Autore: admin

  • Arrivano i voli All you can fly

    Arrivano i voli All you can fly

    Una notizia interessante sul mondo dei voli low cost é stato il lancio di una formula all you can fly da parte della compagnia ungherese Wizz Air. 

    Questa formula permette a chi é riuscito ad accaparrarsi l’offerta,  dato che i posti disponibili sono andati sold out velocemente in attesa di nuove disponibilitá, di volare illimitatamente sui voli internazionali della compagnia pagando un abbonamento annuale di 599 euro e una fee di 10 euro a biglietto. 

    Sembra una formula rivoluzionaria, una sorta di netflix dei viaggi ma in realtá i paletti che mette la compagnia la rendono meno conveniente di quello che possa sembrare, limitando la convenienza solo ad alcune tipologie di viaggiatori, sostanzialmente quelli che possono permettersi di viaggiare last minute.

    Infatti i voli possono essere prenotati solo 3 giorni prima della partenza e sono soggetti a disponibilitá, quindi si rischia di vanificare il risparmio sul volo acquistando l’alloggio all’ultimo momento, a meno di non trovare delle offerte last minute anche sull’alloggio.

    C’è da dire che sará difficile trovare posto in aereo in giorni o destinazioni molto gettonate, quindi la bassa stagione puó aiutarci anche con la reperibilitá degli alloggi, ma va considerato che qualora dopo l’emissione del biglietto non ci presentassimo in aeroporto per 3 volte la compagnia ha il diritto a cancellare l’abbonamento senza doverci rimborsare, quindi non ci si puó prendere il rischio di fare prenotazioni senza prima aver trovato la sistemazione e nel caso non presentarsi.

    Inoltre va notato che non sono compresi nell’offerta le tratte nazionali, cosa che sarebbe stata utile a trasfertisti e fuori sede e che non sono compresi gli extra: dal bagaglio a mano o in stiva, alla prioritá , alla scelta del posto, che potranno essere pagati in fase di prenotazione insieme alla fee di prenotazione di 10 euro.

    Ovviamente l’abbonamento è personale , quindi non lo possiamo cedere a qualcun’altro quando non lo utilizziamo magari per dividere le spese, così come non si possono modificare le prenotazioni dei biglietti emessi, cosa che limita possibili usi impropri.

    In linea di massima puó essere interessante per un amante dei viaggi che  ha parecchio tempo libero, non ha problemi con le ferie last minute o che puó lavorare da remoto, sempre che abiti nei pressi di un aeroporto ben servito dalla compagnia.

    Il problema peró é che, avendo limitato la disponibilità dell’offerta, si è trasformata la cosa in una campagna di marketing che sembra voglia promuovere un tipo di abbonamento notevolmente meno conveniente offerto della stessa compagnia.

    Infatti è in vendita la loro formula chiamata Multipass dove con 59 euro al mese si ha un solo volo al mese, da prenotare con almeno 5 giorni di anticipo. E’ vero che consente anche i viaggi nazionali e non si paga la fee di 10 euro a tratta, ma non comprende il volo di ritorno , l’eventuale imbarco prioritario e i bagagli che sono disponibili come opzione aumentando il prezzo mensile, che rimane vincolato per 12 mesi : una soluzione interessante solo per chi viaggiando frequentemente su una certa rotta vuole mettersi al riparo da aumenti in alta stagione.

    La speranza però è che altre compagnie possano copiare queste formule, e con la scusa di riempire i posti invenduti possano permetterci di viaggiare risparmiando, e se addirittura fosse possibile indipendentemente dalla compagnia diventerebbe il sogno di ogni viaggiatore.

    Voi cosa ne pensate? Conoscevate queste offerte?

  • Arriva PS5 Pro: é la fine delle console?

    Arriva PS5 Pro: é la fine delle console?

    Gli appassionati di videogiochi la aspettavano da tempo e la versione pro della playstation 5 è finalmente arrivata , e porta un pó piú di potenza aggiuntiva alla console di casa Sony, e grazie all’equivalente del DLSS del mondo PC chiamato PSSR migliora qualitá e FPS rispetto alla versione standard.

    Il salto generazionale non è immenso, ma essendo un miglioramento a metá carriera non ci si potevano aspettare rivoluzioni, anche perché pur avvicinandosi non tiene il passo di tutte le nuove tecnologie presenti nel mondo PC che si è evoluto parecchio dal lancio della prima PS5, ma se uno ha un parco titoli playstation e vuole un miglioramento puó avere un senso sceglierla, se non fosse per un piccolo problema: il suo prezzo.

    Infatti seguendo i recenti aumenti di prezzo della casa giapponese che si sono notati con il lancio della versione slim, ma anche dei controller non ci si aspettava un prezzo di cartellino leggero, ma purtroppo si è calcata la mano : ben 800 euro, al quale si devono aggiungere 120 euro per il lettore cd e 30 euro per lo stand verticale, in pratica raddoppia di prezzo rispetto al prezzo di lancio della prima versione.

