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  • La scomparsa delle SIM ricaricabili a consumo

    La scomparsa delle SIM ricaricabili a consumo

    Se avete avuto la necessità di avere un numero telefonico secondario per il vostro cellulare magari lo avrete notato: le schede SIM ricaricabili , almeno quelle a consumo dove si paga solo per le chiamate effettuate, stanno praticamente sparendo dal mercato.

    Infatti se le ricaricabili continuano ad esistere, a meno di non aver scelto un piano con un canone fisso mensile che include internet e telefonate, quasi tutti i gestori applicano balzelli, piani tariffari capestro con abbonamenti a servizi inutili o tariffe svantaggiosissime che nascono per erodere il credito di chi utilizza la sim saltuariamente, vuoi perché la usa solo in ricezione, vuoi per backup o per usarla solo in caso di bisogno su un dispositivo come un antifurto , una chiavetta dati o in auto.

    Un tempo le SIM ricaricabili avevano il vantaggio di poter caricare dentro una certa cifra e di erodere il nostro credito solo per le telefonate, sms o traffico dati che usavamo, e l’unica cosa a cui stare attenti era ricordarsi di ricaricare la scheda , generalmente una volta all’anno, prima della scadenza per rinnovarne la validità; questo escamotage della ricarica serviva agli operatori telefonici per non dover far pagare agli utenti la tassa di concessione governativa dovuta per gli abbonamenti telefonici radiomobili.

    Quindi la sim ricaricabile aveva senso di esistere perché era qualcosa di temporaneo che poteva disattivarsi alla scadenza o all’esaurimento del credito, peccato che col tempo sono nate delle formule con dei pacchetti che a fronte di un canone fisso mensile davano un forfait di minuti, sms o traffico dati, e che se all’inizio erano un’eccezione conveniente solo a chi faceva un uso importante del telefono, ma non cosi tanto da rendere conveniente un abbonamento ”vero”, col tempo sono diventate comuni, specie con l’avvento degli smartphone che richiedendo di essere sempre connessi sono diventati la soluzione ideale per evitare il salasso delle connessioni dati a consumo, ma comunque rimaneva sempre la possibilità di scegliere se pagare una quota fissa per non doversi preoccupare di sforare coi consumi o di  pagare a consumo il proprio traffico telefonico.

    Le vere ricaricabili ormai sono rimaste disponibili per qualche operatore virtuale, e spesso sono pure vincolate a dei costi di attivazione o di prima ricarica importanti, oppure a dover fare lo slalom per fare il cambio piano, disattivare servizi a pagamento appioppati all’attivazione e che vi costringeranno a stare attentissimi per non dover pagare dei servizi inutili se ci si dovesse dimenticare di disattivarli al termine del periodo di prova e/o ad avere tariffe a consumo talmente costose da rendere un salasso anche una semplice chiamata o una connessione internet partita per errore.

    Il problema è che vuoi per i margini sempre più bassi, vuoi per la concorrenza sempre più agguerrita quello che i gestori non incassano dal canone mensile lo devono recuperare altrove, dalle tariffe di attivazione della sim, ai cambi piano, ai balzelli per dei servizi extra in caso di mini-ricariche, al pagamento di servizi di rete che storicamente sono sempre stati gratuiti, dai costi extra quando sforiamo un plafond , ci dimentichiamo di ricaricare o usiamo il telefono all’estero, a quando teniamo la sim inattiva o comunque generiamo poco traffico.

    Questo ha portato a snaturare il concetto di sim ricaricabile, al punto che viene da chiedersi, perché non eliminare la tassa di concessione governativa, quanto meno per i privati che non hanno bisogno di scaricare la bolletta del telefono, visto che ormai con i sistemi di ricarica automatica le ricaricabili sono di fatto degli abbonamenti?

    Fortunatamente il modo di avere una sim secondaria a consumo esiste seppure i gestori fanno di tutto per nasconderne l’esistenza e rendere difficile l’attivazione quanto meno senza addebitare costi per servizi non richiesti o inutili, percio è essenziale nel caso abbiate questa esigenza studiarvi i vari balzelli e pratiche piu o meno scorrette prima dell’acquisto della sim di modo da sapere come disattivare i servizi a pagamento possibilmente gia in fase di attivazione e non correre il rischio di ritrovarsi a dover pagare ogni mese quasi quanto il costo di un pacchetto a forfait di qualche operatore virtuale, ma senza godere di telefonate e traffico dati incluso.

    Voi avete avuto bisogno di una sim secondaria e avete avuto problemi con la disattivazione di servizi a pagamento non richiesti? Scrivetelo nei commenti!

  • Come migliorare la nostra connessione internet a casa

    Come migliorare la nostra connessione internet a casa

    Ormai nelle nostre case abbiamo sempre più dispositivi tra smartphone, tablet e computer che ognuno di noi ha in casa, si sono aggiunti consolle di videogiochi, stampanti di rete, smart tv, assistenti vocali, prodotti di domotica come prese wifi, telecamere ip e simili e soprattutto ora che tra smart working e limitazioni agli spostamenti a causa del covid si è costretti a stare in casa si usa molto di più la rete e da più dispositivi contemporaneamente, questo porta la nostra connessione e soprattutto il nostro router a saturarsi , limitando le prestazioni o bloccandosi.

