Tag: economia

  • E’ la fine delle auto in Europa

    E’ la fine delle auto in Europa

    Come avrete sentito dai giornali i tempi sono grami per i produttori automobilistici europei con Volkswagen che valuta la chiusura di 3 stabilimenti in Germania, la riduzione di stipendi e forza lavoro.

    Ma anche le altre case automobilistiche non se la passano meglio, con cali di produzione e tagli del personale previsto per molti e voci di fusioni tra marchi per cercare di ridurre le spese.

    Il motivo del problema è il combinato disposto dei turbamenti geopolitici in atto e delle politiche green particolarmente stringenti mosse piú per ideologia che non reale necessitá e che stanno producendo danni irreversibili a tutto il comparto automobilistico.

    Infatti il voler tagliare i ponti con la Russia, fornitore principale di energia a basso costo della Germania, ma anche di molti paesi europei unito alla scellerata idea di mettere fuori servizio le centrali nucleari tedesche ha reso il paese teutonico particolarmente fuori mercato nei settori manifatturieri esosi di energia come l’auto, ed essendo la Germania il traino dell’economia europea i suoi problemi contagiano le economie di tutti gli altri paesi della comunitá.

    A questo si aggiunge il diktat europeo che vuole bandire le auto a combustione, di cui l’europa era leader di mercato, impedendo l’immatricolazione dopo il 2035 per sostituirle con quelle elettriche , principalmente prodotte o fortemente dipendenti dalla componentistica cinese, regalandogli di fatto un comparto trainante per la nostra economia, quello automotive che comprende oltre alla produzione di auto, anche l’ingegneria , la produzione di componentistica, i servizi per la logistica,  la vendita e la manutenzione.

    Il problema è che le automobili elettriche sono perlopiù sgradite agli acquirenti, vuoi per il costo piú alto rispetto alle termiche, vuoi per la mancanza di colonnine di ricarica, vuoi per i costi per il rifornimento o per le tempistiche necessarie alla ricarica che ne fanno un prodotto che complica la vita degli utenti anziché facilitarla, col risultato che se ne vendono ben poche, molte meno di quelle che le case automobilistiche europee speravano di piazzare.

    E a poco sono servite mosse assurde come il tassare eccessivamente le auto piú inquinanti o addirittura diminuire la produzione di auto termiche, come dichiarato da poco da Stellantis probabilmente per drogare le statistiche,  per cercare di forzare la mano agli acquirenti: l’utente medio non vuole le macchine elettriche, e se proprio è costretto compra quelle cinesi che costano meno o al limite quelle ibride.

    Il risultato inevitabile è la crisi del mercato, e l’ultima genialata è l’imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi, inguaiando i produttori europei che per i dazi di ritorsione non riusciranno a vendere le loro auto nel mercato cinese, molto piú importante di quello europeo e che ha spinto, sempre per ritorsione, a bloccare gli investimenti sul territorio europeo delle aziende cinesi interessate a produrre in europa uccidendo la speranza di salvare le fabbriche esistenti e gli operai dalla chiusura vendendo gli stabilimenti ai produttori della grande muraglia.

    Alla fine rimarremo senza auto e senza industria, probabilmente mantenendo una piccola produzione di nicchia ad alto costo e importando il resto a prezzi maggiorati dalla Cina.

    In pratica un’operazione suicida dettata dalla volontà di assecondare ingerenze straniere o utopistiche visioni del mondo che nessun altro rispetta ponendoci da soli in una condizione di mercato più che sfavorevole.

    Voi cosa ne pensate? Avremo ancora produttori europei o il mercato si ridimensionerá fino a scomparire?

  • Ecco il trucco per difendersi dall’inflazione

    Ecco il trucco per difendersi dall’inflazione

    Come sicuramente ci siamo accorti andando a fare la spesa , pagando le bollette o a fare il pieno alla nostra automobile tutto sta aumentando e purtroppo questi aumenti almeno per il momento non si fermeranno.

