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  • E’ la fine per gli store cinesi?

    E’ la fine per gli store cinesi?

    Quando abbiamo necessità di qualche prodotto a basso costo che non ci deve necessariamente durare per tanto tempo ma che deve costare il meno possibile il primo posto a cui pensiamo sono i megastore gestiti da cinesi generalmente situati nelle periferie delle città, anche quelle di piccole dimensioni.

    E si può trovare di tutto, dall’ abbigliamento ai casalinghi, dagli articoli per il bricolage alla cartoleria, dai detersivi al materiale elettrico, dai prodotti per l’automobile all’elettronica, dai prodotti per gli animali all’attrezzatura sportiva.

    E col tempo questi maxi centri si sono ingranditi o specializzati in determinate categorie di prodotti, rilevando anche storiche strutture esistenti e assumendo personale locale.

    Ma per tante ragioni, sia politiche che economiche queste attività da qualche tempo sono più soggette a controlli , sia sulla qualità dei prodotti che sull’evasione fiscale che erodono i guadagni e non consentono di tenere i prezzi super competitivi a cui ci siamo abituati nel tempo.

    Infatti spesso i prezzi erano bassi non solo per la qualità molto bassa e spesso non perfettamente in regola con le nostre normative, ma anche per la possibilità, con sistemi più o meno leciti, di eludere le tasse nell’importazione dei prodotti, cosa che forniva loro un vantaggio rispetto alla concorrenza, consentendo di applicare prezzi particolarmente bassi.

    Inoltre gli affitti di strutture enormi e gli investimenti per acquistare le merci e pagare il personale si ripagano solo quando il giro d’affari è importante, e se diventano meno competitivi i prezzi anche i fatturati calano non permettendo di tenere aperte tutte queste strutture.

    E infatti si iniziano a vedere, dopo anni di nuove aperture con megastore immensi e assortimenti da fare invidia ai migliori grossisti, le prime chiusure, con trasferimenti in locali più ristretti, cambi di insegna o vendite di liquidazione per cessata attività.

    E queste chiusure possono anche essere un vantaggio per portarsi a casa dei prodotti a prezzo di saldo, ma probabilmente si perde un centro di riferimento per gli acquisti a basso costo.

    Ma in realtà, avendo perso il vantaggio di prezzi ultra bassi e disponibilità immediata dalla peggiore cianfrusaglia al prodotto dignitoso a prezzi decenti, si trovano alternative nella concorrenza che può sostituire il megastore in periferia con prodotti e prezzi similari.

    E la concorrenza viene soprattutto dagli e-commerce cinesi come Aliexpress, Temu o Shein che permettono di trovare quegli stessi prodotti a prezzi più bassi e con dei tempi di spedizione che nel tempo, grazie a soluzioni logistiche aggiornate e magazzini in territorio europeo consentono di ricevere la merce, senza sorprese, in pochi giorni a differenza delle spedizioni classiche dalla Cina che potevano richiedere anche mesi tra tempi di consegna e di sdoganamento, almeno fino a quando dazi e normative doganali minacciati dalla politica europea non affosseranno questi siti.

    Ma anche altri negozi offrono prodotti analoghi senza dover attendere una spedizione: infatti stanno nascendo delle catene europee di articoli non alimentari a basso prezzo, come Action, Tedi, Kik, NKD  e simili che propongono a rotazione prodotti low cost a prezzi molto allettanti.

    Ma anche le corsie no food dei discount alimentari spesso hanno di questi prodotti a prezzi che non fanno rimpiangere i megastore cinesi e che possiamo trovare senza perdere tempo durante la nostra spesa alimentare.

    Alla fine questi megastore probabilmente diminuiranno o cambieranno forma e per qualcuno diventerà meno comodo frequentarli, ma ad ogni modo fin quando ci sarà la concorrenza a fornire prodotti simili non mancherà la possibilità di acquistare dei prodotti non alimentari a prezzi bassi. 

    Voi acquistate nei megastore cinesi o preferite altre tipologie di negozi o di prodotti?

  • Arrivano le kei car europee

    Arrivano le kei car europee

    Il mercato automobilistico europeo è da tempo in crisi tra normative ecologiche pazze, prezzi alle stelle, stipendi che non crescono e qualità discutibile dei prodotti con il risultato che si vendono sempre meno auto e chi vorrebbe cambiare auto spesso desiste tenendo in circolazione vecchi catorci.

    Inoltre l’imposizione dell’auto elettrica , con lo spauracchio dell’abbandono dei motori termici a partire dal 2035, non ha fatto altro che peggiorare le cose obbligando le case a grossi investimenti che si sono riverberati nei prezzi di listino, che a parità di vettura sono praticamente raddoppiati nel giro di pochi anni.

    Ma il consumatore europeo tendenzialmente non vuole le auto a pile perchè allo stato attuale sono meno pratiche e più costose rispetto ad una macchina termica.

    electric cars charging on stations

    Infatti autonomia limitata, tempi di ricarica lunghi, costi di ricarica poco competitivi, specie alle colonnine, che comunque sono poco disponibili lungo le nostre strade, oltre alla necessità di programmare gli spostamenti in funzione della carica dell’auto, specie nei viaggi lunghi, porta a vivere la macchina con meno libertà.

    E se poi con tutte queste limitazioni la macchina elettrica costa pure di più ovviamente chi può la evita, nonostante si siano nel tempo aumentati i listini delle auto termiche anche per nascondere la differenza di prezzo con l’equivalente a pile o gli incentivi all’acquisto vincolati alla rottamazione di auto termiche.