    Per migliorare la situazione è necessario organizzarsi e ripensare un po’ la nostra rete casalinga, intervenendo su più fronti: la linea dati, il router e il wifi.

    Se abbiamo ancora una connessione in rame come l’ADSL , se a casa nostra abbiamo copertura è sicuramente il caso di passare ad una connessione più veloce in fibra, possibilmente in FTTH, permettendo di avere velocità anche 50 volte superiori, per una differenza di prezzo generalmente di pochi euro e che può fare la differenza se più persone in contemporanea usano la rete , magari per download, videoconferenze o video in streaming.

    Ma se il numero di dispositivi collegati col tempo sono aumentati, perché magari abbiamo acquistato nuovi dispositivi, o aggiunto dei componenti di domotica che usano la rete il nostro vecchio router potrebbe non essere in grado di gestire troppi dispositivi contemporaneamente bloccandosi o dovendo venire resettato di frequente, in quel caso sostituirlo con uno più recente ma soprattutto più potente potrebbe essere un’idea, facendo attenzione però che il nostro gestore internet ne permetta la sostituzione. Se ciò non fosse possibile si può pensare di aggiungere un secondo router in cascata che si occupi di diffondere il segnale ricevuto dal router del nostro operatore internet.

    Altra cosa da verificare è la copertura del wifi in casa, se nelle vicinanza del router il segnale generalmente sarà stabile e veloce, allontanandosi magari in una stanza più lontana il segnale tende a degradare, rallentando la velocità, in tal caso ci si può organizzare con dei ripetitori di segnale wifi, oppure aggiungendo degli access point per coprire meglio le zone più distanti dal router principale che necessitano però di un cavo di rete per portare il segnale, cosa che può essere problematica: nel caso si può pensare di utilizzare dei powerline per far passare il segnale sulla rete elettrica.

    Altra soluzione più costosa, ma anche più affidabile e meno complessa da installare è una rete mesh dove si avranno un kit di ripetitori wifi interconnessi tra di loro e  comandabili con una app che consentono di gestire un numero maggiore di dispostivi e che soprattutto essendo collegati tra di loro non in cascata come un normale extender ma in maniera paritetica riescono a funzionare ripetendo il segnale anche se uno di loro dovesse essere fuori uso

    Ad ogni modo con una piccola spesa si possono migliorare sensibilmente le prestazioni della nostra connessione, soprattutto se abbiamo una disposizione particolare delle stanze della casa, magari molto estesa o su più livelli.

    Voi avete problemi con la vostra connessione internet casalinga? Fatecelo sapere nei commenti, cosi come se avete dei dubbi o delle perplessità, io come al solito se possibile vi aiuteremo.

  • I nuovi decoder per il digitale terrestre

    I nuovi decoder per il digitale terrestre

    Come avrete saputo, entro il 2022 cambierà il sistema trasmissivo della televisione, e come era già successo nel 2012 ci troveremo per continuare a vedere gli attuali canali televisivi a dover cambiare il televisore o a dotarci di un decoder esterno, a meno di non aver un televisore abbastanza moderno già compatibile.

    Ma se non vogliamo affrontare la spesa dell’acquisto di un nuovo televisore, o magari procrastinarla per un po’ la soluzione più economica è dotarsi di un decoder, vediamo un po’ di capire come orientarci.

    Innanzitutto c’è da capire se ricevete la televisione dal satellite o dall’antenna terrestre: se utilizzate la parabola è probabile che abbiate già un decoder o una cam con all’interno una smart card, che anche in questo caso andrà sostituita per i modelli più vecchi, se invece ricevete la televisione dall’antenna terrestre, se il televisore non fosse compatibile col nuovo sistema, come vi spiegavo nel video qua sotto andrà aggiunto un decoder esterno.

    Si tratta di una scatoletta, generalmente poco più grande di un pacchetto di sigarette che ha un suo telecomando per la scelta dei canali e ha alcuni collegamenti con i rispettivi cavi , sicuramente non bellissimi da vedere.

    Infatti avremo almeno un cavo per l’antenna , eventualmente con un secondo cavo in cascata per collegare altri apparecchi che possono richiedere l’antenna come videoregistratori o il decoder sky, un cavo per la corrente,  e la porta HDMI per poter portare il segnale al televisore. Opzionalmente potrete avere ulteriori ingressi come porte USB per vedere foto e video da una chiavetta o per registrare i canali televisivi, porte ethernet per collegarlo a internet, etc.

    Ovviamente dovrete avere un ingresso HDMI libero, che dovrete selezionare con il tasto input del telecomando del televisore, e  poi utilizzare il telecomando del decoder.