    Questo significa che quasi tutto aumenterà di prezzo e gli aumenti di determinati prodotti e delle materie prime trascinano al rialzo tutta la produzione.

    Inoltre anche i tassi di interesse di prestiti e mutui stanno salendo rapidamente, questo significa che fare un acquisto importante, come per la casa o l’automobile, ci costerà molto di più rispetto al passato.

    Inoltre la geopolitica dovuta alle guerre ci lascia presupporre che reperire in futuro certi prodotti o materiali sarà più difficile o più costoso rispetto al passato, cosa che potrebbe far diventare un lusso l’acquisto di determinati prodotti che abbiamo sempre ritenuto alla nostra portata.

    Se poi ci si mettono alcune leggi e regolamenti a complicare le cose, come lo stop alla produzione di automobili a motore termico, l’obbligo di montare pannelli fotovoltaici sulle abitazioni di nuova costruzione, nuove tasse sull’inquinamento o il divieto all’utilizzo di determinati materiali, i prezzi non potranno che lievitare.

    Il consiglio è quindi se abbiamo in mente di fare un acquisto importante è bene farlo prima possibile: se si tratta di un prodotto elettronico come un computer, uno smartphone o un televisore la carenza di chip ha fatto sì che i prezzi dei componenti siano aumentati a dismisura quindi comprare adesso ci evita che possano aumentare ancora, ovviamente se il prodotto ci serve o comunque dobbiamo andare a sostituire un prodotto non più efficiente.

    Se si tratta di un’abitazione il problema lo abbiamo con i tassi dei mutui che sono schizzati alle stelle perché sta aumentando il costo del denaro e questo si riverbera giocoforza sui mutui e anche il costo dei materiali per la costruzione e la ristrutturazione e’ salito, mentre quello che potrebbe scendere è il valore di alcuni immobili che a causa dell’aumento dei tassi e dal probabile futuro aumento delle tasse sulla casa potrebbero essere più difficili da vendere: se dobbiamo andarci ad abitare e magari se riusciamo a pagarla il più possibile in contanti potrebbe essere il caso di affrettarsi prima che l’acquisto possa diventare insostenibile.

    Per le automobili il problema è la mancanza di componenti che ha fatto lievitare i tempi di consegna ma soprattutto i costi sia del nuovo che dell’usato, essendoci poca disponibilità trovare degli affari è sempre più difficile e i finanziamenti sono sempre più costosi: rispetto al passato è diventato più conveniente riparare la nostra macchina con qualche acciacco che non sostituirla, ma se proprio non ne possiamo fare a meno o se dobbiamo finanziare l’acquisto è bene muoversi per tempo prima che la situazione peggiori ulteriormente.

    Ma non potremmo comunque aspettare all’infinito, visto che tra poco piu’ di 10 anni non potranno piu’ essere prodotte le auto a motore termico e anche volendo acquistare un’auto elettrica, il costo delle batterie e dell’energia è salito alle stelle rendendole estremamente costose nell’acquisto e nell’utilizzo. 

    Ma in generale tutti i prodotti sono destinati ad aumentare, e considerando che la provenienza di certi prodotti o che la loro componentistica arriva da stati con cui in futuro potremmo o dovremmo rinunciare ad avere rapporti commerciali, spostando la produzione in paesi con dei costi di produzione sicuramente più elevati questo si riverberà nei prezzi: ad esempio se lo stesso telefonino prodotto in Cina lo si produrrà in America dove è stato progettato, potrebbe costarci anche 4 o 5 volte il suo attuale prezzo.

    Il consiglio è quindi , se possibile, di affrettarsi a fare certi acquisti, anche perchè l’economia europea potrebbe soffrire pesantemente la situazione internazionale, quindi anche accedere a un finanziamento potrebbe essere più difficile in quanto anche i posti di lavoro più sicuri potrebbero non esserlo in futuro o il costo della vita potrebbe aumentare talmente tanto da farci risultare agli occhi della finanziaria poco solvibili nonostante un posto di lavoro fisso.