    E se poi l’elettrica diventa l’unico modo per accedere nei centri cittadini e nelle ZTL senza dover pagare ulteriori ticket di ingresso, quindi si è costretti obtorto collo a doverne comprare una per poter andare a lavoro si prende la meno cara, spianando la strada alle auto cinesi.

    E sfortunatamente per l’industria europea su questa tipologia di auto i cinesi sono molto più avanti tecnologicamente, soprattutto sulle batterie per le quali dispongono non solo i più avanzati brevetti, ma anche la disponibilità quasi esclusiva dei materiali per la loro costruzione, oltre ad aver affinato la produzione giocando sulla tecnologia mutuata dai prodotti informatici per i quali sono leader mondiali, oltre a poter produrre a prezzi bassissimi.

    white car charging

    Diventa quindi importante difendere il mercato europeo dall’ assalto dei prodotti elettrici cinesi a basso costo, e le soluzioni possibili sono tante.

    E la più semplice potrebbe essere abbandonare l’imposizione dall’alto delle auto elettriche, lasciando tempo al mercato e alle tecnologie di affinarsi in modo che col tempo le elettriche si rendano competitive naturalmente senza forzare la mano e nel contempo continuare a produrre in Europa quello che i nostri costruttori di auto sanno fare meglio: le auto termiche.

    Altra soluzione è spingere all’utilizzo dell’auto elettrica solo dove può essere competitiva con l’auto termica, in città e nelle brevi distanze, lasciando spazio alle termiche per chi ha esigenze di autonomia, prestazioni, emergenze, lunghe percorrenze.

    Infatti , usata in città, una macchina elettrica piccola, quindi con un pacco batterie limitato che si traduce in costi più bassi, ricaricata preferibilmente in garage può essere sostenibile, mentre una grande berlina che ha bisogno di batterie capienti che fanno costare la macchina tanto e che costringono a fermarsi delle ore durante il percorso per la ricarica, e/o a spendere cifre folli per la ricarica nelle colonnine ultra veloci ha sicuramente meno senso.

    Senza pensare al fatto che se tutte le auto andassero a batteria, l’infrastruttura energetica del paese, che già soffre durante l’estate per i condizionatori, andrebbe adeguata pesantemente, oltre a richiedere l’installazione di migliaia di colonnine, e la cosa comporta non solo imponenti investimenti ma di anche tempo e di reperire competenze necessarie.

    Ma l’idea di ripensare la mobilità elettrica in chiave cittadina, inizia ad essere recepita in europa, con la proposta di creare un nuovo tipo di piccole automobili elettriche pensate per la città ai quali applicare delle agevolazioni rispetto a quelle standard, sulla falsariga delle kei car giapponesi.

    Infatti in giappone esiste una categoria di auto, limitate nella cilindrata, nella potenza e nelle dimensioni che ha numerose agevolazioni per le tasse e per il possesso rispetto alle macchine più grandi, e si sta pensando di replicare la cosa anche in Europa, per una nuova categoria di minicar elettriche.

    La cosa potrebbe avere senso, ovviamente se le agevolazioni le rendono davvero competitive rispetto alle termiche e se ovviamente si lascia la possibilità a chi vive fuori dai centri cittadini di poter scegliere il mezzo più adatto alle proprie esigenze non andando a penalizzare ulteriormente le termiche.

    Voi cosa ne pensate? Le minicar elettriche possono essere la soluzione di compromesso oppure meglio puntare sulle auto tradizionali?

  • Discount o supermercato? Come cambia la spesa in Italia

    Discount o supermercato? Come cambia la spesa in Italia

    Una recente notizia ha cambiato le sorti della distribuzione alimentare italiana, infatti dopo anni di perdite anche Carrefour, l’ultimo dei grandi operatori di ipermercati internazionali lascia l’Italia, cosi come aveva fatto qualche anno addietro il concorrente Auchan, anche lui francese che vendette la sua rete a Conad.

    E ad acquistare anzichè un altro marchio già presente in italia o uno spezzatino con vendita di negozi a più concorrenti come quando Billa , la ex Standa lascio’ il nostro paese, è un produttore alimentare italiano, New Princes, molto attivo , oltre che con marchi propri, con produzioni conto terzi e all’estero ma non impegnato direttamente nella distribuzione.

    carrefour logo

    Ma la notizia è importante perché mette la parola fine , nel nostro paese, al concetto di grande ipermercato, dove si compravano sia generi alimentari , con una scelta ampissima e generalmente tante offerte convenienti, e altrettanta scelta di prodotti non alimentari, dall’elettronica ai casalinghi, passando per i prodotti per il bricolage o per la cura dell’auto, dalla cartoleria ai giocattoli.

    Infatti molti ipermercati sono spariti, molti si sono ridimensionati, specializzandosi solo sull’alimentare e grandi insegne internazionali hanno spesso lasciato il posto a marchi locali e a volte a format completamente rivisti, come negozi everyday low price , dove spariscono le offerte e i volantini per mantenere un prezzo , sulla carta  più basso, costante tutto l’anno, negozi aperti anche come magazzini all’ingrosso per commercianti o ristoratori  o addirittura discount.

    E quest’ultimo formato ormai è diventato talmente comune da sostituire il supermercato classico in una grande parte dei consumatori, attratti da prezzi più bassi, e una qualità che col tempo si è alzata, spesso proponendo anche prodotti di marca a fianco ai marchi di fantasia della catena.