    Il problema é che con cifre del genere si puó comprare un pc da gaming con prestazioni almeno equiparabili e mettendo sul piatto una piccola differenza si arriva a portarsi a casa una configurazione da gaming notevolmente piú potente che soprattutto ha il vantaggio di essere piú versatile, potendola utilizzare non solo per giocare anche per studiare, navigare o lavorare.

    Magari non inseriamo il disco e siamo pronti a giocare ma poco ci manca, col vantaggio di prestazioni notevolmente superiori e di costi ridotti dei giochi non essendo costretti ad acquistarli da un solo store, ma potendo recuperare su internet le chiavi dei giochi a prezzi scontati.

    In pratica con prezzi così alti la convenienza di avere una console rispetto al pc viene meno e a meno di essere il fanboy Sony che si fá piacere giochi che vanno alla metá degli FPS pagandoli piú cari, ottenendo quando va bene di ottenere il gioco prima e che acquista a prescindere tutto quello che produce il marchio nipponico, Playstation Portal inclusa, difficilmente si sceglierá di comprare una Playstation 5 Pro.

    Il problema peró è l’atteggiamento di Sony: dato che non riesce ad essere competitiva, anziché risolvere le problematiche e magari farsi perdonare le mancanze con un prezzo aggressivo che attragga nuovi clienti, copia la Apple spennando quei clienti piú fedeli che comprano a prescindere i suoi prodotti prendendoli in giro con aumenti di prezzo importanti a fronte di migliorie limitate ad ogni aggiornamento.

    Il problema è che così facendo il vantaggio di scegliere Playstation rispetto ad un PC viene meno al punto che chi non ha comprato PS5 al limite acquisterá la base e  non certo la Pro, ma soprattutto ci penserá due volte prima di comprare un’ipotetica PS6 sempre che non venga abortita prima della nascita, cosa possibile dato che anche Microsoft stando ai rumor potrebbe abbandonare le proprie Xbox per dedicarsi solo ai PC .

    Voi cosa ne pensate? Acquisterete PS5 Pro o passerete al PC?

  • Affitto o mutuo? Il dilemma degli italiani.

    Affitto o mutuo? Il dilemma degli italiani.

    Quando si ha esigenza di dover cambiare casa un dubbio non puó mancare per gli italiani: conviene acquistare o andare in affitto? Storicamente gli italiani hanno sempre fatto le formichine per potersi permettere di acquistare , magari grazie ad un mutuo , quattro mura che oltre a soddisfare le esigenze abitatitive sono anche un investimento sul quale investire i propri risparmi.

    Infatti la soluzione preferita dagli italiani é sempre stata quella di evitare di buttare soldi in affitti, cercando di andare a vivere per conto proprio il piú tardi possibile per mettere da parte il necessario per comprare o costruirsi una casa dove vivere senza pagare affitto, al limite destinando la stessa cifra alla rata del mutuo ed eventualmente pensare ad una soluzione migliore comprando e rivendendo la casa in caso di mutate esigenze, partendo da una base giá solida: il valore del nostro immobile. 

    crop businessman giving contract to woman to sign

    In altre parti del mondo invece la scelta piú comune é andare a vivere per conto proprio prima possibile, in affitto, anche perché a causa della giovane etá difficilmente ci si puó permettere di acquistare casa , col vantaggio di  non dover disporre di cifre importanti, giusto qualche mese di caparra, potendo cambiare facilmente abitazione sia a causa di mutate esigenze lavorative o familiari. In questi paesi spesso la proprietá della casa é di compagnie o investitori immobiliari professionali, visto che non è comune che un privato acquisti la propria abitazione di residenza.

    gray and black laptop computer

    Questo si riflette anche nella gestione del risparmio: l’italiano é meno avezzo a investire in strumenti finanziari, ma preferisce il mattone, considerato da sempre uno strumento sicuro, mentre lo straniero invece tende a preferire degli strumenti finanziari per gestire i propri risparmi, sempre che non li abbia dilapidati in canoni e spese varie per servizi a noleggio.

    Purtoppo peró questo comportamento virtuoso degli italiani é destinato a cambiare, a causa di normative europee che mirano al tesoretto immobiliare degli italiani, visto che sono pensate in paesi dove la norma é che la proprietá delle case non sia nelle mani del comune cittadino.

    assorted color wall paint house photo

    Quindi un pó per agevolare gli investitori finanziari, che con azioni lobbistiche puntano al patrimonio immobiliare dei privati, e un pó con la scusa delle normative ambientali, le spese di mantenimento e la tassazione sulla casa si fá sempre piú importante, al punto che a tendere l’acquisto diventerà sempre meno conveniente rispetto all’affitto, soprattutto se si é obbligati a spendere ingenti somme per adeguare gli immobili alle normative, pena la perdita del valore dell’immobile.

    unfinished wall

    E se poi ci si aggiunge che sempre meno persone comuni riescono ad accedere ai mutui, vuoi per i tassi di interesse molto piú alti rispetto al passato, vuoi per l’inflazione che non permette di mettere facilmente  da parte l’anticipo necessario per un mutuo, sempre meno gente acquisterá casa per andare a viverci.

