Tag: cina

  • Dazi alle cinesi, addio alle auto elettriche?

    Dazi alle cinesi, addio alle auto elettriche?

    Una novità colpisce le automobili elettriche prodotte in Cina, visto che a partire da Luglio vengono applicati dei dazi aggiuntivi , che variano , a seconda del produttore, dal 19 al 38% che si sommano al 10% previsto per le auto cinesi di qualsiasi motorizzazione.

    Questo dazio monstre nasce con la scusa di compensare ipotetici aiuti di stato concessi ai produttori cinesi dallo stato, e questo spiega la differenza di trattamento tra case come BYD o Tesla a cui viene applicata la tassa minima e MG, Maxus e gli altri prodotti del gruppo SAIC a cui viene applicato il massimo, con una pletora di costruttori a cui viene applicata una via di mezzo.

    electric cars charging on stations

    In realtá si tratta di una guerra commerciale contro la Cina, dato che anche i produttori europei godono di imponenti aiuti di stato per la produzione di macchine pulite, ma soprattutto si tratta di un’operazione contraria al principio di libero scambio delle merci, che porterá delle contromisure come ritorsione, e considerando la dipendenza delle case europee dalla Cina, sia per la vendita di auto di lusso europee che per l’importazione di componentistica, questo porterá grossi problemi alle case europee, e a seconda delle decisioni  che verranno prese potrebbe estendersi ad altri settori, come ai prodotti alimentari europei venduti massicciamente in Cina e che potrebbero essere colpiti di dazi della stessa portata.

    Inoltre non va dimenticato che gran parte delle auto elettriche in vendita in Europa, anche se hanno sul cofano importanti marchi tedeschi, spagnoli , svedesi, francesi, americani, italiani o inglesi sono importati direttamente dalla Cina.

    In qualche caso in Europa viene fatto solo l’assemblaggio finale con componentistica completamente di provenienza asiatica, o un adattamento di un prodotto sostanzialmente made in China, ma anche quelle dove almeno una parte della produzione è locale montano quasi tutte esclusivamente batterie e motori di origine orientale.

    Ovviamente questi dazi non fermeranno i produttori cinesi , dato che quelli piú grossi si stanno attrezzando per assemblare in Europa i loro prodotti con l’apertura di stabilimenti o con la collaborazione con aziende europee, mentre quelli piú di nicchia valuteranno l’abbandono del mercato europeo.

    Ad ogni modo sia che le auto elettriche vengano costruite in Cina o magari assemblate in Europa, con costi di produzione sicuramente piú alti di quelli cinesi, il rincaro dovuto ai dazi verrá ribaltato sui prezzi pagati dall’utente finale, e se parte degli aumenti potranno in una prima fase di assestamento essere assorbiti dai produttori con i dazi piú bassi, certo non potrá farlo chi si trova a pagare il 48% di tasse di importazione.

    Questo sta portando e porterá a tendere ad aumentare considerevolmente i listini delle auto elettriche, che giá erano poco apprezzate dai consumatori a causa delle problematiche e dei compromessi necessari al loro utilizzo rispetto alle loro controparte termica e con gli aumenti di prezzo le renderá poco appetibili alla maggior parte della popolazione.

    Se poi si considera che dopo le elezioni europee il peso dei partiti ambientalisti si è ridotto, questo potrebbe essere il colpo di grazia alla mobilitá elettrica o comunque alla sua imposizione sulla totalitá delle nuove immatricolazioni previsto per il 2035, che diventa ancora piú irrealizzabile se l’automobilista comune non potrá piú permettersi di acquistare un auto elettrica a causa del prezzo d’acquisto folle.

    Tutto dipenderá dalla lungimiranza dei politici europei, ma c’è da dire che queste azioni non  lasciano presagire nulla di buono per le tasche dei consumatori.

  • Addio a tiktok e alle nostre libertá digitali

    Addio a tiktok e alle nostre libertá digitali

    Uno dei social piú in voga del momento, TikTok rischia di scomparire, quanto meno negli Stati Uniti, e se questo venisse confermato é probabile che faccia la stessa fine anche in Europa.

    Tik Tok, infatti rischia il ban negli States ufficialmente per questioni di sicurezza nazionale, in realtá é la vittima della guerra commerciale contro la Cina, essendo la proprietà cinese, e nonostante i dati dell’applicazione, a causa delle prescrizioni di legge,  risiedono esclusivamente nel territorio dove é residente l’utente e non vengono pertanto conservati in Cina, dovrá comunque essere venduta ad una compagnia americana o altrimenti verrá vietata sul suolo americano.

    person holding black android smartphone

    La compagnia proprietaria ha fatto sapere che l’app non è in vendita, quindi è probabile che alla fine dell’ultimatum di 9 mesi concesso dal governo federale, a meno di ripensamenti non sará piú disponibile sugli store e sui cellulari degli utenti americani.

    E anche in Europa, continente vassallo dell’America, per Tik Tok tira una brutta aria: giá la app era stata vietata ai funzionari della commissione europea per presunti problemi di sicurezza, sono stati richiesti chiarimenti per il funzionamento di alcune sue funzionalitá e anche Ursula Von der Leyen, ha recentemente fatto intendere che non è escluso che anche in Europa nel prossimo futuro venga bannata come negli USA.

    woman in blue long sleeve shirt and blue denim jeans

    La sua colpa è di essere un’applicazione di successo non sviluppata da una compagnia americana, quindi non direttamente controllabile, che la si voglia vedere come protezionismo degli americani o una pedina della guerra commerciale in essere contro la Cina, pagherà per il suo successo.