    E i discount si sono nel tempo avvicinati ai supermercati tradizionali accogliendo i banchi del servito, scegliendo selezioni ordinate di prodotti sia coi propri marchi che accogliendo quelli di marca, spesso affiancati ad alcuni di qualità premium delle proprie linee.

    In più hanno aggiunto prodotti e servizi utili, dai banchi del no food, a viaggi, acquisti online a sistemi di casse automatiche per permetterci di saltare la fila.

    Se prima quasi ci si vergognava di fare la spesa al discount, ora la cosa diventa la norma, specie se raggiungibile comodamente dalla nostra abitazione, relegando al supermercato tradizionale spese di emergenza, ricerca di prodotti particolari o acquisto di prodotti in offerta speciale.

    Ma le abitudini cambiano anche perchè la capacità di spesa degli italiani è diminuita, a causa di un aumento di prezzi dei beni di consumo che non si è riverberata sugli stipendi: in pratica lo stipendio è grossomodo lo stesso da anni, ma aumentando i prezzi possiamo acquistare sempre meno roba quindi ci si deve in qualche modo ingegnare per arrivare a fine mese.

    E quindi la ricetta è sempre la solita: ridurre gli sprechi, concedersi qualche lusso in meno e soprattutto spendere meno per la spesa quotidiana.

    Ed è qui che il discount si è reso vincente, mantenendo una certa convenienza nonostante si sia avvicinato, sia per ordine che per qualità ai supermercati tradizionali.

    Ovviamente non abbiamo più gli scatoloni a terra in maniera confusionaria da dove prendere prodotti senza marca , spesso di dubbia qualità, venduti a prezzi bassissimi, ma dei prodotti dove un po per la forza commerciale delle catene, e un po per l’assenza di pubblicità permettono di portare sulle nostre tavole prodotti di sufficiente qualità a prezzi competitivi.

    E spesso i prodotti arrivano dalle stesse fabbriche del prodotto di marca, e basta fare attenzione all’indirizzo dello stabilimento di produzione indicato sulla confezione per accorgersene.

    Ovviamente non è matematico dedurre che nonostante condividano lo stabilimento  i prodotti siano i medesimi, visto che potrebbero esserci delle variazioni di ingredienti, ma spesso a cambiare sono solo il packaging e la pezzatura del prodotto, dato che potrebbe non essere conveniente creare una linea di produzione solo per i marchi dei supermercati.

    E il trucco è sempre il solito, provateli e verificate voi stessi la qualità, specie se la differenza col prodotto di marca è importante: se ha soddisfatto le attese la ricomprerete, altrimenti quell’articolo è bene acquistarlo in un altro discount o al supermercato, magari anche lì dando una chance agli articoli con il logo del supermercato , generalmente più convenienti dei prodotti di marca , spesso venduti  a prezzi simili a quelli del discount e con buona qualità garantita dal fatto che mettendo il logo del supermercato sulla confezione , per questione di immagine, non vorranno giocarsi la reputazione con prodotti di scarsa qualità, a differenza del discount che usando marchi di fantasia può facilmente cambiare nome a un prodotto poco gradito al pubblico senza destare troppa attenzione.

    Insomma la spesa degli italiani è cambiata e cambierà ancora, con sempre più acquisti online di beni a lunga conservazione venduti a prezzi competitivi e formule anti spreco per salvare la spesa grazie alle app per acquistare rimanenze e prodotti invenduti a prezzo scontato.

    Voi avete notato questi cambiamenti? Fate la spesa nel supermercato tradizionale, nel discount o usate servizi di spesa online?

  • I motori a quattro cilindri stanno scomparendo

    I motori a quattro cilindri stanno scomparendo

    Chi é alle prese con la ricerca di un utilitaria per sostituire la propria auto con tante primavere alle spalle se ne sará accorto: rispetto ad una decina di anni fa le cose sono cambiate e di tanto.

    Dai cambi automatici sempre piú presenti alle auto elettriche ed ibride tanto reclamizzate e poco gradite dai consumatori ai listini lievitati con prezzi praticamente raddoppiati e obblighi di finanziamento e rottamazione per accedere alle scontistiche. 

    Ma una cosa fa storcere il naso ai puristi, a chi ama guidare e non vuole solo un mezzo che ti porti da un punto A a un punto B: nei segmenti piccoli e medi sono praticamente scomparse le auto a quattro cilindri, sostituite da piccoli motori a tre cilindri, spesso sovralimentati coadiuvati a volte da una parte ibrida, leggera o pesante.

    close up photo of black and silver car engine

    E non importa se si tratti della piccola utilitaria da cittá, anch’essa diventata merce rara, dove un piccolo borbottante tre cilindri potrebbe avere senso, ma anche i suv medi , nonostante la stazza, hanno sempre piú spesso un tre cilindri di piccola cilindrata, generalmente tra il 1.0 e il  1.3, dove un tempo veniva montato un 2.0 quattro cilindri.

    Questo viene fatto per un discorso di emissioni, diventato un mantra per le case costruttrici dove per evitare di dover pagare sanzioni o comprare crediti energetici sono costretti a ridurre al massimo la CO2 anche a pena di sacrificare modelli, piacere di guida o affidabilitá dei mezzi.

    Infatti il motore piú piccolo porta a consumi piú bassi nei cicli di omologazione, e quindi meno emissioni dichiarate, con la minore potenza che viene compensata da turbo o sistemi ibridi.