    Nel caso non aveste un ingresso libero perché tutti occupati magari dal decoder satellitare, dal lettore dvd o blu-ray, dal computer, da un box multimediale o da una console di videogiochi o eliminate uno di questi apparecchi o vi dovete dotare di una sorta di sdoppiatore chiamato Switch HDMI, dal costo relativamente contenuto, quelli più economici costano anche meno di 10 euro, che consente di attaccare più apparecchi alla stessa porta HDMI del televisore, la seccatura però diventa come selezionare quale apparecchio attivare, poiché non sempre la selezione avviene in maniera automatica all’accensione dell’apparecchio, che magari ci dimentichiamo di spegnere e quindi dovremmo cambiare manualmente l’ingresso tramite un tastino sullo switch, mentre modelli più complessi possono avere un loro telecomando per evitare di doverci alzare per la selezione, anche se in questo caso sono più cari e soprattutto hanno bisogno di essere alimentati quindi avremo un’ulteriore cavo in giro che ci occuperà un’ulteriore spazio nella ciabatta elettrica.

    Ci sono anche decoder molto piccoli da nascondere dietro allo schermo, ottima soluzione per occultare tutti questi cavi, ma in questo caso avremo un ulteriore cavo per il sensore del telecomando che andrà incollato con un adesivo sulla tv, in modo da puntare il telecomando del decoder su questo sensore, che altrimenti non funzionerebbe.

    C’è da dire che il costo di uno di questi apparecchi nelle catene di elettronica si aggira intorno ai 50 euro, che corrisponde al bonus che si puo richiedere allo stato per l’acquisto del decoder o per la sostituzione del televisore, a patto di avere un ISEE non superiore ai 20.000 euro e sino ad esaurimento scorte, ma cercando bene in rete si può grattare anche qualche euro e trovare qualcosa di valido anche sui 30-35 euro.

    Va però fatto attenzione comprando in rete che sia un prodotto pensato per il mercato italiano (se non volete sbagliare sceglietene uno che abbia il bollino “lativu” che identifica i prodotti sicuramente compatibili) e che possa ricevere eventuali aggiornamenti software nel futuro cosa non scontata per prodotti super-economici che magari riuscite a trovare anche sotto i 20 euro, specie se arrivano dalla Cina.

  • Il pericolo della censura digitale

    Il pericolo della censura digitale

    Come conseguenza dell’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021 è accaduta in rete qualcosa di molto serio per le libertà digitali, l’oscuramento oltre di post e profili riconducibili a Trump e ai suoi sostenitori , anche di alcuni social network non allineati come Parler rei di avere una politica incentrata alla massima liberta di espressione, dove la moderazione e la censura non sono di casa e perciò diventati l’ultima roccaforte dei sostenitori di Trump già in precedenza bannati dalle molte delle principali piattaforme online.

    Inoltre questi blocchi non si sono limitati a bloccare i post ritenuti pericolosi dai vari social network, bloccando i profili dei sostenitori, ma si è provveduto a cascata a bloccare anche chi fosse lontamente collegato all’ex presidente degli Stati Uniti, come chi vendeva cappellini e merchandising, a bloccare gli incassi delle donazioni dei supporters sospendendo gli incassi delle carte di credito, ma soprattutto a bloccare l’hosting di chi non osteggiava Trump, ma cosi facendo hanno bloccato migliaia di contenuti che nulla hanno a che fare con questa storia, con un attacco raramente cosi pesante anche se non si tratta della prima volta che accade, dato che qualcosa di simile era già successo in passato con Wikileaks prima e più recentemente con Pornhub anche se in maniera meno plateale.

    Direte voi si tratta di aziende private e saranno loro a decidere chi ospitare nei propri server o a chi fornire i propri servizi, in realtà non è proprio così per una questione di responsabilità

    Infatti il nocciolo della questione è l’hosting, chi fornisce servizi online in genere affitta i propri server a utenti terzi che hanno la responsabilità di cio che pubblicano, esulando il proprietario dei server da responsabilità: per fare un esempio è come se noleggiassi un’automobile e con questa ammazzassi delle persone o la usassi per una rapina, la responsabilità è la mia non di chi mi ha affittato la macchina.

    Ovviamente ai social network inquadrarsi come hosting permette di poter scaricare sugli utenti le responsabilità di cio che viene scritto sulle loro piattaforme, e permette loro di non dover controllare, moderare , cancellare i contenuti dato che sulla carta il loro ruolo è solo quello di mettere a disposizione degli spazi sul web in cambio di un corrispettivo che può essere economico oppure la possibilità di vendere la loro pubblicità

    Il problema nasce quando chi fa hosting si mette a fare l’editore decidendo chi è degno o meno di utilizzare i propri spazi cosi come normalmente fanno i giornali o le emittenti televisivi, che però per fare questo hanno delle regole da seguire e soprattutto si assumono la responsabilità di tutto cio che pubblicano e non solo di quello che gli fa comodo.