    Inoltre se la richiesta cala anche i valori di mercato tenderanno a scendere, perdendo il vantaggio della rivalutazione dell’immobile che a quel punto rende l’investimento sul mattone meno conveniente rispetto a investire la stessa cifra in determinati strumenti finanziari.

    concentrated woman carrying stack of cardboard boxes for relocation

    Questo significa che l’investimento immobiliare diventa redditizio, sfruttando la possibilità di accesso al credito e le economie di scala nell’adeguamento delle strutture, principalmente ad operatori professionali, magari di provenienza estera.

    E questo sposta la giá limitata ricchezza del nostro paese altrove, ma daltronde con l’economia decadente italiana, dove si crea molto meno valore rispetto agli altri paesi dell’eurozona questo declino diventa inevitabile, almeno sin quando non ci saranno delle politiche che tutelino la ricchezza delle famiglie.

    a woman holding a contract

    Voi cosa ne pensate? Preferite comprare casa investendo nel mattone o andare in affitto?

  • Fascicolo sanitario elettronico: utile o pericoloso?

    Fascicolo sanitario elettronico: utile o pericoloso?

    Si sente sempre piú parlare di fascicolo sanitario elettronico al punto da avere fazioni che ne bramano l’utilizzo per via della sua comoditá e altri che si oppongono alla schedatura delle proprie cartelle cliniche temendo un controllo da parte di una sorta di grande fratello sanitario o che comunque lamentano problemi di privacy o che comunque non si fidano dell’uso che potrebbero fare dei propri dati i soggetti che si trovano ad averne accesso.

    Ma di cosa si tratta? In pratica di un database nazionale delle prestazioni sanitarie dove viene tenuto traccia delle analisi, delle visite, delle ricette, delle prestazioni del servizio sanitario di modo che il medico che entra in contatto con noi può rapidamente leggere lo storico della nostra situazione sanitaria, ad esempio evitandoci di fare analisi aggiuntive perché non abbiamo con noi i risultati delle analisi precedenti o il responso di uno specialista consultato in precedenza, cosa importante quando non abbiamo uno specialista di riferimento che ha lo storico delle nostre cartelle cliniche.

    Si tratta dell’estensione di quello giá presente a livello regionale, che permette anche all’utente in possesso di apposito sistemi di identificazione, come ad esempio spid o carta di identitá elettronica, di accedere al proprio fascicolo sanitario e magari di prenotare in autonomia le proprie prestazioni mediche, oltre ad avere un proprio taccuino personale dove aggiungere informazioni relative alla propria salute anche se non validate direttamente da un medico.

    crop unrecognizable male doctor with stethoscope

    Il progetto prevede l’interoperabilitá dei vari fascicoli sanitari da regione a regione, per arrivare ad un sistema unico entro il 2026.

    Il motivo per cui se ne parla è perché si é recentemente conclusa la possibilitá di opporsi all’inserimento dei dati sanitari precedenti al maggio 2020, data in cui é diventata obbligatorio il conferimento dei dati sanitari nel FSE della regione di appartenenza.

    Non si tratta al momento di un sistema unico, visto che ciascuna regione lo ha implementato a suo modo, con regole differenti, differenti servizi e modalità di accesso, pur secondo una falsariga comune dettata dalle leggi in materia.

    Così come il successo, e l’adozione del sistema varia da regione a regione, da quelle piú virtuose dove tutti i cittadini sono abilitati e usano lo strumento con costanza, ad altre dove non tutti i medici , sia quelli di base che gli specialisti, sono abilitati, riescono o vogliono utilizzare il sistema.

    Ulteriore evoluzione sarà in futuro l’interoperabilità con simili sistemi di altre nazioni per arrivare ad una sorta di fascicolo sanitario europeo.

    Ovviamente piú si dá accesso e più si rischia che abbiano accesso persone che non devono averlo, come periti assicurativi, datori di lavoro o strutture sanitarie private che potrebbero utilizzare per ottenere dei vantaggi economici nell’accesso ai dati di un determinato paziente, così come la possibilitá che un hacker possa modificare i dati con conseguenza letali sulla vita del paziente (ad esempio cambiando il dato relativo al gruppo sanguigno potrebbe provocare una trasfusione letale)

    photo of medical professionals wearing personal protective equipment

    C’é’ anche  da specificare che il  consenso alla consultazione é revocabile, quindi in quel caso il personale che ha in cura il paziente, salvo particolari situazioni di emergenza non potrà accedere al fascicolo se il paziente non ha fornito il consenso, nonostante i dati vengano comunque alimentati e salvati sul fascicolo sanitario.

