Tecnologia

  • Come funziona la app Immuni per il tracciamento del coronavirus: pericolo o flop?

    Avrete sicuramente sentito parlare della app “Immuni” nata per tracciare gli spostamenti delle persone per arginare la diffusione del coronavirus, vediamo di capire di cosa si tratta, di come funziona, perché usarla, se usarla e perché no.

    Il tema è controverso perché a seconda di come verrà realizzata rischia di avere grossi problemi di privacy, di averne di etici o di essere poco più che inutile.

    Un grande scoglio è capire se effettivamente il programma sarà open source, quindi a “codice aperto” o meno, e attenzione non facciamoci ingannare dal fatto che open source sia comunemente considerato quasi un sinonimo di gratis, se sembra che a quanto pare lo sviluppatore realizzerà la app senza costi per lo stato non è detto che rilasci pubblicamente il codice sorgente e questo significa che non potremmo controllare cosa effettivamente faccia l’applicazione e che uso faccia dei nostri dati, e visto che lo sviluppatore non si è fatto pagare coi soldi potrebbe essere remunerato coi nostri preziosi dati .

    E se questo normalmente è un problema relativo per un’azienda privata che nella peggiore delle ipotesi userà i nostri dati per profilarci e quindi mandarci della pubblicità personalizzata in base ai nostri gusti, spostamenti, etc. come i fanno social network, i motori di ricerca o le applicazioni più o meno stupide che installiamo nei nostri smartphone, il problema si fa importante quando i nostri dati riservati vanno in mano ad un governo, con risvolti etici preoccupanti.

    Infatti una app che traccia gli spostamenti o comunque la compresenza di due persone, qualora si volesse farne un’uso malizioso potrebbe servire a rintracciare una persona da controllare, attraverso i collegamenti che ha avuto con le persone che ha incontrato che magari potrebbero venire minacciate per arrivare al target oppure esaminando le interazioni tra il soggetto target e le persone che incontra si potrebbero  scovare gli appartenenti ad una certa organizzazione, magari antagonista politica del governo.

    Fantascientifico? No, tecnicamente è fattibile, ed è sicuramente un qualcosa che farebbe molto comodo ad un regime dittatoriale, che magari sfruttando l’emergenza del virus potrebbe teoricamente instaurarsi . Ragioniamo per assurdo: le privazioni della libertà dei cittadini dovute al lock-down , il fatto di avere un presidente del consiglio solo al comando che bypassa il governo con i suoi decreti, silenzia o attacca le opposizioni ed ha i controllo dei media potrebbe essere il prologo di un regime di dittatura: quindi il rischio dell’uso scorretto dei nostri dati esiste ed è bene evitare che ci possano essere gli strumenti per mettere in pratica certe idee poco liberali. So bene che è un’esagerazione, ma non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro.

    Ma come funzionerà questa applicazione? Tramite il bluetooth del telefono l’applicazione annuncerà ai telefoni nelle vicinanze che avranno installato anche loro la app un proprio identificativo, di modo che se un domani quell’utente scopre di essere infetto, tutte le persone che sono venute a contatto con lui possano essere avvisate del pericolo e possano farsi controllare. Il grande problema però è come avvisare l’utente che è venuto a contatto con l’infetto.

    Infatti se esiste un server centrale col quale tutti i telefoni comunicano e che si occuperà di notificare l’avviso  ai potenziali infettati , dobbiamo fidarci ciecamente di chi gestisce questo server sia esso una società privata o peggio lo stato, e visti i precedenti come i recenti problemi di sicurezza del server dell’INPS o dell’analoga applicazione COVID olandese immediatamente bucata dagli hacker, non si può stare tranquilli, specie se c’è di mezzo lo stato.

    In realtà la soluzione esiste ed è fare in modo tramite la crittografia che anche se il server centrale fosse attaccato i dati siano inservibili, questo prevede però l’utilizzo di un protocollo ben preciso creato in funzione della nostra privacy, la domanda che dobbiamo farci quindi è se la app rispetta o no un tale tipo di protocollo. Ed è qui che torniamo al discorso open source, se il codice è libero qualcuno che ne ha le capacità può prendersi la briga di controllare il codice della app e verificarlo, se il codice non è libero l’unica cosa che possiamo fare è fidarci.

    Ma ammettiamo anche che si usino tutti i protocolli necessari, la app ha senso di esistere solo se la maggioranza dei cittadini, ipotizziamo il 70% , ha installato la app nel proprio cellulare, ma tanta gente non ha uno smartphone : attualmente in Italia ne possiede uno solo il 66% della popolazione, ma di queste persone tante non hanno la capacità di installarsi la app in autonomia, pensiamo agli anziani ma anche a chi è poco avvezzo alla tecnologia, o hanno un telefono vecchio, non compatibile, senza più memoria libera che quindi non può o che non vuole installarla , perché ha dubbi sulla privacy, perché è un complottista, perché usa un telefono aziendale e non è autorizzato, perchè non è interessato, non è informato o per chissà quali motivi: quindi è verosimile pensare che questa app si riveli poco utile perché installata da poca gente, cosa prevedibile se guardiamo fuori dai nostri confini : ad esempio ad Hong Kong dove un sistema simile è in funzione da tempo le stime dicono  che la app è installata solo dal 12% della popolazione.

    Un altro dubbio è su come si viene dichiarati infetti per la app: saranno i medici a cambiare il nostro status? Ma se si questo presuppone che si debbano fare campioni a tappeto altrimenti tutti gli utenti saranno considerati sani per la app. Sarà l’utente a dovere cambiare il proprio status quando riscontra in autonomia i sintomi auto-diagnosticandosi la malattia? Se si potremmo trovare il “buontempone”, per non usare altri termini, che si dichiara infetto per creare falsi allarmi a tutte le persone con cui è venuto in contatto oppure quello che invece si è ammalato ma non lo dichiara per il rischio di dover rimanere a casa e non poter magari andare a lavoro.

    Insomma alla fine della fiera il rischio è che l’applicazione potrebbe essere pericolosa o nel migliore dei casi inutile, e conoscendo come vanno le cose in Italia non è che si possa dormire sogni tanto tranquilli. Dall’altra parte della bilancia un’uso massiccio della applicazione ha il vantaggio di informare chi è stato a contatto con un infetto e di potersi mettere in condizione di non infettare altre persone e quindi far diminuire la diffusione del virus.