    E’ bene quindi prepararsi al peggio sperando che non ce ne sia bisogno, perché c’è il rischio che il nostro tenore di vita e le comodità a cui siamo abituati potrebbero svanire in futuro, specie in caso di scelte politiche ed economiche non troppo lungimiranti.

    Voi eravate al corrente del problema? Avete in mente di acquistare ora prima che sia troppo tardi o preferite attendere tempi migliori? Avete dubbi, segnalazioni o domande a riguardo? Scrivetele nei commenti!

  • Arriva lo stop alle auto a motore termico

    Come forse avrete appreso dai media il parlamento europeo ha approvato la proposta che mette al bando la produzione delle auto a motore termico dal 2035, questo significa che tra poco più di 10 anni non potremo più acquistare auto a benzina o diesel, anche se ibride.

    Questo diventerà un grosso problema sia economico che nell’utilizzo dei mezzi di trasporto privati, e per molti diventerà impossibile acquistare una macchina di proprietà: probabilmente quella che abbiamo in garage, o al massimo quella che la sostituirà potrebbe essere l’ultima auto che avremmo comprato da nuova.

    Questo perché non tutti possono permettersi i tempi e le modalità di ricarica di un elettrica, ma soprattutto i suoi costi specie in questi periodi dove sia il costo dell’energia, che quello delle batterie e’ alle stelle , cosa che renderà i prezzi delle auto a batteria insostenibili per tanti: se un’utilitaria ci costerà 35.000 euro probabilmente in pochi se la potranno permettere: quindi si ripareranno vecchi ed inquinanti macinini a benzina o a gasolio facendo dell’Europa una sorta di Cuba dove la maggioranza delle auto in circolazione saranno reperti storici con buona pace dei propositi di riduzione dell’inquinamento.

    Inquinamento che comunque nelle automobili elettriche è mediamente superiore a quello di un moderno diesel, specie se la macchina elettrica è costruita ed alimentata da energia da fonti non rinnovabili come il carbone di cui si sta aumentando la produzione a causa della mancanza di gas russo o delle centrali nucleari in dismissione con i quali si poteva creare energia elettrica pulita.

    Insomma non ci poteva essere momento peggiore per passare forzatamente all’elettrico non solo perché avendo solo 10 anni anni di tempo non si riusciranno a creare per tempo le infrastrutture per gestire un numero enorme di auto elettriche in circolazione, dalla creazione di un sufficiente numero di colonnine di ricarica al potenziamento di reti e centrali elettriche, ma anche dal punto di vista economico visto che la tecnologia per la produzione delle auto elettriche e soprattutto delle batterie, al contrario di quella per il motore termico è nelle mani dei cinesi, cosa che distruggerà l’economia dei paesi europei fortemente legate alla produzione automobilistica  in un periodo dove l’Europa soffrirà particolarmente in campo economico per via dei problemi geopolitici legati alla guerra e per l’aumento dell’inflazione.

    Purtroppo scelte miopi dettate solo da un’ideologia ecologica che non fa i conti con la realtà ci porteranno alla rovina: bastava avere un approccio piu soft procrastinando i tempi e agevolando l’uso di combustibili ecologici come quelli ricavati dall’idrogeno per far continuare a convivere i motori termici con quelli elettrici, dopotutto se solo una piccola percentuale di automobilisti preferisce le macchine a combustione termica a quelle elettriche ci sarà un perchè.

    Così come è lecito chiedersi come mai si sia voluta forzare la mano: probabilmente per favorire qualcuno che ha da guadagnarci o magari pensando di affrancarsi dalla dipendenza del petrolio proveniente da una certa parte del mondo senza capire che poi si diventa dipendenti di tecnologie e materie prime provenienti da paesi forse anche più pericolosi.

