Autore: admin

  • Auto ibride: convengono davvero?

    Sicuramente avrete sentito parlare delle auto ibride, quelle auto dove uno o più motori elettrici vengono combinati a un tradizionale motore termico, che ricarica le batteria in modo da poter viaggiare in modalità elettrica senza bisogno di colonnine di ricarica , e che riducono, almeno sulla carta, consumi ed emissioni, ma convengono davvero?

    La risposta non è univoca, e dipende tanto da chi fa questa domanda: sicuramente conviene ai produttori perché nei test di omologazione le emissioni risultano sulla carta molto basse consentendogli di evitare delle multe molto salate imposte dai regolamenti della comunità europea, anche se poi nell’uso reale questi vantaggi vengono meno per una buona parte degli utenti.

    Infatti proprio per evitare queste multe sono nate le mild hybrid, o ibridi leggeri dove a un tradizionale motore termico, è stato aggiunto, allo scopo di coadiuvarlo, un piccolissimo motore elettrico e una batteria, consentendo con una spesa minima aggiuntiva rispetto ad una macchina tradizionale, di poter essere omologate come ibride anche se in realtà di ibrido hanno ben poco, perché il motore elettrico non consente di muoversi autonomamente se non per un numero molto limitato di chilometri, quindi l’apporto su consumi e inquinamento nell’uso reale è minimo, ma possono godere delle varie agevolazioni che sono riservate alle auto con motore elettrico, come ingresso nelle ztl, aree riservate , agevolazioni fiscali e all’acquisto. Dato che il risparmio dal punto di vista dei consumi è poco, convengono solo se la differenza con la macchina tradizionale è minima , oppure se sono sparite dai listini per via delle emissioni le alternative tradizionali del modello di nostro interesse, o se ci fanno gola le agevolazioni concesse a questo tipo di auto.

    Ci sono poi le auto ibride tradizionali che hanno oltre al un motore termico che ricarica le batterie e fa muovere la macchina quando sono scariche, dei motori elettrici con tanta potenza e un vero pacco batteria che consente una discreta autonomia in modalità esclusivamente elettrica. Il vantaggio è che si tratta di una soluzione molto versatile dato che è possibile viaggiare in elettrico senza doversi preoccupare di colonnine e punti di ricarica e potendo contare di un’autonomia infinita nei lunghi viaggi, assicurata dal motore termico. Per contro nei lunghi viaggi, dove serve più potenza, l’apporto del motore elettrico sarà limitato pertanto il consumo sarà prossimo a quello di una auto tradizionale, mentre in città riuscendosi a muovere più facilmente in elettrico i consumi e l’inquinamento saranno più contenuti. Convengono a chi usa la macchina principalmente in città, ma vanno fatti bene i conti, dato che costano di più di una auto tradizionale e non sempre i consumi , per via del peso, sono più bassi: se li confrontiamo con auto tradizionali ma dotate di motori moderni che rispetto al passato sono più economi ed ecologici potrebbero non essere la soluzione migliore.

    Esiste poi una tipologia particolare di ibride chiamate PHEV o ibride ricaricabili, che possono essere viste come delle ibride che possono ricaricare le batterie non solo tramite il motore termico, ma anche da una colonnina di ricarica o dalla presa di corrente del garage. Queste sono un po’ l’anello di congiunzione tra le ibride e le auto completamente elettriche, ma purtroppo sono una soluzione di compromesso costosa rispetto alle ibride standard, e soprattutto non particolarmente funzionale, dato che l’autonomia della ricarica elettrica generalmente è nell’ordine di grandezza di una cinquantina di chilometri, sono una soluzione ideale solo per chi vive in città , ha un garage dove ricaricarla e non fa troppi chilometri, altrimenti si comporta esattamente come una ibrida tradizionale e quindi non vale la pena di spendere di più .

    Ovviamente  il terreno di elezione delle auto con motore elettrico, e quindi anche delle ibride  è la città, dove le basse velocità e le frenate , che contribuiscono alla ricarica parziale della batteria, permettono di abbattere consumi ed emissioni consentendo di far viaggiare l’auto in modalità esclusivamente elettrica, mentre dove si richiede potenza e si usa poco il freno, come in autostrada, il motore termico  sarà sempre in funzione , facendo venire meno il vantaggio dell’elettrico, che nonostante sia d’aiuto contribuisce solo in piccola parte alla potenza necessaria alla macchina per muoversi a velocità sostenuta .

    Pertanto se utilizzate spesso l’auto fuori città l’ibrido non è una soluzione indicata per il vostro portafoglio, perché costa di più all’acquisto di un’auto tradizionale e non consente risparmi evidenti sui consumi, oltre ad aggiungere peso e complessità inutile. Di contro però agevolazioni fiscali o possibilità di entrare in centro citta, ZTL o aree limitate ai veicoli più inquinanti possono farci pendere la bilancia verso questa tecnologia, specie quando la differenza di prezzo con la versione tradizionale è poca oppure quando il modello di nostro interesse , per il discorso delle multe alle cose produttrici che dicevamo e che ha decimato i listini delle case costruttrici, è disponibile solo in variante ibrida. Voi avete in mente di acquistare un’auto ibrida? Fatecelo sapere nei commenti.

  • Auto ferma in quarantena: come ripartire?

    In questo periodo di stop forzato alla circolazione oltre alla maggior parte delle persone rinchiuse in casa c’è un’altra cosa che non si  muove: l’automobile.

    E’ vero che tra qualche tempo anche lei potrà tornare a scorrazzare per le strade e si riprenderà il ruolo con gli interessi visto che il distanziamento sociale renderà spostarsi coi mezzi problematico, con il ritorno in massa alla mobilita individuale  e quindi ci saranno in giro tanti guidatori in più, magari non propriamente degli assi al volante , che creeranno più traffico, incidenti e inquinamento di quanto non ce ne fosse prima del virus.

    Ma il rischio più grande è che la nostra macchina, che non è nata per stare ferma non riparta, e non perché si è offesa e ci vuole fare un dispetto, ma semplicemente perché la batteria si è scaricata, infatti se la macchina non cammina la batteria non viene ricaricata dall’alternatore, e quindi seppure la macchina stia ferma la batteria si scarica, vuoi per scarica naturale, vuoi per alimentare l’elettronica di bordo che comunque consuma la batteria.