    Fortunatamente qualcuna di queste critiche è arrivata alle orecchie di chi ha commissionato l’applicazione e dalle prime indiscrezioni pare che a differenza di quello che si sapeva in un primo momento la situazione si stia evolvendo giorno per giorno e pare si stia andando sulla direzione giusta, utilizzando il protocollo apposito sviluppato congiuntamente da Apple e Google secondo i principi del privacy by design, che dovrebbe limitare di molto i rischi per la sicurezza e sopratutto la privacy dei nostri dati, al costo di una maggiore complessità e di qualche funzionalità in meno rispetto all’idea iniziale, ma permettendoci di stare più tranquilli.

    Voi cosa ne pensate? Installerete la app Immuni o ne farete a meno fin quando sarà possibile? Fatecelo sapere nei commenti.

  • Come scegliere la connessione Internet

    Le connessioni internet sono un tema caldo di questi tempi visto che sono strumenti essenziali per chi ha necessità di studiare o lavorare da casa.

    Scegliere bene è importante, anche perché nonostante i prezzi dei vari operatori grossomodo si equivalgono, cambiano la tecnologia , l’affidabilità e la trasparenza dei singoli gestori.

    Dal punto di vista economico infatti bisogna fare attenzione più che al costo mensile dell’abbonamento quanto a costi nascosti o a pratiche poco trasparenti che qualche gestore utilizza per sembrare più conveniente della concorrenza.

    Date sicuramente un’occhio ai costi di attivazione e di fornitura del modem (dato che in molti casi è obbligatorio utilizzare quello fornito dall’operatore) e disattivazione: a volte questi costi vengono spalmati nel canone mensile facendolo lievitare di qualche euro rispetto alla cifra pubblicizzata e possono bloccare la disdetta del servizio se non saldati.

    Bisogna anche fare attenzione ad eventuali canoni promozionali  e servizi validi solo per un certo periodo di tempo : qualche operatore usa la tattica poco trasparente di pubblicizzare un canone mensile molto vantaggioso per i primi mesi , oppure regalare servizi digitali o incrementi di velocità che diventano a prezzo pieno al termine del periodo promozionale e che rischiano di far lievitare parecchio il canone mensile quando torna a regime.

    A volte eliminare questi extra al termine della promozione non è possibile o richiede il pagamento di penali, quindi se pensate che non vi servano non fatevi abbindolare dal “tanto è gratis”, ma evitate proprio di richiederli o quanto meno fatevi spiegare esattamente come e quando disattivarli, magari impostandovi un promemoria per evitare di dimenticarvene e trovarvi in bolletta sorprese sgradite.

    Occhio anche agli sconti sul listino: in caso di disattivazione potrebbe essere richiesta la differenza tra prezzo di listino e prezzo scontato se si abbandona il gestore prima di un certo periodo di tempo, in genere il primo anno, quindi anche eventuali offerte con sconti speciali “per sempre” potrebbero nascondere qualche insidia, pertanto leggete bene i termini del contratto.

    Superata la giungla delle offerte è bene capire anche le tecnologie a disposizione: purtroppo la scelta dipende più da cio che è disponibile nella vostra zona che non dal prezzo: nonostante le prestazioni possono essere parecchio differenti anche 100 volte superiori tra una tecnologia e un’altra la spesa mensile grossomodo si equivale: quindi piuttosto che scegliere il gestore per la pubblicità più simpatica, meglio scegliere quello che vi può fornire la migliore tecnologia disponibile a casa vostra, dato che non tutti i gestori possono fornire con la migliore tecnologia tutti gli indirizzi.

    Facciamo un breve escursus delle tecnologie: quelle via cavo come la fibra ottica e l’adsl hanno il vantaggio di essere stabili, veloci e non dipendono dalle condizioni atmosferiche, ma richiedono grossi investimenti da parte degli operatori perchè i cavi che portano il segnale internet devono passare sotto le strade di ogni singolo utente. Per questo non tutti gli operatori coprono tutte le utenze: nelle zone molto popolate dove è conveniente investire ci saranno più operatori in concorrenza con le tecnologie più veloci come la fibra ottica, in altre zone solo pochissimi o magari un solo operatore le forniscono, lasciando alla concorrenza le tecnologie più scarse, e nelle zone meno remunerative per gli operatori ci si deve accontentare di cio chè passa il convento.

    La soluzione migliore è la fibra ottica FTTH, fiber to the home, dove abbiamo un cavo in fibra ottica che entra direttamente dentro la casa dell’utente e consente di raggiungere velocità eccezionali sino a 1 Gbps, la riconosciamo perché viene pubblicizzata con un bollino verde con una F. Esiste poi una sorta di fibra ottica un po’ più economica per gli operatori perché entra nelle case usando i cavi del telefono fisso evitando lavori di muratura: è la FTTC (fiber to the cabinet) o fibra misto rame , reclamizzata col bollino giallo FR che consente velocita massime di 100 o 200 mega, quindi 5 o 10 volte più lente della vera fibra. In fondo alla classifica abbiamo la buona vecchia ADSL, pubblicizzata col bollino rosso R, non utilizzando la fibra ottica si ferma a un massimo di 20 mega, quindi 50 volte più lenta della fibra ottica, e 5/10 volte più lenta del misto rame.

    Quando si ha bisogno di una connessione sporadica, di emergenza oppure non si è coperti dalle connessioni via cavo ci si può rivolgere alle tecnologie senza fili: la connessione 3G o 4G dei gestori di telefonia mobile, le connessioni fixed-wireless e quelle via satellite.

    Usare il segnale il segnale mobile del cellulare, che puo essere facilmente condiviso , è semplice ma ci sono due svantaggi: il traffico incluso negli abbonamenti non è illimitato, quindi non possiamo utilizzare la connessione senza pensieri: attività come guardare video, giocare online ma anche solo fare gli aggiornamenti del computer possono farci terminare i giga a disposizione: quindi o la connessione si blocca, oppure dovremo pagare , generalmente salato, lo sforamento del plafond e inoltre non sempre nei piccoli centri sono disponibili le tecnologie più recenti che consentono di navigare a velocità sostenuta, pertanto è una soluzione valida da usare in emergenza ma non il massimo se la si vuole utilizzare in pianta stabile,

    Il fixed wireless è una soluzione ibrida, concettualmente simile a quella della fibra-rame che abbiamo nel fisso: una connessione veloce che anziché arrivare in strada arriva ad un ripetitore al quale ci si collega per mezzo di un’apposita antenna installata in casa. Questo ci permette di ottenere velocità simili alla fibra-rame, fino a 100 mega e con connessione illimitata come nel fisso. Anche in questo caso la troviamo pubblicizzata col bollino giallo FR. Essendoci un’antenna di mezzo soffre un po’ le condizioni atmosferiche, e la copertura è limitata sono ad alcune zone del paese, ma non essendoci costi fissi legati ai cavi esiste la possibilità di attivare il servizio anche per periodi di tempo limitati rendendo la cosa interessante per le seconde case, tant’è che è un servizio molto diffuso nelle località montane.