    Ma non sará l’unica app che rischia di scomparire a seconda dei chiari di luna dei governi, soprattutto in Europa, dopo l’approvazione del DSA, Digital Services Act non mancano gli appigli per bloccare applicazioni sgradite alla politica.

    E nel mirino ci sono app che con la scusa di misinformazione o disinformazione , gestione della privacy o sicurezza veicolano contenuti che possono rivelarsi poco graditi, soprattutto in un periodo di guerra dove la censura e la propaganda, seppure in maniera subdola sono ben presenti dalle nostre parti.

    a woman using smartphone and ring light

    E a rischiare sono applicazioni dove si tende a non controllare le opinioni degli utenti, consentendo di pubblicare o non ostacolando la diffusione di certe tipologie di contenuti ritenuti scomodi o non allineati , anche se perfettamenti legali e veritieri, soprattutto in periodo di campagna elettorale.

    I primi indiziati sono Telegram e X , precedentemente noto come Twitter, dove la libertá di espressione degli utenti viene tutelata maggiormente rispetto ad altre applicazioni concorrenti, dove utilizzando il grimaldello del fact-checking vengono spesso silenziate, o ridotte nella diffusione discussioni con punti di vista non allineati al sentire comune, vuoi per piaggeria coi potenti, vuoi per non rischiare sanzioni o per non vedersi tagliati gli introiti pubblicitari, parlare di certi argomenti diventa quasi impossibile.

    Ma anche piattaforme piú vicine al potere come Facebook e Instagram sono a rischio : di recente sono state messe sotto inchiesta dalla comunitá europea in quanto non farebbero abbastanza per contrastare la presunta disinformazione russa, a riprova che basta portare un parere non allineato, come magari esprimere il punto di vista dei russi nella guerra con l’Ucraina, per essere silenziati.

    Atteggiamento che comunque non è nuovo visto che prima dei conflitti in Ucraina e in Palestina, il capostipite degli argomenti taboo é stato il covid, dove si silenziava ogni opinione minimamente critica sia sui vaccini che sulla gestione della pandemia, green pass e limitazioni alla circolazione.

    Purtroppo le libertà digitali si stanno lentamente stringendo, e se un tempo a venire limitata era la circolazione di informazione nei giornali e nelle tv, ora che il dibattito politico nasce principalmente in rete è la rete a venire silenziata se questo si ritiene che possa essere funzionale al potere.

    E questo avviene indipendentemente dal punto di vista o dalla veridicitá delle affermazioni , dato che per l’utente comune o per una fonte indipendente, solo trattare di certi argomenti diventa taboo, a meno di non essere una fonte ufficiale , e quindi piú soggetta al controllo del potere: quando si trattano argomenti scomodi si potrá sottostare alla limitazione della diffusione dei propri post , alla segnalazione o alla cancellazione dei contenuti.

    Voi cosa ne pensate? Avete notato limitazioni alla vostra libertà digitale? Avete qualche dubbio o curiositá? Scrivetelo nei commenti.

  • Sono i ricambi il problema delle auto cinesi?

    Sono i ricambi il problema delle auto cinesi?

    Se avete avuto l’idea o la necessitá di cambiare auto ve ne sarete accorti: le auto rispetto solo a pochi anni fá costano decisamente di piú, e se prima del covid con 20.000 euro vi portavate a casa un macchinone, ora con la stessa cifra fate difficoltá ad acquistare un’utilitaria.

    Questo perché le normative sull’inquinamento hanno di fatto creato una tassa occulta su ogni auto venduta con il risultato che la stessa auto costi alcune migliaia di euro in piú, che se possono essere piú facilmente spalmabili in auto dal costo importante, su una macchina economica, dove i guadagni per le case sono sempre stati esigui significa arrivare alla decisione , giá presa da molte case, di non vendere piú automobili piccole perché non convenienti: se il consumatore, deve spendere 30.000 euro per un’utilitaria per la stessa cifra preferirá una macchina piú grande, che paradossalmente consuma ed inquina di piú.

    E entrando in una concessionaria di marchi storicamente alla portata di tutti vedere esposte quasi tutte le auto a prezzi superiori ai 40-50.000 euro ci lascerá quantomeno esterefatti facendoci pensare a delle alternative.

    E visto che di macchine piú piccole ormai praticamente non se ne trovano, almeno a prezzi umani, le alternative sono due: o si punta su marchi super economici o sull’usato.

    Ma anche i prezzi dell’usato sono aumentati parecchio, rendendo la scelta meno conveniente, in quanto risentono degli aumenti dei prezzi di listino del nuovo e delle difficoltà di consegna di molte auto, con tempi di attesa estenuanti che solo recentemente stanno iniziando a tornare alla normalità.

    Pertanto pensare a quei marchi sconosciuti, spesso di origine cinese, che fanno capolino nelle pubblicitá, venduti a prezzo di affare, dove a meno del prezzo di un’utilitaria si porta a casa un suv moderno con tutte le tecnologie che vanno di moda sicuramente diventano un’opzione da considerare. Ma è tutto oro quello che luccica?