    L’assistito può inoltre chiedere l’oscuramento dei dati sia prima che dopo una certa prestazione sanitaria che vuole tenere nascosta , rimanendo accessibili solo a lui e al medico che l’aveva in cura, tralaltro alcuni dati di maggior tutela, riguardanti informazioni particolarmente sensibili sono oscurati di default ed eventualmente visualizzabili dagli altri medici su specifica richiesta del paziente. I dati statistici in forma aggregata e anonimizzata invece potranno essere letti dalle strutture sanitarie regionali ai fini di coordinare in forma generale i servizi sanitari.

    woman in blue dress shirt wearing blue mask and white latex gloves

    I dati ad ogni modo saranno cancellati dal sistema 30 anni dopo la morte del paziente.

    Si tratta, alla fine, di uno strumento complesso, con alcune criticità ma che usato con coscienza permette l’erogazione di servizi sanitari migliori, piú efficienti e meno costosi.

    Voi lo conoscevate? Lo consultate spesso?

  • Conviene comprare un computer usato?

    Conviene comprare un computer usato?

    Se si ha l’esigenza di acquistare un computer ci sará venuto in mente di acquistarne uno usato per risparmiare qualcosa, ma ne vale veramente la pena? 

    Ovviamente dipende dall’uso che dobbiamo fare del computer e dalla spesa, anche perché seguendo le offerte dei megastore dell’elettronica non é raro riuscire a portarsi a casa, specialmente per i portatili, dei computer fortemente scontati o in sottocosto, dove con una cifra simile se non inferiore a certi prodotti in vendita sul mercato dell’usato si porta a casa un computer nuovo, moderno e con 2 anni di garanzia.

    Bisogna peró fare attenzione alle specifiche tecniche, perché ad andare in offerta potrebbe essere un fondo di magazzino o un prodotto estremamente economico, che se puó sicuramente andare bene per navigare, mandare mail o usare office, potrebbe non essere in grado di gestire i videogiochi di ultima generazione, permettervi di montare un video o utilizzare dei programmi in 3d: se vi serve un computer potente o con caratteristiche particolari per far fronte a delle esigenze specifiche probabilmente un usato potrebbe essere una soluzione molto valida, a patto di pagarlo il giusto e magari evitando fregature da parte di venditori furbetti.

    Infatti non é insolito imbellettare un vecchio computer con diversi anni alle spalle in un case nuovo con tante lucine rgb e spacciarlo per computer da gaming, con in realtá prestazioni inferiori al piú scadente dei computer moderni e a prezzi assolutamente fuori mercato, così come si trovano inserzioni di venditori di computer ricondizionati, che giocando sull’ambiguitá del tipo di processore, visto che mantengono lo stesso nome commerciale da anni ma hanno prestazioni molto differenti da generazione a generazione, vi vendono a prezzi folli computer con 10 anni o piú anni facendoli sembrare molto piú recenti di quello che ci si aspetta.

    In quei casi, se é pur vero che quei computer hanno una garanzia e che comunque vanno bene per un uso leggero del computer, é anche vero che un mini pc nuovo che trovate su amazon o sugli store cinesi anche intorno al centinaio di euro ha generalmente prestazioni superiori di un computer con 5 o 6 anni sulle spalle e consuma molto meno, sia in termini di spazio che di corrente, e spesso ha a bordo tecnologia piú moderna e quindi un’aspettativa di vita migliore.

    Cosi come va fatta attenzione ai computer b-stock, quelli restituiti dai clienti degli e-commerce, che se é vero che si possono fare risparmi importanti rispetto ai prezzi di listino e avere dei computer sostanzialmente pari al nuovo, ma spesso lo sconto é calcolato sul prezzo di lancio del computer che nel frattempo è sceso di prezzo, quindi la convenienza potrebbe venire meno, al punto che paradossalmente l’usato potrebbe costare piú del nuovo.

    silver imac displaying collage photos

    Diventano peró occasioni particolarmente ghiotte quando il rivenditore, in determinati periodi dell’anno o per liberare il magazzino, fá degli sconti extra sul prezzo dell’usato, in quei casi magari riuscite a portare a casa un prodotto giá scontato con un ulteriore 30%, in pratica rischiate di portarvi a casa il computer a un quinto del suo prezzo di listino, che anche se fosse gonfiato rimane comunque un affare al netto degli sconti.