    E purtoppo non sempre basta fare ponte  con un’altra macchina o con un booster per farla partire,  un po’ perché tutte le auto saranno nelle stesse condizioni quindi sarà difficile trovare qualcuno con la batteria perfettamente carica che ci possa dare una mano e un po’ perché su alcune auto questa operazione potrebbe creare problemi alle centraline elettroniche, quindi è un’operazione tendenzialmente da evitare: la cosa migliore sarebbe evitare che si scarichi.

    Per fare questo l’ideale sarebbe far muovere la macchina possibilmente per almeno una mezzora ogni 1 o 2 settimane, magari quando si va al supermercato a fare la spesa,  di modo che la batteria abbia il tempo di  ricaricarsi almeno un minimo , ma ovviamente questo non è possibile per tutti , fortunatamente però ci sono delle soluzioni per evitare il problema dello scaricamento.

    Se la macchina è vecchiotta e non ha centraline elettroniche o allarmi, scatole nere dell’assicurazione o roba simile, la soluzione più economica è staccare il polo negativo della batteria, ma questo non si può fare con le macchine moderne, dove la mancanza o la eccessiva scarica della batteria può richiede a seconda del modello l’intervento dell’assistenza per poter far ripartire la macchina poiché la centralina elettronica va in protezione e quindi non consente l’uso dell’auto se non a bassissima velocità.

    Se abbiamo un garage dotato di una presa di corrente la soluzione più facile ed economica è quella di dotarsi di un mantenitore di carica, costa pochi euro e da una leggera e costante carica alla batteria per fare in modo che non vada a terra, ma purtroppo non tutti hanno a disposizione un garage dove parcheggiare l’auto.

    Se poi la batteria va completamente a terra quello che si può fare è ricaricarla: si deve staccare dalla macchina e ricaricarla con un’apposito caricabatterie per auto , che si può acquistare per una cifra intorno ai 100 euro, oppure se non vogliamo comprarlo ci si può rivolgere a un’elettrauto: il problema però è che se la batteria era già vecchia una scarica completa potrebbe darle il colpo di grazia, quindi potremmo essere comunque costretti a comprarne una nuova.

    In tal caso fate attenzione quando le acquistate, alcune auto, specie quelle dotate di start and stop, richiedono batterie particolari che non si trovano facilmente nei supermercati, quindi in questi casi dovrete rivolgervi a un ricambista specializzato o comprarla su internet. Inoltre quando la andate a montare verificate per bene sul libretto di uso e manutenzione della macchina l’esatta procedura per l’operazione, pena il rischio di rovinare le solite centraline elettroniche o l’attivazione di codici di errore che richiedono l’intervento dell’officina per essere sistemati.

    A proposito di officine, loro cosi come gommisti e assistenze varie non sono chiuse per quarantena, quindi seppur a ritmo ridotto e spesso su appuntamento stanno continuando a lavorare. Giusto i centri  revisioni non lavorano, dato che è stata prorogata la validità delle revisioni in scadenza entro luglio 2020 al mese di ottobre, quindi anche se fosse scaduta nel frattempo potrete comunque circolare. Anche la scadenza delle patenti e delle assicurazioni è stata prorogata , per le patenti si può guidare con la patente scaduta senza incorrere in sanzioni sino al 31 agosto, mentre per le assicurazioni il periodo di copertura con la polizza scaduta viene portato a 30 giorni, dandoci la possibilità di metterci in regola, cosa che è possibile fare anche telefonicamente o via internet dato che non è piu necessario esporre un tagliando cartaceo, ma basta essere in regola con la copertura assicurativa.

    L’unica cosa che non si ferma è il bollo o la rata , cosi come la nostra voglia di ripartire e di rimetterci al volante! Anche voi non vedete l’ora di tornare a sfrecciare per le strade? Fatecelo sapere nei commenti .

  • Come funziona la app Immuni per il tracciamento del coronavirus: pericolo o flop?

    Avrete sicuramente sentito parlare della app “Immuni” nata per tracciare gli spostamenti delle persone per arginare la diffusione del coronavirus, vediamo di capire di cosa si tratta, di come funziona, perché usarla, se usarla e perché no.

    Il tema è controverso perché a seconda di come verrà realizzata rischia di avere grossi problemi di privacy, di averne di etici o di essere poco più che inutile.

    Un grande scoglio è capire se effettivamente il programma sarà open source, quindi a “codice aperto” o meno, e attenzione non facciamoci ingannare dal fatto che open source sia comunemente considerato quasi un sinonimo di gratis, se sembra che a quanto pare lo sviluppatore realizzerà la app senza costi per lo stato non è detto che rilasci pubblicamente il codice sorgente e questo significa che non potremmo controllare cosa effettivamente faccia l’applicazione e che uso faccia dei nostri dati, e visto che lo sviluppatore non si è fatto pagare coi soldi potrebbe essere remunerato coi nostri preziosi dati .

    E se questo normalmente è un problema relativo per un’azienda privata che nella peggiore delle ipotesi userà i nostri dati per profilarci e quindi mandarci della pubblicità personalizzata in base ai nostri gusti, spostamenti, etc. come i fanno social network, i motori di ricerca o le applicazioni più o meno stupide che installiamo nei nostri smartphone, il problema si fa importante quando i nostri dati riservati vanno in mano ad un governo, con risvolti etici preoccupanti.

    Infatti una app che traccia gli spostamenti o comunque la compresenza di due persone, qualora si volesse farne un’uso malizioso potrebbe servire a rintracciare una persona da controllare, attraverso i collegamenti che ha avuto con le persone che ha incontrato che magari potrebbero venire minacciate per arrivare al target oppure esaminando le interazioni tra il soggetto target e le persone che incontra si potrebbero  scovare gli appartenenti ad una certa organizzazione, magari antagonista politica del governo.

    Fantascientifico? No, tecnicamente è fattibile, ed è sicuramente un qualcosa che farebbe molto comodo ad un regime dittatoriale, che magari sfruttando l’emergenza del virus potrebbe teoricamente instaurarsi . Ragioniamo per assurdo: le privazioni della libertà dei cittadini dovute al lock-down , il fatto di avere un presidente del consiglio solo al comando che bypassa il governo con i suoi decreti, silenzia o attacca le opposizioni ed ha i controllo dei media potrebbe essere il prologo di un regime di dittatura: quindi il rischio dell’uso scorretto dei nostri dati esiste ed è bene evitare che ci possano essere gli strumenti per mettere in pratica certe idee poco liberali. So bene che è un’esagerazione, ma non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro.