    Beh c’è da dire che già solo rispetto a qualche anno fa queste auto sono migliorate sia nella qualità che nelle prestazioni, e seppur vero che in qualche caso bisogna fare qualche rinuncia, il risparmio rispetto ad un’automobile europea fa passare in secondo piano qualche piccola mancanza. 

    Spesso poi anche la garanzia che viene offerta da questi marchi è superiore a quella di case piú blasonate, indice che cura costruttiva e qualità sono quantomeno adeguate, altrimenti andrebbero in perdita riparando in garanzia le automobili.

    Quello dove peccano peró questi modelli sono nella reperibilitá dei ricambi, esistono casi di auto ferme anche un anno e mezzo in attesa dei pezzi di ricambio, e questo significa nel migliore dei casi andare in giro con una macchina non perfetta in attesa della risoluzione del problema, o altrimenti avere la macchina ferma in officina con seri problemi per la nostra mobilitá.

    Il problema è più evidente con quelle auto importate da un distributore europeo che rimarchia col proprio nome auto di origine cinese: approviggionandosi da diversi produttori e avendo tanti modelli a listino è difficile tenere un magazzino ricambi fornito di tutti i pezzi per tutte le auto trattate e se per sfortuna a noi serve un pezzo non disponibile nel magazzino europeo, ordinarlo dal paese di origine richiede mesi. 

    Se si è fortunati si puó tentare di trovare il pezzo da un’altra casa perché condiviso con altre auto o perché banalmente un altro distributore rimarchia con il proprio nome la stessa auto cinese, ma se si tratta di un pezzo modificato appositamente per il distributore o per il mercato europeo non potremmo neanche tentare di acquistarlo direttamente dalla Cina, e quindi dover attendere necessariamente i tempi dell’importatore ufficiale.

    Inoltre c’è da considerare che in Cina i marchi di automobili sono oltre 300, e che i distributori europei che trattano auto cinesi sono tantissimi e molti vista la richiesta tanti si stanno affacciando a questo mercato: ció significa che dopo un primo boom iniziale tanti scompariranno o si fonderanno tra di loro e se abbiamo la sfortuna di aver acquistato la macchina di un brand destinato a morire,  reperire i ricambi, soprattutto dopo alcuni anni dall’acquisto,  potrebbe diventare impossibile, con il paradosso di dover rottamare un’auto potenzialmente ancora valida perché non si trova un pezzo di ricambio da pochi euro.

    Questo non significa evitare di acquistare auto cinesi, dato che generalmente sono comunque buoni prodotti e proposti a prezzi piú che interessanti, ma di informarsi sulle case produttrici e scegliere magari prodotti di quelle piú solide e importanti e che magari abbiano un’importazione diretta e non passino da un piccolo distributore che potrebbe fallire da un momento all’altro se sbaglia il modello da importare.

    Succede come il mercato dell’elettronica dove i supermercati sono pieni di televisori o piccoli elettrodomestici venduti a basso prezzo con marchi di fantasia o con nomi storici riesumati da un distributore locale che fa marchiare prodotti economici di origine orientale, finché siete nel periodo di garanzia in caso di problemi ve lo sostituiscono con uno nuovo, ma dopo trovare anche un semplice ricambio diventa un’impresa tanto che spesso in caso di problemi fuori garanzia finiscono rottamati, ma se la cosa puó essere tollerata con prodotti del valore di qualche decina di euro, la cosa non ha senso per le automobili che per quanto siano economiche costano svariate migliaia di euro.

    Pertanto va fatta attenzione nell’acquisto , informandosi bene sulla reperibilitá dei ricambi ed eventualmente sulla compatibilitá con modelli di altre case per evitare problemi o grosse attese magari anche per un piccolo problema di routine, ad esempio in seguito a un piccolo incidente stradale, che vi puó costringere a stare senza macchina per diversi mesi.

    Voi avete valutato l’acquisto di queste macchine? Ne avete una, o preferite comunque altre soluzioni? Avete domande, curiositá o qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti.

  • Temu é davvero pericoloso?

    Temu é davvero pericoloso?

    Navigando in rete vi sarete probabilmente imbattuti nelle pubblicitá del nuovo e-commerce Temu, interessante piattaforma di commercio elettronico che permette di comprare oggetti per la casa, tempo libero, elettronica ed abbigliamento a prezzi molto competitivi.

    Si tratta di prodotti di origine cinese, spesso di bassa qualità ma venduti a prezzi veramente bassi, per i quali la curiosità di provare quell’articolo carino, furbo o super economico ci fa rapidamente venire voglia di riempire il carrello.

    Inoltre a differenza di altri competitor come Aliexpress, Shein o Wish ha implementato un sistema di consegne rapido e gratuito che consente di ricevere il nostro ordine in pochi giorni e addirittura ricevere un rimborso se non vengono rispettate le date di consegna stimate, trovata importante visto che le spedizioni economiche dalla Cina possono richiedere anche mesi per la consegna, e quelle rapide sono di solito a pagamento a meno di non raggiungere una certa soglia di spesa: con Temu sono sempre rapide e gratuite anche acquistando oggetti di poco valore: l’unica condizione é di raggiungere il minimo d’ordine di 10 euro.

    Ovviamente anche i concorrenti si sono dovuti adattare e hanno dovuto implementare simili operazioni commerciali, almeno su una selezione di articoli: in particolare Aliexpress che ha lanciato il programma Choice, con sconti speciali, spedizioni rapide e gratuite su una selezione di articoli, oltre a copiare alcune iniziative come le ricompense o i premi per l’accesso alla app.