    Il problema é che un motore tre cilindri é meno rotondo e piú rumoroso perché naturalmente sbilanciato , quindi molto meno gradevole da guidare, nonostante gli stratagemmi per controbilanciare l’albero motore e smorzare le vibrazioni.

    smoke coming from the exhaust pipes

    Ma mettere motori piú piccoli su vetture piú pesanti, nonostante le sovralimentazioni per recuperare potenza, significa sfruttare di piú il motore e garantirgli una minore longevità.

    E se poi ci si aggiungono scelte infelici come le famigerate cinghie a bagno d’olio, che soprattutto nei famigerati motori PureTech del gruppo Stellantis , portano a richiedere intervalli di manutenzione estremamente ravvicinati per garantire il funzionamento del motore, con distribuzioni da fare ogni 30-40.000 chilometri per evitare che la cinghia si sciolga e contamini l’olio motore , ci porta ad avere macchine molto piú costose non solo da comprare che anche da mantenere.

    E come detto a voler spulciare i listini di buoni vecchi 4 cilindri rimane ben poco, almeno sulle macchine medie: a benzina si trova ancora qualche versione pepata delle macchine del gruppo Volkswagen che ancora monta il 2.0, il 1.2 Hyundai montato su alcune versioni di i20,Kia Picanto e Stonic, il 1.4 della Suzuki Vitara, il 1.6 full hybrid di Renault e gli onnipresenti 1.5 delle macchine cinesi: tutto il resto sono motori a 3 cilindri tra i mille e i millecinquecento cc.

    L’alternativa per chi vuole un quattro cilindri sarebbe quella di trovare un diesel, ma tra FAP e norme antinquinamento anche loro sono spariti dal mercato, specie nelle auto piú piccole, costringendoci ad andare almeno su berline medie dove il prezzo di listino balla ormai intorno ai 30.000 euro.

    Quindi alla fine o ci si accontenta a malincuore di un 3 cilindri, o si passa a un modello di categoria e prezzo superiore oppure ci si deve rivolgere alle auto di origine cinese.

    Infatti praticamente tutte le cinesi, e i modelli di marchi europei derivati da quelli cinesi, se non sono esclusivamente elettrici, montano un 1.5, cilindrata scelta per questioni di dazi che consente di creare motori versatili , in modo da poter utilizzare lo stesso motore con minime varianti su vetture di diverse categorie: dalle utilitarie , alle berline ai grossi suv, e che per semplicitá di costruzione e di manutenzione é un buon vecchio 4 cilindri, cosa che minimizza i rischi di dover richiedere interventi di manutenzione su macchine vendute su scala globale.

    Ci si dovrá quindi turare il naso per fare una scelta che non avremmo sicuramente fatto 10 anni fa, sia essa accontentarsi del tre cilindri, che aprire considerevolmente il portafoglio per prendere una macchina di categoria superiore o passare ad una cinese: è un qualcosa che non ci sarebbe mai passato per la testa.

    Voi state pensando di cambiare auto? Volete per forza un quattro cilindri o vi accontenterete di un frullino a 3 cilindri o addirittura di un elettrica?

  • Cambiano le accise per diesel e benzina

    Cambiano le accise per diesel e benzina

    Dal 15 maggio una variazione normativa colpirá gli automobilisti, infatti vengono modificate le accise per diesel e benzina, con un aumento di 1,5 centesimi al litro per i diesel e una conseguente riduzione della stessa quantitá per i benzina.

    La cosa viene giustificata come una mossa per l’inquinamento ma in realtá é una scusa, dato che diesel e benzina inquinano entrambi anche se in modi differenti.

    Infatti nonostante un costo industriale piú alto il diesel é sempre costato meno in quanto sussidiato con una tassazione minore.

    Ma questi sussidi vengono visti dalla comunitá europea come ambientalmente dannosi e devono essere aboliti per poter accedere ai fondi del PNRR.

    silver and yellow fuel pump

    In realtá é un modo per fare cassa , con l’idea di equiparare gradualmente le accise di diesel e benzina entro il 2030.

    Per un privato cittadino che fa un pieno di 50 litri ogni 15 giorni questa novitá cuberá grossomodo una ventina di euro l’anno, a seconda dei consumi e della caratteristiche della macchina, che si spendono in piú per chi va a gasolio o si risparmiano se si ha un benzina, ma ovviamente per chi fá tanta strada o lavora con la macchina, che generalmente sceglie un diesel, questa novitá puó essere pesante per il portafoglio.

    Considerato che tra gli utenti privati le auto a benzina sono piú di quelle a gasolio potrebbe pure sembrare una bella notizia, ma in realtá non lo é dato che le merci viaggiano quasi esclusivamente su camion o furgoni a gasolio e questo porterá a far aumentare i costi di trasporto che si riverseranno sul costo delle merci. 

    blue and red freight truck on road

    E generalmente quando c’é un aumento dei prezzi non è strettamente proporzionale ai maggiori costi vivi, magari perché si vanno a compensare dei costi precedentemente assorbiti dai venditori , col rischio che si scateni la scintilla per un ulteriore esplosione dei prezzi, magari a fronte di costi aumentati dell’1% i prezzi sugli scaffali aumentano anche del 20%, quindi non certo un affare per le nostre tasche.

    E alla fine la cosa riguarda non solo l’automobilista che guida le auto termiche, ma anche chi va solo in elettrico o proprio neanche usa l’automobile, visto che comunque fará la spesa e si troverá a pagare di piú i beni che acquista regolarmente.  

    white car charging

    E non servirá nemmeno a incentivare l’acquisto dei veicoli elettrici, visto che chi viaggia tanto sceglie il diesel a prescindere perché non ha rivali come economia e versatilitá, nonostante gli aumenti, dato che anche volendo un elettrico tra costi e tempi di ricarica non è minimamente competitivo sulle lunghe distanze.