    Quello che è certo è che il conto lo pagheremo noi cittadini, e anche se non fossimo automobilisti visto che la decisione si riverbererà sul costo di tutti i trasporti, da quelli delle persone come nei bus o negli aerei come per le merci, in un periodo dove l’economia già allo stremo non ci permette di questi sforzi.

    Insomma non si prospetta nulla di buono all’orizzonte. Voi ne eravate al corrente? Prevedete di acquistare nel futuro un’auto elettrica o vi terrete sino alla morte la vostra cara automobile a benzina? Fatecelo sapere nei commenti!

  • Possiamo fare a meno del gas russo?

    Possiamo fare a meno del gas russo?

    Uno dei effetti della guerra in Ucraina e’ l’aumento dell’inflazione ma e’ un processo che e’ iniziato ben prima dell’inizio delle ostilità.

    Infatti già col covid il rallentamento delle produzioni e dei trasporti hanno portato a fare aumentare il costo delle materie prime, l’offerta è diminuita e i prezzi giocoforza sono aumentati, anche considerevolmente.

    E quando ad aumentare sono i costi dell’energia, a catena aumenta tutto, perché i beni per essere prodotti e trasportati hanno bisogno di energia e se costa di piu’ produrre, il prodotto verrà venduto a un prezzo più alto, oppure non sarà conveniente la produzione portando ad una scarsità di offerta a cui consegue un aumento dei prezzi perché chi ha la disponibilità del prodotto non avendo concorrenza può fare il prezzo che vuole.

    Purtroppo la cosa si sta accentuando con la guerra, perché ai problemi pre esistenti si somma la volontà politica di boicottare le materie prime russe, e per l’Europa questo e’ un problema perché, seppure in maniera differente a seconda del paese, dipende strettamente dal gas russo.

    Infatti la moda dell’ambientalismo estremo ha portato a eliminare la produzione di energia da fonti ritenute inquinanti, sostituendo la produzione con combustibili ritenuti più puliti e uno delle fonti principali e’ il gas, ma il gas non essendo presente in quantita’ importanti nel sottosuolo europeo si e’ costretto ad importarlo dai paesi che ne hanno a disposizione.

    Ci sono alcune nazioni europee che hanno comunque una certa disponibilita’ per soddisfare i propri fabbisogni e che soffrono meno del problema delle importazioni, altre che hanno la possibilita’ di produrre energia in maniera alternativa , ad esempio col nucleare, limitando la necessità di gas e ci sono paesi come l’Italia che non hanno fonti alternative né riserve di gas e che quindi per l’energia dipendono fortemente da altre nazioni.

    Se poi si aggiunge che in italia tra vincoli burocratici, veti di associazioni ambientaliste e proteste varie, anche provare ad estrarre gas dal nostro sottosuolo, o creare delle strutture per l’importazione e lo stoccaggio come rigassificatori e gasdotti diventa affare lungo e complesso, ai limiti dell’impossibile, ci si rende conto di avere pochi assi nella manica.

    E ora se si sceglie o si è costretti a fare a meno del gas russo da qualcun altro lo si deve pur comprare, non necessariamente migliore dei russi. Purtroppo in passato non si e’ mai effettuata una seria differenziazione dei fornitori, quindi ora ci si trova nei guai, anche perche’ le opere per permetterci di approvvigionarcene sono costose ma soprattutto richiedono tempo, e se in un paese efficiente servirebbe qualche anno per la loro costruzione, con la burocrazia italiana non e’ strano mettere in conto dover moltiplicare per 4 o 5 questi tempi

    Ovviamente non si e’ voluto in passato investire in forme di approvvigionamento alternative , sia per mancanza di lungimiranza che per un fattore economico: comunque la si guardi il gas russo costa meno, perche’ arriva da piu’ vicino, e soprattutto arriva direttamente con un tubo senza necessità , trasportandolo via mare, di doverlo prima trasformare in liquido e poi rigassificare, cosa che richiede impianti appositi che non abbiamo e costi piu’ elevati per il trasporto, oltre che una minore efficienza.