    Per farsi conoscere, Temu ha poi implementato delle offerte di benvenuto dedicate ai nuovi iscritti con una selezione di articoli venduti sottocosto, anche a un decimo del loro valore, oltre a un pacchetto di buoni del valore di 100 euro e un articolo a scelta scontato del 50% inserendo un codice (afp35130) al momento dell’ordine.

    Ma chi sta dietro a questo sito che pare troppo bello per essere vero? Nonostante la societá risulti ufficialmente americana fa capo ad un’azienda tecnologica cinese, Pin Duo Duo, fondata da un ex ingegnere di Google che ha fatto successo con una app che permetteva di vendere prodotti agricoli ai consumatori cinesi, e che col tempo si é trasformata in un market place generalista diventato famoso per le formule commerciali particolarmente innovative, come ad esempio la possibilitá di ottenere sconti o prodotti gratuiti creando o diffondendo dei gruppi d’acquisto.

    Ma queste formule particolarmente convenienti hanno fatto storcere il naso a molti perché sembrano commercialmente insostenibili, facendo ipotizzare che la app di Temu possa essere un cavallo di troia per fini poco chiari.

    E a detta di alcuni esperti di sicurezza i permessi che la app di Temu richiede sono esagerati per le esigenze di una app di shopping, passi per i dati personali o per lo studio dei nostri acquisti o comportamenti per suggerirci nuovi acquisti, ma la possibilitá di accedere a fotocamera, microfono, memoria e mac address del dispositivo potrebbero potenzialmente trasformare il nostro cellulare in una microspia o essere indice che il vero business dell’azienda sia rivendere i nostri dati personali e non i prodotti che ci arrivano a casa.

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    Ma se l’applicazione continua ad essere disponibile e ampiamente scaricata nei vari app store significa che almeno per il momento é sicura, in caso contrario se fosse riscontrato che si tratti di un malware o di uno spyware verrebbe sicuramente bloccata alla fonte.

    C’é anche da aggiungere che il committente della ricerca da cui sono nati i dubbi sulla trasparenza di Temu, Grizzly Research, é un’operatore finanziario famoso per shortare su aziende emergenti e giá in passato ha utilizzato le sue ricerche per cercare di far crollare i titoli di alcune aziende cinesi, e trovare delle analisi tecniche dove gli analisti non si firmano col proprio nome e cognome risulta parecchio sospetto visti i precedenti.

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    Ad ogni modo se si hanno dubbi sulla app nulla vieta di limitarsi ad acquistare esclusivamente dal sito, ma in realtá il pericolo piú grande resta la dipendenza, tra pubblicitá martellante, offerte speciali, prezzi bassi, spedizioni rapide e gratuite, oltre alle formule virali per stimolare gli acquisti condividendo le offerte che hanno reso famosa la casa madre cinese Pin Duo Duo, è che non riusciate a smettere di acquistare.

    Voi conoscevate Temu? Ci avete giá acquistato? Avete qualche dubbio o curiosita, qualcosa da aggiungere o da segnalare? Scrivetelo nei commenti.

  • Temu e gli acquisti veloci dalla Cina

    Temu e gli acquisti veloci dalla Cina

    Da qualche tempo le modalitá per acquistare dalla Cina sono cambiate. Come vi spiegavo in precedenza sono cambiate le regole doganali e quindi tutti gli acquisti dall’estero ormai non sfuggono al pagamento dei costi doganali, ma fortunatamente per gli acquisti sotto i 150 euro di valore il sito o la piattaforma nel quale fate l’acquisto può gestire la riscossione delle tasse di modo che non dobbiate pagare nulla al postino. 

    Se da una parte queste nuove normative hanno portato degli aumenti nei costi sia dei prodotti che della spedizione, la maggior chiarezza ha permesso ai vari siti di organizzarsi con dei sistemi stabili senza doversi inventare delle soluzioni creative per evadere le tasse come accadeva nel passato.

    E questo ha anche agevolato l’ingresso in europa di qualche piattaforma di e-commerce cinese che non era ancora presente dalle nostre parti come Temu, l’ennesimo marketplace cinese che possiamo vedere come una via di mezzo tra Shein e Aliexpress , che a parte le interessanti offerte di apertura ha portato soprattutto dalle nostre parti una formula interessante per il trasporto.

    Infatti la piattaforma Temu aggrega gli acquisti fatti dai vari piccoli venditori in un unica spedizione che ci viene recapitata via corriere in tempi brevissimi, mediamente 5-6 giorni lavorativi dall’ordine, quasi un record per le spedizioni da oltre oceano, e sono talmente sicuri dei tempi da offrire un rimborso con dei buoni sconto se gli articoli arrivassero dopo la data indicata in fase d’ordine, tutto a fronte di un’ordine minimo di 10 euro necessario per poter dare seguito all’ordine.

    Insomma tempi brevi, certi, nessun problema con la dogana e i soliti prodotti economici di origine cinese, cosa che rende questa piattaforma, Temu, davvero interessante.