    Ovviamente essendo editori possono decidere di avere una linea editoriale pro o contro un determinato argomento, o fazione politica, cosi come esistono testate  schierate a  sinistra, a destra o che sostengono determinate cause, sarà poi l’utente a scegliere quel social cosi come sceglie di comprare quel giornale schierato o di guardare quel programma televisivo, ma se sono editori si devono anche assumere gli oneri che questo comporta

    Non si può tenere il piede in due staffe e fare quando fa comodo l’editore per cancellare i contenuti sgraditi e nel resto del tempo fingere di essere soltanto hosting e magari tenere in rete chi commette reati senza essere perseguito

    La cosa diventa essenziale quando gli utenti dovessero commettere reati sulle piattaforme online, da quello che incita alla rivolta o che vende armi e droga, a chi commette crimini più o meno gravi, chi incita al suicidio, magari stupra in diretta social, pubblica foto pedopornografiche , ricatta degli utenti la responsabilità ricadrebbe non più solo sull’utente che ha postato quel contenuto ma anche sulle piattaforme stesse.

    Il problema è quando le piattaforme ad esempio usano la scusa di bloccare l’hate speech  o altri comportamenti a loro dire scorretti per tenere il piede su due staffe, facendo nella pratica gli editori quando però si professano hosting: anche perché se è la stessa azienda a fare da giudice che autorità ha per decidere, quando la azienda stessa potrebbe avere un suo orientamento politico e che quindi potrebbe usare due pesi e due misure a seconda dei casi e non lasciare a un’entità terza la decisione? E tralaltro nulla cambierebbe se è l’azienda stessa a scegliere un arbitro sulla carta terzo ma che invece potrebbe essere , magari sotto mentite spoglie, di parte.

    Pertanto se la linea è quella di bannare chi incita all’odio dovrà essere fatto nella stessa maniera per esempio sia nei confronti di chi è a favore, nel caso in questione , di Trump, ma anche di chi lo osteggia, secondo dei criteri di trasparenza e non essere pronti a bloccare solo chi ci fa comodo.

    Il problema è che nel caso specifico di Capitol Hill è stato deciso da qualcuno che non è un tribunale che dovessero essere silenziati i sostenitori di Trump e tutti hanno seguito chi più e chi meno a ruota bloccando tutte le piattaforme legate anche in maniera marginale all’allora in carica presidente degli Stati Uniti.

    La decisione è stata politica e nasceva dalla voglia di ingraziarsi il nuovo presidente Biden ben sapendo che ormai l’uscente Trump di li a pochi giorni sarebbe stato fuori gioco, cercando di mettersi al riparo da possibili politiche fiscali e normative che potrebbero minare l’attuale business, salendo sul carro del vincitore per poter riscuotere in seguito, ad esempio evitando possibili operazioni antitrust come smembramenti di società divenute ormai troppo grandi , nuovi obblighi fiscali che rendano più difficile l’elusione delle tasse, norme sulla pubblicità e sulla privacy più stringenti che frenerebbero il business di chi fa soldi con gli interessi e le abitudini dei propri utenti ma soprattutto delle norme che obbligherebbero le piattaforme digitali ad assumersi le proprie responsabilità.

    Voi cosa ne pensate a riguardo? Hanno fatto bene le piattaforme digitali a bloccare Trump e i suoi seguaci, e soprattutto questo secondo voi potrebbe ledere i vostri futuri diritti digitali? Fatecelo sapere nei commenti.

  • Abbonamenti digitali col 90% di sconto

    Abbonamenti digitali col 90% di sconto

    Se vi dicessimo che potreste abbonarvi a servizi digitali come Netflix, Disney plus, Spotify e simili con pochi euro al mese, risparmiando anche il 90% rispetto ai prezzi di listino?

    Se infatti andate su Aliexpress il più famoso e-commerce cinese cercando tra i tanti prodotti in vendita , troverete centinaia di abbonamenti ai vari servizi digitali per 1, 3, 6, 12 mesi o a volte anche a vita a prezzi molto più bassi del listino, andando a spendere a seconda dei prodotti e della durata richiesta dagli 1 ai 3 euro al mese, contro listini che vanno normalmente dagli 8 ai 30 euro.

    C’è da stare attenti che venga specificato che il servizio funzioni anche in Italia, ma basta leggere attentamente la descrizione, cosi come in che modo vengono fornite le credenziali: ricaricando un account esistente, in questo caso per maggiore sicurezza vi suggerisco di cambiare la password e di usarne una diversa da eventuali altri account che possedete,  tramite un account fornito dal venditore, con account privati o condivisi.

    Ovviamente i prezzi variano in base alla tipologia di abbonamento, al numero di connessioni contemporanee e al tipo di credenziali fornito, ma una volta trovato quello che fa per noi basta metterlo sul carrello e acquistarlo come un normale prodotto in vendita, ma anziché avere una spedizione fisica riceveremo un messaggio dal venditore con le credenziali e le istruzioni per poter attivare il nostro prodotto, e iniziare a guardare i nostri film o ascoltare la nostra musica da pc, telefono, tablet o smart tv.

