Fai da Te

  • Un vero hifi alla metà del prezzo di una cassa bluetooth

    Un vero hifi alla metà del prezzo di una cassa bluetooth

    Qualche giorno fa al pub si discuteva con gli amici di come ascoltiamo la musica nelle nostre case, e devo dire che risposta di un mio amico mi ha fatto triggerare abbastanza: dice di avere messo in cantina un impiantino hi-fi per sostituirlo con una cassa bluetooth di marca pagata 250 euro che a suo dire oltre ad essere molto più comoda, suonava anche meglio, e complice qualche birra di troppo ho scommesso che avrei trovato qualcosa di nettamente superiore spendendo la metà.

    Beh ripensandoci il giorno dopo a mente lucida devo dire di essermi messo in un bel pasticcio: c’è da dire che nella fascia tra i 100 e i 150 euro girando per i negozi di elettronica si trovano effettivamente dei micro hi-fi, anche di marchi importanti, ma si tratta di modelli veramente entry level , spesso fatti interamente in plastica o senza possibilità di collegare una fonte esterna AUX come un giradischi o un computer, che potrebbero effettivamente suonare peggio della cassa bluetooth del mio amico: non posso rischiare, devo trovare di meglio.

    Dalla mia devo dire che la qualità delle casse bluetooth per quanto valide non possono reggere il confronto, a meno che non serva la trasportabilità o l’impermeabilità di alcuni modelli, e quindi dovrebbero suonare peggio di un impiantino entry level, quanto meno per il posizionamento dei diffusori più consono all’alta fedelta, ma per contro il mio amico potrebbe giocarsela sulla potenza della sua cassa bluetooth e sui bassi molto enfatizzati: mi serve qualcosa di nettamente superiore, ma non posso sforare il budget.

    E l’idea che mi è venuta si basa sugli amplificatori economici digitali: dove un singolo chip del costo di pochi euro riesce a fornire prestazioni equiparabili a quelle di un’intero amplificatore hi-fi dal costo di centinaia se non migliaia di euro. Se all’inizio questi sistemi come i T-amp avevano una ottima resa ma erogavano poca potenza, col tempo sono arrivati sul mercato chip più potenti dove alla alta qualità si è aggiunta una potenza di erogazione di tutto rispetto: anche 100W per canale, con la possibilità di combinare più chip per ottenere più potenza o gestire un sistema surround: ecco che abbiamo degli amplificatori in classe D, di piccole dimensioni, grandi potenze al costo di pochi euro.

    Basandosi su questi chip , come il Texas Instruments TPA3116, addirittura esistono amplificatori in kit di montaggio per circa 10 euro, o amplificatori completi anche per 30 euro, qualche euro in più se si vuole il ricevitore bluetooth integrato , l’alimentatore incluso ,  che nel caso può essere recuperato da quello di un vecchio pc portatile o di un qualche apparecchio elettrico in disuso o più chip per gestire surround o una maggiore potenza.

    Infatti con circa 40 euro ho trovato su Amazon un amplificatore di produzione cinese, marchiato Breeze Audio, ma lo trovate identico con altri marchi, dotato di bluetooth e doppio chip per una potenza di 2×100 watt al quale aggiungerò l’alimentatore di un vecchio portatile , ma che nel caso voi non ne aveste per casa potreste recuperarlo in rete per poco più di 10 euro, o comprare già un pacchetto amplificatore + alimentatore.

    A questa spesa c’è da aggiungere un paio di euro per il cavo e soprattutto , gli altoparlanti. Qui mi direte casca l’asino, perche per stare nel budget che ci eravamo prefissati a meno di non beccare il colpo di fortuna nei mercatini dell’usato difficilmente di trova qualcosa che suoni meglio di un paio di altoparlanti per PC o dell’impiantino da 100 euro del centro commerciale.

    E invece una soluzione esiste, e anche quella si trova su amazon spendendo intorno ai 60 euro: anche qui parliamo di un prodotto cinese di un marchio che difficilmente avrete già sentito: LONPOO LP-42: si tratta di una coppia di casse passive da 75watt a due vie con woofer da 4 pollici e tweeter da 1 pollice, interamente in legno di ottima costruzione, e a detta anche di gente più competente del sottoscritto suonano meglio di casse che costano anche 4/5 volte di più.

    Vediamo un po di fare due conti : casse 65 euro, altri 40 per l’ampli, 5 euro di cavo, e 15 di alimentatore: siamo a 125 euro , proprio l’esatta metà di quanto speso dal mio amico per la sua cassa bluetooth, mi sembra che la scommessa l’abbia vinta io!

    Sicuramente può essere una base di partenza interessante anche per chi vuole ascoltare la musica in casa con una qualità decente , al quale magari attaccarci un giradischi, e che possa essere la base di partenza per prossimi upgrade, tipo per un amplificatore più serio, magari valvolare e che comunque senza occupare tanto spazio in casa, dato che le casse stanno tranquillamente su una mensola.