    Ma come funzionerà questa applicazione? Tramite il bluetooth del telefono l’applicazione annuncerà ai telefoni nelle vicinanze che avranno installato anche loro la app un proprio identificativo, di modo che se un domani quell’utente scopre di essere infetto, tutte le persone che sono venute a contatto con lui possano essere avvisate del pericolo e possano farsi controllare. Il grande problema però è come avvisare l’utente che è venuto a contatto con l’infetto.

    Infatti se esiste un server centrale col quale tutti i telefoni comunicano e che si occuperà di notificare l’avviso  ai potenziali infettati , dobbiamo fidarci ciecamente di chi gestisce questo server sia esso una società privata o peggio lo stato, e visti i precedenti come i recenti problemi di sicurezza del server dell’INPS o dell’analoga applicazione COVID olandese immediatamente bucata dagli hacker, non si può stare tranquilli, specie se c’è di mezzo lo stato.

    In realtà la soluzione esiste ed è fare in modo tramite la crittografia che anche se il server centrale fosse attaccato i dati siano inservibili, questo prevede però l’utilizzo di un protocollo ben preciso creato in funzione della nostra privacy, la domanda che dobbiamo farci quindi è se la app rispetta o no un tale tipo di protocollo. Ed è qui che torniamo al discorso open source, se il codice è libero qualcuno che ne ha le capacità può prendersi la briga di controllare il codice della app e verificarlo, se il codice non è libero l’unica cosa che possiamo fare è fidarci.

    Ma ammettiamo anche che si usino tutti i protocolli necessari, la app ha senso di esistere solo se la maggioranza dei cittadini, ipotizziamo il 70% , ha installato la app nel proprio cellulare, ma tanta gente non ha uno smartphone : attualmente in Italia ne possiede uno solo il 66% della popolazione, ma di queste persone tante non hanno la capacità di installarsi la app in autonomia, pensiamo agli anziani ma anche a chi è poco avvezzo alla tecnologia, o hanno un telefono vecchio, non compatibile, senza più memoria libera che quindi non può o che non vuole installarla , perché ha dubbi sulla privacy, perché è un complottista, perché usa un telefono aziendale e non è autorizzato, perchè non è interessato, non è informato o per chissà quali motivi: quindi è verosimile pensare che questa app si riveli poco utile perché installata da poca gente, cosa prevedibile se guardiamo fuori dai nostri confini : ad esempio ad Hong Kong dove un sistema simile è in funzione da tempo le stime dicono  che la app è installata solo dal 12% della popolazione.

    Un altro dubbio è su come si viene dichiarati infetti per la app: saranno i medici a cambiare il nostro status? Ma se si questo presuppone che si debbano fare campioni a tappeto altrimenti tutti gli utenti saranno considerati sani per la app. Sarà l’utente a dovere cambiare il proprio status quando riscontra in autonomia i sintomi auto-diagnosticandosi la malattia? Se si potremmo trovare il “buontempone”, per non usare altri termini, che si dichiara infetto per creare falsi allarmi a tutte le persone con cui è venuto in contatto oppure quello che invece si è ammalato ma non lo dichiara per il rischio di dover rimanere a casa e non poter magari andare a lavoro.

    Insomma alla fine della fiera il rischio è che l’applicazione potrebbe essere pericolosa o nel migliore dei casi inutile, e conoscendo come vanno le cose in Italia non è che si possa dormire sogni tanto tranquilli. Dall’altra parte della bilancia un’uso massiccio della applicazione ha il vantaggio di informare chi è stato a contatto con un infetto e di potersi mettere in condizione di non infettare altre persone e quindi far diminuire la diffusione del virus.

    Fortunatamente qualcuna di queste critiche è arrivata alle orecchie di chi ha commissionato l’applicazione e dalle prime indiscrezioni pare che a differenza di quello che si sapeva in un primo momento la situazione si stia evolvendo giorno per giorno e pare si stia andando sulla direzione giusta, utilizzando il protocollo apposito sviluppato congiuntamente da Apple e Google secondo i principi del privacy by design, che dovrebbe limitare di molto i rischi per la sicurezza e sopratutto la privacy dei nostri dati, al costo di una maggiore complessità e di qualche funzionalità in meno rispetto all’idea iniziale, ma permettendoci di stare più tranquilli.

    Voi cosa ne pensate? Installerete la app Immuni o ne farete a meno fin quando sarà possibile? Fatecelo sapere nei commenti.

  • Come trovare mascherine gel mani e altri prodotti difficili da recuperare

    Come sappiamo bene in questo periodo per via del coronavirus alcuni articoli come mascherine, gel igenizzanti per le mani o lievito sono diventati difficili da trovare, e quando si trovano i prezzi sono esageratamente alti, quindi ecco qualche dritta per aiutarvi a risolvere la situazione.

    Purtoppo è una legge del mercato, se la domanda è superiore all’offerta i prezzi salgono. Questo non significa che necessariamente chi ce li vende stia necessariamente speculando, perché semplicente anche lui potrebbe averli pagati cari dal suo grossista ma decide di vendere il prodotto seppure a prezzi normalmente fuori mercato per rendere un servizio ai suoi clienti.

    Ovviamente c’è chi se ne approfitta e quando si vede lo stesso prodotto dello stesso produttore e dello stesso formato a 1.50 euro in supermercato e a 6.99 in un altro il dubbio che qualcuno ci stia marciando è quanto meno lecito.

    Pertanto quando andiamo ad acquistare un prodotto di cui sappiamo la forte richiesta è bene non farci fregare dal prenderlo ad ogni costo senza accertarsi del prezzo, magari fidandoci del suggerimento di un’amico che lo ha già acquistato o del prezzo praticato il giorno precedente, e nel caso fosse troppo caro non abbiate remore a lasciarlo sullo scaffale, anche perché seppure importanti molti di questi beni super richiesti per molti di noi non sono effettivamente di così vitale importanza.

    Ho sentito di mascherine vendute a 18 euro l’una , quando prima del virus si trovavano a 30 centesimi, confezioni di 100ml da gel per le mani venduti a 10 euro quando si potevano trovare tra gli 1 e i 3 euro al massimo prima del virus: in questi casi meglio lasciare perdere: se ci laviamo spesso le mani con acqua e sapone non è necessario il gel per le mani, cosi come le mascherine in molti casi non sono utili se non a consentirci l’ingresso nei negozi che altrimenti ci verrebbe negati, ma anche li piuttosto che strapagare una mascherina certificata o acquistare a caro prezzo qualcosa di non conforme se non si trova di meglio ci si puo organizzare con soluzioni fai da te.