    Soluzione estrema per chi non ha copertura di nessuna di queste tecnologie è la connessione via satellite, ha dalla sua una copertura estrema, quindi sarà coperta anche la casetta sperduta in campagna, ma soffre di problemi di latenza per via del fatto che il segnale deve rimbalzare dal satellite e questo rimbalzo richiede qualche secondo rendendo la navigazione un po’ complicata, inoltre spesso i piani più economici hanno pesanti limitazioni di velocità , e/o di traffico, come per i piani dei cellulari.

    Altra cosa da vedere è l’affidabilità del gestore e il servizio clienti: a volte quell’euro in più al mese rispetto alla concorrenza serve a pagare un servizio clienti più efficiente e/o maggiori investimenti sulla rete, a volte serve solo a remunerare costose campagne di marketing o una rete di negozi sicuramente comoda ma non indispensabile , valutate bene sentendo anche le esperienze di qualcuno che ha non solo lo stesso gestore, ma anche la stessa tecnologia e sia nella stessa zona.

    Voi avete già trovato il vostro provider internet? Scrivetelo nei commenti, cosi come se avete qualche dubbio o curiosità e nei limiti del possibile vi risponderemo

  • Scegliere il portatile

    In questo periodo di reclusione forzata dovuta al coronavirus probabilmente molte persone avranno la necessita di acquistare un nuovo computer portatile, sia per poter lavorare in modalità smart working, sia per permettere ai figli di seguire le lezioni a distanza, o per poter passare il tempo in casa guardando un film in streaming o ai videogiochi.

    Ma vediamo qualche caratteristica che deve avere un buon portatile e qualche dritta per evitare qualche fregatura. Sicuramente la prima dritta che posso darvi è che generalmente chi poco spende più spende, infatti esistono soluzioni super-economiche che permettono di portarsi a casa un notebook anche per poco piu di 200 euro, ma la velocità sarà limitata e quindi potrebbero rilevarsi inadeguati per molti usi che non siano quello di navigare sul web o di scrivere una lettera , specie se avete intenzione di tenere il pc a lungo: infatti le prestazioni limitate tendano a stancare presto, facendovi venire voglia di cambiare il pc già dopo qualche mese dall’acquisto, e se lo andrete a rivendere recupererete ben poco, quindi il rischio è di tenersi un pc insoddisfacente o di perdere molti soldi.

    Ma se il budget è limitato o si tratta di un pc secondario, acquistato magari per risolvere una necessità temporanea cerchiamo quanto meno di limitare i danni, e su due cose non si può transigere: la ram e l’hard disk: con una dotazione di memoria giusta e un disco SSD si può compensare in parte la lentezza del processore. Il mio consiglio è di montare quanta più ram possibile e comunque non meno di 8GB: se il pc economico magari scovato in offerta ne monta di meno accertatevi della quantità massima di RAM supportata dal computer e nel caso aumentatela, è una cosa economica e che nella maggioranza dei computer potete fare da soli, inserendo il banco di ram aggiuntivo dentro uno sportellino che trovate sul fondo del computer, cosi come se il pc ha un hard disk meccanico sostituitelo con un SSD: con una spesa di una trentina di euro accendere il pc o caricare un programma diventa sensibilmente più veloce, rendendo più appagante l’uso del computer.

    Questi due trucchi sono validi anche se avete un pc datato da ringiovanire, magari da passare a un familiare e con poca spesa possiamo allungare la vita del computer di qualche anno, specie se il pc è destinato a delle attività base come navigare, chattare o usare il pacchetto Office. In questo caso se il pc è vecchiotto mettete in conto di dover sostituire la batteria (in rete si trova per una trentina di euro di concorrenza) e/o l’alimentatore (circa 15-20 euro sempre di concorrenza).

    Un pc base con un processore economico ,tipo amd delle serie A  (A4/A6) , intel atom o celeron riuscite a portarlo a casa con meno di 400 euro, e sinceramente è una scelta che tendo a sconsigliare preferendogli probabilmente un buon usato ricondizionato recente di  fascia più alta se dotato di un processore veloce, e come detto di ssd e almeno 8gb di ram: se ne trovano in rete su Ebay, Amazon e presso siti web specializzati in usato che forniscono regolare garanzia e assistenza come se fosse nuovo .

    Se invece prevedete di fare un’uso piu gravoso del computer , come ad esempio montare dei video, fare del fotoritocco, usare programmi che fanno uso del 3d, o videogiocare avrete bisogno di un pc più carrozzato, quindi con un processore veloce, una scheda grafica con memoria ram dedicata e ancora più ram, e qui i costi salgono.

    Infatti per la fascia medio alta del mercato, quindi dotata di processori Ryzen di Amd e serie core i per intel, si parte da almeno 400 per i meno performanti intel core i3 e amd ryzen 3, che sono a mio avviso il minimo sindacale per portare a casa qualcosa che possa durare nel tempo, si sale intorno ai 550-600 per la fascia media (ryzen 5 o intel core i5)  e buona soluzione di compromesso tra prestazioni e costo, capace di sfangare anche qualche compito gravoso e ottima scelta in assenza di offerte sulla fascia superiore, per stare sui 700-800 per la fascia alta (quindi i7 e ryzen 5), e che consiglio specie se si riesce a trovare qualcosa in offerta volantino e si riesce a portarseli a casa con 600-650 euro, magari mettendo in conto un upgrade della ram. Poi per videogiocatori ed esigenze particolare c’è la fascia altissima (i9/ryzen 9) ma si superano abbondantemente i 1000 euro.

    Ovviamente se abbiamo bisogno di un pc con uno schermo di dimensioni diverse dai canonici ed economici 15.6 pollici, magari se si vuole un pc superportatile, quindi più leggero e maneggevole, magari con rifiniture premium oppure un pc per il gaming  dotato di schede grafiche più potenti e magari lo schermo da 17 pollici i prezzi salgono e anche sensibilmente: a parita di processore potreste spendere da qualche centinaio di euro in piu fino a triplicare la spesa, valutate voi in base alle esigenze se è il caso di avere queste caratteristiche aggiuntive o di prendere a parità di spesa un pc più performante o ancora di risparmiare qualche soldo da dedicare ad altro, magari ad accessori come monitor, tastiera esterna o stampante.

