Tag: streaming

  • Anche lavatrici sono in abbonamento

    Anche lavatrici sono in abbonamento

    Ormai ci stiamo abituando ai servizi in abbonamento, dove pagando una piccola quota mensile evitiamo di comprare un bene costoso, avendo a disposizione maggiore scelta e comodità senza limitazioni e pensieri.

    E la cosa è particolarmente diiffusa nelle piattaforme di streaming per l’intrattenimento come i vari Netflix, Disney+, Prime Video o simili,  per quelle musicali come Spotify o quelle per i videogiochi, ma la cosa ha preso piede in altri ambiti come per le stampanti dove é possibile abbonarsi a un servizio del produttore della stampante dove a fronte di un abbonamento in base al numero di stampe previste si riceveranno direttamente a casa le cartucce appena si apprestano a finire, eventualmente pagando un extra per le copie aggiuntive.

    Ma vuoi per moda o per comoditá la cosa sta forse sfuggendo di mano dato che si é arrivato ad avere qualcosa di simile anche per le lavatrici.

    Infatti Haier ha da qualche tempo sul mercato una propria lavatrice che è possibile ottenere in abbonamento insieme a degli specifici detersivi professionali realizzati da Nuncas che utilizzano un sistema di chimica disaggregata mutuato dalle lavatrici professionali: in pratica ha dei flaconi di detersivi liquidi speciali (smacchiatore, detergente delicato, super sgrassante e ammorbidente) che vengono combinati grazie ad una app nelle dosi specifiche per il singolo lavaggio ottenendo un risultato perfetto per ogni tipologia di capo e di sporco.

    Inoltre essendo collegata a internet la lavatrice saprá quando i flaconi si stanno esaurendo e fará in modo che possiate ricevere per tempo i nuovi comodamente a casa compresi nell’abbonamento sottoscritto.

    Questo abbonamento , della durata di 36 mesi, ha un costo mensile che varia in base al numero di lavaggi previsto: 18 euro per 100 lavaggi annui (circa 2 alla settimana), 23 euro per 220 lavaggi annui (circa 4 alla settimana) e 28 euro per 340 lavaggi annui (circa 6 alla settimana), a cui si aggiungono 80 euro per la consegna e installazione e comprende anche l’assistenza per tutto il periodo dell’abbonamento.

    A conti fatti peró la cifra che andiamo a pagare è importante, e alla fine il plus rispetto ad una comune lavatrice di proprietá puó essere l’esclusiva su quel particolare tipo di detersivi, ammesso che possa essere di nostro gradimento e la comoditá di non dovere acquistare detersivi o additivi.

    Se poi aggiungiamo che quella lavatrice in abbonamento è basata, flaconi a parte, su un modello a marchio Candy comunemente in vendita intorno ai 450 euro alla fine stiamo spendendo pure piú soldi per una lavatrice che al termine dell’abbonamento dovremo restituire.

    Il gioco quindi vale la candela solo se riteniamo i risultati del lavaggio, che comunque sono ottimi, migliori di quelli di una normale lavatrice con i detersivi tradizionali di nostro gradimento, altrimenti portafoglio alla mano possiamo tranquillamente sceglierne una normale, magari la stessa dalla quale deriva quella a noleggio, spendendo meno soldi.

    Diverso discorso se ci fossero delle promozioni o delle convenzioni che abbattono il prezzo, ma generalmente é piú facile che vadano in sconto delle lavatrici nei volantini dei centri di elettronica che non possa scendere un servizio in abbonamento, e considerato quello che succede con quelli in streaming non è neanche escluso che possa aumentare col tempo, aggiungendo pure la beffa di aver pagato anche di piú di quanto preventivato alla sottoscrizione.

    Voi le conoscevate? Avete valutato la sottoscrizione? Avete qualche dubbio, curiositá o suggerimento? Scrivetelo nei commenti,

  • La VPN serve davvero?

    La VPN serve davvero?

    Spesso su internet si sentono spesso pubblicizzare servizi di VPN che promettono sicurezza e protezione, ma sono davvero utili e mantengono le promesse?

    Ovviamente l’utilitá dipende da quello che vogliamo farci, oltre dalle funzionalitá offerte del servizio, ma va considerato che per un utente comune potrebbero essere superflue.

    Il suo ruolo é di creare un tunnel virtuale tra il nostro dispositivo e il server vpn nel quale fare passare i dati della nostra navigazione, che verranno crittografati così da non essere intercettabili né da un hacker né dal nostro provider internet.