    Il consiglio quindi é informarsi bene su cosa si sta acquistando, specialmente se il prodotto é datato, e sul suo reale valore, perché se é pur vero che se venduto tramite un negoziante che deve fare un suo guadagno e fornire una garanzia sarà venduto  a un prezzo piú alto, ma potrebbe diventare poco concorrenziale rispetto a un prodotto nuovo moderno e con garanzia completa, che magari costa poco di piú e ha una aspettativa di vita sicuramente maggiore di un prodotto progettato da diversi anni e che non potrá essere servibile in eterno, soprattutto se necessita di aggiornamenti software che il produttore dopo alcuni anni dall’uscita sul mercato smette di fornire.

    macbook pro

    Ma se si sceglie con cura, nei canali giusti e facendo attenzione a possibili fregature o a prezzi troppo belli per essere veri, si possono portare a casa prodotti validi a cifre interessanti, specie quando abbiamo bisogno non di un computer qualsiasi ma di un prodotto ben specifico.

    Voi conoscevate questi consigli? Avete in mente di comprare un computer usato? Avete qualche dubbio, curiositá o suggerimento? Scrivetelo nei commenti.

  • Crowdstrike: quando un bug informatico blocca mezzo mondo

    Crowdstrike: quando un bug informatico blocca mezzo mondo

    Difficilmente le notizie che riguardano l’informatica finiscono su tutti i giornali e i telegiornali a meno che non succeda qualcosa di grave ed é quello che è successo con il caso CrowdStrike.

    Questo nome vi potrá dire poco a meno che non siate del settore informatico o tifosi della scuderia Mercedes di Formula1, dato che il suo logo fá capolino nell’halo delle macchine di Hamilton e Russell, ma si tratta di una importante azienda che si occupa di sicurezza informatica a livello enterprise, con prodotti destinati alle grandi aziende e non al comune utilizzatore cosa che magari la rende poco conosciuta nonostante sia una realtá molto importante del proprio settore.

    Ma a farla conoscere al grande pubblico é stato un problema con gli aggiornamenti di un loro software che non ha permesso il riavvio delle macchine windows dove era installato, richiedendo l’intervento di un tecnico per la risoluzione del problema, se vogliamo piuttosto banale, ma talmente diffuso da diventare un problema globale.

    Infatti la diffusione di questo bug ha reso inservibili migliaia di computer nel mondo bloccando nello stesso momento aeroporti, televisioni, supermercati, sistemi di comunicazione, pagamenti e comunque tutte le attivitá lavorative che hanno bisogno di un computer windows per funzionare, creando un caos generalizzato nello stesso momento, dato che se migliaia di computer hanno bisogno di un tecnico nello stesso momento in attesa della risoluzione dei problema i servizi si bloccano.

    E questa diventa una vulnerabilitá importante, perché a meno di non tornare a delle soluzioni analogiche o antiquate, basta poco per ritrovarsi mezzo mondo fermo per un banale bug informatico.

    Certo é che un maggior controllo prima del rilascio di questo aggiornamento sarebbe stato necessario, ma gli errori umani, anche mettendoci la massima cura, purtroppo possono sempre capitare.

    Il problema é se qualcuno volesse intenzionalmente utilizzare lo stesso approccio per danneggiare i servizi di una nazione, soprattutto se non esistono piani di emergenza per evitare questi problemi, e dove la comoditá di poter delegare ai computer molte operazioni significa bloccare il lavoro quando qualcosa non dovesse funzionare a puntino.

    E la sfortuna ha voluto che siano state colpite le macchine Windows, sicuramente tra le piú diffuse al mondo, tanto che i soliti telegiornali incompetenti avevano dato erroneamente la colpa del problema a Microsoft ma tecnicamente dei bachi simili potrebbero colpire sistemi operativi differenti.

    Il problema aggiuntivo è che Windows per sottostare alle leggi europee sulla concorrenza, in seguito ad un’infrazione di alcuni anni fa, non puó eseguire dei controlli che bloccano all’avvio il software di terze parti non certificato, cosa che nel caso in questione avrebbe potuto evitare il problema, che infatti non ci é stato sui sistemi Linux o Apple che non hanno l’obbligo di sottostare alla stessa regola.

    Alla fine il mix di legislazione incompetente, errori umani e una buona dose di sfiga puó bloccare mezzo mondo e visto che difficilmente si puó fare a meno dei computer la cosa potrá ripetersi in futuro creando danni ben maggiori.

  • Telepedaggio: altre novitá in arrivo

    Telepedaggio: altre novitá in arrivo

    Come giá vi accennavamo in precedenza le cose stanno cambiando nel mondo del telepedaggio: infatti i recenti rincari del Telepass non solo hanno favorito l’ingresso e la diffusione dei competitor UnipolMove e MooneyGo, ma stanno aprendo la strada ad ulteriori concorrenti.

