni va anche bene così, ma un capo in vera pelle della stessa foggia, a patto di fare un minimo di manutenzione, ci puó durare, mode permettendo, anche 10 o 15 anni restando sempre bello da vedere e perfetto da portare.

    Se invece il capo in finta pelle che avete adocchiato è di quelli costosi forse è il caso di pensare ad un sostituto naturale, pena ritrovarsi a doverlo buttare dopo uno o due stagioni. 

    E se si sceglie per principio un prodotto non animale, piuttosto che spendere cifre importanti per una finta pelle forse è meglio preferire un piú onesto prodotto in tessuto sicuramente piú durevole della finta pelle.

    Ma come riconoscere se il prodotto che vi stanno vendendo è effettivamente di vera pelle? Un Indicatore è sicuramente il prezzo, essendo un prodotto che richiede lavorazioni manuali e se si tratta di prodotti di grande dimensione molti scarti a causa delle imperfezioni della cute dell’animale, il prodotto finito avrá un costo importante: se vi propongono una giacca in pelle a 100 euro quasi sicuramente è similpelle, anche se non è matematico l’opposto: una giacca da migliaia di euro potrebbe essere in finta pelle, magari di ottima qualitá ma sempre sintetica. 

    Altro indicatore è l’odore caratteristico della pelle e anche la consistenza della trama: con un minimo di esperienza si riesce a capire l’origine del prodotto, ma è anche vero che i prodotti artificiali vengono trattati e profumati per renderli il piú simile possibile agli originali.  

    Inoltre il prodotto naturale ha delle piccole imperfezioni e disomogeneitá che il prodotto industriale non ha, in piú la vera pelle se non è trattata appositamente tende ad assorbire l’acqua, cosa che il prodotto sintetico non fá. 

    Ma soprattutto guardate l’etichetta , se si tratta di pelle autentica deve essere dichiarato “vera pelle” o “genuine leather”, e spesso viene fornito un piccolo campione di pelle, inoltre se si tratta di un prodotto made in italy è piú probabile che sia autentico rispetto a un prodotto di provenienza asiatica.  

    Quindi che sia un portafoglio, un paio di guanti, una cintura o un paio di scarpe accertatevi di cosa state acquistando sia che siate alla ricerca di un prodotto durevole, che vogliate evitare i prodotti in vera pelle per questioni etiche, perché le etichette o le indicazioni volutamente imprecise sono all’ordine del giorno.

    Voi conoscevate questi trucchi? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti.

  • L’ascesa delle auto cinesi

    L’ascesa delle auto cinesi

    In un periodo dove per via della mancanza di componenti non è semplice acquistare un’automobile si stanno facendo breccia nel mercato nuovi marchi di provenienza cinese ed alcuni stanno ottenendo anche dei risultati di vendita importanti soprattutto alla luce del fatto che si tratta di case perlopiú sconosciute ai consumatori europei.

    Ma vuoi per i prezzi interessanti, specie per quelle elettriche o ibride, e vuoi per la disponibilitá in pronta consegna che è diventata una chimera per i marchi piú famosi, e vuoi per una qualitá tutto sommato accettabile e delle buone dotazioni per il prezzo richiesto, e spesso pure per una durata della garanzia piú lunga della media si stanno iniziando a fare breccia nel mercato.

     Se poi ci vengono proposti degli sfiziosi SUV bene accessoriati, con una linea moderna al prezzo di un’utilitaria e magari pure con 7 anni di garanzia, spesso venduti dallo stesso concessionario che tratta i principali marchi europei o giapponesi la tentazione di provare il nuovo marchio orientale è tanta.

    E se poi è pure disponibile in pronta consegna o comunque in tempi ragionevoli a differenza dei soliti marchi che ormai si fanno aspettare per mesi, soprattutto se si ha premura di avere la macchina nuova la scelta si fa interessante.

    Certo per il consumatore sembra un’occasione ghiotta, meno per chi lavora nelle fabbriche automobilistiche europee, perché di fatto è l’ inizio dell’invasione del mercato da parte dei cinesi e probabilmente succederá quello che è successo con televisori e telefonini nel passato, dove le aziende cinesi hanno preso il posto delle storiche case occidentali, destinando alla chiusura buona parte delle nostre fabbriche.

    E questo sará ancora piú evidente per le auto elettriche, dato che le tecnologie e le materie prime per la produzione delle batterie sono prevalentemente in mano ai cinesi, al punto che attualmente parte della produzione delle auto elettriche dei marchi occidentali arriva dalla Cina, o che comunque gran parte delle batterie montate sulle auto elettriche europee sono di produzione cinese.