    Questo procedimento ci da alcuni vantaggi, in primis il fatto che la nostra navigazione risulterá uscire dall’IP del nostro server VPN consentendo di farci localizzare in una localitá differente da quella dove ci troviamo, qualora il server al quale ci colleghiamo fosse ad esempio in un’altra nazione, così come mascherando l’IP si impedisce il tracciamento delle attivitá online del nostro IP originale tutelando la nostra privacy.

    VPN can protect your device

    Inoltre la crittografia dei pacchetti fa in modo che si crei una protezione che impedisca di vedere il nostro traffico e quindi permettere a qualcuno che non sia il nostro server VPN di leggere i nostri dati, che potrebbero altrimenti essere utilizzati da un malintenzionato o dal nostro provider per limitare o bloccare l’accesso a determinati siti.

    E la cosa diventa importante quando si naviga su reti pubbliche, su wifi gratuiti dove un malintenzionato può facilmente carpire i dati della nostra navigazione e magari utilizzarli per rubare dati , password o conversazioni private.

    Lo svantaggio puó essere in alcuni casi una minore velocitá, il dovere installare e ricordarsi di utilizzare un software in tutti i nostri dispositivi che puó essere complicato, ma soprattutto dato che ci si deve fidare del server VPN al quale ci si collega, quindi si è praticamente costretti ad utilizzare un servizio a pagamento che ci garantisca affidabilitá.

    Programmer writing code laptop, location

    Teoricamente esistono anche servizi gratuiti, ma a meno di utilizzi sporadici, ha poco senso di utilizzarli perché possono essere molto meno efficienti non disponendo delle risorse di un servizio a pagamento ma soprattutto per remunerare le spese necessarie al funzionamento potrebbero vendere i nostri dati, rendendo inutile se non dannoso l’utilizzo, soprattutto se abbiamo esigenze di privacy.

    Ma quali sono le applicazioni pratiche per cui potremmo avere bisogno di acquistarne una VPN? Sicuramente la possibilità di localizzarsi in un’altro paese ci apre le porte a contenuti con dei blocchi geografici, ad esempio poter vedere dall’Italia uno streaming disponibile solo per gli Stati Uniti, o vedere un programma della TV italiana quando siamo all’estero.

    Organizzandosi con cura si riesce pure a comprare prodotti e servizi destinati ad un paese estero, che possono avere funzionalitá e prezzi differenti: dal biglietto aereo venduto a un prezzo piú basso in un paese piú povero o dove c’é piú concorrenza, al servizio di streaming sportivo con le partite del nostro campionato venduto a cifre molto più abbordabili rispetto ai servizi nostrani.

    NASA Visualization Explorer Now Available For All iOS Devices

    Altro vantaggio é la possibilitá di aggirare blocchi e censure: spesso gli stati bloccano alcuni siti nel loro paese, ma localizzandosi in un paese dove il blocco non è presente si aggira il problema, e la cosa diventa importante in paesi come la Cina dove il blocco riguarda la maggior parte dei servizi internet occidentali, ma che abbiamo anche da noi quando tentiamo di accedere ad esempio , ad un sito di informazione russo. 

    In questi casi l’accortezza é ,quando si viaggia in paesi che hanno di queste limitazioni,  di attivare la VPN prima di partire perché l’accesso per abbonarsi  ai servizi di VPN potrebbe essere bloccato nel paese di destinazione.

    person using laptop computer during daytime

    A volte il blocco esiste per impedire l’accesso a siti illegali e bypassare questo blocco, a secondo delle leggi potrebbe costituire un reato, e se è pur vero che usando la VPN si riescono a nascondere le proprie tracce online un eventuale reato rimane comunque punibile.

    Sicuramente sará piú difficile farsi beccare in attivitá quanto meno borderline, come la fruizione di contenuti illegali o pirateria, ma anche accesso a materiale discutibile (ad esempio pornografico o  estremista) seppur non illegale, ma c’è da ricordare che se si commette un reato probabilmente si verrá puniti comunque anche se non in flagranza di reato.

    close up photo of guy fawkes mask

    Altra opportunitá delle VPN l’abbiamo quando i provider internet limitano il traffico dati mobile al raggiungimento di certe soglie di traffico, rallentando i fruitori dei siti che consumano piú banda : non potendo il provider sapere dove navighiamo, dato che vedrá il traffico esclusivamente in direzione della nostra VPN potremmo, a seconda dei casi bypassare queste limitazioni.