    Se poi la scelta, vuoi per esigenze specifiche o per moda vuole essere quella di andare verso un macbook di apple, i prezzi rispetto a un pc di pari caratteristiche possono più che raddoppiare: se è pur vero che sono di ottima qualità e molto utilizzati in ambienti creativi per fare musica, video, fotografia o grafica, e quindi possono essere ideali per interfacciarsi con qualche periferica particolare necessaria per questi usi , è pur vero che con un pc si riescono a fare le stesse cose spendendo molto meno anche se magari in maniera meno cool. Quello che va però riconosciuto ad Apple è il valore residuo sul mercato dell’usato, se un pc già di qualche mese vale probabilmente meno della metà di quanto lo avete pagato un mac mantiene meglio il suo valore e rivendendolo con intelligenza nei giusti periodi ci si può aggiornare acquistando l’ultimo modello senza rimetterci troppo ed avere un computer sempre valido e scattante.

    Riassumendo i parametri di scelta sono tanti, ma una volta individuato il tipo di processore, e le caratteristiche peculiari (trasportabilità, leggerezza, finiture, dimensione dello schermo, etc.), verifichiamo la presenza di SSD e quantitativo di ram, e se volete giocare o utilizzare in maniera gravosa il computer la scheda grafica, che non deve essere integrata e avere una sua memoria RAM, anche in questo caso la massima possibile per il nostro budget. Buona scelta!

  • Windows e Microsoft Office legali per meno di 10 euro

    Windows e Microsoft Office legali per meno di 10 euro

    Non è un titolo acchiappaclic, in realtà è possibile ottenere delle licenze legali dei piu diffusi software della Microsoft, come il quasi indispensabile Office o il sistema operativo Windows10 per pochi spiccioli , anche per meno di 10 euro.

    Si tratta di copie digitali o ESD (Electronic Software Delivery), quindi senza supporti fisici come cd o dvd, che vanno scaricate dal sito ufficiale della Microsoft inserendo il codice Product Key fornito dal venditore dal quale si acquista la licenza.

    Ma se il prezzo di listino di questi software a seconda delle versioni si aggira tra i 150 e i 600 euro come è possibile che costino cosi poco  e siano legali?

    In realtà la questione è un pò controversa perchè si tratta di licenze formalmente usate, spesso acquistate in origine in sovranumero da grosse organizzazioni per ottenere maggiori scontistiche o che provengono da computer dismessi e che poi vengono rivendute al pubblico.

    Dal punto di vista tecnico la licenza è pienamente valida, a maggior ragione perchè il software viene scaricato direttamente dal sito del produttore inserendo l’apposito codice product key, che se non fosse valido non permetterebbe il download.

    white and black compact discs

    Dal punto di vista legale ci sono alcune perplessità dovute al fatto che nelle licenze di Microsoft è esclusa la possibilità di rivendita della licenza usata, ma in Europa una sentenza della corte di giustizia europea ne consente la vendita superando i termini della licenza (EULA) stessa, quindi diciamo che a seconda delle interpretazioni delle normative può essere vista come una cosa legale, magari un pò border-line o illegale.

    Diciamo che per un uso domestico dei software , usare le licenze ESD è una soluzione che permette di avere dei software regolari per pochi euro senza dover ricorrere alla pirateria, e quindi esponendosi al rischio di virus e altri problemi di sicurezza informatica nel tentativo di bypassare le protezioni anti-pirateria dei software, e ottenere in quanto licenze ufficiali tutti gli eventuali aggiornamenti, anche di sicurezza, del programma.

    Per l’uso dei software in ambiente lavorativo diciamo che il rischio di interpretare a nostro sfavore la normativa rischiando delle multe per pirateria potrebbe rendere più conveniente l’acquisto di una licenza dai canali ufficiali, specie quando quel software si ripaga da solo col nostro giro di affari , ma in ogni caso la licenza ESD non è illegale, ma va ben documentata, specie nella sua provenienza lecita, in caso di controlli, quindi una possibile scocciatura che magari non vale quelle poche centinaia di euro di risparmio che invece contano in maniera più pesante in ambito domestico, dove tralaltro è difficile che ci siano controlli.

    Per avere una sicurezza in più ,specie in ambito business in caso di controlli, sarebbe preferibile avere della documentazione della vita precedente della licenza usata, in modo da escludere che l’origine della licenza non fosse oggetto di furto o soggetta a vincoli di utilizzo specifico (ad esempio educational o per sviluppatori) per i quali potremmo essere fuori licenza.

    Esistono anche delle società specializzate in relicencing che acquistano a volume grosse quantità di licenze che poi spacchettano in singole licenze consegnando accurata documentazione e supporto necessario garantendo maggiore sicurezza in ambito business, specie in caso di controlli, ovviamente a prezzi un po piu alti di quelli che invece un privato, che ha meno preoccupazioni legali, può trovare in rete al minore prezzo possibile.

    Ma come reperire queste licenze? E’ piu facile di quanto si creda, basta andare su Ebay, talvolta sul marketplace di Amazon o nei siti di vendita di copie digitali di videogames come G2A o Gamivo, e cercare il nome e la versione del software seguito dal codice ESD (per esempio Windows 10 Professional ESD o Microsoft Office 2019 Professional ESD) e  ordinare per prezzo, scegliendo quello che , una volta verificata l’affidabilità del venditore tramite il feedback, ha il prezzo minore, facendo attenzione che versione e lingua siano quelle desiderate.

    Si troveranno le versioni dei software più equipaggiate come le Professional a prezzi che a seconda dei casi, del venditore e del momento oscillano tra i 5 e i 20-30 euro, ragione per cui è meglio puntare alle versioni migliori e con la licenza perpetua (evitando quindi le versioni 365 la cui licenza dura un’anno), dato che il prezzo di quelle base ha prezzi molto simili, e la differenza di pochi euro non giustifica la scelta della versione base; addirittura può capitare che la versione base, meno diffusa, costi più di quella full-optional.

    Una volta effettuato il pagamento generalmente nel giro di qualche minuto, alla peggio entro 24/48 ore, si riceve sulla mail il codice product key ed il link al sito Microsoft dove scaricare il nostro software, che potremmo installare direttamente sul nostro PC , mettere su una chiavetta USB o masterizzare su un supporto fisico.

    Quello a cui stare attenti è l’affidabilità del venditore in caso di problemi: se la licenza non dove essere funzionante si deve essere sicuri che il venditore risponda e nel caso ce la sostituisca o ci rimborsi, pertanto è preferibile pagare con PayPal , che ci tutela in caso di truffe, anche perchè per queste licenze, non essendo direttamente supportate da Microsoft, in caso di problemi occorre necessariamente rivolgersi al venditore.