    Infatti secondo indiscrezioni giornalistiche pare che Poste Italiane stia per lanciare il proprio sistema di telepedaggio, quindi un nuovo operatore ben conosciuto per altri servizi si aggiungerá alla lista, ma ulteriore novitá é che l’operatore di telepedaggio francese Ulys ha aggiunto un’opzione a pagamento che estende il proprio servizio di telepedaggio attivo in Francia, anche in Italia, Spagna e Portogallo.

    Considerato che si andrebbe a pagare sia il canone francese (0.90 euro al giorno, oppure 2 euro al mese per il servizio base o 3.50 per quello premium) che l’opzione Italia (ulteriori 2.40 mensili), potrebbe avere senso solo se si viaggia spesso in Francia.

    Ma non é l’unica novitá perche é iniziata su alcuni tratti della rete autostradale la sperimentazione di un sistema di pagamento del pedaggio senza casello che renderá inutile avere in auto la scatoletta del Telepass.

    Questi sistemi infatti utilizzano delle telecamere che registrano il passaggio della targa ai varchi del casello  e un’app sul telefono per saldare il pagamento del pedaggio.

    Questi sistemi come il Freeflow disponibile sulla pedemontana lombarda, sulla tangenziale di Varese o sulla Asti Cuneo, o il TargaGo di Autostrade per l’Italia attivo sulla Tangenziale di Napoli, richiedono la registrazione della targa della macchina sulla app del servizio  e di caricare un credito o registrare una carta di credito per saldare il pedaggio, vanno utilizzate solo nelle corsie esclusivamente dedicate al telepedaggio, e al momento non hanno costi mensili a differenza di telepass e concorrenti con dispositivo fisico.

    Ovviamente dato che il pagamento viene fatto dopo il passaggio occorre accertarsi che il pagamento sia andato a buon fine per evitare sanzioni dovute al mancato pagamento e ricordare che se si ha in macchina il dispositivo di telepedaggio questo avrá la prioritá sul pagamento, cosa che eviterá un eventuale doppio addebito.

    Questo sistema essendo piú economico e piú veloce nella gestione dei pedaggi è destinato in futuro a soppiantare i dispositivi di telepedaggio una volta che la maggior parte delle autostrade lo avrá adottato, nel frattempo peró o si paga con carta o contante mettendosi in coda al casello o ci si dota di un sistema di telepedaggio, magari quello piú economico in base alle nostre esigenze.

    Voi sapevate di questi nuovi sistemi di telepedaggio? Avete qualche dubbio, curiositá o suggerimento? Scrivetelo nei commenti!

  • Streamer di rete: come rendere moderno un vecchio hi-fi

    Streamer di rete: come rendere moderno un vecchio hi-fi

    Per ascoltare musica con una qualitá superiore a quella di un telefonino, una cassa bluetooth, una soundbar o un’assistente vocale l’ideale é passare ad un impianto hi-fi, un tempo presente in tutte le case e ora relegato alle sale dei soli appassionati, che lo hanno reso quasi un prodotto di nicchia.

    Ma questo non vuol dire che sia un prodotto superato, anzi anche un vecchio stereo recuperato in cantina o comprato usato per pochi soldi riesce a darci molta piú soddisfazione di una cassa bluetooth o di una soundbar, grazie a un suono nettamente migliore.

    Il problema é che se utilizziamo un prodotto con tanti anni sulle spalle potrebbe non essere dotato delle ultime comodità soprattutto per chi ascolta musica liquida , sia da chiavetta che in streaming

    woman in white shirt using silver macbook

    In realtá convertire un apparecchio hi-fi , anche datato, alle ultime tecnologie non é nulla di particolarmente complesso basterá collegare ad un ingresso dell’amplificatore uno scatolotto chiamato streamer di rete, che ci consente appunto di ascoltare la musica dalla rete, sia locale ad esempio se utilizziamo un nas , che via internet collegando il nostro servizio di streaming musicale come Amazon Music o Spotify o quelli in alta qualitá come Qobuz o Tidal.

    Lo scatolotto, in realtá é una sorta di piccolo computer che tramite un cavo lan o una connessione wifi si collegherà in rete e potrá essere comandato da una app sul vostro cellulare con la quale selezionare le canzoni da ascoltare in alta qualitá nel vostro impianto stereo.

    Avendo piú scatolotti attaccati ad altri impianti stereo sarete pure in grado di gestire un impianto multi room che consente di ascoltare contemporaneamente la stessa musica in piú punti della stessa casa

    Inoltre potrá essere dotato, a seconda dei modelli di una o piú prese USB dove attaccare dei dispositivi di archiviazione come pennette USB o hard disk esterni dal quale leggere la musica, della connessione bluetooth con la quale ricevere da un cellulare o dalla tv o anche trasmettere la vostra musica ad una cuffia bluetooth.

    Ma la magia avviene tramite il DAC il dispositivo che converte il segnale digitale della vostra musica liquida in un segnale analogico per l’amplificatore dell’impianto stereo, che puó essere integrato nello scatolotto o essere un dispositivo dedicato esterno per avere la massima qualitá.