    In realtà tutto cio è possibile sfuttando alcune zone grigie come la condivisione dell’account con altri utenti e l’acquisto di credenziali all’ingrosso o in paesi dove per via di maggiore concorrenza o cambio di valuta favorevole costano meno, cosa che ci impedisce magari alcune personalizzazioni dell’account , come il nome utente, a volte la password o la nazionalità o ci richiede qualche accortezza che ci viene comunicata da chi ci ha venduto le credenziali ma che ci dà un prodotto completo e funzionante a una frazione del prezzo

    Essendo una pratica non vista di buon occhio dai fornitori di servizio è possibile che la casa madre riscontri delle irregolarità, o che cambi le regole di utilizzo del servizio , e quindi ci venga staccato in quel caso è importante che ci venga risolto il problema da parte del venditore , che potremmo contattare dalla stessa sezione messaggistica dove ci ha fornito le credenziali, magari dandoci una nuova password o restituendoci i soldi per il periodo non usufruito.

    Un problema possono essere alcuni venditori furbetti che magari hanno fatto prezzi troppo bassi, e che quindi non riescono ad onorare per l’intera durata le promesse bloccando i pagamenti al fornitore o peggio che hanno ottenuto le credenziali in maniera illecita rubandole a ignari utenti regolari o utilizzando carte di credito rubate o clonate, e quindi il servizio si interrompe, ma loro si renderanno indisponibili non rispondendo ai messaggi o peggio cancellando l’account.

    Pertanto è essenziale cercare un venditore affidabile, controllando i feedback del venditore e magari evitare abbonamenti troppo lunghi, anche se più vantaggiosi, perché il venditore affidabile potrebbe crollare magari dopo qualche mese, ma se voi avete pagato per 12 nonostante probabilmente avrete ammortizzato la spesa rispetto ai prezzi dei canali ufficiali vi trovete senza quello per cui avete pagato e senza la possibilità di ottenere un rimborso perché ormai sono decorsi i termini per la contestazione.

    Probabilmente anche nella peggiore delle ipotesi avrete risparmiato dei soldi, quindi il gioco varrà comunque la candela, anche perché male che vada mediamente non ci si rimette più di una trentina di euro quindi è un rischio che comunque vale la pena correre, al massimo perdete la visione del vostro servizio ma potrete sempre comprare l’abbonamento da un altro venditore.

  • Come rendere smart la TV

    Come rendere smart la TV

    Continuiamo a parlare di vecchi televisori, magari ne avete comprato uno nuovo uno per via del nuovo digitale terrestre, ma volete recuperare il vecchio per usarlo in un’altra stanza, ma ovviamente vi mancano le funzionalità smart come i servizi in streaming tipo Netflix, Amazon Prime Video, Disney Plus, Spotify, Dazn e simili o la possibilità di vedere un film che avete in una chiavetta usb o sul cellulare.

    Stessa cosa se magari avete un televisore molto economico in cucina, ma vi farebbe comodo avere anche li le funzionalità smart tv che avete nel grande televisore del salotto.

    Niente paura si risolve con poca spesa e tanta resa con delle chiavette o dongle che si attaccano ad una porta HDMI del vostro televisore e lo rendono smart: sono in pratica dei computer in miniatura che possono visualizzare filmati e musica dalla rete, tramite un cavo o il wifi, o da una chiavetta usb, installare programmi e connettersi a servizi digitali come i vari Youtube, Netflix, Amazon Prime Video, Dazn, Spotify etc.

    Possono essere comandati da un loro telecomando o dal cellulare, con una app o trasmettendo (tecnicamente si chiama cast, quindi ”castando”) i video dal vostro cellulare, pc o tablet al televisore, permettendo magari di vedere nel grande schermo del televisore quello che normalmente guardate su uno schermo di pochi pollici.

    I prezzi sono davvero bassi, generalmente si parla di cifre tra i 20 e le 100 euro, anche perche spesso sono prodotti o venduti a prezzi agevolati dalle stesse aziende che vi forniscono il servizio digitale in abbonamento, come Amazon con la sua fire tv, Google con il Chromecast o Apple con la AppleTV, vi metto qualche link in descrizione

    Tralaltro c’è anche il vantaggio che se un domani nascesse una nuova tecnologia, un nuovo servizio o ne volete una con più funzioni o più veloce non bisogna cambiare televisore ma cambiare la chiavetta con poca spesa, cosa che può essere utile anche a chi ha già una smart tv non più al passo coi tempi, magari lenta o non compatibile con qualche nuovo servizio digitale.

    Ovviamente prima dell’acquisto verificate che la chiavetta sia compatibile col servizio di vostro interesse, ma per quello che si paga, se usiamo i servizi in streaming sono soldi ben spesi.

  • Come scegliere la Tv

    Come scegliere la Tv

    Con l’avvento delle nuove tecnologie di trasmissioni digitali, entro il 2022 se il nostro televisore è troppo vecchio e quindi non compatibile saremmo costretti ad acquistare un decoder esterno o a sostituirlo.

    Il decoder esterno è certo la soluzione più economica, specie se si tratta di cambiare tanti televisori in casa ma certamente la più scomoda perché significa un telecomando in più, una porta del televisore e una presa della corrente occupati, tanti cavi in più sicuramente poco belli da vedere e comunque una soluzione non ideale per chi non è particolarmente tecnologico e che magari ha difficolta anche a cambiare l’input del televisore, figuriamoci gestire due apparecchi.