  • Condividere gli account digitali

    Ormai molti servizi via internet di ultima generazione, da quelli per lo streaming di contenuti video o audio, ai videogiochi, ad addirittura la fornitura software sono passati dal paradigma di vendere una licenza a prezzo fisso al concetto di abbonamento mensile o annuale.

    La cosa ha convenienza per i gestori dei servizi in quanto tende ad abbattere la pirateria , non richiedendo una grossa cifra una tantum per accedere al servizio, dato che si va a trasformare in un canone mensile di pochi euro e permette sopratutto di tagliare il servizio ai clienti che non pagano, come accade per le utenze, dove se non si paga la bolletta il gestore può cessare l’erogazione dei servizi fino al pagamento dei debiti pregressi.

    Fortunatamente questi servizi sono totalmente online e generalmente permettono di non avere contratti capestro che ci legano al servizio per un lungo periodo di tempo, consentendoci di disdire o bloccare il servizio mese per mese.

    Spesso poi il primo periodo è pure gratis per invogliarci a provare il servizio e capire se effettivamente andremo ad utilizzarlo. Essendo però dei servizi legati ad un’account, se in famiglia più membri volessero utilizzare lo stesso servizio (esempio i genitori guardare un film mentre il bambino vuole vedere i cartoni, oppure se due fratelli vogliono ascoltare musica in streaming  ciascuno nella propria stanza nello stesso momento) servirebbero in teoria più account moltiplicando la spesa per il servizio.

    Anche qui le compagnie tecnologiche hanno messo una pezza inventando degli account family, che ad un canone un pò più alto di quello standard consentono di condividere più account all’interno della stessa famiglia.

    Questi account family però, nelle pieghe dei contratti dei vari gestori, possono, a seconda dei casi, permettere una condivisione con amici e parenti: da un punto di vista tecnico è possibile se non si vanno a superare un certo numero di utenti attivi nello stesso momento, pena il blocco dell’erogazione del servizio, dal punto di vista legale dipende da servizio a servizio: qualcuno è legalmente condivisibile con gli amici, qualcun’altro solo con familiari, qualcun’altro con conviventi (esempio dei coinquilini che si dividono un’appartamento e quindi possono condividere il loro account family): quindi per un servizio che costerebbe 15 euro al mese, diviso per 5 , che generalmente è il limite massimo degli utenti contemporanei consentiti, significa spendere solo 3 euro al mese ad utente se si riescono a trovare altre 4 persone con cui dividere la spesa.

    Ovviamente i condivisori non possono a loro volta ri-condividere l’account ne usare due istanze del servizio in contemporanea pena creare problemi ai colleghi di condivisione che potrebbero non avere più accesso al servizio poichè si supererebbe il limite, inoltre un uso contemporaneo troppo frequente può far insospettire il gestore che a seconda dei casi può sospendere l’account.

    Per chi si vuole cimentare in queste condivisioni, sempre se il servizio legalmente lo permetta, è nato un sito che le gestisce, chiamato Toghter Price, che facilita la condivisione degli account e permettere di trovare, tramite una sorta di bacheca online, colleghi di condivisione a cui vendere gli slot, e sopratutto riscuotere le quote, prendendo a seconda dei casi una piccola percentuale per la transazione.

    Comodo e geniale, ma ovviamente, lo ripetiamo, può essere utilizzato solamente per servizi che legalmente permettano la condivisione e che si rispettino le condizioni imposte dal gestore (esempio fare parte di una stessa famiglia o abitare allo stesso indirizzo).

  • Quale tipo di macchina fotografica fa al caso nostro?

    Rispetto a qualche anno fa, si acquistano sempre meno macchine fotografiche, questo perchè i telefonini infatti hanno quasi sempre integrata una fotocamera, e sopratutto se il telefono è di fascia medio-alta, riesce a fare delle foto accettabili.  Considerando la comodità di averlo sempre con noi e di non doverci portare appresso un secondo apparecchio, il cellulare sta soppiantando la macchina fotografica per fare delle foto senza troppe pretese.

    Ovviamente fotografare con un telefonino è sempre una soluzione di compromesso, dato che sensori , obiettivi e processori d’immagine, anche per via delle dimensioni sono limitati e quindi il risultato non sarà mai comparabile con una macchina fotografica “vera”, specie quando si ha a che fare con situazioni difficoltose, come oggetti in movimento, scarsa luminosità, particolari ravvicinati (macro), etc.

    Sono le fotocamere compatte a soffrire maggiormente l’avvento della funzione camera dei telefoni, mentre chi è appassionato, o comunque vuole avere un’apparecchiatura che consenta di scattare qualsiasi tipo di foto, senza rischiare di perdere il momento, magari irripetibile, si indirizzerà su una fotocamera degna di questo nome.

    Fotocamera compatta

    Come detto esistono varie tipologie di fotocamere, le più comuni sono quelle compatte, solitamente completamente automatiche, che sono facili da usare e da portare in giro, costano relativamente poco, ma che non permettono un’uso avanzato della macchina, o l’uso di particolari tecniche fotografiche.

    Bridge

    Un gradino più sopra ci stanno le bridge, un pochino più ingombranti, e meno immediate da usare, permettono controlli manuali (seppur con qualche limitazione), e hanno obiettivi con un’estensione importante, che permettono di fotografare in diverse situazioni senza dover (ma neanche potere) cambiare obiettivo per adeguarsi a ciò che si vuole fotografare.

    Reflex

    Il top della categoria è rappresentato dalle reflex, le macchine fotografiche con obiettivi intercambiabili, usate anche dai professionisti del settore. Seppure ingombranti e costose, consentono la massima versatilità per via della possibilità di cambiare gli obiettivi, dei controlli completamente manuali (che pero’ vanno saputi usare!!) e dalla disponibilità di accessori dedicati alla più particolare esigenza, oltre a garantire i risultati migliori. C’è  però da dire che la bella foto la fa il fotografo e non la macchina, dato che potremmo anche avere la macchina migliore, ma se non abbiamo la giusta tecnica faremo comunque delle fotografie mediocri!

    Mirrorless

    Una via di mezzo sono invece le mirrorless, una sorta di reflex più compatte, che facendo a meno del mirino, e utilizzando obiettivi e sensori un pò più piccoli hanno delle dimensioni più compatte, dando la possibilità di avere una macchina fotografica ad obiettivi intercambiabili che occupi poco spazio, mantenendo comunque una buona qualità dell’immagine.