    Poi come detto ci viene in aiuto per la privacy, anche se la protezione non è completa al 100%, sicuramente complica il lavoro di chi ha intenzione di tracciare la nostra navigazione, sia a scopi pubblicitari che illegali, cosi come consente di arginare alcuni tipi di attacchi informatici specie quando sono coinvolte reti wifi pubbliche e dispositivi mobile come smartphone e tablet.

    close up photo of mining rig

    Voi conoscevate le VPN? Le utilizzate regolarmente?

  • Col Privacy Shield non si ferma solo la pirateria

    Col Privacy Shield non si ferma solo la pirateria

    Ormai i servizi di streaming video sono diventati un compagno irrinunciabile delle nostre serate e ci consentono di goderci un film , una serie tv o un evento sportivo comodamente dal nostro dispositivo collegato a internet.

    Il problema é che complice la domanda e la facilitá con cui le case di produzione possono mettere in opera il proprio servizio, il numero di questi servizi si sono moltiplicati a dismisura, costringendo a passare da uno all’altro per seguire le proprie serie preferite o la propria squadra del cuore, ognuna con un abbonamento differente.

    Ma se ovviamente abbonarsi a un paio di servizi puó essere ancora tollerato, pensare magari di abbonarsi a 10 servizi diversi é fuori discussione per la maggior parte delle persone, sia per una questione di costi che banalmente di tempo dato che si rischierebbe di pagare per servizi che non useremo.

    m

    E questa frammentazione ha portato gli utenti a strizzare l’occhio alla pirateria, sopratutto da quando praticamente tutti i servizi hanno dato una stretta alla condivisione degli account, quindi togliendo la possibilitá di poter smezzare con qualche amico il costo dell’abbonamento. 

    I vari servizi per correre ai ripari stanno introducendo piani con pubblicitá a prezzo scontato per cercare di recuperare gli utenti perduti, ma questo non é bastato ad arginare l’emorragia di disdette, con gli utenti che continuano a vedere gli stessi contenuti ma in modo illegale, rispolverando degli strumenti che erano passati di moda da quando i servizi di videostreaming erano pochi e soprattutto economici.

    Ma ora con questa frammentazione, i sempre maggiori costi per i diritti di trasmissione e la competizione per realizzare un prodotto di successo che possa sbaragliare la concorrenza ha fatto sì che i costi di produzione siano sempre maggiori e questo si riflette nel costo degli abbonamenti e quando il prezzo diventa proibitivo la pirateria non puó che avere gioco facile.

    Ma un utente che guarda a scrocco significa per il servizio non ripagare i propri costi, che anziché ingegnarsi per ridurre le spese e mantenere dei prezzi sostenibili per comoditá ribalterá le proprie spese sui clienti fedeli aumentando i listini se non vuole dichiarare bancarotta.

    Ovviamente é un serpente che si morde la coda, ma quando le cose iniziano andare male anche questi servizi finiscono per incattivirsi, specie con chi non paga.

    E facendo lobby sono riusciti ad introdurre dei blocchi e delle sanzioni per i pirati, che se prima impattavano solo su chi si arricchiva sfruttando la pirateria, ad esempio fornendo prodotti o servizi illegali per consentire la visione a sbafo, ora riescono a colpire anche il singolo utente , sia dal punto legale , dato che si rischiano multe anche di 5000 euro per la sola visione di contenuti pirata, ma anche con il blocco dei siti di streaming illegale, che sino a poco tempo fá tecnicamente non era possibile fare o era facilmente aggirabile.

    Infatti per arginare la pirateria è nato un sistema chiamato privacy shield, che permette di bloccare uno stream pirata entro 30 minuti dalla segnalazione dei titolari, in modo da evitare a chi non ne detiene i diritti di diffondere eventi sportivi in diretta, il tutto senza che un giudice abbia il tempo di stabilire se effettivamente ci si trovi in una situazione illecita e non dando al titolare la possibilitá di difendersi.

    Infatti grazie ad una legge di recente introduzione tutti i provider internet italiani dovranno immediatamente, dopo la segnalazione degli aventi diritto, bloccare gli indirizzi IP dal quale proviene lo stream pirata, rendendo inutili accorgimenti come l’uso di dns esteri e in teoria anche l’uso di vpn (anche se realtá basta utilizzare un servizio estero a pagamento per bypassare il blocco).

    Il problema è che un blocco fatto dal provider rischia di bloccare , come é giá successo, anche siti perfettamente legittimi che condividono il server o l’indirizzo IP con lo stream pirata, buttando giú siti incolpevoli e considerando che non è semplice né veloce fare ricorso per segnalare l’errore, i malcapitati si troveranno i propri servizi bloccati per giorni senza poter intervenire a meno di pagarsi di tasca un nuovo server sperando di non venire ulteriormente bloccati.