    Ma cosa si può fare per evitare di dipendere dal gas russo? Sicuramente si può cercare di acquistare da altri paesi, ma mettendo in conto di costruire delle infrastrutture che richiedono molto tempo e tanti investimenti, ma ci permettono di poter mettere in concorrenza i fornitori cercando di spuntare il miglior prezzo possibile, visto che comunque lo dovremo pagare piu’ caro.

    Si può cercare di sfruttare le nostre riserve, utilizzando i giacimenti presenti nel mare adriatico bloccati da delle normative ambientali che rendono impossibile lo sfruttamento dal versante italiano, ma non vietano ai paesi confinanti di attingere alle stesse stesse riserve.

    Si può cercare di produrre energia con altri sistemi, anche se più inquinanti: dal carbone al nucleare e cercare di massimizzare l’uso di fonti rinnovabili come eolico o fotovoltaico, ma prendendo coscienza che l’apporto che le rinnovabili potranno dare sara’ comunque limitato anche se per assurdo riempissimo ogni metro quadro di terreno incolto con pannelli e pale eoliche.

    Si può cercare di evitare gli sprechi efficientando il consumo, magari incentivando la sostituzione di impianti energivori con soluzioni piu’ moderne ed efficenti,  ma tenendo conto che il problema non si risolve abbassando di qualche grado le temperature nelle nostre case, perché il grosso dei consumi di energia del nostro paese fa capo alle nostre industrie: quell’energia serve per produrre, e se non si produce l’economia del nostro paese si ferma.

    Quella che infatti non si deve assolutamente fermare e’ la produzione, quello che a causa dei costi o della mancanza di energia non produciamo noi lo produrrà qualche altro paese, rubandoci il mercato, magari grazie a dei prezzi più bassi dovuti all’uso dello stesso gas russo che noi abbiamo deciso di smettere di comprare.

    Forse la Cina riuscirà a portarci via quelle produzioni di qualità che ancora avevamo in Europa, o forse si ritornerà ad una sorta di guerra fredda tra oriente ed occidente, dove con buona pace della globalizzazione dovremmo produrci a caro prezzo tutti i beni di nostra necessita: una cosa e’ certa, quei beni in futuro li pagheremo di più.

    Voi cosa ne pensate, avete delle soluzioni al problema? Avete dei dubbi, delle domande o delle curiosità: scrivetele nei commenti

  • L’inflazione galoppa

    L’inflazione galoppa

    Purtroppo a causa della concatenazione di una serie di fattori i prezzi dei beni di consumo stanno aumentando pesantemente e questa ascesa non si fermerà a breve.

    Infatti tra la pandemia che ha rivoluzionato la richiesta di alcune categorie di prodotti, le difficolta nei trasporti, le sempre più stringenti normative anti inquinamento che hanno portato ad un’aumento dei costi di materie prime, il prezzo di gas e petrolio alle stelle a causa di problemi geopolitici e che si riverbera nel costo dei trasporti e dei prodotti lavorati, la penuria di componenti elettronici compromette la produzione di tutti quei beni che hanno dei chip al loro interno stanno facendo si che i prezzi stiano salendo in maniera consistente.

    D’altronde è la legge della domanda e dell’offerta: se ci sono più prodotti di quelli che la gente è disposta a comprare i prezzi scendono, ma se al contrario come sta succedendo ci sono meno prodotti in vendita di quelli che la gente vuole comprare i prezzi saliranno.

    Ed è una reazione a catena, se sale il petrolio salgono i costi dei trasporti, se salgono i costi dei trasporti salgono i costi delle materie prime, se salgono i costi delle materie prime sale il prezzo del prodotto finito e cosi via, e l’ultimo che paga il conto è sempre il consumatore quello che appunto acquista il prodotto finito.