    Inoltre se il televisore è vecchio, probabilmente quello che lo sostituirà probabilmente avrà una risoluzione maggiore, sarà più grande, avrà delle funzionalità aggiornate e già predisposto alle ultime novità tecnologiche.

    Inoltre a parità di dimensioni i televisori costano molto meno rispetto a qualche anno fa, considerate che seguendo le offerte potete portarvi via un 55 pollici dignitoso anche per meno di 400 euro, quando sino a una decina di anni fa ci volevano 1500 euro per un 42 pollici.

    Ovviamente in teoria maggiore è la risoluzione, e maggiore dovrebbe essere la dimensione ideale dello schermo, infatti siamo passati dalle trasmissioni in SD con qualità dvd a quelle HD e ora inizia ad affacciarsi il 4K quindi  per via della richiesta del mercato gli schermi grandi sono diventati più diffusi e più economici, per contro trovare schermi più piccolini potrebbe diventare difficoltoso, o comunque poco conveniente, spesso con 50 euro in più potete prendere un televisore 10 pollici più grande, ed è una cosa che ne vale la pena sin tanto che abbiamo lo spazio in casa.

    Infatti una cosa da verificare, dato che nonostante le dimensioni dei televisori crescono a dismisura, le case rimangono piccole, cosi come non crescono i mobili che contengono il televisore, pertanto misurate bene lo spazio che avete a disposizione per non correre il rischio di dover rimandare indietro il televisore, magari preso con uno sconto favoloso ma che non entra nel mobile della sala per 5 maledettissimi centimetri.

    E’ vero che esistono dei supporti per ancorare il televisore al muro e quindi qualche centimetro in più potrebbe non essere un problema, ma se abbiamo un mobile tv che lo contorna magari saremo costretti a sbarazzarcene o a cambiarlo , se invece il televisore sta su un tavolino il televisore potrebbe tranquillamente sbordare, anche se dipende dalla base del televisore stesso: quelli più economici tendono ad avere una coppia di piedini alle estremità, che non permettono di sbordare se non di pochi centimetri, quelli più costosi generalmente hanno una base centrale che permette di essere poggiato a una superfice larga anche la metà dello schermo, anche se è sempre possibile comprare una base universale da agganciare sulle viti per il supporto a muro che tendenzialmente costa meno della differenza con un televisore di più alta gamma.

    Come detto televisori ce ne sono a parità di schermo di tanti prezzi, la differenza la marca e quindi l’assistenza, la reattività, e la presenza di alcune particolari tecnologie, che ad esempio migliorano le immagini. Sicuramente per vedere il digitale terrestre senza grandi pretese, ad esempio per guardare il telegiornale, lo sceneggiato o il quiz in tv anche quello più economico può andare bene, l’unica accortezza è verificare la velocità nell’accensione e nel cambio dei canali, che in certi modelli può essere parecchio lento e frustrante.

    Le cose cambiano se dobbiamo attaccare dei dispositivi al televisore, siano essi computer, decoder satellitari, lettori blue ray o console di videogiochi, in quel caso si presuppone che verranno visualizzati spesso contenuti ad alta definizione e in rapido movimento, quindi la qualità dello schermo, dell’elettronica e delle immagini deve essere la più alta possibile, quindi può valerne la pena acquistare un prodotto di più alta gamma, tenendo conto che un prodotto di alta gamma puo tranquillamente costare , a parità di  dimensioni, anche 4 o 5 volte più di quello economico

    C’è anche da dire che spesso sui televisori più cari si paga tanto il marketing  dove si viene attratti da sigle altisonanti che spesso servono solo per confondere l’utente , dato che probabilmente se non conosciamo quella funzionalità probabilmente non ci serve e che la tecnologia esclusiva magari ci da un 5% in più sulla qualità dell’immagine ma ci costa il triplo

    Per contro anche quelli super-economici potrebbero rivelarsi delle fregature, dato che il mercato è pieno di prodotti , spesso marchiati con nomi di produttori storici non più in attività, o che hanno concesso il marchio su licenza, di provenienza turca, cinese o dell’est europa, realizzati un po’ troppo in economia che seppure fanno il loro lavoro per un uso basico, peccano soprattutto per l’assistenza: un eventuale problema al termine dei canonici 2 anni di garanzia significa dover buttare il televisore poiché sarà antieconomica la riparazione o impossibile trovare i ricambi, cercate di informarvi e preferite un marchio che ha ancora le sue linee di produzione e non uno che sebbene nel passato fosse un nome prestigioso , e ce ne sono di insospettabili, ora affida la produzione a quelle solite poche fabbriche a basso costo, magari per le linee più economiche o da offerta civetta per i supermercati.

  • Addio alla radio sui cellulari

    Addio alla radio sui cellulari

    Tra le tante cose che questo 2020 si porterà via c’è forse qualcosa di cui avremo fatto a meno, la radio FM sui cellulari.