    La macchina giusta dipende molto dall’uso che ne  vogliamo fare, dalla nostra passione per la fotografia e dal budget a disposizione. Una compatta tende a costare tra i 50 e le 300 euro, ed è utile da avere sempre con se per delle foto estemporanee e senza troppe pretese, ma pur sempre mantenendo una qualità superiore ad una foto scattata con un telefonino.

    La bridge invece è una soluzione per chi vuole una compatta più evoluta,senza i costi e la necessita di cambiare obiettivi: una macchinetta multi uso che possa coprire un po tutte le esigenze, e magari farci iniziare a prendere confidenza con le tecniche fotografiche e i controlli manuali. Ottima anche per i viaggi brevi, dove magari non possiamo dedicare un bagaglio a mano alla sola attrezzatura fotografica. Si spende dalle 150 alle 800 euro per questo genere di prodotti.

    Se invece siamo appassionati di fotografia, e magari non siamo alla prima macchina la scelta andrà sulla reflex, le cui qualità fotografiche sono indiscusse, ma che ci porterà in un mondo che se ci appassionerà veramente ci farà spendere tanti soldi (solo la macchina costa dai 300 alle migliaia di euro) in obiettivi, flash e accessori vari.

    Le mirrorless sono un po un ibrido tra reflex e bridge: si ha il vantaggio dell’ottica intercambiabile con le dimensioni ridotte di una bridge, e una qualità molto vicina a quelle della reflex, spendendo poco di meno rispetto alle sorelle maggiori. Molte mirroless hanno delle sezioni video molto ben realizzate, consentendo di sostituire egregiamente anche una videocamera (cosa che però è possibile anche con gli altri tipi di fotocamera).

    La scelta dipende tanto da quanto fotograferemo e da quale è il nostro soggetto: se l’idea è fotografare qualche panorama o qualcosa all’aperto, più o meno tutte le macchine fotografiche vanno bene, ma per  fotografare un animale in movimento, o in una stanza buia avere una macchina di buona qualità farà la differenza tra una foto da buttare e una da incorniciare.

     

     

  • Guida all’acquisto : il tablet

    Da qualche anno si è affacciato nelle abitudini degli italiani un nuovo gadget tecnologico: il tablet, la tavoletta che possiamo considerare come anello di congiunzione tra lo smartphone e il computer.

    Dallo smartphone eredita il sistema operativo (Android, Apple iOS o Windows) con le relative app, seppur con qualche aggiustamento per via dello schermo più ampio, lo schermo touch-screen e alcune volte la parte telefonica. Dal pc eredita parte delle funzioni, dato che il tablet può essere comodamente utilizzato per le funzioni più semplici generalmente demandate al computer, come navigare, leggere la posta elettronica, sentire la musica o guardare un film.

    Come detto è un’anello di congiunzione tra i due mondi ma non li sostituisce completamente: non si ha la potenza di calcolo, l’espandibilità e le periferiche di un pc, ne l’estrema trasportabilità dello smarphone, che abbiamo sempre in tasca in ogni momento della giornata.

    Sostanzialmente quando si va a scegliere il tablet abbiamo da fare alcune considerazioni: ci serve la funzionalità telefonica, quale è la dimensione corretta che ci è più comoda, quale sistema operativo scegliere?

    Per la prima domanda la risposta dipende dall’uso che ne andremo a farne, da dove lo utilizzeremo più frequentemente e dalla disponibilità di connessioni wi-fi. Se abbiamo in mente di usarlo principalmente a casa (o comunque in luoghi dove è disponibile un’accesso a internet in wifi)  e abbiamo già un’accesso a internet potremmo pensare a un modello solo wi-fi, se invece lo usiamo nei tragitti casa-lavoro (magari come navigatore satellitare, o per navigare in internet sui mezzi pubblici), o pensiamo di portarcelo in vacanza o nella seconda casa, o comunque di usarlo dove non abbiamo connessione può avere senso sceglierne uno con connessione 3G.

    Ovviamente se lo scegliamo con connessione 3G dovremmo dotarci di un’abbonamento dati , dove a fronte di un costo mensile avremmo a disposizione un tot di dati o di ore di navigazione, oltre a mettere in conto una spesa maggiore per l’apparecchio. Il vantaggio però può essere che è possibile acquistare dei pacchetti tablet + piano dati direttamente dai gestori telefonici, con cui è possibile pagare  la rata mensile del tablet direttamente nella bolletta dell’abbonamento.

    Per il discorso dimensioni, la scelta dipende un po dai gusti e da come si pensa di utilizzarlo. Quelle più comuni sono da  7, 8 e 10 pollici. Esiste poi qualche prodotto di dimensioni ancora superiori , ma superati i 10 pollici , peso e dimensioni ne rendono sconsigliabile il trasporto e l’uso al di  fuori delle mura domestiche. Difatti per un uso in mobilità sono da preferire quelli più piccoli, da 7 pollici, che pur pagando lo scotto di risoluzioni minori (e quindi meno indicati per l’uso frequente sui testi o per godersi un film) possono stare più comodamente in una borsetta, ed essere portati con noi quotidianamente. Un’altro vantaggio è che possono essere tenuti anche con una sola mano, rendendo più comodo l’uso a letto. Per contro  i 10 pollici, che avendo  lo schermo più grande e risoluzioni maggiori  permettono di leggere o scrivere  i testi , navigare o guardare i video più comodamente, sono più scomodi da trasportare. Esistono poi delle dimensioni intermedie , gli 8 pollici , formato dell’ ipad mini,  che pescano dai due mondi rimanendo comunque trasportabili senza sacrificare troppo dimensioni e risoluzione dello schermo : la scelta anche qui dipende dall’uso che prevediamo di farne.

    Per quanto riguarda il sistema operativo, come per gli smartphone, è più una scelta di gusti personali,  dato che bene o male le funzionalità sono molto simili. Magari su ipad (che a parità di dimensioni è più costoso dei concorrenti) possiamo trovare qualche applicazione dedicata a usi specifici (esempio in campo musicale o fotografico) non ancora disponibile per altri sistemi , ma a causa di un app store più chiuso e controllato si trovano meno app gratuite e non si ha a disposizione il player flash (utile per visualizzare i siti non pensati per i dispositivi mobili) che è disponibile su Android, seppur non in tutte le versioni,  oltre a una più vasta scelta di accessori dedicati.  Su Android , soluzione sicuramente più economica (si trovano tablet low cost addirittura per meno di 50 euro!), si trova il più ampio catalogo di  applicazioni  di cui buona parte gratuite, ma si paga un po in fatto di sicurezza, poichè  a causa di controlli più blandi potremmo scaricarne di malevole. Windows invece sul fronte app ha il catalogo più limitato, anche se le principali applicazioni sono comunque disponibili, ma ha il vantaggio di avere di serie Office per poter creare i propri documenti evitando la spesa dell’acquisto di una app dedicata.