    Il discorso quindi verte sulla disponibilità effettiva dei prodotti, della qualità e dal prezzo. Il suggerimento è di vedere cosa si trova nei negozi fisici della zona, anche mettendo in conto di pagare un po di più , ma come dicevo prima , evitando di strapagare perche non si tratta di una questione di vita o di morte.

    Se non troviamo nulla cerchiamo bene in rete, molti di noi saranno a casa e avranno tempo per scandagliare offerte varie, ma senza farsi fregare: purtroppo ci sono venditori che si approfittano della situazione gonfiando i prezzi oltre misura, in qualche caso dove seppure i prezzi sono accettabili le spese di spedizione o i tempi o le modalità di consegna rendono l’offerta poco praticabile .

    Un suggerimento è scandagliare oltre i soliti siti dove fate acquisti online, anche i siti delle catene di articoli casalinghi, brico, parafarmacie online o simili che possono trattare quegli articoli anche se non è il loro principale genere di prodotti, sempre che abbiate la fortuna che ci sia la disponibilità , magari controllando giorno per giorno che non sia arrivata nuova merce e sempre con un‘occhio ai prezzi. Io stesso ho trovato il gel per le mani a prezzi pre virus e in quantità nel sito di una nota catena di articoli casalinghi e ho fatto subito scorta.

    Guardate anche i vari marketplace, le piattaforme dove è possibile per i commercianti vendere i propri prodotti: amazon, ebay, eprice, anche facebook hanno le loro: potreste avere la fortuna di incontrare venditori con disponibilità della merce a prezzi accettabili, verificate però la serietà del venditore, dato che qualcuno poco serio potrebbe approfittare della situazione: i prodotti devono essere effettivamente disponibili e recapitabili in breve tempo, quindi devono essere fisicamente se non in italia almeno in europa,  oltre ad essere di qualità: in giro visto la penuria di prodotti girano mascherine fatte in casa o non certificate a prezzi alti: se proprio devo spendere, meglio qualcosa di sicuro.

    Altra soluzione sono i marketplace cinesi come gearbest, banggood, aliexpress,  tomtop, tinydeal, joybuy e simili, spesso hanno magazzini di appoggio in europa e in questo periodo c’è molta disponibilità di articoli contro il coronavirus, anche se a prezzi non sempre economici. Nel caso valutate bene i costi e i tempi di consegna, preferendo la spedizione dall’europa se possibile o quanto meno la modalita italy direct/europe direct che consente di accellerare i tempi di consegna bypassando le dogane.

    Diciamo che trovare certi articoli sta diventando difficile ma non impossibile. Voi come vi state organizzando? Se avete suggerimenti o qualche domanda fatemela pure nei commenti e vi risponderemo.

  • Come scegliere la connessione Internet

    Le connessioni internet sono un tema caldo di questi tempi visto che sono strumenti essenziali per chi ha necessità di studiare o lavorare da casa.

    Scegliere bene è importante, anche perché nonostante i prezzi dei vari operatori grossomodo si equivalgono, cambiano la tecnologia , l’affidabilità e la trasparenza dei singoli gestori.

    Dal punto di vista economico infatti bisogna fare attenzione più che al costo mensile dell’abbonamento quanto a costi nascosti o a pratiche poco trasparenti che qualche gestore utilizza per sembrare più conveniente della concorrenza.

    Date sicuramente un’occhio ai costi di attivazione e di fornitura del modem (dato che in molti casi è obbligatorio utilizzare quello fornito dall’operatore) e disattivazione: a volte questi costi vengono spalmati nel canone mensile facendolo lievitare di qualche euro rispetto alla cifra pubblicizzata e possono bloccare la disdetta del servizio se non saldati.

    Bisogna anche fare attenzione ad eventuali canoni promozionali  e servizi validi solo per un certo periodo di tempo : qualche operatore usa la tattica poco trasparente di pubblicizzare un canone mensile molto vantaggioso per i primi mesi , oppure regalare servizi digitali o incrementi di velocità che diventano a prezzo pieno al termine del periodo promozionale e che rischiano di far lievitare parecchio il canone mensile quando torna a regime.

    A volte eliminare questi extra al termine della promozione non è possibile o richiede il pagamento di penali, quindi se pensate che non vi servano non fatevi abbindolare dal “tanto è gratis”, ma evitate proprio di richiederli o quanto meno fatevi spiegare esattamente come e quando disattivarli, magari impostandovi un promemoria per evitare di dimenticarvene e trovarvi in bolletta sorprese sgradite.

    Occhio anche agli sconti sul listino: in caso di disattivazione potrebbe essere richiesta la differenza tra prezzo di listino e prezzo scontato se si abbandona il gestore prima di un certo periodo di tempo, in genere il primo anno, quindi anche eventuali offerte con sconti speciali “per sempre” potrebbero nascondere qualche insidia, pertanto leggete bene i termini del contratto.

    Superata la giungla delle offerte è bene capire anche le tecnologie a disposizione: purtroppo la scelta dipende più da cio che è disponibile nella vostra zona che non dal prezzo: nonostante le prestazioni possono essere parecchio differenti anche 100 volte superiori tra una tecnologia e un’altra la spesa mensile grossomodo si equivale: quindi piuttosto che scegliere il gestore per la pubblicità più simpatica, meglio scegliere quello che vi può fornire la migliore tecnologia disponibile a casa vostra, dato che non tutti i gestori possono fornire con la migliore tecnologia tutti gli indirizzi.

    Facciamo un breve escursus delle tecnologie: quelle via cavo come la fibra ottica e l’adsl hanno il vantaggio di essere stabili, veloci e non dipendono dalle condizioni atmosferiche, ma richiedono grossi investimenti da parte degli operatori perchè i cavi che portano il segnale internet devono passare sotto le strade di ogni singolo utente. Per questo non tutti gli operatori coprono tutte le utenze: nelle zone molto popolate dove è conveniente investire ci saranno più operatori in concorrenza con le tecnologie più veloci come la fibra ottica, in altre zone solo pochissimi o magari un solo operatore le forniscono, lasciando alla concorrenza le tecnologie più scarse, e nelle zone meno remunerative per gli operatori ci si deve accontentare di cio chè passa il convento.