    Infatti per favorire l’adozione della radio digitale DAB+ che nel futuro sostituirà l’FM è obbligatorio che tutti gli apparecchi elettronici che integrano un ricevitore radio FM possano ricevere  anche il DAB.

    Quindi già dall’anno scorso autoradio e impianti hifi non potevano essere venduti in mancanza della funzionalità DAB ma la cosa dall’anno prossimo si estende anche ai cellulari dotati di radio FM.

    Ma dato che integrare questa funzionalità richiede la riprogettazione del telefono i produttori stanno disabilitando la funzionalità radio dai cellulari già prodotti, quindi diventerà difficile trovare dei cellulari integrino la funzione radio, poco usata ma comoda per chi non ha piani con i dati illimitati o la possibilità di usare un wifi  per ascoltare la radio in streaming.

    Ma la cosa più antipatica è che per disabilitare la radio usano un aggiornamento software che la disabilita la funzionalità anche a quegli utenti che avevano comprato il telefono prima dell’entrata in vigore della legge, togliendo una funzionalità che magari ci aveva fatto scegliere proprio quel telefono anziché uno senza radio che magari costava pure meno, e purtroppo se decidiamo di installare l’aggiornamento andremo a perdere la funzionalità radio, quindi sarete costretti a scegliere tra un telefono non aggiornato o uno senza radio.

  • Le dashcam

    Le dashcam

    Sicuramente navigando su youtube vi sarete imbattuti nei video di spettacolari incidenti, ripresi dall’interno delle automobili, generalmente provenienti dalla Russia e vi sarete chiesti come mai si vedano spesso di questi video, la risposta è semplice, nei paesi dove le truffe assicurative o gli incidenti sono all’ordine del giorno avere in macchina una telecamera che riprenda il nostro percorso può essere veramente utile ai fini assicurativi, tanto più che al giorno d’oggi si possono acquistare queste telecamerine, dette dashcam anche per poche decine di euro.

    Si tratta di piccole telecamerine specifiche per l’uso in macchina, che si attaccano per mezzo di un’adesivo o una ventosa al parabrezza e sono dotate di una lente grandangolare per riprendere quanto più possibile la strada davanti a voi, con una scheda di memoria dove viene registrato automaticamente il video, un piccolo display, una batteria integrata e un cavo che si collega all’accendisigari dell’auto per l’alimentazione e la ricarica della batteria.

    I modelli più evoluti hanno anche un modulo gps che consente alla telecamera di sapere velocita e posizione che potranno comparire in sovraimpressione, a ulteriore prova, nel video registrato e hanno magari la possibilità di integrare dei sistemi di ausilio alla guida che ad esempio ci possono avvisare all’uscita di corsia o quando ci avviciniamo troppo a un veicolo.

    Un’altra opzione utile nei modelli migliori , oltre quello di avere una maggiore risoluzione e una migliore qualità del video anche in situazioni di poca luce, è quella di poter collegare una seconda camera per riprendere non solo quello che succede davanti al veicolo ma anche dietro, cosa che inevitabilmente ci porterà ad avere un ulteriore cavo in giro per l’abitacolo che andrà adeguatamente nascosto

    Una delle funzioni principali oltre quella di registrare il nostro tragitto per avere una prova video di un’eventuale incidente o di un’infrazione al codice della strada è quella di sorvegliare l’auto quando è parcheggiata, infatti grazie alla batteria interna la dashcam potrà attivare la registrazione quando capterà un movimento permettendo di registrare tentativi di furto o atti vandalici sin tanto che la batteria sarà carica e ci sia spazio nella scheda di memoria, tenendo sempre conto che la camera quando finisce lo spazio cancellerà le registrazioni più vecchie, quindi sarà difficile recuperare una registrazione fatta mesi addietro se non l’abbiamo salvata sul telefono o sul computer.

    Ma è legale registrare la strada, le persone, le automobili o magari un’agente di polizia che svolge il suo lavoro? La risposta è si, a patto di tenere per noi le registrazioni e non diffonderle, magari su internet poichè pubblicare targhe e volti lede la privacy delle persone coinvolte, quindi qualora si volessero pubblicare andrebbe ottenuto il permesso delle persone riprese oppure oscurati nel montaggio del video.

    Anche la funzione di sentinella parcheggio risulta legale a patto di non riprendere oltre lo stretto necessario ai fini della sicurezza, quindi va bene inquadrare il vandalo ma non spiare tutto il parcheggio con la scusa della sicurezza.

    Il problema magari è che il video registrato da una dashcam non è automaticamente una prova in un eventuale processo o puo servire per farci annullare automaticamente una multa comminata per errore, sarà il giudice o l’agente di polizia a suo giudizio ad accettarla o respingerla come prova dato che non esiste una legge che regoli specificatamente l’uso di questo tipo di telecamere, quindi anche se il video ci scagionasse chi è deputato a decidere potrebbe tranquillamente non tenerne conto.