    Voi sapevate di questa novitá? Spenderete di piú o di meno?

  • I Videogames sono sempre piú cari

    I Videogames sono sempre piú cari

    Purtroppo il periodo non è il migliore per le tasche dei videogiocatori visto che i prezzi stanno aumentando in maniera spropositata sia sul mondo console che su quello pc e comunque la si guardi, anche a voler rinunciare a qualcosa si dovrá aprire il portafoglio piú del solito.

    Sul mondo console se sicuramente vedere il prezzo della nuova Nintendo Switch 2 superare i 500 euro non fá piacere ma sicuramente non era così inaspettato, certo lo sono i prezzi dei giochi dato che a seconda del titolo arriveranno ai 90 euro trascinando al rialzo i prezzi dei videogiochi anche nei sistemi concorrenti.

    E la concorrenza non è rimasta ferma neanche sul costo dell’hardware con il prezzo della PS5 aumentato da un giorno all’altro di ulteriori 50 euro, senza aggiornamenti come per il precedente aumento che ci fú al rilascio della versione slim, portando al paradosso che i prezzi delle console anziché scendere col tempo una volta ammortizzate le spese di sviluppo come è sempre stato, ormai conviene acquistarle al momento del lancio.

    Stessa cosa sul mondo PC con le schede video ormai arrivate a prezzi stellari e soprattutto hanno portato parecchio in alto l’asticella dei prezzi spostando i prodotti di fascia media, dove comunque a seconda del gioco si dovranno fare delle rinunce, sopra le 1000 euro ai quali si sommano i costi delle altre componenti come processori e schede madri, anche loro con prezzi in rialzo, ram, alimentatori, case, dissipatori, etc.

    Questo significa che se prima ci si riusciva a fare un pc che consentiva, magari con qualche compromesso, di giocare e lavorare al prezzo di una console, ora con la stessa cifra si fa fatica a portare a casa una scheda video di fascia bassa, visto che le prestazioni di una scheda video pagata oggi 400/500 euro sono quelle che ci sia aspetterebbe dalla scheda entry level che fino a prima del covid si portava a casa intorno alle 200 euro.

    E ad ogni nuova generazione va sempre peggio visto che le prestazioni gen to gen aumentano di pochissimo al contrario dei prezzi che schizzano alle stelle, e che a differenza del passato si aggiunge la sparizione delle serie precedenti, ancora valide, con le quali si sarebbe potuto risparmiare.

    E la giustificazione delle tech che dovrebbero portare prestazioni strabilianti anche su hardware poco prestante è solo una scusa per farci vendere il modello nuovo, visto che non sempre sono supportate dai giochi, e anche quando lo sono partendo da hardware limitati la qualitá e l’input lag ne sconsigliano l’adozione, a differenza di una scheda giá carrozzata dove il miglioramento è sicuramente piú tangibile ma è costata molto di piú, rendendo il giocare molto piú costoso a meno di accontentarsi di risoluzioni, dettagli e fps piú bassi.

    Ma il problema dipende non solo dall’aviditá dalle case produttrici e dal monopolio tecnologico di aziende come TSMC o Nvidia che hanno fatto schizzare alle stelle i costi dell’hardware, ma soprattutto dagli utenti che continuano a comprare imperterriti nonostante gli aumenti di listino.

    Infatti se, ad esempio, Sony avesse notato un calo di vendite della PS5 dopo il primo rialzo di prezzo delle console, difficilmente ne avrebbe fatto un’altro, ma lo stesso vale per le altre case o per i produttori di schede video per i PC.

    E al danno si aggiunge la beffa visto che nonostante i prezzi da rapina, manca la disponibilitá dell’hardware portando i prezzi ad aumentare oltre quelli suggeriti o di listino, dato che chi ha la fortuna di averne qualcuna a magazzino sfrutta la situazione aumentando i prezzi, favorito anche dalla mancanza di concorrenza.

    boy with black headphones playing computer game

    Questo significa che chi ha la fortuna di avere comprato il prodotto al lancio, nelle poche unità disponibili che generalmente vanno via in pochi minuti, avrá speso la cifra , spesso giá folle , indicata dal produttore, chi non ha fatto in tempo o ha deciso di non comprare il prodotto a scatola chiusa rischia di pagarlo ancora di piú , rendendo poco conveniente l’acquisto di prodotti, magari anche validi tecnicamente ma decisamente inaccettabili a certe cifre.

    close up shot of person holding a game controller


    Anche voi avete notato questi aumenti? Come vi difenderete? Rinuncerete alle performance, aprirete il portafoglio o appenderete il controller al chiodo?

  • La fregatura dei dazi USA

    La fregatura dei dazi USA

    Purtroppo la guerra commerciale decisa dagli Stati Uniti prevede l’utilizzo di dazi commerciali importanti per ristabilire la bilancia commerciale americana fortemente sbilanciata sulle importazioni.

    E per farlo il presidente Trump ha pensato di utilizzare massivamente l’uso dei dazi, in parte come strumento negoziale per ottenere benefici commerciali e in parte per limitare l’importazione di prodotti a basso costo da determinati paesi, come la Cina, rivali commerciali.