    Ovviamente anche i siti concorrenti come Aliexpress si sono adeguati e ora danno la possibilitá di avere lo stesso servizio di raggruppamento degli ordini con spedizione rapida su una selezione di prodotti, ovviamente a fronte di un minimo d’ordine, lasciando peró la possibilitá di acquistare anche il singolo articolo di valore inferiore al minimo d’ordine spedito con spedizione economica dal venditore, cosi come avveniva in passato.

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    Insomma lasciano aperte entrambe le possibilitá, ma il consiglio é quello , a meno che non ci serva soltanto un prodottino del valore di qualche moneta, di utilizzare questo nuovo servizio, anche perché ci mette al riparo da problemi doganali essendo sicuramente le tasse pagate alla fonte, ma soprattutto si evita di utilizzare le spedizioni lente delle poste che per via dell’intasamento dovuto ai controlli doganali obbligatori sono diventate parecchio lente, con il rischio che il pacco vada perduto, o comunque di dover attendere per mesi il nostro pacco anziché riceverlo in pochi giorni.

    Tutto sommato con un limite d’ordine basso, a 10 euro, anche a comprare prodottini da pochi centesimi il carrello lo si riempe facilmente, e nel caso basta fare l’ordine con un amico, collega o parente o aspettare qualche giorno per raggiungere la cifra minima, oppure aggiungere qualcosa che può tornare sempre utile in futuro, dal cavetto all’adattatore all’accessorio per raggiungere il minimo d’ordine.

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    Voi cosa ne pensate? Acquistate dai siti cinesi? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti!

  • Le spese impreviste degli acquisti dall’estero

    Le spese impreviste degli acquisti dall’estero

    Quando acquistiamo un prodotto dall’estero bisogna sempre stare attenti ad un fattore che puó riservare sgradite sorprese, i costi doganali. Infatti quando si acquista fuori dalla comunitá europea, indipendentemente dal valore della merce vá pagata l’IVA ed eventuali dazi, anche se si tratta di un regalo o di un invio non commerciale. 

    Fino a qualche tempo fa esisteva una franchigia per prodotti di scarso valore che é stata eliminata, per la quale quando acquistavamo il prodottino da pochi euro da fuori europa magari aspettavamo qualche mese per la consegna ma nulla era dovuto al postino che ci recapitava la merce.

    Ora come detto non c’è scampo e quindi qualunque sia il valore della merce l’IVA va pagata, con la differenza che per articoli di valore inferiore ai 150 euro puó essere riscossa in anticipo dal mittente, in modo che non saremo costretti a pagare la tassa al postino, accelerando i tempi di consegna in quanto pagandola a monte si saltano i controlli doganali e si risparmiano i costi amministrativi per la gestione degli oneri doganali richiesti dalle poste o dal corriere che ci recapita il pacco, che possono variare dai 2 ai 15 euro.

    Il problema è che si rischia di pagare l’IVA due volte o anche piú, in quanto il sito estero dove acquistiamo e al quale anticipiamo l’IVA spesso fá da tramite con un venditore terzo che si occupa di spedire la merce e se questo non compila correttamente la documentazione, una volta che il pacco arriva in Italia verrá comunque sdoganato e quindi dovremmo pagare per una seconda volta IVA e diritti doganali al postino, e quindi oltre a trovarci la sorpesa alla consegna della merce dovremo anche romperci le scatole per cercare di farci restituire l’IVA pagata due volte, cosa non semplice perché il postino probabilmente non ci rilascerá una ricevuta , senza la quale sará difficile farci rimborsare dal venditore o dalle poste.

    Ma potremmo pagare l’IVA ancora una volta in piú, visto che in teoria non dovremmo pagare quella del paese di origine ma solo quella di destinazione e non sempre questo avviene, ma soprattutto se l’acquisto ci viene spedito in due colli separati, e magari se n’è perso uno e ci viene rispedito o se banalmente ci é arrivato guasto e abbiamo chiesto una sostituzione, il rischio di dover pagare l’IVA al postino una seconda volta anche se non dovuta non è così raro, anche perché difficilmente uno vorrá perdere ore al telefono tra mail e call center o uffici postali per farsi rimborsare magari 10 euro di tasse non dovute.

    E proprio per questo che quando facciamo acquisti da fuori europa, dobbiamo mettere in conto queste scocciature e spese extra anche se formalmente non dovute, oltre a mettere in conto i lunghi tempi di consegna , specie se con spedizioni economiche e soprattutto la gestione della garanzia, dato che rispedire a nostre spese un prodotto guasto puó costarci molto di piú del valore della merce.

    Ma a volte la scelta è obbligata o quasi dal fatto che il prodotto si trova solo all’estero o che costa sostanzialmente meno che dalle nostre parti anche considerando un 30% in media di spese extra per lo sdoganamento.

    Sui tempi di consegna poi dipende dalla logistica utilizzata, i grandi store cinesi ormai riescono a spedire dalla Cina anche in una settimana senza ricarichi sul prezzo e senza dover pagare sostanziosi extra per la consegna rapida via corriere, mentre magari rischiate di attendere uno o due mesi per un pacchetto in arrivo dall’Inghilterra che invece è lì dietro l’angolo.

    Attenzione infatti agli acquisti dal Regno Unito, nonostante geograficamente si trovi in Europa dopo la Brexit gli acquisti sono soggetti al pagamento di IVA e dazi alla pari di acquisti fatti in Cina , Giappone o Stati Uniti, con l’aggravante di un servizio postale tra i meno efficienti, cosa che potrebbe rendere poco conveniente un acquisto che sulla carta sembra un affare.