    La toppa infatti si sta rivelando peggiore del buco, sia per le problematiche tecniche in seno ai provider, all’elevato rischio di falsi positivi e al fatto che , seppur con qualche sbattimento in piú, chi vuole piratare ha comunque il modo di aggirare il problema. 

    a man looking at a computer screen with data

    Voi conoscevate questo sistema? Avete avuto dei problemi? Avete qualche altra domanda, consiglio o suggerimento? Scrivetelo nei commenti

  • Arrivano aumenti shock per le piattaforme di streaming

    Arrivano aumenti shock per le piattaforme di streaming

    Purtroppo chi usa i servizi in streaming , da quelli per i video, a quelli per la musica o per i videogames se ne sarà accorto: stanno aumentando i prezzi e in molti casi viene meno la possibilità di condividere l’abbonamento laddove era tollerato.

    E gli aumenti , soprattutto per le piattaforme che trasmettono eventi sportivi sono aumentati considerevolmente, basti pensare a Dazn che per il pacchetto che include la serie A chiede 40.99 euro al mese contro i 30.99 della stagione precedente, aumenti mitigabili leggermente se si acconsente a perdere uno dei più apprezzati vantaggi degli abbonamenti in streaming: la possibilità di disdire quando si vuole l’abbonamento.

    people watching soccer game

    Ma anche gli altri servizi non sono da meno, Disney plus da novembre passerà da 8.99 a 11.99 al mese e introduce dei piani piu’ economici per chi rinuncia alla condivisione delle password o visualizza la pubblicità introducendo il piano Standard con solo due 2 stream contemporanei, senza il 4K e il Dolby Atmos al prezzo precedente di 8.99 e il piano con la pubblicità a 5.99 dove si rinuncia anche al download dei contenuti per la visione offline

    Anche NowTv da fine settembre rimodula l’offerta abbassando leggermente il prezzo di alcuni pacchetti ma lanciando la pubblicità sui contenuti on demand che si potrà evitando pagando 5 euro al mese della nuova opzione premium: in pratica un aumento mascherato per chi non vorrà sorbirsi la pubblicità, Netflix già da qualche mese ha eliminato la condivisione degli account e rimodulato i piani aggiungendo un piano base con pubblicità,  Spotify ha aumentato da luglio i piani premium di 1 o 2 euro al mese a seconda del prodotto scelto, Amazon prime aveva gia’ aumentato il canone di 1 euro al mese (e non è escluso che arrivi a breve un nuovo ritocco), cosi come ha fatto Apple TV+ passata a  6.99 mensili e pure gli abbonamenti ai videogiochi di Xbox e Playstation hanno subito rincari. 

    man and woman sitting on a couch in front of a television

    Tra i pochi servizi ad essere passati indenni agli aumenti al momento c’è Paramount+ ma considerato che negli USA ha da poco ritoccato i listini non è escluso che tra qualche tempo succeda altrettanto dalle nostre parti, così come per YouTube Premium e YouTube Music che hanno da poco subito dei ritocchi ai listini negli states.

    Alla fine se si sommano tutti gli abbonamenti , almeno quelli a cui si farebbe fatica a rinunciare si finisce a pagare più della pay tv unica con tutte le opzioni attive, cosa che porterà il pubblico, in un momento dove l’inflazione è alle stelle a fare delle rinunce per dei servizi di cui, magari controvoglia, se ne può comunque fare a meno.

    woman in white shirt using silver macbook

    Per arginare il problema molte piattaforme hanno introdotto dei profili con pubblicità ad un prezzo più basso, vicino a quanto si spendeva condividendo l’abbonamento, ma altrettanto vicino al prezzo del servizio senza interruzioni pubblicitarie richiesto prima degli aumenti .