    E a pagare il conto saranno i consumatori, visto che il dazio null’altro è che una tassa aggiuntiva sulle importazioni  di determinati beni da determinati paesi per rendere meno appetibile il prodotto estero visto che viene gravato da una tassa , nei confronti del prodotto autoctono.

    photo of an industrial factory emitting smoke

    Il problema peró é che in un mondo ormai globalizzato non é detto che l’America riesca a produrre in casa tutto ciò che ha bisogno, e anche se ci riuscisse probabilmente lo farebbe con materiali o semilavorati provenienti dall’estero sui quali pagherebbe comunque dazio.

    E in piú i paesi colpiti dai dazi generalmente applicano dei contro dazi come ritorsione, facendo aumentare i prezzi dei prodotti americani fuori dall’America, cosa che finirà per colpire anche le nostre tasche.

    E se con un gioco di rinvii e di minacce sono stati messi parzialmente in stand-by, specie per determinati prodotti e paesi, sicuramente fa paura l’atteggiamento verso la Cina, anche qualora l’Europa finisse per trovare un accordo con gli Stati Uniti. 
    Infatti le tariffe previste sui prodotti cinesi impattano anche 3 volte il valore del bene rendendolo fuori mercato, anche in virtù della risposta a muso duro della Cina, forte della sua posizione dominante nella manifattura e nella fornitura di materie prime, di cui l’America é dipendente.

    stock exchange board

    E gli States vogliono usare i dazi alla Cina come merce di scambio con i paesi che vogliono essere esentati da quelli statunitensi: in pratica se vuoi vendere i tuoi prodotti in America non puoi fare affari con la Cina.

    Ma fare affari con la Cina, per molti stati potrebbe essere comunque piú conveniente che farli con gli Stati Uniti se si è costretti a scegliere una delle due fazioni e soprattutto potrebbe non essere una scelta saggia avere la Cina come nemico perché potrebbe comunque inondare il mercato di prodotti a basso costo nonostante i dazi, rendendo comunque poco competitive le produzioni locali.

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    Alla fine il voler rompere l’equilibrio della globalizzazione potrebbe portare grossi problemi commerciali, e si sa che i problemi commerciali sono le vere cause delle guerre, specie con una situazione giá fumantina tra Ucraina, Medio Oriente e Taiwan.

    Il rischio è che la guerra commerciale si trasformi in fisica con la discesa diretta dei soldati americani, cosa che potrebbe facilmente sfociare nella terza guerra mondiale.

    Il problema è che la forza militare americana non é piú quella macchina da guerra presente negli immaginari collettivi, visto che la tecnologia militare russa unita alla forza produttiva e alle materie prime cinesi è in grado di mettere in campo un quantitativo di armi superiore ad una frazione del prezzo, e che soprattutto l’America è ormai costretta ad utilizzare semilavorati e materie prime di origine cinese nelle sue armi, che in caso di disaccordi smetterebbero di essere fornite.

    soldier holding rifle

    Il rischio quindi per l’America é di fare la mossa sbagliata e di perdere non solo la faccia, ma anche la guerra e quindi il ruolo di prima potenza mondiale che gli ha consentito di usare il dollaro come moneta di scambio globale capace di influenzare l’economia mondiale e di ottenere finanziamenti a basso prezzo. 

    Sicuramente Trump è un buon giocatore di poker ed è probabile che dietro tutte queste mosse ci possa essere un bluff, ma il rischio che le cose possano andare storte, specialmente mettendosi contro un avversario che ragiona in maniera differente dal tuo modo di pensare, potrebbe essere parecchio pericoloso.

    closeup photo of brown and black wooden houses digital wallpaper

    Ed è ancora piú pericoloso per quei paesi , come quelli europei, che dipendono da entrambe le parti in causa, visto che qualunque sia l’esito di una possibile guerra avrebbero comunque da perderci.

    Voi cosa ne pensate? Trump tornerá sui suoi passi o si rischia di tornare alla guerra fredda?

  • Comprare un auto diventa sempre piú difficile

    Comprare un auto diventa sempre piú difficile

    Chi ha necessità di cambiare auto se ne è accorto facendo qualche giro per siti, concessionari e rivenditori di auto: i prezzi delle autovetture sono aumentati considerevolmente, rendendo problematico l’acquisto anche di una modesta utilitaria.

    Infatti negli ultimi 5/7 anni i prezzi delle vetture, vuoi per crisi varie, vuoi per le nuove normative per sicurezza e inquinamento, vuoi per nuovi dazi e tasse, vuoi per certe dotazioni divenute obbligatorie , vuoi spingere l’acquisto delle auto elettriche sono pressoché raddoppiati, e la piccola utilitaria che mediamente costava intorno ai 10-12.000 euro ora ne costa almeno 20.000 che aumentano anche considerevolmente se si scelgono versioni con qualche optional non compreso nella base.

    black coupes

    E lo stesso vale per vetture di categorie superiore dove la classica berlina media o il piccolo suv che si portava a casa tranquillamente per meno di 20.000 euro si fa fatica a pagarlo meno di 35.000, per non parlare di mezzi piú grandi o lussuosi dove ormai facilmente si arriva a prezzi a 6 cifre.

    E ovviamente se il prezzo del nuovo sale anche quello dell’usato si comporta di conseguenza, con vetture che avremmo definito rottami invendibili, con parecchi anni o chilometri sulle spalle venduti al prezzo delle vetture aziendali o seminuove di qualche anno fa, e con usati decenti che rischiano di essere venduti a piú di quanto li aveva acquistati il precedente proprietario.

    row of parked cars at a dealership lot

    E basta vedere gli annunci delle vetture usate per renderci conto che probabilmente non vale neanche la pena imbarcarsi nell’acquisto di una macchina vetusta solo per poter rientrare nel budget, col rischio di dover spendere cifre importanti dal meccanico dopo qualche tempo.

