Elettrodomestici

  • Gli elettrodomestici non sono più italiani

    Gli elettrodomestici non sono più italiani

    Facendo un giro nei magazzini di elettrodomestici vedrete che trovare un’elettrodomestico  italiano è diventata una rarità: se prima le aziende italiane erano quelle più presenti nei negozi specializzati, e a parte qualche prodotto tedesco di alta gamma praticamente tutte le lavatrici, i frigoriferi , le lavastoviglie o le cucine erano di produzione nazionale ora non è più cosi.

    Se da una parte il mercato è invaso di prodotti turchi (Beko, Telefunken), e cinesi (Haier, Hisense, Midea ,etc.), magari sotto le mentite spoglie di un vecchio marchio caduto in disuso e utilizzato su licenza come succede coi televisori, anche quasi tutti gli storici produttori italiani sono finiti tutti in mano straniere: come l’ex gruppo Zanussi acquistato dalla svedese Electrolux , il gruppo Indesit rilevato dalla americana Whirpool o come Candy rilevato dalla cinese Haier , e anche nella fascia alta troviamo più facilmente prodotti coreani (Samsung, Lg) , americani (Whirpool) o tedeschi (Bosch, Miele) anziché italiani

    Questo non vuol dire però che i prodotti italiani non ci siano, a parte qualche gruppo più piccolo restato indipendente, anche alcune delle case che hanno inglobato gli storici gruppi italiani hanno mantenuto alcuni stabilimenti, quindi qualcosa di fatto nella nostra  terra lo si trova ancora, anche se dipende dai prodotti, soprattutto le linee più economiche è più probabile che vengano prodotte nell’est Europa, in Cina o in Turchia anche se hanno sulla scocca uno storico marchio italiano, cosi come alcuni prodotti delle fasce più costose di alcuni marchi stranieri facenti parte dello stesso gruppo industriale è possibile che vengano prodotti dagli stabilimenti italiani.

    Poi ovviamente la qualità dipende da come viene ideato e prodotto quel bene, non dall’ubicazione dello stabilimento, dato che anche quando gli stessi gruppi erano in mani italiane producevano anche all’estero.

    Quello che però fa strano è l’essere passati nel giro di una ventina d’anni da paese leader nel settore degli elettrodomestici che li esportava in tutto il mondo a essere diventati una colonia invasa da prodotti stranieri dove non abbiamo più nemmeno un produttore nostrano di rilevo, almeno sui grandi elettrodomestici.

    Giusto qualche azienda di componentistica italiana rimane attiva con una certa importanza, ma come tutte le aziende dell’indotto le produzioni seguono la sorte degli stabilimenti che vanno a fornire: se le lavatrici vengono prodotte in Cina o in Turchia anche chi fa manopole o guarnizioni è probabile che sposti la produzione nei pressi degli stabilimenti dei propri clienti.

    E’ un lento declino , figlio della globalizzazione , purtoppo non dipende da noi, ma una cosa la possiamo fare: quando acquistiamo uno di questi prodotti cerchiamo, compatibilmente col nostro budget e le nostre esigenze, di sceglierne uno fatto in italia in modo da non ammazzare completamente questa industria e far chiudere anche quei pochi stabilimenti rimasti nel bel paese.

    Voi avete in casa degli elettrodomestici italiani o stranieri? Avete mai fatto caso al paese di produzione sull’etichetta? Scrivetecelo nei commenti cosi come se avete dei dubbi o delle curiosità.

  • I robot aspirapolvere

    Avrete sicuramente sentito parlare dei robot aspirapolvere, quei robottini che riescono a spazzare via la polvere e secondo i modelli pulire i pavimenti. Sicuramente essendo una tipologia di elettrodomestico nuovo suscita curiosità e dubbi, ma vediamo di fare un punto.

    Innanzitutto la prima domanda che uno si fa è Funzionano? Puliscono davvero? Beh si, anche se molto dipende dal modello che scegliamo, perché in giro si trovano modelli un po’ farlocchi che servono a poco o che costano più di quanto valgono, quindi è essenziale fare una buona scelta per non ritrovarsi in casa un prodotto poco utile.

    Sicuramente hanno un’uso diverso da un’aspirapolvere o scopa elettrica tradizionale, sono pensate per un’uso più frequente che consente di tenere pulita la casa, lasciando il grosso all’aspirapolvere tradizionale che potrà essere usata molto più raramente, quindi non la sostituisce ma la affianca.