    Ad ogni modo visto il prezzo davvero basso , come detto si trovano in rete anche su amazon per poche decine di euro, trovate qui sotto qualche modello, e l’effetto deterrente in caso di atti vandalici il gioco vale la candela a patto di riuscire a nascondere l’antiestetico cavo di alimentazione che andrà dall’accedisigari al parabrezza.

  • I giradischi

    I giradischi

    Se è vero che ormai la musica liquida, quella ascoltata in forma digitale o in streaming, è diventato il modo più utilizzato per ascoltare la musica, da qualche tempo stanno tornando di moda i vecchi vinili.

    Infatti se la musica liquida è il metodo più comodo poiché ci consente di avere sempre con noi tutta la nostra discografia preferita, dall’altra parte ci fa perdere il concetto di possedere fisicamente l’album, che tra le altre cose è sempre stato anche una sorta di feticcio da collezionare che lega l’artista al fan, e che ci consente di apprezzare quella parte di creatività che non esce soltanto dalle casse, e quale migliore modo di farlo se non con il formato fisicamente più grande?

    Non si tratta infatti di portarsi la musica in giro o di ottenere la migliore qualità, dato che a meno di avere impianti costosi e orecchi sopraffini il vinile non è migliore di un cd o di un buon file digitale, ma il rituale di mettere il disco sul piatto, posare la testina, godersi la copertina merita senz’altro l’acquisto o il recupero di un giradischi.

    Spesso poi si vogliono recuperare degli album non più disponibili in altri formati oppure riascoltare un disco appartenuto a un parente o di quando eravamo bambini

    Ovviamente possiamo recuperare vecchi vinili e giradischi che avevamo in cantina o che potremmo recuperare dal mercato dell’usato oppure rivolgerci al nuovo.

    C’è da dire che nonostante la moda del momento il mercato resta una nicchia, quindi i produttori rimasti in attività non sono poi tanti quindi anche la varietà di prodotti sul mercato è limitata e spesso si tratta di uno stesso prodotto di provenienza asiatica, spesso di qualità non eccelsa, venduto da più marchi.

    Troviamo infatti nella fascia più economica del mercato , entro i 100-150 euro, dei prodotti completamente in plastica , spesso dalle forme retrò, che a volte hanno le casse integrate e che hanno un grosso difetto: non è possibile calibrare in maniera corretta il peso della testina, questo significa che la testina con l’uso andrà a graffiare il disco più del dovuto, rovinandolo e questo significa dover buttare il disco dopo pochi ascolti: se è vero che si risparmia all’acquisto, per contro si va a rovinare la propria collezione di dischi, pensate se abbiamo sul piatto qualche edizione introvabile di grande valore, economico o anche affettivo perché magari appartenuto a vostro padre o vostro nonno, il mio consiglio è evitare questi plasticoni, meglio spendere poche decine di euro in più per prodotti che anche se non avessero il miglior suono del mondo quantomeno non rovinano i dischi.

    Troviamo poi dei prodotti di fascia media, dai 150 ai 350 euro, che quanto meno hanno braccio regolabile e testine sostituibili con facilità, nonostante quasi tutti provengano dalla stessa fabbrica in cina si differenziano per il marchio, a volte per l’estetica e per qualche caratteristica tecnica: alcuni hanno la trasmissione a cinghia , più silenziosa ma soggetta ad usura, e alcuni quella diretta , preferibile per un uso da dj dove si ha necessita di variare la velocità e di poter fare lo “scratch”, qualcuno ha la connessione bluetooth per poterli collegare ad una cassa o ad una cuffia senza passare dall’impianto, molti hanno una presa usb per poter digitalizzare al computer i vecchi vinili,  quasi tutti quelli di produzione moderna hanno un’uscita rca standard preamplificata , adatta all’ingresso aux degli impianti recenti, al posto di quella phono dei vecchi impianti o comunque di un selettore per poter scegliere la tipologia di uscita.

    Troviamo poi prodotti di fascia medio-alta prodotti da case specializzate , sia di recente costituzione, che con una lunga storia alle spalle nella costruzione di giradischi dove l’attenzione ai dettagli e alla qualità è molto alta, ma anche il prezzo di listino: è la soluzione ideale per chi ha già esperienza coi giradischi, suonano meglio ma spesso richiedono qualche attenzione in più , e magari l’acquisto di qualche accessorio dedicato, che li rendono poco adatti a un neofita.

    La soluzione alternativa è invece recuperare un vecchio giradischi: dato che si tratta di un prodotto relativamente semplice, spesso basta una pulizia, una eventuale sostituzione della cinghia e/o della testina per rimetterlo in funzione. Sicuramente la qualità costruttiva, anche dei prodotti all’epoca relativamente economici, ad esempio quelli di produzione giapponese, è migliore di quelli di attuale produzione anche di un certo prezzo.

    L’unica cosa a cui stare attenti è che quasi sicuramente il giradischi avrà solo l’uscita phono quindi se vogliamo collegarlo agli ingressi aux di un impianto moderno , a meno che non abbia un ingresso phono dedicato presente ormai solo in prodotti di alta fascia , ci dovremo procurare un preamplificatore phono, che comunque si trova anche con 30 euro.