    La soluzione potrebbe essere turarsi il naso e aprire il portafoglio per acquistare una vettura nuova, magari di classe inferiore per spendere meno, ma anche lì le cose non sono tutte rose e fiori soprattutto se si cerca di risparmiare qualcosa.

    modern cars in auto salon

    Infatti coi prezzi alle stelle si deve necessariamente trovare qualche modo per risparmiare: ad esempio rinunciare a qualche optional, scendere di categoria o comprare un prodotto di un marchio meno costoso, come alcuni marchi low cost o di origine cinese.

    Oppure ancora rincorrere le promozioni, girando per concessionari alla ricerca del prezzo migliore, ma anche qui quelle poche disponibili hanno ormai delle condizioni capestro, dato che sono vincolate sempre a finanziamenti obbligatori dai tassi di interesse particolarmente esosi e spesso alla rottamazione o alla permuta di una macchina usata.

    a white sports utility vehicle on the brick road

    E pure il finanziamento obbligatorio necessario per accedere allo sconto che porta il prezzo di listino a valori piú accettabili, generalmente non è un normale finanziamento con un anticipo e un certo numero di rate, dopo il quale si diventa proprietari dell’auto, ma delle formule a valore futuro garantito, dove si versa un anticipo piú o meno sostanzioso, magari dando in permuta la propria automobile, delle piccole rate per qualche anno terminate le quali si puó decidere se pagare una maxi rata per estinguere il debito o rendere la macchina, magari per sostituirla con una nuova attivando un nuovo finanziamento.

    Ovviamente renderla significa aver buttato i propri soldi, dato che usare per  2 o 3 anni la macchina ci sará costato circa la metá del prezzo di listino, quindi si è portati o a riscattarla pagando l’altra metá: probabilmente dovendo accendere un nuovo finanziamento perché potremmo non avere a disposizione quella somma o a finire comunque nelle grinfie del concessionario per l’acquisto di una nuova auto: in pratica comprare un’auto a prezzo scontato significa rischiare di dover fare 2 finanziamenti e pure a tassi sfavorevoli che probabilmente eroderanno tutto o buona parte dello sconto sul prezzo di listino che ci è stato accordato.

    man driving the red vehicle

    Comprare un auto diventa quindi una faccenda parecchio costosa, che sarebbe preferibile evitare, a meno di necessità, valutando magari di tenere o riparare la propria anziché imbarcarsi in finanziamenti e costi sempre meno sostenibili. 

    Voi cosa ne pensate? Preferite un usato a prezzi rincarati o comunque mettere delle rate e acquistare una vettura nuova?

  • Temu, Shein e Aliexpress fanno paura ad Amazon

    Temu, Shein e Aliexpress fanno paura ad Amazon

    Le piattaforme di ecommerce low cost come Temu, Shein o Aliexpress sono sempre piú popolari per l’acquisto di oggettistica e abbigliamento a basso costo di provenienza orientale. 

    Infatti i grandi store cinesi alle periferie delle città, a causa della scomparsa di alcune agevolazioni e di maggiori controlli e oneri fiscali hanno alzato i prezzi rendendo meno conveniente l’acquisto a meno che non si voglia controllare con mano la qualitá o si voglia l’articolo sul momento, tanto che spesso si trovano ad essere meno convenienti rispetto a catene occidentali (ad esempio Tedi, Action, Kik, Pepco e simili) che spesso vendono prodotti simili a prezzi migliori giocando sulla quantitá.

    Quindi un’alternativa comoda per comprare la nostra paccottiglia a poco prezzo é acquistare online, anche perché le varie piattaforme, un pó per sottostare alle recenti  formalitá doganali che prevedono il pagamento anticipato dell’IVA e un pó per ridurre tempi e costi di spedizione danno la possibitá di ricevere in tempi relativamente veloci di 1-2 settimane raggruppando gli acquisti in un unica spedizione al raggiungimento di una certa soglia di spesa (circa 10 euro a seconda della piattaforma), mantenendo la spedizione lenta per gli acquisti al di sotto della soglia di spesa o spediti da venditori che non usano la piattaforma logistica del sito.

    Considerato che un po’ per cercare di raggiungere la soglia per la spedizione gratuita rapida, un pó per i prezzi bassi e un pó per le operazioni di marketing audaci che tra gamification e offerte super scontate fanno sì che i carrelli si riempano velocemente.

    E considerato che offrire  prezzi bassi e tempi di consegna umano significa far preferire queste piattaforme di origine cinese a quelle occidentali dove si trovano gli stessi prodotti, magari rivenduti o rimarchiati da un distributore locale a prezzo piú elevato che se un tempo erano giustificati da un tempo di consegna piú celere, ora quelle occidentali perdono di attrattiva.

    working macbook computer keyboard

    Infatti da una parte la comunitá europea per tutelare i propri venditori con la scusa della sicurezza pensa di introdurre una tassa amministrativa sulle spedizioni e di rimuovere l’esenzione dai dazi per le spedizioni sotto i 150 euro, dopo aver giá eliminato l’esenzione della riscossione dell’IVA di modo da ingolfare i controlli alle dogane e rendere difficoltoso e costoso il ricevere prodotti economici dalla Cina.