    Purtroppo come cittadini più che fare pressioni ai politici che abbiamo votato e alle istituzioni che ci rappresentano, magari organizzando scioperi e proteste che difficilmente porteranno particolare fieno in cascina, specie di questi tempi dove la libertà di espressione non se la passa benissimo con la scusa della pandemia, non possiamo fare.

    Quello che nel nostro piccolo possiamo fare invece è stare particolarmente attenti ai nostri consumi e alle nostre spese, cercando di risparmiare il più possibile, evitando gli sprechi, selezionando con cura dove fare i nostri acquisti alla ricerca del prezzo migliore, magari procrastinando delle spese non necessarie in attesa di tempi migliori, insomma aprendo gli occhi come non mai.

    Infatti l’aumento dei prezzi, a parità di stipendi eroderà il nostro potere d’acquisto e la somma di quei pochi euro di aumento che sembrano risibili se visti solo su un prodotto, ma che diventano tanti perché sono tutti i prodotti che acquistiamo per la nostra vita quotidiana ad aumentare: se aumentasse solo un particolare prodotto ad esempio il caffè potremmo pensare di comprarne meno o sostituirlo con un prodotto simile, magari il tè, ma se aumenta tutto non abbiamo quella difesa.

    E dalla somma dei pochi centesimi di aumento di alcuni generi alimentari agli aumenti importanti sull’energia, essenziale per i trasporti e per il riscaldamento, la spesa per il nostro bilancio familiare aumenta e a meno di non garantirci nuove entrare avremo meno risorse da dedicare alle nostre passioni, dovendo giocoforza tagliare quelle spese meno utili: magari andare meno a mangiare fuori con gli amici, rinunciare a cambiare i mobili o la macchina, non fare quella vacanza che tanto desideravamo, etc.

    I tempi che corrono non sono buoni e anche le previsioni non sono rosee con aumenti importanti previsti sulla benzina, qualche esperto ipotizza che possa addirittura arrivare a 4 euro al litro, ma anche su pasta, pomodori, grano, farina e tante derrate alimentari tanto che non sarebbe male fare un po’ di scorta dei prodotti a più lunga conservazione.

    Addirittura c’è il rischio di un Natale senza regali, a causa della scarsità dei prodotti soprattutto quelli elettronici, ad esempio pure la Apple che ha un elevato potere contrattuale nell’acquisto dei microchip ha dovuto rallentare la produzione dei nuovi iPhone, e dai costi alle stelle di molti prodotti che ci faranno desistere dall’acquisto, ma anche la stessa tavola natalizia sarà meno imbandita a causa dei prezzi dei prodotti alimentari.

    Insomma non si prospetta nulla di buono almeno per i prossimi anni, quindi occorre fare molta più attenzione del solito ai bilanci familiari.

    Voi ne eravate al corrente? scrivetelo nei commenti, cosi come se avete dubbi o curiosità.

  • Chi paga l’ecologismo?

    Chi paga l’ecologismo?

    Parliamo di ambientalismo e dell’effetto che l’inseguire ambiente ed ecologia ha ed avrà sui nostri portafogli. E’ notizia recente che a partire da Ottobre le bollette dell’energia elettrica e del gas aumenteranno del 40% in media dopo che hanno già subito importanti aumenti nel corso dell’anno già parzialmente calmierati dal governo: il problema di fondo è la motivazione per quei questi aumenti ci sono stati, e che in altri paesi europei come la Spagna questi aumenti sono stati ancora più importanti.