    La soluzione migliore è la fibra ottica FTTH, fiber to the home, dove abbiamo un cavo in fibra ottica che entra direttamente dentro la casa dell’utente e consente di raggiungere velocità eccezionali sino a 1 Gbps, la riconosciamo perché viene pubblicizzata con un bollino verde con una F. Esiste poi una sorta di fibra ottica un po’ più economica per gli operatori perché entra nelle case usando i cavi del telefono fisso evitando lavori di muratura: è la FTTC (fiber to the cabinet) o fibra misto rame , reclamizzata col bollino giallo FR che consente velocita massime di 100 o 200 mega, quindi 5 o 10 volte più lente della vera fibra. In fondo alla classifica abbiamo la buona vecchia ADSL, pubblicizzata col bollino rosso R, non utilizzando la fibra ottica si ferma a un massimo di 20 mega, quindi 50 volte più lenta della fibra ottica, e 5/10 volte più lenta del misto rame.

    Quando si ha bisogno di una connessione sporadica, di emergenza oppure non si è coperti dalle connessioni via cavo ci si può rivolgere alle tecnologie senza fili: la connessione 3G o 4G dei gestori di telefonia mobile, le connessioni fixed-wireless e quelle via satellite.

    Usare il segnale il segnale mobile del cellulare, che puo essere facilmente condiviso , è semplice ma ci sono due svantaggi: il traffico incluso negli abbonamenti non è illimitato, quindi non possiamo utilizzare la connessione senza pensieri: attività come guardare video, giocare online ma anche solo fare gli aggiornamenti del computer possono farci terminare i giga a disposizione: quindi o la connessione si blocca, oppure dovremo pagare , generalmente salato, lo sforamento del plafond e inoltre non sempre nei piccoli centri sono disponibili le tecnologie più recenti che consentono di navigare a velocità sostenuta, pertanto è una soluzione valida da usare in emergenza ma non il massimo se la si vuole utilizzare in pianta stabile,

    Il fixed wireless è una soluzione ibrida, concettualmente simile a quella della fibra-rame che abbiamo nel fisso: una connessione veloce che anziché arrivare in strada arriva ad un ripetitore al quale ci si collega per mezzo di un’apposita antenna installata in casa. Questo ci permette di ottenere velocità simili alla fibra-rame, fino a 100 mega e con connessione illimitata come nel fisso. Anche in questo caso la troviamo pubblicizzata col bollino giallo FR. Essendoci un’antenna di mezzo soffre un po’ le condizioni atmosferiche, e la copertura è limitata sono ad alcune zone del paese, ma non essendoci costi fissi legati ai cavi esiste la possibilità di attivare il servizio anche per periodi di tempo limitati rendendo la cosa interessante per le seconde case, tant’è che è un servizio molto diffuso nelle località montane.

    Soluzione estrema per chi non ha copertura di nessuna di queste tecnologie è la connessione via satellite, ha dalla sua una copertura estrema, quindi sarà coperta anche la casetta sperduta in campagna, ma soffre di problemi di latenza per via del fatto che il segnale deve rimbalzare dal satellite e questo rimbalzo richiede qualche secondo rendendo la navigazione un po’ complicata, inoltre spesso i piani più economici hanno pesanti limitazioni di velocità , e/o di traffico, come per i piani dei cellulari.

    Altra cosa da vedere è l’affidabilità del gestore e il servizio clienti: a volte quell’euro in più al mese rispetto alla concorrenza serve a pagare un servizio clienti più efficiente e/o maggiori investimenti sulla rete, a volte serve solo a remunerare costose campagne di marketing o una rete di negozi sicuramente comoda ma non indispensabile , valutate bene sentendo anche le esperienze di qualcuno che ha non solo lo stesso gestore, ma anche la stessa tecnologia e sia nella stessa zona.

    Voi avete già trovato il vostro provider internet? Scrivetelo nei commenti, cosi come se avete qualche dubbio o curiosità e nei limiti del possibile vi risponderemo

  • 5G: Dovremo cambiare televisore?

    Il 5G e i televisori, sebbene siano due argomenti ben distinti, hanno una cosa che li accomuna: le frequenze utilizzate per la trasmissioni del segnale. Infatti il governo ha previsto di dedicare al 5G , utilizzato per la telefonia e per portare la connessione internet in mobilità a velocità elevate, alcune frequenze attualmente utilizzate dai canali televisivi, indicendo una gara grazie al quale gli operatori telefonici prenderanno possesso entro il 2022 di alcune di queste frequenze, costringendo le televisioni a riorganizzarsi per trasmettere in meno banda lo stesso numero di canali.

    Le frequenze a disposizione per la televisione che nel tempo si sono ridotte dal passaggio dalla televisione analogica a quella digitale, avvenuta tra il 2008 e il 2012 diventeranno ancora meno costringendo a utilizzare degli accorgimenti tecnici per poter trasmettere lo stesso numero di canali in una banda a disposizione ancora più ristretta, utilizzando delle tecnologie di trasmissione più efficienti. Per questo motivo cambierà ancora una volta il sistema di trasmissione, cosa che ci porterà per poter continuare a vedere la tv terrestre a dover cambiare di nuovo i televisori, a meno di non volerci dotare di un decoder esterno, come era già avvenuto una decina di anni fa.

    Tralaltro il sistema di trasmissione , a meno di ulteriori modifiche della legge , che a dire il vero è già stata cambiate due volte e quindi non si esclude che possa cambiare ancora, cambierà non una ma 2 volte, e l’impatto per le nostre tasche cambierà molto in base a quanto il nostro televisore è recente: se lo avete cambiato da poco, diciamo da non più di un paio d’anni, riuscirete a passare indenni a entrambi i cambiamenti, ma se la tv ha qualche anno alle spalle probabilmente passerà indenne al primo passaggio ma non al secondo, sempre che la legge nel frattempo non cambi e si salti una di queste fasi, cosa da non escludere a priori.

     Si passerà infatti dall’attuale sistema DVB-T compresso in MPEG-2, in una prima fase sempre al DVB-T ma compresso in MPEG-4, cosa che dovrebbe salvare molti televisori anche con qualche anno sulle spalle, ma non i primissimi televisori ad essere cambiati col primo passaggio al digitale terrestre vecchi una decina di anni, cosi come sono a rischio alcuni dei televisori economici di piccole dimensioni ,anche un po’ più recenti, che generalmente si usano nelle cucine e nelle camerette. Per sapere se il televisore dovrà essere cambiato oppure no in questa fase, si può fare un semplice controllo: se il televisore riesce a ricevere i canali in HD , che si trovano intorno alla posizione 500 del telecomando, non ci sarà bisogno di cambiarlo o di comprare un decoder in questa fase, ma basterà a tempo debito effettuare una risintonizzazione dei canali.