    Voi cosa ne dite? Vi piace questa soluzione o avreste usato dei componenti differenti? Fatemelo sapere nei commenti, cosi se avete dubbi o curiosità e vi risponderò.

  • Come rubare un’automobile

    Come rubare un’automobile

    Rubare un’automobile al giorno d’oggi è una cosa relativamente semplice, meno complessa di quello che si pensi, quello che sono cambiate rispetto al passato sono le competenze tecniche necessarie: se prima erano necessarie doti meccaniche, ora servono competenze elettroniche, al pari di quello che succede nelle officine per le riparazioni.

    Infatti è l’elettronica la chiave di tutto, se all’inizio la complessità di bus e centraline faceva si che rubare le auto fosse diventata un’attività complessa alla portata di pochi esperti, ora con la diffusione della conoscenza e il calo dei prezzi delle attrezzature necessarie , rubare un’auto è diventata una cosa alla portata di molti, specie se si ha familiarità con le nuove tecnologie.

    Un tempo infatti per accedere all’auto era necessario scassinare serrature e/o rompere i vetri per accedere all’auto, col rischio di dare nell’occhio, ora non è più strettamente necessario: per aprire un’auto senza dover mettere mano ad uno spadino basta una ricetrasmittente dal costo di poche decine di euro: impostando la giusta frequenza si va a disturbare il segnale del telecomando dell’auto non consentendo la chiusura delle porte, a quel punto se il legittimo proprietario non si è sincerato della effettiva chiusura  a distanza delle serrature, basterà aprire la porta non appena il malcapitato si sarà allontanato dalla propria auto, consentendo il furto di effetti personali e bagagli.

    Questa tattica è un classico degli autogrill dove la gente in viaggio ha probabilmente in valigia effetti personali preziosi che possono essere trafugati nel tempo di un caffè o di una sosta al bagno. Ovviamente una volta dentro l’auto, se l’obbiettivo è l’auto stessa e non qualcosa contenuta , come bagagli o anche apparecchiature elettroniche come autoradio, sistemi di navigazione o i costosissimi fari a led, servirà un po più di tecnica per avviarla e portarla via.

    Uno dei problemi è infatti l’antifurto satellitare che molte auto montano, diventato molto comune perchè consente la riduzione del premio assicurativo, che trasmette le coordinate GPS con la posizione dell’auto tramite una sim-card come quelle dei telefonini, quando la centralina rileva un’anomalia nell’utilizzo dell’auto, quale un tentativo di furto. Molte di queste centraline sono talmente economiche che sono facili da disattivare o ingannare e delle volte non sono in grado di rilevare il tentativo di furto, ma anche le migliori sono facilmente bypassabili con un apparecchio che scherma il segnale GPS e telefonico , da inserire nell’accendisigari dell’auto, dal costo di un paio di euro.

    L’altro problema è avviare l’auto: se la macchina è  una di quelle che si avvia a pulsante senza blocchetto d’accensione è un gioco da ragazzi: ci si procura una centralina modificata specifica per il modello di auto che si vuole rubare e la si sostituisce a quella originale e si avvierà l’auto con la chiave abbinata alla nostra centralina modificata.

    Se la macchina ha il blocchetto di accensione e/o qualche antifurto meccanico potrà essere necessaria qualche vecchia dote da scassinatore, ma non è sempre così: alcune automobili si avviano anche con un comando dalla porta OBD, quella porta utilizzata dai meccanici per interagire con la centralina dell’auto in fase di riparazione, bypassando il blocchetto di accensione.

    Alcune macchine però hanno sistemi antifurto elettronici più complessi e più difficili da bypassare, ma anche li esistono delle adeguate soluzioni, seppure un po’ più costose: ad esempio se la macchina ha il telecomando di tipo keyless go, di quelli che aprono la macchina se si ha la chiave in tasca e la richiudono quando ci si allontana: se sia ha la possibilità di avvicinarci alla chiave originale, magari se è in casa del malcapitato , ancor meglio se nel muro esterno, o ci si può avvicinare con una scusa (magari un’intervista, un sondaggio, una richiesta di donazione o elemosina, etc.) alla persona che ha con se la chiave, basta un trasmettitore nei pressi della chiave e un complice con un’adeguato ricevitore nei pressi dell’auto, che potrà cosi aprire l’auto, metterla in moto e duplicare il codice della chiave sempre tramite la porta OBD di cui parlavamo poche righe sopra per poterla riavviare quando allontanati dalla chiave originale.

    Ovviamente esistono anche altri sistemi più o meno complessi che servono a bypassare le varie contromisure, ma si sa che vige il detto che fatta la legge trovato l’ingannno, anche se una adeguata contromisura , specie se meccanica , fa perdere tempo prezioso al ladro, che quindi potrebbe desistere e/o riservare le sue attenzioni su una differente preda.