    Una delle caratteristiche più interessanti è che sono relativamente autonomi: possono essere impostate per eseguire la pulizia , tramite un timer, un telecomando o un’app sul cellulare e tornare da sole alla base per la ricarica, lasciando al proprietario solo l’onere di svuotare il serbatoio della polvere, anche se a dire il vero i modelli meno sofisticati tendono ad impigliarsi sui tappeti costringendo il proprietario ad intervenire,  a meno di non averli fatti sparire prima di far partire il robottino.

    Il robottino una volta partito andrà in giro per la casa ad aspirare la polvere, passando almeno in teoria anche sotto i mobili e sui tappeti, per poi tornare alla sua base una volta finito il suo lavoro o quando la batteria si sta per scaricare.

    Vediamo come sono fatti, abbiamo un apparecchio di forma piu o meno tondeggiante, che integra al suo interno una batteria ricaricabile come quella dei cellulari, un motore per l’aspirazione come un’aspirapolvere tradizionale collegato ad una o più spazzole rotanti che convogliano lo sporco sulla bocchetta di aspirazione, e delle ruote che le consentono di muoversi. In aggiunta a questo abbiamo una base dove l’apparecchio andrà ricaricato, e ovviamente il serbatoio dove si deposita la polvere risucchiata, e dei sensori che aiutano l’apparecchio ad evitare ostacoli o a ribaltarsi.

    Una delle prime cose da verificare è il potere aspirante, quelle molto economiche tendono ad avere una potenza appena sufficiente a risucchiare la polvere, cosa che in presenza di animali in casa o di pulizie poco frequenti possono portare ad un risultato poco soddisfacente con polvere e briciole che non verranno aspirate completamente. Inoltre è bene che l’aspirapolvere abbia anche il filtro HEPA per le polveri più sottili , che ci consente una migliore pulizia e sanificazione degli ambienti.

    Altra cosa da tenere a mente in fase di scelta sono le dimensioni: quelle più grandi e soprattutto più alte possono avere problemi ad infilarsi sotto i mobili rispetto a una più bassa, per contro se è piu alta probabilmente avrà un serbatoio più grande e magari una batteria più grande che le consente una maggiore autonomia, riuscendo a pulire la casa in una sola passata senza doversi ricaricare, cosa molto utile se la facciamo partire quando non siamo in casa o se abbiamo una casa non piccolissima.

    Tralaltro alcune di quelle più alte possono avere delle funzioni utili come il modulo lavapavimenti, che consente di sostituire il serbatoio dello sporco con uno di acqua insaponata e un panno, col quale lavare i pavimenti  oppure una torretta contenente dei sensori o delle telecamere per mappare la casa che consentono all’apparecchio di non ripassare dove è gia passato, velocizzando la pulizia, evitando pericoli ed eventuali zone dove non vogliamo che l’apparecchio passi, senza dover chiudere porte o acquistare dei muri virtuali, non sempre disponibili per tutti gli apparecchi.

    Generalmente queste funzioni di mappatura, cosi come le app per gestire al meglio le funzionalita da remoto o i sistemi di movimento intelligenti sono caratteristiche dei modelli più performanti , e spesso esclusive di determinati marchi, quindi anche scegliere il produttore giusto ha il suo peso e non solo per la garanzia, ma soprattutto per la diponibilità eventuali accessori e ricambi, come le spazzole , i filtri o i panni per l’eventuale modulo lavapavimenti: il modello sconosciuto cinese venduto a un prezzaccio nonostante sembri sulla carta un’affarone potrebbe diventare presto un ferma carte se non si trovano gli accessori.

    E pertanto è bene capire bene cosa stiamo comprando magari consultando delle recensioni, per scoprire eventuali difetti, come allergia a certi tipi di tappeti , app che impazziscono, ricambi introvabili, rumorosità, autonomia limitata, funzione di ritorno in carica non funzionante etc., che potrebbero evitarci di fare un’acquisto sbagliato. Voi ne avete gia una in casa? La usate regolarmente? Fatecelo sapere nei commenti, cosi come se avete qualche dubbio o curiosita e come al solito vi risponderemo.

  • 5G: Dovremo cambiare televisore?

    Il 5G e i televisori, sebbene siano due argomenti ben distinti, hanno una cosa che li accomuna: le frequenze utilizzate per la trasmissioni del segnale. Infatti il governo ha previsto di dedicare al 5G , utilizzato per la telefonia e per portare la connessione internet in mobilità a velocità elevate, alcune frequenze attualmente utilizzate dai canali televisivi, indicendo una gara grazie al quale gli operatori telefonici prenderanno possesso entro il 2022 di alcune di queste frequenze, costringendo le televisioni a riorganizzarsi per trasmettere in meno banda lo stesso numero di canali.