    Il problema si pone invece col secondo passaggio , al DVB-T2 HEVC dove i televisori non recentissimi nulla possono e tranne qualche televisore di alta gamma un po’ più moderno della concorrenza ,ammesso e non concesso che possa ricevere le trasmissioni a 10bit, dovrà essere affiancato da un decoder esterno o sostituito. Qui per sapere se il vostro televisore è compatibile andate a vedere, eventualmente dopo aver fatto una risintonizzazione dei canali, se sono presenti i canali test Test HEVC Main10 alle posizioni 100 e 200 del telecomando. Se non sono presenti il vostro televisore non è compatibile con la seconda fase, quindi entro il 2022 dovrete intervenire per poter continuare a ricevere la tv.

    Diciamo che ad ogni modo almeno un cambiamento entro il 2022 sarà fatto perché altrimenti lo stato dovrà pagare delle penali alle compagnie telefoniche che hanno lautamente pagato per ottenere quelle frequenze 5G, quindi a seconda della regione esiste un calendario con la data massima entro la quale le frequenze saranno liberate: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, provincia di Trento, provincia di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021 , Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna dal 1° gennaio 2022 al 31 marzo 2022; Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Marche dal 1° aprile 2022 al 20 giugno 2022

    C’è da dire che un decoder costa in media una cinquantina di euro, anche meno se lo si compra online ,e sono previsti degli incentivi per le famiglie non abbienti a seconda del reddito ISEE, ma che comunque un decoder esterno richiede un telecomando aggiuntivo e l’uso di una porta HDMI , Scart o RCA del televisore che magari è gia occupata da altri apparecchi quali lettori dvd, console di videogiochi o box per la smart tv, costringendoci a rinunciare a uno di questi apparecchi, o a doverli scollegare di volta in volta o ancora a dover comprare degli adattatori particolari, gli switch HDMI, che risultano essere abbastanza scomodi nell’utilizzo perché generalmente non gestibili dal telecomando.

    La soluzione più comoda , ma più costosa, è invece quella di sostituire il televisore con uno più moderno, i nuovi anche di grandi dimensioni costano meno rispetto al passato (un buon 55 pollici lo si porta a casa anche a meno di 400 euro, quando al primo switch-off un 42 pollici in alta definizione ne costava quasi 2000), hanno qualità superiore  e tecnologie più moderne come il 4K e HDR, anche se generalmente tendono a peccare un po sull’audio ed essendo mediamente più grandi rispetto al passato potrebbe essere difficoltoso trovargli spazio in un mobile preesistente e/o in spazi di piccole dimensioni, senza contare che un conto è sostituire soltanto l’unico televisore della casa , mentre ben diverso per le nostre finanze cambiarli tutti se se ne ha uno in ogni camera.

    Diciamo quindi che a breve è previsto che dovremo fare questa spesa, sempre che non vogliamo decidere di rinunciare all’antenna terrestre per sostituirla con il segnale satellitare, dove però si perdono molte delle tv locali e i telegiornali regionali di rai3, o via internet. Abbiamo quindi il tempo di guardarci attorno e iniziare a valutare qualche soluzione in modo da non trovarci impreparati al momento del cambio.

    Voi vi state gia attrezzando? Scrivetelo nei commenti, cosi come se avete qualche dubbio o curiosità e nei limiti del possibile vi risponderemo.

  • Come sarà la vita dopo il Coronavirus?

    Questa vuole essere una piccola riflessione sul dopo coronavirus, infatti nonostante in questo momento ci troviamo ancora in lockdown prima o poi l’emergenza finirà e potremmo finalmente uscire di casa, ma purtroppo almeno sino a quando non si sarà trovata una cura definitiva alla malattia o un vaccino rimarranno comunque in vigore delle limitazioni che cambieranno le nostre abitudini.

    Infatti a cancelli riaperti si dovranno ancora mantenere le distanze, quindi questo condizionerà il nostro modo di fruire quasi tutti i servizi: pensate di dover fare qualsiasi operazione fuori casa a 1 metro di distanza da altre persone, siano esse commercianti, camerieri, altri clienti o utenti. Pensate anche alla necessità di dover sanificare frequentemente ambienti e superfici dove prima del virus passava tanta gente e in brevi lassi di tempo. Se per alcune attività seppur con qualche fastidio o limitazione ci si può in qualche modo adattare, per altre significherà cambiare pelle o addirittura chiudere.

    Ovviamente non avendo la sfera di cristallo non possiamo sapere con esattezza quali saranno le limitazioni che saranno imposte, ma possiamo immaginare i risvolti che si avranno specie su alcune categorie di business.

    Pensiamo infatti al turismo e a tutto ciò con esso collegato:  probabilmente per almeno qualche mese non sarà consentito viaggiare all’estero, o comunque è probabile che sarà necessaria una quarantena quando si arriva o si andrà fuori dai confini nazionali e questo farà diventare i viaggi , specie quelli internazionali esclusiva di chi si sposta per lavoro, con conseguenze nefaste per alberghi e strutture turistiche, e  se magari nelle città  qualcosa potrà muoversi seppur con difficolta, le località prettamente turistiche come quelle balneari o sciistiche rischiamo di non aprire la stagione.

    Altro problema saranno i mezzi di trasporto pubblici come aerei, treni, bus o metropolitane per evitare gli assembramenti probabilmente sarà necessario limitare pesantemente il numero di utenti per mezzo, quindi per rendere sostenibile il collegamento probabilmente i prezzi dei biglietti dovranno compensare i posti rimasti vuoti, aumentando anche di 10 volte: rendendo i collegamenti riservati a chi proprio non ne può farne a meno, o in alternativa i collegamenti potranno essere cancellati sospesi o fortemente limitati sino alla completa rimozione delle limitazioni, sempre che le compagnie non chiudano nel frattempo.

    Questo significherà fare a meno dei mezzi pubblici come bus, treni e metro ma anche di taxi, car sharing e simili, con un maggior ritorno al mezzo di trasporto personale cosa che avrà un impatto anche sull’inquinamento delle nostre città.