    Dall’altra parte le piattaforme occidentali iniziano a copiare quelle cinesi offrendo servizi simili, come Haul una sorta di clone di Temu lanciato per ora negli Stati Uniti da Amazon e che probabilmente verrà esteso a breve anche in Europa.

    package from amazon prime carried by the delivery man

    Si tratta di una sezione della App o del sito mobile di Amazon.com dove è possibile acquistare prodotti di costo inferiore ai 20 dollari spediti direttamente dalla Cina in 15 giorni e che beneficiano della garanzia A-Z di Amazon.

    La spedizione é gratuita al raggiungimento di 25 dollari di spesa e prevede degli sconti del 5 o del 10% se si raggiungono rispettivamente i 50 o i 75 dollari di spesa in un singolo ordine.

    Inoltre è previsto il reso gratuito, nei soliti modi previsti da Amazon come i locker, i punti di raccolta e gli uffici postali per tutti i beni che hanno un costo superiore ai 3 dollari.

    crop man taping carrying box with scotch

    In pratica si hanno a disposizione gli stessi prodotti cinesi, con un servizio e prezzi simili a quello di Temu o Aliexpress ma con in piú la garanzia di Amazon.

    Sicuramente buono per l’utente se stimola la concorrenza, un pó meno quando la concorrenza viene ostacolata dalla burocrazia come ha in mente di fare l’unione europea visto che i costi burocratici finiranno per ricadere sui consumatori.

  • Fare acquisti é una lotta

    Fare acquisti é una lotta

    Fare acquisti é un attivitá piú complessa di quello che possa sembrare, perché la decisione di acquistare qualcosa viene condizionata da fattori esterni, che spesso sono estranei alla nostra volontá.

    Sia che sia un acquisto di necessitá, o che sia un acquisto che facciamo per diletto siamo molto permeabili agli stimoli esterni, in primis del marketing che puó condizionarci nella nostra scelta, facendoci acquistare qualcosa di diverso da ciò che avevamo in mente, magari piú costoso o inducendoci a comprare qualcosa che non avevamo previsto.

    Basta pensare alla spesa in un supermarket: la disposizione dei prodotti, i prezzi, le confezioni, le promozioni, la pubblicità possono condizionare le nostre scelte: magari dovevamo comprare solo un paio di articoli e arriviamo alla cassa con un carrello pieno.

    assorted bottles and cans in commercial coolers

    Questo perché spostandosi nelle corsie ci cade l’occhio su un prodotto che ci piace, su un’offerta che sembra conveniente, su un prodotto di cui abbiamo sentito parlare o che viene reclamizzato e che vogliamo provare.

    Ma anche il far cadere il nostro occhio è condizionato dal percorso obbligato tra gli scaffali e dalla posizione degli articoli, che é sapientemente pensata per posizionare determinati articoli a portata di carrello, specie quelli per i quali il produttore paga il supermercato per il posizionamento e che a volte rappresentano per il supermercato un guadagno maggiore della vendita di un prodotto in offerta.

    E le offerte sono uno dei classici specchietti per le allodole, magari abbiamo scelto quel supermercato perché alcuni dei prodotti che siamo soliti comprare viene ribassato, ma una volta alla guida del carrello non sappiamo resistere alle tentazioni vanificando il nostro risparmio: magari il supermercato non guadagnerá dal prodotto in offerta ma sicuramente si rifará col prodotto a prezzo pieno che magari neanche ci serviva.

    Se si vuole evitare di cadere nella trappola si dovrebbe usare una lista della spesa e limitarsi ad acquistare solo ciò che ci serve, evitando acquisti inutili presi da degli stimoli indotti dal marketing.

    Altro modo per fregarci è giocare con le offerte, che spesso non sono disponibili o hanno delle clausole particolari, come dei giorni particolari o vincolati ad un certo acquisto in combinata o al raggiungimento di una certa soglia di spesa: si rischia di barattare il risparmio su pochi prodotti con un acquisto a prezzo pieno sul resto della spesa: probabilmente l’unico risparmio che avremo fatto é sul tempo.

    white paper bag surrounded by red balloons

    Infatti per sfruttare il gioco basterebbe limitarsi ad acquistare solo ciò che é in offerta o comunque a un prezzo conveniente , acquistando solo i prodotti dell’offerta di diversi supermercati, ma anche lì si rischia di cadere nella trappola acquistando qualcosa di non richiesto, cadendo maggiormente in tentazione da ciascuno dei supermercati che avremo visitato.

    Ma anche a stare ligi alla lista della spesa si è barattato il nostro tempo e ci si è abituati a comprare un prodotto in offerta magari al posto di uno di marca differente, che saremo portati a ricomprare in futuro se non disponibili offerte di prodotti similari o quando saremo di fretta.

    E la fretta o la scarsitá ci portano ad accontentarci e ad accettare di pagare un prezzo più alto di quello che saremmo disposti a pagare di solito, mai fare acquisti quando abbiamo finito un prodotto: se abbiamo finito le uova quando stiamo facendo una torta le acquisteremo alla bottega sotto casa al doppio del prezzo rispetto al supermercato, ma se ce ne fossimo accorti prima di cominciare avremmo avuto il tempo di pagarle il giusto prezzo

    grocery store

    Stessa cosa quando non abbiamo alternative, ad esempio in aeroporto, su una nave , ad una fiera, a un concerto o all’autogrill pagherete una bottiglietta d’acqua o un panino cifre folli a meno che non ve lo siete portati da casa, perché siete costretti.

    Alla fine si tratta di una scienza subdola che riesce a manipolarci senza farcelo capire, e per proteggerci basta conoscere questi trucchi del mestiere, anche se prima o poi ci si finisce per cascarci.

    Voi conoscevate questi trucchi, ne sapete degli altri?