    Insomma alla fine spesso è meglio rivolgersi a venditori europei, facendo attenzione ai costi di spedizione e che il prodotto sia effettivamente in Europa e che il venditore non stia facendo dropshipping dalla Cina, cosa che ci porterebbe alle stesse problematiche di un acquisto extra comunitario. 

    Voi acquistate spesso da fuori Europa? Vi sono capitate disavventure con la dogana? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti

  • Siamo all’alba di una nuova guerra fredda?

    Siamo all’alba di una nuova guerra fredda?

    Purtoppo la situazione geopolitica internazionale si complica giorno per giorno e nulla lascia presagire una buona soluzione per gli europei. 

    Infatti sono emerse prove che a far saltare il gasdotto nord stream 2 siano stati gli Stati Uniti, verosimilmente per tagliare i ponti tra Germania e Russia al fine di rendere meno competitive le produzioni europee che in mancanza dell’energia a basso costo russa sará costretta a dipendere sempre di più dagli USA e ora prepara un secondo colpo imbastendo una guerra, per il momento commerciale, ma non é escluso che possa estendersi pure militarmente, alla Cina.

    Il pretesto é quello di parteggiare per la Russia nel conflitto ucraino, che in realtá si sta dipingendo come una guerra per procura della Nato, che l’ha provocata in maniera subdola, con i paesi che possono minare l’egemonia commerciale americana, soprattutto se facessero fronte comune, come la Germania con la Russia o la Cina.

    Il fine è quello di disaccoppiare il mondo occidentale quindi gli Stati Uniti e il proprio giardino di casa, quegli stati come quelli europei che nonostante sulla carta siano indipendenti in realtá dipendono dalla politica estera decisa a Washington, dalle nazioni in cui questa influenza americana non è presente.

    Si tornerá presumibilmente quindi ad una situazione simile a quella della guerra fredda con due blocchi contrapposti, ma stavolta la situazione potrebbe essere piú rischiosa che in passato.

    Questo perché la Cina è diventata la fabbrica del mondo e quindi il suo potere commerciale è diventato molto rilevante, anche perché tagliare i ponti con la Cina significa rinunciare alla produzione a basso costo, dovuta sia al costo del lavoro piú basso che all’assenza di regole, talvolta eccessivamente penalizzanti, impossibili da rispettare dalle nostre parti.

    Ma soprattutto anni di produzione in Cina, hanno fatto sì che il know how della produzione, e molto spesso anche della progettazione, sia in mano ai cinesi, quindi per riportarla  in casa serviranno ingenti investimenti e soprattutto molto tempo.

    E nel frattempo i cinesi, con cospicui investimenti in giro per il mondo, si sono assicurati immense scorte di materie prime, anche quelle piú rare e indispensabili per le piú svariate produzioni.

    Quindi appena l’America deciderá questo strappo, e da come si stanno evolvendo le relazioni internazionali non si tratta di un se ma di un quando, ci troveremo con grossi problemi.

    Problemi di costi, dato che produrre un bene in un paese industrializzato costa anche 10 volte tanto che farlo in Cina, quindi se una lampadina prodotta in Cina ci costava 1 euro , la stessa lampadina prodotta in America o in Europa ce ne costerà 10, e difficilmente i nostri stipendi si moltiplicheranno per 10 dall’oggi al domani.

    Ma questo non è il solo problema, perché avendo perso la conoscenza necessaria alla progettazione e alla manifattura non saremo in grado, a meno di non dover reinventarla, di produrre molti beni , ammesso e non concesso di riuscire a reperire le materie prime per la loro costruzione. 

    Questo potrebbe portare ad una carenza di prodotti in attesa che nuove fabbriche possano essere costruite, e nuove filiere produttive vengano reingegnerizzate, e per questo potrebbero servire tanti anni, visto che quasi tutto quello che utilizziamo arriva dal paese della grande muraglia.

    È probabile che il mondo occidentale, gli europei soprattutto, visto che dipendono per energia e materie prime da altri,  abbiano puntato sul cavallo sbagliato, dato che le nazioni insofferenti alle politiche americane sono molte di piú, sia per numero, che per estensione territoriale che per popolazione di quelle filo americane.

    E basta guardare alle sanzioni della guerra in Ucraina, comminate soltanto da Europa, paesi anglofoni e Giappone per capire come il mondo potrá dividersi.

    Infatti il resto del mondo anche senza gli USA ha tecnologia, risorse, energia, capacitá produttiva, know how, riserve di denaro per vivere piú che dignitosamente , e soprattutto un conto è isolare una nazione ostile , come è stato fatto con Cuba o con la Corea del Nord, che seppur con difficoltá hanno comunque continuato ad esistere, e un conto cercare di isolare ¾ del pianeta, con il risultato che quelli a finire isolati dal resto del mondo potremmo essere noi.

    Voi cosa ne pensate? Siamo davvero sull’orlo di una nuova guerra fredda, e soprattutto siamo davvero nella parte sbagliata della terra? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • L’ascesa delle auto cinesi

    L’ascesa delle auto cinesi

    In un periodo dove per via della mancanza di componenti non è semplice acquistare un’automobile si stanno facendo breccia nel mercato nuovi marchi di provenienza cinese ed alcuni stanno ottenendo anche dei risultati di vendita importanti soprattutto alla luce del fatto che si tratta di case perlopiú sconosciute ai consumatori europei.