    E volendo difendersi da queste mosse, ci sono poche soluzioni e anche i servizi che favorivano la condivisione degli abbonamenti mettendo a disposizione una piattaforma per dividere la spesa stanno venendo meno, un po’ perchè sono sempre meno i servizi dove è rimasta possibile la condivisione ma anche perchè queste piattaforme iniziano ad essere assimilate alla pirateria e quindi osteggiate o bloccate dai servizi di streaming e dalle autorità anti pirateria.

    person holding cds

    E complici gli aumenti , la rinuncia forzata a qualche abbonamento e la frammentazione dell’offerta sta riportando in auge la pirateria che nei tempi era passata di moda. C’è da dire che la lotta alla pirateria, specie per quanto riguarda gli eventi sportivi in diretta si sta inasprendo, con pene importanti comminate non solo a chi organizza, trasmette o rivende sistemi di pirateria come il celebre “pezzotto”, ma anche a chi fruisce del servizio pirata che se beccato rischia di dover pagare multe da migliaia di euro rendendo poco conveniente la cosa. Ma anche chi si rivolgeva agli streaming esteri gratuiti facendo lo slalom tra le varie pubblicità si troverà a doverci rinunciare perchè con le nuove normative i flussi di streaming pirata potranno essere bloccati all’istante , quindi durante la partita, senza attendere l’intervento di un giudice, cosa che ne complicherà la visione in Italia. Probabilmente con l’uso di una VPN si potranno bypassare alcune di queste limitazioni, ma se si deve spendere dei soldi per un servizio tanto vale farlo per quello legale.

    netflix on an imac

    Insomma comunque la si veda usare i nostri amati servizi in streaming ci costerà sempre di più, magari si puo’ mitigare ingoiando la pillola amara della pubblicità o rinunciando a quelli che usiamo di meno, magari stando attenti a mantenere attivo l’abbonamento solo quando usiamo effettivamente il servizio. Voi come pensate di reagire a questa valanga di aumenti? Scrivetelo nei commenti!

  • E’ arrivata la fine della condivisione di Netflix

    E’ arrivata la fine della condivisione di Netflix

    Una soluzione molto diffusa tra gli utenti Netflix è stata la condivisione delle password con amici o parenti per divedere la spesa e consentirci di godere di uno dei piú amati servizi di streaming ad un costo contenuto.

    Questa modalità che a differenza di altri servizi concorrenti é sempre stata tollerata da Netflix e permetteva di far conoscere il servizio a tanti utenti, evitare la pirateria e soprattutto manteneva attivi degli utenti che sfruttando poco il servizio non avevano interesse ad abbonarsi a prezzo pieno.

    man and woman sitting on a couch in front of a television

    Purtroppo le avvisaglie che le cose sarebbero cambiate circolavano da tempo, con l’aumento del prezzo dei piani che permettevano la condivisione e con il lancio della versione con pubblicitá che permetteva di avere un account non condiviso a poco piú di quanto costava dividere la spesa di un abbonamento premium.

    Ma ora anche in Italia , dopo essere approdata in altri paesi, arriva la mannaia, infatti viene ora lanciato anche da noi il concetto di utente extra a pagamento: chi usufruisce del servizio fuori dall’abitazione del titolare dell’abbonamento deve pagare 5 euro in piú per ogni utente, e sono possibili solo 2 utenti extra sul piano premium, e uno solo sul piano standard.

    Television screen with Netflix logo

    Questo significa che condividere l’abbonamento non sará tecnicamente impossibile ma diventa molto meno conveniente, dato che il piano più costoso potrá ora essere condiviso con massimo 3 utenti anziché 4 , e aggiungendo il costo del nuovo balzello significa che condividere il premium costerá piú non solo del piano con la pubblicità, ma anche del piano base: in pratica ha senso solo se tutti gli utenti hanno necessitá di usare il 4k.

    Se si va a condividere il piano standard , che permette solo 2 condivisioni e non ha il 4k, balzello incluso si spenderebbe a testa piú del pacchetto base e la differenza sarebbe avere il full hd anziché l’HD standard, ma va considerato che potrebbe convenire addirittura il piano con la pubblicitá che costa ancora meno e ha già il full hd incluso , anche se perde la possibilitá di scaricare i contenuti sul dispositivo, oltre a rinunciare a qualche contenuto esclusivo delle versioni senza pubblicitá.

    app entertainment ipad mockup

    Insomma la convenienza di condividere l’abbonamento diventa molto scarsa, a meno di non voler sfruttare la migliore risoluzione degli abbonamenti piu costosi, ma questo significa anche che un utente che usava il servizio raramente difficilmente vorrá pagare un abbonamento a prezzo pieno sapendo di non usarlo, quindi se chi lo usa assiduamente passerá probabilmente ad un piano piú economico, magari quello con la pubblicitá, molti chiuderanno l’account, eventualmente riattivandolo sporadicamente solo quando dovesse uscire qualcosa di imperdibile, cosa che ha portato Netflix a perdere un numero considerevole di abbonati nei paesi dove ha giá introdotto questa politica.