    No , la motivazione principale di questa stangata non è il costo della materia prima nonostante qualcuno ce lo voglia far credere, o almeno non lo è direttamente. Seppure il costo della materia prima sia leggermente aumentato, purtroppo questo cuba ben poco sui prezzi, visto che la gran parte di ciò che paghiamo per l’energia sono tasse ed accise. Il problema principale infatti viene dall’Europa e da una tassazione sempre più stringente delle energie non rinnovabili: in pratica chi produce energia da fonti non rinnovabili, ma c’è qualcosa di simile anche nel mondo delle automobili , deve pagare una sorta di diritto di inquinare che cuba pesantemente sul fatturato dei produttori che emettono CO2 e che con le normative europee sempre più stringenti  ovviamente si riverbera sul prezzo che è costretto ad aumentare in maniera veramente pesante.

    Per evitare di pagare questi diritti di inquinamento, se non dovessero cambiare le leggi si dovranno aumentare le fonti pulite di approvvigionamento dell’energia quindi eolico e fotovoltaico che sono sicuramente meno efficienti di altre soluzioni più inquinanti e che generalmente sono rese convenienti solo dagli incentivi che paghiamo in bolletta, ma non potendo aumentare più di tanto queste energie, l’unica soluzione per avere energia pulita in quantità sarà il nucleare, che già avevamo ma che l’Italia ha dismesso a causa di un referendum e che potrebbe tornare in voga, anche se per questioni logistiche non in tempi rapidi.

    Se poi è vero che i governi nazionali stanno cercando di metterci una pezza calmierando per quanto possibile i prezzi, i soldi che serviranno allo scopo arriveranno da altre tasse o da una minore erogazione di servizi pubblici, quindi in qualsiasi modo siamo sempre noi consumatori che paghiamo in un modo o in un altro il conto dell’ecologismo , anche se magari non vorremmo farlo.

    Soprattutto con una stangata del genere, anche il consumatore più ecologista non penso sia felice di pagare aumenti di questa portata, anche perché probabilmente nessuno li ha chiesti, e non sono probabilmente necessari: ridurre la CO2 non è detto che risolva i nostri problemi ecologici, ma ce ne crea sicuramente di economici, a maggior ragione se questa lotta all’inquinamento resta confinata all’Europa: in un mondo globalizzato se Cina o Stati Uniti hanno dei limiti all’inquinamento meno stringenti dei nostri, potranno avere dei prezzi più competitivi a discapito delle produzioni europee.

    Senza contare che colpire l’energia si ripercuote a ruota su tutte le produzioni, sulle materie prime che già stanno aumentando per altre ragioni, sul trasporto, sui servizi, etc. siamo proprio sicuri di volerci dare la zappa sui piedi nella migliore delle ipotesi per perseguire un ideale, o nella più realistica a mio modo di vedere per fare un po di greenwashing ed apparire belli e puliti all’opinione pubblica tanto il conto lo paga qualcun altro?

    Il problema è che con queste mosse si crea inflazione e si perde di competitività senza risolvere i problemi: se un prodotto costa sensibilmente meno verrà sempre preferito a quello più costoso anche se è più ecologico, il surplus da pagare per un un prodotto ecologico per essere sostenibile deve essere minimo altrimenti si continuerà a comprare il prodotto inquinante ma meno caro, e alla lunga si inquina di più e probabilmente il produttore europeo verde in assenza di vendite sarà costretto a chiudere, quindi oltre il danno la beffa. Ha senso tutto questo?

    Non sarà meglio invece di tassare chi inquina cercare di ridurre l’inquinamento efficientando i prodotti, allungandone la vita per evitare di produrre e smaltirne di nuovi, agevolando il ricambio solo di prodotti effettivamente troppo inquinanti, incentivando le riparazioni in luogo delle sostituzioni?

    Se un nuovo prodotto consuma poco meno del vecchio vale la pena incentivarne la sostituzione considerando l’inquinamento della produzione di uno nuovo e lo smaltimento del vecchio o è meglio incentivarne la riparazione? Forse avrebbe senso sostituirlo solo se consumasse meno della metà ma spesso col marketing si fa credere il contrario pur di vendere un pezzo in più…

    Voi cosa ne pensate di questi aumenti? Li ritenete un male necessario?