    Le frequenze a disposizione per la televisione che nel tempo si sono ridotte dal passaggio dalla televisione analogica a quella digitale, avvenuta tra il 2008 e il 2012 diventeranno ancora meno costringendo a utilizzare degli accorgimenti tecnici per poter trasmettere lo stesso numero di canali in una banda a disposizione ancora più ristretta, utilizzando delle tecnologie di trasmissione più efficienti. Per questo motivo cambierà ancora una volta il sistema di trasmissione, cosa che ci porterà per poter continuare a vedere la tv terrestre a dover cambiare di nuovo i televisori, a meno di non volerci dotare di un decoder esterno, come era già avvenuto una decina di anni fa.

    Tralaltro il sistema di trasmissione , a meno di ulteriori modifiche della legge , che a dire il vero è già stata cambiate due volte e quindi non si esclude che possa cambiare ancora, cambierà non una ma 2 volte, e l’impatto per le nostre tasche cambierà molto in base a quanto il nostro televisore è recente: se lo avete cambiato da poco, diciamo da non più di un paio d’anni, riuscirete a passare indenni a entrambi i cambiamenti, ma se la tv ha qualche anno alle spalle probabilmente passerà indenne al primo passaggio ma non al secondo, sempre che la legge nel frattempo non cambi e si salti una di queste fasi, cosa da non escludere a priori.

     Si passerà infatti dall’attuale sistema DVB-T compresso in MPEG-2, in una prima fase sempre al DVB-T ma compresso in MPEG-4, cosa che dovrebbe salvare molti televisori anche con qualche anno sulle spalle, ma non i primissimi televisori ad essere cambiati col primo passaggio al digitale terrestre vecchi una decina di anni, cosi come sono a rischio alcuni dei televisori economici di piccole dimensioni ,anche un po’ più recenti, che generalmente si usano nelle cucine e nelle camerette. Per sapere se il televisore dovrà essere cambiato oppure no in questa fase, si può fare un semplice controllo: se il televisore riesce a ricevere i canali in HD , che si trovano intorno alla posizione 500 del telecomando, non ci sarà bisogno di cambiarlo o di comprare un decoder in questa fase, ma basterà a tempo debito effettuare una risintonizzazione dei canali.

    Il problema si pone invece col secondo passaggio , al DVB-T2 HEVC dove i televisori non recentissimi nulla possono e tranne qualche televisore di alta gamma un po’ più moderno della concorrenza ,ammesso e non concesso che possa ricevere le trasmissioni a 10bit, dovrà essere affiancato da un decoder esterno o sostituito. Qui per sapere se il vostro televisore è compatibile andate a vedere, eventualmente dopo aver fatto una risintonizzazione dei canali, se sono presenti i canali test Test HEVC Main10 alle posizioni 100 e 200 del telecomando. Se non sono presenti il vostro televisore non è compatibile con la seconda fase, quindi entro il 2022 dovrete intervenire per poter continuare a ricevere la tv.

    Diciamo che ad ogni modo almeno un cambiamento entro il 2022 sarà fatto perché altrimenti lo stato dovrà pagare delle penali alle compagnie telefoniche che hanno lautamente pagato per ottenere quelle frequenze 5G, quindi a seconda della regione esiste un calendario con la data massima entro la quale le frequenze saranno liberate: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, provincia di Trento, provincia di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021 , Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna dal 1° gennaio 2022 al 31 marzo 2022; Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Marche dal 1° aprile 2022 al 20 giugno 2022

    C’è da dire che un decoder costa in media una cinquantina di euro, anche meno se lo si compra online ,e sono previsti degli incentivi per le famiglie non abbienti a seconda del reddito ISEE, ma che comunque un decoder esterno richiede un telecomando aggiuntivo e l’uso di una porta HDMI , Scart o RCA del televisore che magari è gia occupata da altri apparecchi quali lettori dvd, console di videogiochi o box per la smart tv, costringendoci a rinunciare a uno di questi apparecchi, o a doverli scollegare di volta in volta o ancora a dover comprare degli adattatori particolari, gli switch HDMI, che risultano essere abbastanza scomodi nell’utilizzo perché generalmente non gestibili dal telecomando.

    La soluzione più comoda , ma più costosa, è invece quella di sostituire il televisore con uno più moderno, i nuovi anche di grandi dimensioni costano meno rispetto al passato (un buon 55 pollici lo si porta a casa anche a meno di 400 euro, quando al primo switch-off un 42 pollici in alta definizione ne costava quasi 2000), hanno qualità superiore  e tecnologie più moderne come il 4K e HDR, anche se generalmente tendono a peccare un po sull’audio ed essendo mediamente più grandi rispetto al passato potrebbe essere difficoltoso trovargli spazio in un mobile preesistente e/o in spazi di piccole dimensioni, senza contare che un conto è sostituire soltanto l’unico televisore della casa , mentre ben diverso per le nostre finanze cambiarli tutti se se ne ha uno in ogni camera.