    Ma vuoi per i prezzi interessanti, specie per quelle elettriche o ibride, e vuoi per la disponibilitá in pronta consegna che è diventata una chimera per i marchi piú famosi, e vuoi per una qualitá tutto sommato accettabile e delle buone dotazioni per il prezzo richiesto, e spesso pure per una durata della garanzia piú lunga della media si stanno iniziando a fare breccia nel mercato.

     Se poi ci vengono proposti degli sfiziosi SUV bene accessoriati, con una linea moderna al prezzo di un’utilitaria e magari pure con 7 anni di garanzia, spesso venduti dallo stesso concessionario che tratta i principali marchi europei o giapponesi la tentazione di provare il nuovo marchio orientale è tanta.

    E se poi è pure disponibile in pronta consegna o comunque in tempi ragionevoli a differenza dei soliti marchi che ormai si fanno aspettare per mesi, soprattutto se si ha premura di avere la macchina nuova la scelta si fa interessante.

    Certo per il consumatore sembra un’occasione ghiotta, meno per chi lavora nelle fabbriche automobilistiche europee, perché di fatto è l’ inizio dell’invasione del mercato da parte dei cinesi e probabilmente succederá quello che è successo con televisori e telefonini nel passato, dove le aziende cinesi hanno preso il posto delle storiche case occidentali, destinando alla chiusura buona parte delle nostre fabbriche.

    E questo sará ancora piú evidente per le auto elettriche, dato che le tecnologie e le materie prime per la produzione delle batterie sono prevalentemente in mano ai cinesi, al punto che attualmente parte della produzione delle auto elettriche dei marchi occidentali arriva dalla Cina, o che comunque gran parte delle batterie montate sulle auto elettriche europee sono di produzione cinese.

    Purtroppo alcuni dei marchi che siamo abituati a vedere nelle nostre strade, probabilmente anche quello della nostra auto, sono destinati a scomparire o a ridursi notevolmente soprattutto quando, dal 2035 entrerá in vigore in Europa lo stop alla vendita di auto a motore termico e verranno con buona probabilitá sostituiti da strani e magari impronunciabili costruttori di automobili elettriche del celeste impero.

    Magari alcuni marchi continueranno ad esistere rimarchiando col proprio nome delle macchine elettriche di produzione cinese, un pó come succede per i televisori o per le moto dove troviamo prodotti di blasonate case dall’illustre passato venduti a prezzi stracciati  e che non sono altro che dei prodotti asiatici venduti da un importatore che ha ottenuto la licenza sul nome del marchio caduto in disgrazia a cui vengono applicate le effigi e magari il nome di un modello iconico del passato. 

    Insomma prepariamoci a un triste futuro dove le auto perderanno la loro anima essendo diventate una commodity , dove una vale l’altra come fosse una lavatrice o un frigorifero, l’importante è che costino poco e che ci portino da A a B senza troppi problemi.

    Voi conoscevate o avete giá provato un’auto cinese? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • I prodotti cinesi sono davvero terribili?

    I prodotti cinesi sono davvero terribili?

    Quando dobbiamo riferirci a un prodotto di scarso valore spesso lo chiamiamo cinesata, dando per scontato che i prodotti provenienti dalla Cina siano tutti economici e di scarsa qualità, in realtà questo non è sempre vero.

    Sicuramente produrre in Cina è molto più economico per via dei costi della manodopera, al punto che moltissime produzioni, specie delle linee meno costose è fatto nel paese della grande muraglia monopolizzando la produzione al punto da essere diventati gli unici a produrre determinate categorie di prodotti.

    E a furia di produrre per conto terzi i cinesi nel tempo si sono specializzati e hanno imparato anche a progettare e a rivendere il prodotto finito sia apponendo il marchio del committente che usandone di propri, anzichè limitarsi a lavorare su un progetto fornito da un committente occidentale

    Il problema è capire cosa stiamo comprando, ci sono i prodotti fatti al risparmio che effettivamente durano poco e magari non rispettano le normative delle nostre parti, ma ci sono anche prodotti di altissima qualità che si producono in Cina perché si trova più facilmente manodopera specializzata per quella lavorazione.

    Tutto ruota sulla qualità richiesta dal committente, dato che da una stessa fabbrica può uscire il prodotto super economico e quello di buona qualità e soprattutto sul controllo della qualità che viene effettuato: se non c’è controllo possono finire sul mercato prodotti difettosi che diventano un problema, se il controllo viene fatto in fabbrica il prodotto difettoso verrà sistemato o comunque non finirà nelle mani del cliente finale squalificando affidabilità e credibilità del marchio che ha stampato sopra.

    Spesso poi anche la progettazione è in mano al produttore cinese e in quel caso lo stesso prodotto , magari con qualche piccola variazione di dettaglio, soprattutto estetica viene venduta da tanti brand a prezzi diversi: magari il prodotto del brand altisonante è lo stesso del marchio cinese al netto di qualche piccola personalizzazione nell’estetica e/o nella dotazione di accessori o con una diversa assistenza.