    La maggiore qualitá della conversione unita alla potenza di casse e amplificatore ci consentono un suono nettamente superiore, anche a quello che potremo avere collegando direttamente il telefono all’amplificatore tramite cavo o bluetooth.

    Ovviamente gli streamer di rete hanno prezzi molto vari in base alla loro qualità , alla marca e alle loro funzionalità e possono costare da una cinquantina di euro fino a qualche migliaia.

    Ma essendo dei piccoli computer nulla ci vieta di costruirne uno in casa da soli recuperando un vecchio computer inutilizzato, un mini pc dal costo contenuto o un single board computer come un raspberry PI ai quale collegare un DAC, che si può recuperare anche per poche decine di euro e installando dei software dedicati come Volumio, Daphile, Rune Audio , Moode, PiCorePlayer o simili si puó avere con qualche decina di euro e un po di tempo per documentarsi, installare e configurare il software il un suono simile ad apparecchi stand alone e soprattutto sempre aggiornabile alle ultime tecnologie del momento.

    Alla fine la differenza salta all’orecchio anche di chi non è abituato ad ascoltare la musica in alta fedeltà, mantenendo la comodità della musica liquida ma con la qualità di un vero hifi.

    E considerando che con un po ‘di ingegno si può recuperare a basso costo un impianto hi fi e uno streamer di rete, magari salvando dell’elettronica  dalla discarica si fa un piacere all’ambiente, al portafoglio ma soprattutto al nostro orecchio.

    Voi li conoscevate?

  • Arrivano i dazi sotto i 150 euro: diremo addio a Temu, Shein e Aliexpress?

    Arrivano i dazi sotto i 150 euro: diremo addio a Temu, Shein e Aliexpress?

    Una nuova tegola é in arrivo per i nostri acquisti di prodotti a basso costo, infatti pare sia allo studio una ennesima riforma delle normative doganali europee che cancellerebbe l’esenzione dei dazi sotto i 150 euro di valore, creando problemi agli store cinesi come Temu, Aliexpress o Shein dove l’importo medio degli acquisti é generalmente sotto questa cifra.

    Questo comporterá sia un aumento dei costi,non tanto per il dazio in se che su piccoli acquisti potrebbe incidere per pochi spiccioli quanto per i costi doganali che l’operatore postale richiede per l’ispezione doganale che ogni pacco dovrá subire, dato che qualsiasi pacchetto indipendentemente dal suo valore dovrá obbligatoriamente  fermarsi in dogana.

    Ció significa che i tempi per lo sdoganamento si allungherebbero a dismisura, vanificando i vantaggi delle procedure per il pagamento dell’IVA alla fonte per acquisti di valore inferiore ai 150 euro che esentavano dal controllo del pacco in dogana velocizzando i tempi di importazione.

    Se la norma dovesse passare, e in tempi di scontri geopolitici la cosa non é affatto improbabile, ci dimenticheremo quantomeno di ricevere i pacchi dalla Cina in una decina di giorni, dato che si tornerá , come avveniva sino a qualche anno fa, ai pacchi fermi alla dogana italiana per un mese o piú in attesa di sdoganamento per carenza di personale, con la beffa che le poste per poter sopperire a queste lavorazione extra chiederanno il diritto postale come per i pacchi di provenienza extra-UE per i quali l’IVA non é pagata alla fonte.

    E questo, ipotizzando che non aumentino, significherebbe pagare un extra di 2 euro se il valore é inferiore ai 22 euro, 5 euro se il valore é inferiore ai 1000, o ben 15 euro per valori superiori o in caso di irregolaritá nella documentazione:  quindi per il pacchetto da temu con 25 euro di valore dovrete pagare al postino 5 euro, escludendo la possibilitá di poterlo ricevere in nostra assenza  e sopratutto attenderlo un mese: queste complicazioni potrebbero farci desistere dall’acquisto, dato che si tratta di acquisti generalmente non irrinunciabili.

    Consideriamo peró che la richiesta per queste cianfrusaglie a basso prezzo é tanta , al punto che la stessa Amazon sta mettendo in piedi un sistema per la gestione degli ordini dei prodotti cinesi per competere coi vari Aliexpress, Temu e Shein che una volta saturato il mercato interno si stanno espandendo pesantemente  fuori confine, come dimostrano le sponsorizzazioni di questi marketplace negli eventi piú importanti come Festival di Sanremo, Europei di calcio o Olimpiadi.

    person using a macbook and holding a credit card

    La speranza è che le problematiche degli operatori postali nella gestione di così tanti ordini faccia desistere la politica da questa scelta, ma considerato che non è l’unica mossa per mettere i bastoni sulle ruote ai prodotti cinesi, basti pensare ai recenti dazi sulle auto elettriche di cui vi parlavo in precedenza, il rischio é che tra non molto gli acquisti dalla Cina potrebbero diventare molto meno convenienti.