    Diciamo quindi che a breve è previsto che dovremo fare questa spesa, sempre che non vogliamo decidere di rinunciare all’antenna terrestre per sostituirla con il segnale satellitare, dove però si perdono molte delle tv locali e i telegiornali regionali di rai3, o via internet. Abbiamo quindi il tempo di guardarci attorno e iniziare a valutare qualche soluzione in modo da non trovarci impreparati al momento del cambio.

    Voi vi state gia attrezzando? Scrivetelo nei commenti, cosi come se avete qualche dubbio o curiosità e nei limiti del possibile vi risponderemo.

  • Cambiare i fornelli: meglio il gas o le piastre a induzione?

    Cambiare i fornelli: meglio il gas o le piastre a induzione?

    Piano di cottura a gas

    I piani di cottura delle cucine generalmente utilizzate nel nostro paese sono a gas, o  ad aria propanata.

    Questa soluzione dal costo ragionevole e tutto sommato comoda, specie se nella nostra abitazione arriva il gas di città, nonostante sia collaudata col tempo, espone sempre a qualche rischio in materia di sicurezza.

    Inoltre anche la pulizia diventa scomoda in caso di residui che fuoriescano dalla pentola.

    La soluzione per evitare il problema gas è cuocere con delle piastre elettriche.

    Queste piastre si presentano con un elegante piano in vetro facile da pulire, ma hanno delle caratteristiche particolari che potrebbero rivelarsi poco pratiche per qualcuno.

    Sostanzialmente nel mondo delle piastre elettriche esistono due tecnologie: le piastre tradizionali con resistenza (che a loro volta può essere alogena o radiante)  e quelle più moderne ad induzione.

    Piastra in vetroceramica

    La piastra con la resistenza è il sistema più collaudato, ma è pure quello meno efficiente: i consumi sono elevati senza grossi benefici nei tempi di cottura, o nella qualità della stessa. Anche se l’efficienza è migliore rispetto al gas (si passa da un rendimento del 40% del gas, al 47% della vetroceramica radiante , al 58% dell’alogena) dato che la potenza viene concentrata in meno spazio senza dissipare il calore,  il piano in vetro, altamente scenografico,  rimane comunque caldo e ci si può scottare. Le potenze assorbite inoltre sono importanti (un singolo fuoco può assorbire tranquillamente oltre 2 kilowatt, cio significa che con una stufa, una pompa di calore o un microonde acceso in contemporanea alla cottura, si rischia di far saltare il contatore per sovraccarico), anche se non arrivano ai picchi di quelle a induzione.

    Piastra a induzione

    Le piastre a induzione invece non trasmettono il calore, quindi sono fredde, dato che funzionano per mezzo di una bobina, che creerà un campo magnetico con la pentola, che pero’ dovrà essere di materiale ferroso.  Il risultato è che non ci scotterà se malauguratamente dovessimo mettere le mani sul fornello. Infatti solo il contatto con il pentolame apposito (infatti con questo tipo di piastra solo alcuni materiali possono essere usati per la cottura, banalmente quelli a cui si può attaccare una calamita, quindi niente pentolame antiaderente, moka e in alluminio) attiverà il processo di cottura. Altro problema sono i consumi: un fuoco di una piastra a induzione può toccare anche i 6 kilowatt di consumo, rendendo necessario un adeguamento del nostro contatore elettrico. Fortunatamente alcune piastre hanno una modalità che permette di limitare l’assorbimento sotto i 3 kilowatt limitando la potenza, quindi allungando i tempi di cottura. Il grosso vantaggio pero è che i tempi di cottura rispetto alla classica vetroceramica sono dimezzati, data l’efficienza che sale al 90%: consumeranno pure tanta corrente, ma per molto meno tempo.

    Quale scegliere? Dipende da quanto siamo paranoici per la nostra sicurezza,  e dal costo dell’energia del nostro fornitore elettrico. Purtroppo un pò la moda e un pò la tecnologia relativamente giovane non giovano alle piastre a induzione anche sul fronte dei costi, anche se faranno la loro scena in una casa hi-tech. Le piastre in vetroceramica classiche invece possono essere convenienti dove l’uso del gas diventa un problema, ma lo sono meno se raffrontate con il gas (costano molto di più nell’acquisto e nella gestione, ma i benefici che si ottengono sono limitati), ma anche con quelle a induzione, che pur costando ancora di più sono molto più efficienti, mantenendo il vantaggio della pulizia semplificata e il design moderno.