    Ed è qui che si fanno gli affari, conoscendo un pochino i prodotti è facile risalire al produttore effettivo, il cosiddetto OEM e riconoscere lo stesso prodotto sotto mentite spoglie e pagarlo meno perché anziche portare stampato sopra un nome famoso ne ha uno sconosciuto e magari anche se ha la scocca o le manopole di un diverso colore si tratta del medesimo prodotto con le medesime caratteristiche ma a un prezzo molto più basso, dato che il marchio sconosciuto non ha dovuto sostenere spese di marketing per far conoscere il proprio brand

    Ci sono poi anche marchi cinesi di buona e a volte ottima qualità che spesso sono nati producendo per conto terzi e si sono evoluti sino a diventare leader del proprio settore con i propri marchi, cosa molto comune per elettronica, informatica, elettrodomestici e che sta iniziando nel mercato delle automobili elettriche.

    Spesso capita che alcuni marchi che pensiamo essere europei o americani sono in realtà cinesi, a volte perchè hanno scelto dei nomi che suonano come occidentali e a volte perché hanno acquistato nel tempo i marchi di aziende del passato , magari le stesse per le quali producevano in conto terzi.

    Voi acquistate prodotti di marchi cinesi o preferite prendere il sicuro con marchi occidentali anche se hanno comunque scritto made in china o made in PRC sull’etichetta? Fatecelo sapere nei commenti, cosi come se avete dei dubbi o vi serve un consiglio.

  • Comprare dalla Cina

    Alla ricerca del prezzo migliore in rete ci saremo sicuramente chiesti dato che la maggioranza dei prodotti che compriamo sono di produzione cinese si risparmia comprando direttamente in Cina nei vari siti di e-commerce cinesi come Aliexpress, Wish, Gearbest, Tomtop, Geekbuying o simili?

    In realtà non c’è una risposta univoca perché dipende da cosa stiamo acquistando e spesso dalle sue dimensioni, sicuramente è conveniente acquistare piccoli oggetti di scarso valore, come cavetti, adattatori, accessori vari che presi alla fonte possono costare tre o quattro volte meno di quanto li pagheremo in un negozio della nostra città, prodotti leggeri e che possono essere spediti in una busta, altrimenti il costo di spedizione vanificherebbe la convenienza

    Per prodotti più voluminosi , pesanti o costosi si possono usare gli stessi siti cinesi, ma scegliendo tra i venditori chi spedisce da un magazzino europeo, o che comunque fa una triangolazione passando per un paese europeo ,le cosidette spedizioni Italy o Euro Priority o Direct, che ci mettono al riparo anche dai costi doganali, che andremo a pagare su acquisti superiori ai 22 euro, e che tra iva, costi di sdoganamento ed eventuali dazi faranno lievitare la spesa del 30% circa.

    In alternativa potete cercare gli stessi prodotti cinesi su Amazon, spesso li trovate venduti da un venditore terzo ma spediti da Amazon, costeranno un po’ di più, ma in quel caso si trovano già sul suolo europeo quindi li riceverete in tempi brevissimi e senza costi doganali.

    Uno dei problemi infatti degli acquisti dalla cina, sono i tempi di spedizione, sui prodotti economici spediti con spedizione gratuita non tracciata i tempi sono necessari generalmente tra i 30 e i 90 giorni, qualcosa di meno ma comunque almeno 30-60 giorni per le spedizioni tracciate con raccomandata, mentre con un po di fortuna possono bastare 3 settimane per le spedizioni con triangolazione in europa di cui vi parlavo.

    Volendo ci sarebbero anche i corrieri espresso che garantiscono consegne in meno di 1 settimana ma i costi di spedizione sono generalmente proibitivi e abbiamo la certezza che passeranno per la dogana con i rispettivi costi di sdoganamento, cosa che passando per le poste normali si può riuscire ad evitare con un po’ di fortuna

    Ovviamente tra dogana e tempi di spedizione lunghi un’eventuale riparazione in garanzia rischia di diventare un problema: spedire un pacchetto dall’Italia in cina per rimandare un prodotto difettoso puo costarci tranquillamente anche 5 o 6 volte il suo valore, oltre al rischio di dover pagare la dogana al rientro del prodotto e alla perdita del valore di un eventuale prodotto tecnologico dato che tra ordinarlo, rispedirlo e riceverlo riparato possono volerci anche 6 mesi e nel frattempo magari è uscito il nuovo modello che ha deprezzato il nostro acquisto.

    Pertanto se si tratta di prodotti , specie tecnologici, che possono avere necessità di una riparazione accertatevi in caso di bisogno di poterli rispedire in Europa o che vi possano mandare un ricambio senza dover rimandare indietro l’apparecchio, altrimenti vi giocate la convenienza: in quel caso magari acquistate su Amazon o da un rivenditore europeo.

    Altra cosa a cui fare attenzione sono i prodotti falsi, non solo abbigliamento o orologi contraffatti che magari abbiamo acquistato consapevolmente, che se fermati in dogana possono essere sequestrati e rischiate una multa fino a 7.000 euro, ma anche normali prodotti acquistati per veri come magari il prodotto elettronico di un produttore cinese o l’accessorio come una batteria, una scheda di memoria o un adattatore che vi arriva palesemente falso, o prodotti con specifiche palesemente taroccate come il powerbank da 10000 mah che in realtà è da 1000, o la chiavetta usb da 1 terabyte che in realtà è da 8 giga o simili truffe che spesso si possono trovare su Wish e con qualche venditore farlocco su Aliexpress: in quel caso contattate immediatamente il servizio clienti del sito, generalmente in questi casi vi rimborsano.