    Tralaltro queste nuove regole disturberanno anche chi ha una seconda casa, perché potrebbero rilevare la casa al mare come nuovo nucleo domestico e richiedere il pagamento della tariffa extra, anche se fintanto che si usa netflix da un device mobile e non attaccato ad una tv per il momento non dovrebbe essere richiesto il balzello.

    netflix on an imac

    Alla fine della fiera per molti significherà rassegnarsi a pagare di piú, ad altri ad abbandonare Netflix per approdare ad un servizio concorrente o per ritornare magari alla pirateria che grazie ai bassi costi della condivisione era passata di moda.

    Voi siete abbonati a Netflix? Vi é arrivata la mail dove vi comunicano la nuova politica? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti!

  • I cd stanno per tornare di moda?

    I cd stanno per tornare di moda?

    Il mondo della musica negli ultimi tempi ha visto tanti cambiamenti, e se ormai lo streaming e comunque i formati digitali la fanno da padrone,  i vinili sono tornati di moda, probabilmente piú come feticcio da possedere per sostenere il cantante di cui siamo fan che non come supporto per ascoltare la musica.

    Infatti non é raro che molti acquirenti di dischi non abbiano neanche un giradischi o che ascoltino principalmente il disco che hanno acquistato, in forma digitale, magari scaricando i file ottenuti insieme al disco.

    Ma il vinile purtroppo ha un grosso limite, costa parecchio produrlo, spedirlo e distribuirlo e se davvero raramente verrá solcato da una puntina ha senso spendere 40 euro quando lo stesso titolo in cd da nuovo ne costa 10?

    Considerando poi che a differenza del passato, un disco moderno nasce in digitale e viene comunque convertito in analogico per potere essere stampato su vinile si perde anche filosoficamente il vantaggio di avere un costoso supporto analogico.

    Quindi per chi vuole solo la trasposizione fisica di un disco che poi ascolterá in streaming ha senso comprare un vinile a quei prezzi? 

    Probabilmente no, ma se si vuole possedere fisicamente quel disco, e magari risparmiare non solo solo soldi ma anche spazio nelle libreria, il modo più conveniente è di acquistare il tanto bistrattato cd.

    E’ finito fuori moda, è stato quasi completamente soppiantato dal ritorno del vinile nei pochi negozi di dischi superstiti ma in realtà è ancora vivo e considerato che è poco richiesto costa poco, soprattutto in confronto ai 33 giri.

    Così come costa poco riprodurlo, perché nonostante il lettore cd sia sparito dai nostri computer può essere letto da un qualsiasi lettore di dvd o blueray attaccato alla tv o con un lettore o un masterizzatore usb che si può ancora comprare con poca spesa.

    E a differenza delle cassette, altro formato concorrente dell’epoca, è piú facile riprodurlo, in quanto i lettori a cassette sono praticamente spariti dal mercato del nuovo e a differenza di cd o giradischi riesumare un apparecchio fermo da anni richiede molto probabilmente la manutenzione di un tecnico per la sostituzione delle cinghie sciolte dal tempo.

    collection of assorted music discs in shop

    Essendo il CD passato di moda qualcuno se ne disfa e si possono trovare titoli importanti su cd nelle bancarelle e nei mercatini al prezzo di un caffé o poco piú.

    Ed é il momento di approfittarne e farne incetta perché con il costo dei vinili che aumenta sempre, i cd anche da nuovi nel giro di qualche tempo sicuramente torneranno di moda come è stato per i vinili ed allora  i loro prezzi aumenteranno.

    white and black compact discs

    Probabilmente non arriveranno al livello attuale dei vinili in quanto piú economici da produrre, ma è verosimile che possano arrivare a costare la metá del costo attuale di un vinile, e se abbiamo comprato oggi un cd a 2 euro magari nel giro di qualche anno potrebbe tranquillamente costarne 20, quindi diventare paradossalmente pure un ottimo investimento.

    collection of compact disc

    Inoltre si trasportano piú facilmente, pesano ed ingombrano meno, e comunque non sono certo il male assoluto per l’ascolto dei nostri album, se poi col costo di un solo vinile nuovo magari ci portiamo a casa 10 cd usati forse è anche un modo piú democratico per avvicinarci alla musica e magari scoprire degli artisti che non conoscevamo.

    Voi come ascoltate la musica? In streaming , su vinile o usate il tanto bistrattato cd? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti

  • Come farsi un vero impianto hi-fi spendendo meno di una cassa bluetooth

    Come farsi un vero impianto hi-fi spendendo meno di una cassa bluetooth

    L’ascolto della musica in casa generalmente é relegato alle cuffie collegate allo smartphone, alle casse bluetooth o ad un assistente vocale come Echo di Amazon o il Google Nest dove la qualitá dell’ascolto seppur accettabile per le dimensioni dell’apparecchio non puó mai essere granché.