  • Apple, conviene portarsi a casa un prodotto della mela?

    Apple, conviene portarsi a casa un prodotto della mela?

    iPhone,  iPad, Mac: i prodotti dell’azienda fondata da Steve Jobs sono da sempre caratterizzati da un appeal modaiolo che si traduce in prezzi sul mercato prezzi notevolmente più alti della concorrenza.

    Che si tratti di computer,  tablet o smartphone la differenza con un omologo windows o android in termini di prezzo esiste ed è ben marcata.

    I fan della mela obietteranno che quel surplus è il prezzo da pagare per la semplicità e l’esclusività del loro sistema operativo preferito.

    Lungi da me fare una guerra di religione su quale sistema sia il migliore, ma non si può obiettare che un prodotto apple sia più caro a parità di prestazioni.

    A livello hardware ormai non esiste una esclusività tale da giustificare i prezzi superiori alla media, ma si sa che c’entra anche il discorso moda.

    Daltronde se una t-shirt di una marca di haute coiture può costare anche 30 volte il prezzo di una simile ma di un marchio economico, perchè non fare lo stesso con l’informatica?

    Il discorso è , se devo cambiare il mio gadget tecnologico,  mi conviene prendere un apple, sapendo che mi costerà di più?

    A naso potremmo dire no, dato che costa di più per fare le stesse cose, quindi sto spendendo dei soldi per la moda di possedere una mela sul retro del nostro prodotto, ma la risposta non è uno secco no, ma è un dipende.

    Questo perché un po la moda e un po i prezzi più alti da nuovo, permettono ai prodotti apple di mantenere dei valori sul mercato dell usato sostanzialmente più alti della concorrenza.

    Se un pc usato dopo qualche mese dall’acquisto perde quasi completamente il suo valore, un apple mantiene buona parte del suo: daltronde è una legge del mercato,  la richiesta è alta, dato che costando molto da nuovo la gente cerca di accapparrarsene uno usato, mentre la disponibilità limitata, quindi il prezzo dell’usato sale.

    Questo significa che se abbiamo a cuore la rivendibilità del nostro prodotto, nonostante il prezzo di partenza più alto, prendere un apple ha senso.

    Se ci pensiamo succede qualcosa di simile con le automobili, le flotte aziendali sono piene di automobili di taluni marchi premium, non tanto per questione di immagine o affidabilità quanto di rivendibilità, se il valore residuo  sarà più alto, il costo effettivo  sarà minore, nonostante si sia pagato di più ,  e anche sulla tecnologia possiamo fare lo stesso  discorso , qualora si abbia intenzione di rivendere il nostro usato e non di portarlo fino al termine del suo ciclo di vita.

    Ma se abbiamo in mente di non disfarci a breve del nostro prodotto, o non vogliamo / possiamo spendere più di un certo tanto , o ancora necessitiamo della massima potenza possibile per il nostro budget, è meglio evitare i prodotti della mela.

    La risposta alla nostra domanda quindi sta tutta nelle nostre esigenze.

  • Libri digitali: convengono o no?

    Grande dilemma tra i divoratori di libri: passo o meno alla versione digitale? Abbandono il magico mondo della carta , fatto di sensazioni tattili, odore e ritualità per il freddo mondo digitale?

    In realtà è una questione di gusti personali, ma c’è da dire che il passaggio porta in se alcune comodità: innanzitutto gli ebook reader ,gli apparecchi appositi per la lettura dei libri digitali, nonostante siano un prodotto di nicchia, sono comodissimi: leggeri, hanno una capienza enorme, che ci permette di portaci dietro una libreria di 2000 libri in un etto di peso, sono poco costosi (il modello più diffuso nel nostro paese costa 59 euro) , hanno una durata della batteria veramente invidiabile (una carica dura anche due mesi!) e non affaticano la vista, come potrebbe pensare chi non li ha mai provati, grazie a degli schermi (e-paper) pensati specificatamente per la lettura.

    Ovviamente i libri in formato digitale si possono leggere anche con uno smartphone, un computer o un tablet,  installando un’apposita applicazione : ma se si risparmia sull’acquisto del lettore, si perde in fase di lettura: gli schermi a cristalli liquidi , non essendo pensati per la lettura dei libri , affaticano la vista, rendendo la cosa fattibile per un uso sporadico , ma non una lettura frequente.

    In digitale si trovano molti titoli, ma non tutto: non troveremo testi molto vecchi o di alcune case editrici poco avvezze al digitale, ma in compenso potremmo trovare titoli di autori indipendenti, che magari hanno pubblicato il loro libro tramite piattaforme di self-publishing, evitando i costi di un vero editore,  dando la possibilità di vendere il proprio libro a un’ampia platea e a un prezzo ridotto.

    Altro vantaggio è la disponibilità immediata dei libri digitali, solitamente un problema per i titoli meno richiesti che vanno ordinati in libreria: col formato digitale si bypassano le spedizioni fisiche dei volumi, che oltretutto generano dei costi importanti per via del peso.

    Dal punto di vista fiscale però i libri digitali non godono delle agevolazioni sull’IVA , quindi sono tassati al 22%, mentre i libri cartacei al 4%: fortunatamente però per via dei mancati costi di carta, stampa e spedizioni i prezzi di listino dei libri in formato digitale normalmente sono più bassi della rispettiva versione cartacea.

    Inoltre una recente normativa (lobbisticamente creata per favorire i librai dall’assalto di grande distribuzione e vendita online) vieta sui libri cartacei  degli sconti superiori al 15%, sui libri digitali questa normativa non è applicabile, quindi è possibile trovare titoli interessanti anche per meno di un euro.

    Tralaltro esistono buone collezioni di libri gratuiti, alcuni messi a disposizione dagli autori , magari per farsi conoscere, altri perchè semplicemente sono scaduti i diritti d’autore dell’opera: è quindi possibile trovare gratis in formato digitale i grandi classici della letteratura.

    Poi essendo dei beni digitali, come per la musica esiste anche la pirateria, anche in virtù dell’esiguo peso di un libro digitale (consideriamo che è possibile stipare migliaia di libri in una schedina di memoria o un cd-rom,  quindi scaricarli diventa una cosa immediata): non è etico avvalersene, specie nei confronti degli autori,  ma è una possibilità che a onor della cronaca esiste , anche se per via del fatto che si tratta di un prodotto di nicchia , la cosa non è così sviluppata come per la musica.