    Il succo del discorso però è che se qualcuno vuole rubare proprio quella macchina troverà il modo di farlo, anche a costo di caricarla su un carroattrezzi o su un rimorchio schermato per farla sparire come si fà per le auto di super lusso, oppure quello di simulare un danno o un piccolo incidente all’auto in marcia dove il malcapitato scenderà per verificare cosa sia successo, e se nella concitazione avrà lasciato le chiavi nel quadro sarà facile mettersi alla guida e rubarla.

    Quindi il consiglio per evitare di farsela rubare è cercare di evitare atteggiamenti sbadati, come non verificare la effettiva chiusura delle portiere o lasciare le chiavi nel quadro quando si scende dall’auto, e cercare di attuare delle contromisure, anche se più o meno blande: dall’antifurto satellitare, al blocca pedali meccanico, alla blindatura della porta OBD  e della centralina dell’auto, al blocco meccanico con chiave del piantone dello sterzo, alla modifica personalizzata dell’accensione: tutta roba che come detto fà perdere tempo al ladro, aumentando il rischio di essere scoperti.

    Un’altra soluzione, che non risolve al 100% il problema è una polizza assicurativa contro il furto, che però generalmente non ripaga dell’intero valore della vettura, e che spesso non copre in determinate situazioni come il furto in aree private come garage o cortili condominiali, e a seconda delle polizze non copre il furto parziale (come quello di impianti audio, navigatori e luci) o danneggiamenti in caso di tentato furto o che comunque ha delle franchigie che non coprono l’intero danno: anche le polizze quindi vanno scelte con cura, verificando per bene cosa è coperto e cosa no, magari preferendo a quella più economica, quella con le maggiori garanzie.

  • Riparare un microonde con 4 euro

    Riparare un microonde con 4 euro

    A volte con un po di manualità si possono evitare spese importanti, un’esempio classico, capitato personalmente in questi giorni è con il formo a microonde.

    Il comodo elettrodomestico dopo 13 anni di onorato servizio ha iniziato a fare strani rumori con una sorta di sfiammata all’interno del forno,  visto il costo ormai esiguo di tali elettrodomestici mi sono immediatamente messo a scandagliare la rete in cerca di un sostituto, trovando offerte veramente interessanti.

    Ma navigando mi imbatto, con un po di sana curiosità, su dei siti che spiegano un po meglio come funzionano i microonde, quali possono essere i difetti e come ripararli, e scopro che il mio caso non è cosi strano e sopratutto di facile diagnostica e riparazione.

    Infatti tutti i microonde hanno loro interno un generatore di microonde (chiamato magnetron), che convoglia le onde su una guida d’onda, che per farla semplice fa arrivare le onde all’interno del forno,  a sua volta è protetta da una sorta di lamina per evitare che le onde elettromagnetiche e  i residui di cibo possano ritornare  indietro e raggiungere i due componenti citati rovinandoli.

    Questa lamina, una sorta di cartoncino fissata ad incastro  e/o con qualche vite all’interno del vano di cottura,  col tempo, venendo  a contatto con gli schizzi e i residui di cibo tende a deteriorarsi,  fino a bucarsi, e ovviamente bucandosi perde la sua funzione di schermatura generando un arco elettrico (la famosa “sfiammata” di cui parlavo).

    La soluzione è quindi sostituire quella lamina, che in realtà  non è un vero cartoncino (nonostante la somiglianza),  ma mica, un materiale che permette la schermatura di calore e sopratutto onde elettromagnetiche.

    Questo materiale lo si trova in fogli dai ricambisti di elettrodomestici,  basterà quindi procurarsi un pezzo di questo materiale della misura del pezzo ormai rovinato,  disegnare con una matita la sagoma del pezzo originale sul foglio di mica e con forbici, taglierino (e magari un buca cintura se ci sono dei fori) ritagliare a misura l’esatta forma del pezzo ormai andato.

    Basterà poi rimontare il nuovo pezzo nel forno e come per magia il fornetto non sfiammerà più, evitandoci una bella spesa,  dato che un foglio di mica nel mio caso è costato solo 4 euro (volendo si può comprare anche online ma le spese di spedizioni sono più alte del valore del “ricambio”).

    Ovviamente questo è stato un caso facile, altri problemi sono di più difficile risoluzione, e sopratutto agire  all’interno del fornetto (e non del vano cottura,  come in questo caso) può essere molto pericoloso per chi non sa cosa sta facendo, essenzialmente per due motivi, sia perchè il telaio del fornetto in genere è pensato per schermare le onde elettromagnetiche e quindi un’errato rimontaggio potrebbe far perdere tale schermatura con conseguenti fughe di radiazioni,  ma sopratutto per la presenza di condensatori ad alto voltaggio (come nei cinescopi o nei flash delle macchine fotografiche) che se non correttamente scaricati, possono produrre una scarica letale all’improvvisato riparatore.