    E lo stesso dicasi per le soundbar che attacchiamo alla tv per migliorare l’audio e la motivazione é la stessa: le dimensioni delle casse contano per ottenere un bel suono, non si può pensare di avere un audio di qualitá in uno spazio di pochi centimetri dove manca fisicamente lo spazio per la cassa armonica come nel retro di una tv a schermo piatto.

    Certo si possono usare stratagemmi software per simulare la spazialitá dell’audio e migliorare leggermente le cose, ma spesso queste soluzioni di compromesso finiscono per creare un suono artificiale e poco piacevole. 

    Inoltre acquistare un prodotto migliore dello stesso tipo non porta miglioramenti significativi a fronte della spesa investita, passare da una cassa bluetooth da 30 euro a una da 300 o da una soundbar da 80 euro a una da 600 migliora un po le cose ma non risolve il problema, soprattutto considerando che con quella spesa o anche meno si può iniziare a portare a casa un impianto hifi vero, magari recuperando qualche pezzo sul mercato dell’usato.

    Infatti inseguendo le inserzioni e schivando qualche fregatura ci si puó portare a casa un amplificatore, un paio di casse decenti e un lettore cd anche con 150 euro, meno del costo di una cassa bluetooth di marca.

    Infatti i prodotti hifi degli anni 90-2000, forse gli ultimi presenti in massa nelle case si portano a casa a prezzi interessanti , spesso sono prodotti di qualitá, fatti per durare, progettati e realizzati in Europa o in Giappone e non prodotti in massa da un terzista cinese che per tagliare i costi al massimo usa componentistica di scarsa qualitá e lesina sul controllo qualitá degli apparecchi. 

    E pazienza se si dovrá rinunciare ad avere integrata qualche comoditá dei prodotti piú moderni , come radio dab , connessione bluetooth o streaming di rete, anche se la presenza di tanti ingressi ci permette di collegarci un dispositivo esterno come un ricevitore bluetooth che con una manciata di euro, permette di collegare l’amplificatore allo smartphone e godere della musica liquida in streaming.

    Anche collegare il TV ad un impianto non recente è possibile tramite un DAC che si può attaccare alla presa ottica del televisore da una parte e all’impianto hifi dall’altra tramite un cavo apposito ottenendo un risultato migliore di una soundbar.

    Infatti a differenza di certi prodotti recenti le possibilitá di collegamento non mancano anche su apparecchi di fascia economica e poiché il bello di queste soluzioni é la possibilitá di abbinare prodotti diversi per marca, tipologia, qualitá ci si puó divertire nell’ottenere la migliore resa comprando vendendo o scambiando i componenti.

    E trattandosi di modelli usati rivendendo e scambiando, a differenza del nuovo, non ci si perde tanti soldi dato che il deprezzamento lo hanno gia avuto.

    Anzi se uno poi inizia a smanettare può divertirsi a comprare pezzi guasti a prezzo simbolico e aggiustarli da solo risparmiando parecchio, salvandoli dalla discarica e con maggiore soddisfazione di comprare un prodotto giá a posto.

    Tralaltro a differenza di quello che avveniva in passato, su certi apparecchi moderni i produttori lesinano sui collegamenti, magari nei prodotti piu economici , non solo si ha un wattaggio, impedenza delle casse o alcune funzioni in meno, ma vanno ad eliminare collegamenti come la presa phono per i giradischi (problema ovviabile tramite un pre-phono esterno), l’uscita ottica, quella per le cuffie o il numero di uscite di linea, quindi comprare usato ha senso anche per la versatilitá e non solo per il portafoglio.

    Certo c’è da stare attenti ad evitare prodotti difettosi o comunque delicati specie per quelli dove i ricambi non si trovano o la manodopera per la riparazione costerebbe più del valore del prodotto in ottime condizioni, oltre a fare attenzione a non strapagare certi prodotti particolarmente di moda tra gli appassionati e prestare particolare attenzione su alcuni prodotti , in origine piu economici, che possono risentire più di altri dei segni del tempo (esempio le sospensioni in foam anziche in gomma di certi altoparlanti che col tempo tendono a sbriciolarsi e la riparazione non sempre è conveniente).