    Piuttosto attenzione ai formati: alcuni ebook reader sono pensati per leggere solamente i  libri acquistati nel proprio book store di riferimento:  se è pur vero che i libri possono essere acquistati dove preferiamo e convertiti di formato sul proprio computer e successivamente caricati sul reader per via di un cavetto usb, in presenza di libri protetti da diritti d’autore, questa conversione non è una procedura semplicissima alla portata di tutti gli utenti.

    La conversione è sicuramente meno problematica  sui libri gratuiti, che magari non sono disponibili nel formato compatibile col nostro lettore,  anche se talvolta la conversione può non essere perfetta (tipici difetti sono la presenza di qualche carattere strano in mezzo alle pagine, delle parti vuote di troppo in mezzo al testo o la numerazione delle pagine sballata) avremo nel nostro lettore dei buoni libri a costo zero!

     

  • Videogiochi: online si risparmia

    Se siete appassionati videogiocatori o comunque vi piace svagarvi ogni tanto alla console avrete sicuramente notato che il vostro non è un hobby dei più economici.

    Storicamente videogiocare ha avuto costi alti, sia per chi viene dal mondo PC ,dove se è vero che si può usare il computer di casa per giocare, è altrettanto vero che se il computer non è sufficientemente carrozzato (e questo significa spendere continuamente belle cifre per aggiornare il computer per stare al passo coi giochi più recenti) l’esperienza di gioco ne risente parecchio, sia per chi invece è della scuola delle console, dove se è pur vero che non dovremmo rinnovare continuamente l’hardware (almeno fino alla prossima generazione di console), i giochi sono più cari per via del costo di licensing imposti dai produttori delle consolle alle software house.

    Ovviamente risparmiare si può, e lo si può fare in tanti modi: il primo che ci può venire in mente è quello di rivolgersi alle grandi catene che vendono anche usato: purtroppo però , a meno di offerte speciali, il risparmio rispetto al nuovo sarà esiguo.

    Cercare invece su internet può dare delle belle soddisfazioni: tra offerte speciali dei megastore di elettronica, siti di e-commerce ed ebay si rischia di spendere meno per lo stesso gioco nuovo , rispetto all’usato preso nel negozio vicino a casa.

    Ma se si vuole risparmiare ancora di più (senza tirare in ballo modifiche e piraterie varie, che pagano l’inaffidabilità, i costi non proprio economici delle modifiche, sempre se si è in possesso della giusta versione della console, l’impossibilità degli aggiornamenti e i rischi di ban per i giochi online ) la soluzione è rivolgersi all’estero.

    Ebbene si, i giochi fuori dai confini italiani costano meno, inoltre anche la spedizione internazionale non ha dei costi esagerati, visto che un gioco può essere spedito anche in una normale busta da lettera, a prezzi modesti.

    Generalmente la nazione europea dove cercare le offerte migliori è l’Inghilterra, questo perchè,  specie fino a poco tempo fa , esistevano delle zone del paese (in particolare le Channel Island) dove esisteva una sorta di zona franca: sotto una certa cifra (20 sterline)  non si andava a pagare l’IVA, pertanto in queste zone sono sorti diversi store online che sfruttando questa esenzione potevano offrire prezzi veramente bassi su dischi e videogiochi, che generalmente avevano prezzi che non superavano quella cifra.

    Nonostante adesso le regole siano un po cambiate, gli inglesi sono abituati ai prezzi e alla concorrenza spietata di questi rivenditori, pertanto i prezzi praticati nonostante siano aumentati rispetto a qualche anno fa, sono comunque più bassi rispetto ad altri paesi europei.

    Inoltre acquistare dal Regno Unito, ci garantisce che quanto meno la presenza della lingua inglese: infatti il discorso lingua è molto importante: se infatti un gioco acquistato in Europa sarà utilizzabile nelle consolle di qualsiasi paese europeo (mentre, a seconda della console, potrebbe non funzionare se il gioco provenisse dall’ Asia o dall’America) non è detto che il gioco abbia la lingua italiana.

    La cosa si fa sentire specialmente sui giochi per Xbox 360, dato che la capacità dei dischi non è particolarmente elevata, pertanto è possibile, specie se si tratta di un gioco con una bella grafica e tanti effetti, che il disco contenga soltanto poche lingue, specie per quanto riguarda la traccia audio (magari i sottotitoli in italiano possiamo anche trovarli, ma per l’audio è più difficile)

    Per le software house differenziare i dischi ha un costo, e quindi un produttore, se non è costretto da limitazioni tecniche, o più raramente commerciali, cerca di fare dei dischi multilingua, traducendo per i singoli mercati solo le copertine.

    In quel caso comprare all’estero si rivela un grande affare: a volte, accettando di avere la copertina del gioco in un’altra lingua, si riesce a comprare giochi anche a un quinto del prezzo che troveremmo in negozio, specie se il gioco inizia ad avere qualche mese alle spalle (purtoppo sui titoli appena usciti, anche oltre confine non si strappano risparmi eclatanti, ma conviene sempre verificare…)

    Ovviamente il discorso ha senso se il nostro titolo preferito ha la traccia audio nella nostra lingua, finire un gioco in tedesco, se non conosciamo la lingua teutonica non è certo un’esperienza esaltante, ma per fortuna anche in questo caso ci aiuta la rete: esistono forum e siti specializzati con liste dei giochi import: ci diranno, grazie alle esperienze di altri utenti, se il gioco che a noi interessa, acquistato in una determinata nazione è multilingua e se nel caso ha traccia audio in italiano o quantomeno i sottotitoli nella nostra lingua.

    Discorso similare per gli abbonamenti online: anche quelli, manco a farlo apposta costano meno all’estero che da noi: addirittura esistono dei siti che vendono i codici direttamente online evitando la spedizione fisica (ottenendo quindi una consegna immediata), con sconti molto consistenti rispetto ai prezzi di listino che troveremmo in negozio: la cosa si fa molto interessante per chi ha una Xbox (la live gold membership è uguale in tutto il mondo, quindi potremmo comprarla anche in Giappone o negli Stati Uniti e usarla nella nostra consolle italiana), mentre non lo è per chi ha una Playstation (l’abbonamento al PSN è nazionale, quindi può essere utilizzato solo nel paese dove è stato comprato, perciò saremmo costretti ad acquistarne uno italiano)