    La ristorazione è un’altra categoria che subirà diversi problemi:  se si dovrà mantenere distanze di un metro e saranno necessarie sanificazioni dopo ogni servizio, cosa che richiede tempo e personale extra, mangiare fuori diventerà un lusso perché i posti nei locali saranno giocoforza limitati, quindi trovare posto anche nei giorni meno ricercati diventerà problematico, e i prezzi nei pochi posti disponibili probabilmente aumenteranno considerevolmente: una pizza che pagavamo 5 euro magari ne costerà 30, rendendo il mangiare fuori un lusso per pochi. Magari ci si inventerà qualcosa di specifico come divisori nei locali e un maggiore ricorso alla consegna a domicilio, dove i prezzi probabilmente rimarranno simili a quelli pre virus, e magari le cene con amici si faranno in casa ordinando i cibi preparati dai ristoranti.

    Altro problema saranno gli eventi, sportivi, musicali per evitare assembramenti i posti disponibili saranno molti meno, rendendo meno sostenibile l’evento,  sarà difficile raggiungere il luogo dell’evento per gli spettatori, i tempi di attesa per entrare si allungheranno  ed alcuni eventi sportivi, a patto che non vengano completamente cancellati, verranno giocati a porte chiuse e magari trasmessi in tv o via internet.

    Altro problema sarà per le aziende che a causa dei flussi di cassa interrotti a causa del virus potrebbero essere costrette a chiudere o comunque ridimensionarsi pesantemente, specie se avevano problemi pregressi e quindi saranno necessari licenziamenti: tanta gente specie i lavoratori interinali e gli stagionali rischiano di non tornare al lavoro, quindi aumenterà la disoccupazione, e con questo il numero di persone che potranno permettersi di fare acquisti specie non indispensabili o comunque rimandabili: probabilmente si venderanno meno prodotti di cui si può fare a meno e magari anziché cambiare l’arredamento o automobile la si terrà più a lungo, mettendo in circolo meno moneta.

    E in tutto questo i prezzi di molti beni toccati da questi cambiamenti aumenteranno rendendo un lusso ciò che era in passato la normalità: se l’attività ha subito pesanti limitazioni , e seppur con mille difficoltà non avrà chiuso, queste limitazioni verranno riversate nel prezzo che pagheremo.

    Alla fine il mondo dopo il virus cambierà almeno per qualche tempo la nostra vita in attesa di un vaccino o della scomparsa della malattia. Voi cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti.

  • Cambiare i fornelli: meglio il gas o le piastre a induzione?

    Cambiare i fornelli: meglio il gas o le piastre a induzione?

    Piano di cottura a gas

    I piani di cottura delle cucine generalmente utilizzate nel nostro paese sono a gas, o  ad aria propanata.

    Questa soluzione dal costo ragionevole e tutto sommato comoda, specie se nella nostra abitazione arriva il gas di città, nonostante sia collaudata col tempo, espone sempre a qualche rischio in materia di sicurezza.

    Inoltre anche la pulizia diventa scomoda in caso di residui che fuoriescano dalla pentola.

    La soluzione per evitare il problema gas è cuocere con delle piastre elettriche.

    Queste piastre si presentano con un elegante piano in vetro facile da pulire, ma hanno delle caratteristiche particolari che potrebbero rivelarsi poco pratiche per qualcuno.

    Sostanzialmente nel mondo delle piastre elettriche esistono due tecnologie: le piastre tradizionali con resistenza (che a loro volta può essere alogena o radiante)  e quelle più moderne ad induzione.

    Piastra in vetroceramica

    La piastra con la resistenza è il sistema più collaudato, ma è pure quello meno efficiente: i consumi sono elevati senza grossi benefici nei tempi di cottura, o nella qualità della stessa. Anche se l’efficienza è migliore rispetto al gas (si passa da un rendimento del 40% del gas, al 47% della vetroceramica radiante , al 58% dell’alogena) dato che la potenza viene concentrata in meno spazio senza dissipare il calore,  il piano in vetro, altamente scenografico,  rimane comunque caldo e ci si può scottare. Le potenze assorbite inoltre sono importanti (un singolo fuoco può assorbire tranquillamente oltre 2 kilowatt, cio significa che con una stufa, una pompa di calore o un microonde acceso in contemporanea alla cottura, si rischia di far saltare il contatore per sovraccarico), anche se non arrivano ai picchi di quelle a induzione.

    Piastra a induzione

    Le piastre a induzione invece non trasmettono il calore, quindi sono fredde, dato che funzionano per mezzo di una bobina, che creerà un campo magnetico con la pentola, che pero’ dovrà essere di materiale ferroso.  Il risultato è che non ci scotterà se malauguratamente dovessimo mettere le mani sul fornello. Infatti solo il contatto con il pentolame apposito (infatti con questo tipo di piastra solo alcuni materiali possono essere usati per la cottura, banalmente quelli a cui si può attaccare una calamita, quindi niente pentolame antiaderente, moka e in alluminio) attiverà il processo di cottura. Altro problema sono i consumi: un fuoco di una piastra a induzione può toccare anche i 6 kilowatt di consumo, rendendo necessario un adeguamento del nostro contatore elettrico. Fortunatamente alcune piastre hanno una modalità che permette di limitare l’assorbimento sotto i 3 kilowatt limitando la potenza, quindi allungando i tempi di cottura. Il grosso vantaggio pero è che i tempi di cottura rispetto alla classica vetroceramica sono dimezzati, data l’efficienza che sale al 90%: consumeranno pure tanta corrente, ma per molto meno tempo.

    Quale scegliere? Dipende da quanto siamo paranoici per la nostra sicurezza,  e dal costo dell’energia del nostro fornitore elettrico. Purtroppo un pò la moda e un pò la tecnologia relativamente giovane non giovano alle piastre a induzione anche sul fronte dei costi, anche se faranno la loro scena in una casa hi-tech. Le piastre in vetroceramica classiche invece possono essere convenienti dove l’uso del gas diventa un problema, ma lo sono meno se raffrontate con il gas (costano molto di più nell’acquisto e nella gestione, ma i benefici che si ottengono sono limitati), ma anche con quelle a induzione, che pur costando ancora di più sono molto più efficienti, mantenendo il vantaggio della pulizia semplificata e il design moderno.

  • Come acquistare su internet a rate senza interessi

    C’è una funzionalità che è stata aggiunta di recente ad Amazon e che può essere utile a chi ha in mente di fare una spesa importante: il pagamento a rate senza interessi.

    Infatti Amazon ha esteso anche all’Italia questo servizio già disponibile in altre parti del mondo e che consente di pagare in 5 rate senza interessi alcuni prodotti venduti e spediti da Amazon.