    Purtroppo alcuni dei marchi che siamo abituati a vedere nelle nostre strade, probabilmente anche quello della nostra auto, sono destinati a scomparire o a ridursi notevolmente soprattutto quando, dal 2035 entrerá in vigore in Europa lo stop alla vendita di auto a motore termico e verranno con buona probabilitá sostituiti da strani e magari impronunciabili costruttori di automobili elettriche del celeste impero.

    Magari alcuni marchi continueranno ad esistere rimarchiando col proprio nome delle macchine elettriche di produzione cinese, un pó come succede per i televisori o per le moto dove troviamo prodotti di blasonate case dall’illustre passato venduti a prezzi stracciati  e che non sono altro che dei prodotti asiatici venduti da un importatore che ha ottenuto la licenza sul nome del marchio caduto in disgrazia a cui vengono applicate le effigi e magari il nome di un modello iconico del passato. 

    Insomma prepariamoci a un triste futuro dove le auto perderanno la loro anima essendo diventate una commodity , dove una vale l’altra come fosse una lavatrice o un frigorifero, l’importante è che costino poco e che ci portino da A a B senza troppi problemi.

    Voi conoscevate o avete giá provato un’auto cinese? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • Arriva lo stop alle auto a motore termico

    Come forse avrete appreso dai media il parlamento europeo ha approvato la proposta che mette al bando la produzione delle auto a motore termico dal 2035, questo significa che tra poco più di 10 anni non potremo più acquistare auto a benzina o diesel, anche se ibride.

    Questo diventerà un grosso problema sia economico che nell’utilizzo dei mezzi di trasporto privati, e per molti diventerà impossibile acquistare una macchina di proprietà: probabilmente quella che abbiamo in garage, o al massimo quella che la sostituirà potrebbe essere l’ultima auto che avremmo comprato da nuova.

    Questo perché non tutti possono permettersi i tempi e le modalità di ricarica di un elettrica, ma soprattutto i suoi costi specie in questi periodi dove sia il costo dell’energia, che quello delle batterie e’ alle stelle , cosa che renderà i prezzi delle auto a batteria insostenibili per tanti: se un’utilitaria ci costerà 35.000 euro probabilmente in pochi se la potranno permettere: quindi si ripareranno vecchi ed inquinanti macinini a benzina o a gasolio facendo dell’Europa una sorta di Cuba dove la maggioranza delle auto in circolazione saranno reperti storici con buona pace dei propositi di riduzione dell’inquinamento.

    Inquinamento che comunque nelle automobili elettriche è mediamente superiore a quello di un moderno diesel, specie se la macchina elettrica è costruita ed alimentata da energia da fonti non rinnovabili come il carbone di cui si sta aumentando la produzione a causa della mancanza di gas russo o delle centrali nucleari in dismissione con i quali si poteva creare energia elettrica pulita.

    Insomma non ci poteva essere momento peggiore per passare forzatamente all’elettrico non solo perché avendo solo 10 anni anni di tempo non si riusciranno a creare per tempo le infrastrutture per gestire un numero enorme di auto elettriche in circolazione, dalla creazione di un sufficiente numero di colonnine di ricarica al potenziamento di reti e centrali elettriche, ma anche dal punto di vista economico visto che la tecnologia per la produzione delle auto elettriche e soprattutto delle batterie, al contrario di quella per il motore termico è nelle mani dei cinesi, cosa che distruggerà l’economia dei paesi europei fortemente legate alla produzione automobilistica  in un periodo dove l’Europa soffrirà particolarmente in campo economico per via dei problemi geopolitici legati alla guerra e per l’aumento dell’inflazione.

    Purtroppo scelte miopi dettate solo da un’ideologia ecologica che non fa i conti con la realtà ci porteranno alla rovina: bastava avere un approccio piu soft procrastinando i tempi e agevolando l’uso di combustibili ecologici come quelli ricavati dall’idrogeno per far continuare a convivere i motori termici con quelli elettrici, dopotutto se solo una piccola percentuale di automobilisti preferisce le macchine a combustione termica a quelle elettriche ci sarà un perchè.

    Così come è lecito chiedersi come mai si sia voluta forzare la mano: probabilmente per favorire qualcuno che ha da guadagnarci o magari pensando di affrancarsi dalla dipendenza del petrolio proveniente da una certa parte del mondo senza capire che poi si diventa dipendenti di tecnologie e materie prime provenienti da paesi forse anche più pericolosi.

    Quello che è certo è che il conto lo pagheremo noi cittadini, e anche se non fossimo automobilisti visto che la decisione si riverbererà sul costo di tutti i trasporti, da quelli delle persone come nei bus o negli aerei come per le merci, in un periodo dove l’economia già allo stremo non ci permette di questi sforzi.

    Insomma non si prospetta nulla di buono all’orizzonte. Voi ne eravate al corrente? Prevedete di acquistare nel futuro un’auto elettrica o vi terrete sino alla morte la vostra cara automobile a benzina? Fatecelo sapere nei commenti!