    Voi eravate al corrente della cosa? Avete qualche dubbio, curiositá o suggerimento? Scrivetelo nei commenti,

  • Enel spegne Homix: i pericoli dei dispositivi connessi

    Enel spegne Homix: i pericoli dei dispositivi connessi

    Quando si acquista un prodotto, un servizio o un dispositivo che necessita di una connessione internet per funzionare significa fidarsi del fatto che il produttore mantenga attivo il servizio a lungo, quantomeno sino ad ammortizzare la spesa sostenuta per acquistare il dispositivo connesso.

    E se si tratta di un servizio puro che non richiede integrazione con un dispositivo fisico, qualora venisse chiuso il danno sará limitato, diverso è se a quel servizio abbiamo collegato dei dispositivi fisici scelti per essere compatibili col servizio, che magari abbiamo pagato profumatamente e che sono destinati a diventare dei rifiuti tecnologici o quanto meno a venire limitati nelle loro funzionalitá.

    Cosa succederebbe se appena scaduta la garanzia il produttore spegnesse i server che lo fa funzionare rendendo inutilizzabile il prodotto pagato profumatamente, costringendovi a sostituirlo con qualcos’altro e mettendo ulteriormente mano al portafoglio? 

    network servers on an enclosure

    Purtroppo non è la prima volta che succede e purtroppo succederá in futuro, specie se il prodotto smette di avere successo, se ha qualche anno sulle spalle quindi diventa anti economico per l’azienda mantenerlo o anche perché magari a seguito di qualche fusione o acquisizione aziendale  la divisione che si occupava del servizio diventa meno prioritaria e quindi finisce per essere chiusa o nella migliore delle ipotesi venduta.

    E se la tecnologia utilizzata é proprietaria non ci sarà modo di utilizzare il nostro dispositivo una volta disattivato il servizio, rendendolo un soprammobile in quanto incapace di collegarsi al server che è stato spento. Diversamente in caso di progetti open source o quanto meno interoperabili con altre tecnologie, magari al costo di un pó di sbattimento e al perdere qualche funzionalitá, magari acquistando qualche adattatore o abbonandosi a un servizio alternativo compatibile si riesce comunque a sfruttare il dispositivo.

    E’ quindi importante scegliere aziende affidabili e che possano garantire un futuro al servizio connesso, e possibilmente scegliere qualcosa che in caso di interruzione del servizio online possa continuare, in qualche modo, a funzionare.

    Ma nonostante ci si affidi a un marchio importante e non ad una startup tecnologica che potrebbe chiudere i battenti da un momento all’altro se dovesse mancare la liquiditá,  ci sono stati importanti esempi di servizi connessi importanti chiusi da un momento all’altro dove nella migliore delle ipotesi é stato fornito agli utenti un piccolo risarcimento per compensare la chiusura del servizio, ma che difficilmente copre i costi e le perdite di tempo di dover trovare, magari in fretta, un sostituito.

    Ricordiamo ad esempio Google Stadia e il suo servizio di videogiochi in streaming, Sonos con il suo sistema audio connesso o Vodafone con i dispositivi connessi di localizzazione, tutti servizi chiusi che hanno lasciato dopo qualche tempo i propri utenti senza l’utilizzo di ciò che avevano profumatamente pagato.

    E dal 1 ottobre 2024 a questa lista si aggiunge EnelX che chiude il suo sistema di domotica chiamato Homix che va ad impattare pesantemente sugli utenti che avevano i loro termostati per caldaia e i sensori nei termosifoni che con la chiusura dei server non potranno piú essere comandati, richiedendo una sostituzione con soluzioni alternative del costo di diversi centinaia di euro, tra l’altro proprio al ridosso del periodo invernale. 

    E considerato che è stato un servizio spinto parecchio nei negozi Enel impatterá parecchio sui consumatori italiani che si erano lasciati convincere da un sistema smart che aveva dei costi vantaggiosi rispetto ad un prodotto tradizionale, che invece non li avrebbe lasciati a piedi a 5 anni dal lancio del servizio.

    Ad onor del vero EnelX sta contattando i clienti per proporre un rimborso parziale dei costi dei dispositivi, ma se cambiare una lampadina o una presa smart ha un costo e una complessitá relativamente sostenibile, intervenire sull’impianto di riscaldamento presuppone l’intervento di un tecnico con costi e tempi non certamente trascurabili.

    Alla fine al danno si aggiunge la beffa che una ditta che faceva della sostenibilità ambientale il perno della propria campagna di marketing, diventa per una sua scelta commerciale essa stessa produttrice di rifiuti tecnologici.

    Voi eravate al corrente della cosa?