    Ovviamente non tutti i prodotti rientrano nell’operazione, cosi come prodotti marketplace , cioè venduti da venditori terzi e prodotti ricondizionati sono esclusi dall’operazione.

    Una delle cose più interessanti è la facilità di utilizzo, infatti è possibile scegliere la modalità di pagamento a rate nella pagina descrittva del prodotto consentendoci di scegliere tra pagamento in un’unica soluzione o in 5 rate.

    Scegliendo questa opzione verrà accreditato solo un quinto della spesa, facciamo un esempio un televisore o una macchina fotografica, e nei prossimi 4 mesi verrà accreditata una spesa pari a un quinto del valore iniziale del prodotto.

    Ovviamente per accedere a questà modalità serve qualche requisito, ma non essendoci di mezzo finanziarie non ci si trova di mezzo a strana burocrazia, necessità di inviare buste paga o pagare bolli. Il requisito infatti è essere clienti amazon da più di un’anno, avere un’uso non fraudolento del proprio account e soprattutto avere memorizzato su amazon una carta di credito non prepagata con scadenza successiva a 5 mesi.

    Attenzione giusto a qualche particolare: acquistando a rate non è possibile fare un cambio prodotto, e in caso di mancato incasso di una rata, può essere bloccato a distanza il prodotto acquistato quando tecnicamente possibile , ad esempio un prodotto digitale o un dispositivo amazon, e che ci sono limitazioni al numero di articoli acquistabili a rate contemporaneamente se abbiamo ancora in pagamento degli acquisti a rate precedenti.

    Alla fine però si tratta di un servizio comodo, senza sbattimenti burocratici e senza interessi, che nasce per farvi preferire l’acquisto su Amazon anziché da altri store fisici e online, come se la famosa attenzione al cliente non fosse sufficiente.

    Si sa i prezzi di Amazon non sempre sono i migliori della rete, ma spesso prezzi troppo bassi possono nascondere evasione di iva e truffe varie, mentre acquistando dal famoso store online si è sicuri di poter fare affidamento su un servizio impeccabile, veloce e pronto a risolvere i problemi che dovessero capitare.

    Voi avete già usufrito di questo servizio? Fatemelo sapere nei commenti. A presto!

  • La spesa ai tempi del coronavirus

    Questo articolo vuole essere una riflessione sulla spesa in questo periodo di coronavirus, visto che l’obbligo di stare a casa per molti di noi ha fatto cambiare le nostre abitudini in fatto di spesa.

    E’ infatti preferibile per tante ragioni sia sanitarie che pratiche non fare piccole spese quotidiane, ma concentrarle in una più grande da fare una o due volte la settimana, vuoi perché più si si sta a casa e meno si rischia di infettarsi e di infettare, ma anche perché a causa dell’ingresso contingentato e l’obbligo di grandi distanze di sicurezza, ci troviamo costretti a fare lunghe file solo per accedere al supermercato.

    Anche il supermercato dove facciamo la spesa potrebbe non essere più quello dove ci rifornivamo prima del virus , dato che non è generalmente consentito spostarsi  in un comune diverso da quello dove di risiede, e spesso gli ipermercati non sono situati nel nostro, e quindi saremo costretti a rivolgerci a un diverso punto vendita , magari di una diversa catena, con prezzi e assortimenti differenti da quelli di cui ci eravamo abituati, quindi si esce dalla nostra confort zone.

    Infatti vuoi per la mancanza o la scarsa disponibilità di alcuni articoli, vuoi perché facendo la spesa con meno frequenza si acquistano prodotti diversi,  e cambiano anche i prezzi che paghiamo.  Alcuni prodotti meno disponibili vengono sostituiti con altri simili, che magari sono di diversa qualità o più costosi, e un po’ perchè al supermercato non si può più perder tempo come un tempo, e un po’ per evitare di doverci tornare si prende quello che c’è disponibile al momento, anche se costa di più o non è della marca che preferiamo.

    Questo nuovo atteggiamento rende quasi inutile il ruolo del volantino delle offerte, dato che non è più possibile saltare da un supermercato all’altro, e quindi la disponibilità dei prodotti, la possibilità di fare meno fila o la vicinanza da casa sono più importanti del prezzo dei prodotti stessi.

    Ma cambia anche quello che compriamo: stando maggiormente in casa si comprano più certi prodotti di altri, per esempio molta gente si sta cimentando ai fornelli,  nel fare il pane o i dolci quindi spariscono velocemente lieviti e farina, divenuti rari quanto amuchina e mascherine, mentre si comprano meno altri prodotti, come i prodotti pasquali: considerato che dovremo stare a casa a pasqua e pasquetta senza amici e parenti, gli agnelli, le colombe e le uova di pasqua si vendono meno e si trovano in offerta, anche nei giorni precedenti le feste quando di solito i prezzi si alzavano per via della grande domanda.

    Per molti questa clausura forzata ci ha fatto conoscere la spesa a domicilio, sia online che telefonica , praticata sia dal mercato o dalla bottega sotto casa, sia da grossi supermercati e siti specializzati, e probabilmente nel modo più traumatico, dato che essendoci una richiesta elevata i disservizi spesso sono all’ordine del giorno: dai tempi di consegna biblici , anche dopo 10 giorni dall’ordine , a orari di consegna non rispettati, a prodotti esaurito o non consegnati , al servizio clienti non raggiungibile per poter risolvere i problemi.

    Anche chi vende non era certo preparato al servizio a domicilio, c’è chi lo ha dovuto implementare in fretta e furia e c’è chi già lo aveva ma era pensato per una ristretta nicchia di persone, ora è diventato richiestissimo, tanto che alcuni supermercati si sono dovuti inventare la fila online per accedere al sito per cercare di evitare eccessive lentezze nella navigazione, oltre alla necessità di ricollegarsi dopo la mezzanotte per trovare delle finestre di consegna libere ,e li giù altra fila…, mancate consegne e tanti altri disservizi.

    Code alla spesa online

    Insomma, anche il modo di fare la spesa è cambiato , e probabilmente questo condizionerà anche il modo di farla ad emergenza finita, ci ha fatto cambiare i nostri punti di riferimento , conoscere nuovi prodotti, nuovi negozi e nuovi metodi di fare la spesa, e chissa che questo non sia un bene.

    Voi come fate la spesa in questo periodo? Fatecelo sapere nei commenti.