    Alla fine un buon impianto hifi usato , ha un suono migliore, è più divertente ed economico di una cassa bluetooth o di una soundbar, voi siete d’accordo? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • Streaming: si ritorna alla Pirateria?

    Streaming: si ritorna alla Pirateria?

    Parliamo delle piattaforme streaming per vedere film, serie tv e sport via internet: ormai ce ne sono tante e tante ne stanno nascendo, al punto che quasi ogni major cinematografica ha la propria , oltre a quelle locali, quelle indipendendenti, quelle finanziate dalla pubblicitá , quelle che vendono i contenuti on demand, quelle che sono emanazione di emittenti televisive o a quelle che trattano solo eventi sportivi. Insomma trovare un contenuto diventa complicato, anche se ci si puó aiutare con applicazioni come JustWatch che permettono una ricerca sui vari cataloghi delle piattaforme indicandoci dove e a quali condizioni è disponibile il contributo che stiamo cercando.

    Il problema é che spesso il contenuto di nostro interesse è a pagamento, e magari per vedere solo un contenuto non vale la pena abbonarsi all’ennesimo servizio di streaming. E anche a volersi abbonare a tante piattaforme non si avrebbe il tempo per usufruire del servizio rischiando di pagare un abbonamento per vedere magari uno o due ore di contenuti in un mese o forse anche meno.

    Certo molti servizi consentono di abbonarsi gratuitamente per qualche giorno allo scopo di provare il servizio, cosa che si puó certamente fare la prima volta o se si cerca un film da guardare una tantum, meno se vogliamo vedere una serie tv, sempre ricordandoci che per l’abbonamento di prova è generalmente richiesta una carta di credito e se ci dimentichiamo di disattivare il servizio per tempo ci troveremo addebitato almeno il primo mese di abbonamento. E per fortuna che quasi tutte permettono di disattivare il servizio senza troppi problemi alla fine del primo mese utile , anche se per qualcuna ci si deve ricordare di dare disdetta un certo periodo di tempo prima della scadenza.

    Ma il problema è che le piattaforme sono tante e non si puó pensare ad abbonarsi a tutte, ed infatti spesso si usava lo stratagemma di scambiarsi gli accessi con gli amici o di condividere i costi di un abbonamento famiglia con gli amici suddividendo la spesa dell’abbonamento, sempre se questa possibilitá veniva tollerata dalla piattaforma di nostro interesse.

    Il problema è che tra inflazione, cambio euro dollaro e maggiori costi per l’acquisizione dei diritti dovuta alla maggiore competizione con le piattaforme concorrenti i costi si sono alzati e quindi anche le politiche di condivisione stanno iniziando a diventare piú ostiche: a seconda della piattaforma, molte hanno smesso di tollerare questa pratica consentendo la visione contemporanea solo se scaturita da uno stesso ip, rompendo le scatole anche a chi usava onestamente la piattaforma solo in famiglia dove magari il figlio guardava la serie tv sull’autobus dalla connessione del cellulare e la mamma dalla tv di casa in salotto connessa alla fibra ovviamente da ip diversi.

    Qualche piattaforma dopo avere aumentato i costi dell’opzione che permette la condivisione sta iniziando a bloccarla o a chiedere delle verifiche a chi ha un piano family, qualche altra tagliando la testa al toro ha aumentato i prezzi a tutti gli utenti o comunque ha preannunciato degli aumenti, qualche altra ha pianificato delle formule con pubblicitá in mezzo ai contenuti che permetteranno di abbattere il costo del piano base per recuperare parte degli utenti che non potranno piú condividere l’abbonamento.  

    Insomma i costi giocoforza sono aumentati o stanno aumentando, la dispersione delle piattaforme aumenta e anche i metodi piú o meno legali per abbonarsi a basso costo stanno venendo meno: questo significa solo una cosa , che ritornerá a prendere piede la pirateria aiutata anche dal fatto che con le moderne connessioni veloci anche scaricare illegalmente un film richiederá non piú ore o giorni come in passato ma giusto qualche minuto. 

    Alla fine se il buono delle piattaforme streaming era quello di essere riuscite a mettere un freno alla pirateria, l’eccessiva ingordigia delle case incapaci di creare una piattaforma unica o comunque pochissime piattaforme indipendenti rischia di diventare un boomerang, e l’utente tolto qualche caso specifico non potrá fare altro che difendersi con la vecchia arma della pirateria.

    Voi cosa ne pensate? Vi siete abbonati a tutte le piattaforme o condividete gli account con gli amici? Fatecelo sapere, e se avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare, scrivetelo nei commenti.