Tag: smartphone

  • Conviene riparare uno smartphone rotto?

    Conviene riparare uno smartphone rotto?

    Avendo sempre in tasca un telefono cellulare non e’ strano che possa rompersi, può cadere dalla tasca, finire dimenticato sul tetto della macchina o cadere in una pozzanghera, o semplicemente dopo qualche anno di onorato servizio la batteria non tiene più la carica. In tutti questi casi la domanda che ci facciamo è conviene ripararlo?

    Beh non c’è una risposta univoca perchè dipende dal telefono, dal suo valore, dalla tipologia, dalla sua vetusta’ ma anche dal difetto riscontrato.

    C’è anche da considerare che se il modello è poco comune è pure più difficile reperire i ricambi, quindi anche i centri di riparazione veloce , quelli generalmente gestiti da cinesi presenti nelle nostre città che riparano il telefono nel giro di un’ora a prezzi concorrenziali, non avendo il pezzo in casa e dovendolo ordinare diventano meno competitivi. Se invece si tratta di un modello relativamente comune , in caso di riparazioni fuori garanzia sono la scelta più conveniente, anche se è bene accertarsi della competenza del centro: a volte le riparazioni troppo veloci non sono sinonimo di qualità, anche se dall’altra parte portarlo a un centro di assistenza ufficiale spesso significa doverlo spedire e avere dei tempi di riparazione relativamente lunghi, incompatibili con chi col telefono ci lavora.

    Inoltre c’è da considerare che certe riparazioni come cambiare lo schermo a seconda dei telefoni e del tipo di schermo solo di ricambi potrebbero costare più del valore del telefono. A quel punto se non si può o si vuole spendere per un telefono nuovo si può pensare di ricomprarne uno usato o ricondizionato: spesso per i modelli più richiesti si ha la possibilità di prendere dei telefoni pari al nuovo, con batteria sostituita e garanzia a prezzi molto concorrenziali, a volte avendo anche la possibilità di ottenere una valutazione per il telefono guasto.

    Ma anche una riparazione non troppo costosa non è sempre una buona idea: spendere 40 euro per cambiare la batteria di un telefono di 3/4 anni è vero che ci evita di spendere almeno 200 per comprarlo nuovo, ma sarà sicuramente lento e sorpassato rispetto ad uno di ultima generazione, e quindi magari finirete per cambiarlo comunque nel giro di qualche mese: a quel punto specie se trovate qualche offerta, se le nostre finanze ve lo consentono è più furbo ricomprarlo da subito.

    Se invece si tratta di un modello recente magari richiesto sul mercato dell’usato, se il costo della riparazione e’ più bassa del suo valore la riparazione vale sicuramente la pena, considerando anche la possibilità di rivenderlo una volta riparato per finanziare parzialmente l’acquisto di uno nuovo e avere per le mani un modello sempre aggiornato.

    Insomma non c’è una ricetta unica per tutti, ma sicuramente farsi fare un preventivo dal centro di riparazione può essere un buon punto di partenza in caso di difetti evidenti o macroscopici come la sostituzione di schermo, scocca o batteria: in caso di difetti più subdoli che richiedono l’analisi del difetto da parte del tecnico mettete in conto che il centro potrebbe chiedervi per il preventivo un costo vicino al costo della manodopera per la riparazione: in quel caso se si tratta di un telefono vecchio o molto economico tanto vale cambiarlo direttamente. 

    Ci sono poi telefoni pensati per essere riparati facilmente dove con un po di coraggio, guardando dei tutorial in rete, puo’ essere fattibile farlo da soli, magari con l’aiuto di un amico smanettone, in caso di interventi semplici come la sostituzione della batteria o di un connettore : si cerca il ricambio su Amazon, Aliexpress, Ebay o siti specializzati partendo dal modello del telefono e quando arriva a casa il pezzo e magari lo strumento per lo smontaggio si seguono alla lettera le istruzioni e si esegue la riparazione, per altri telefoni invece sono necessarie particolari competenze e attrezzature anche solo per cambiare una cover: in quel caso potete vedere comunque i tutorial dello smontaggio o della riparazione ma evitate di metterci le mani se non siete capaci: fareste soltanto più danni facendo lievitare il costo della riparazione.

    Come detto non c’è una ricetta unica ma abbiamo provato a darvi qualche consiglio per le problematiche più comuni, ad ogni modo se avete domande, dubbi, curiosità o precisazioni scrivetecele nei commenti!

  • Il NAS : accedere ai file di casa da tutta la rete

    Il NAS : accedere ai file di casa da tutta la rete

    Parliamo di NAS quella sorta di hard disk di rete utili per condividere dati, documenti ma anche elementi multimediali come foto, musica e video sia all’interno della nostra rete locale che a volte anche all’esterno consentendoci di accedere da remoto a dei file che abbiamo conservato a casa nostra.

    Si tratta infatti di apparecchi che contengono al loro interno uno o più hard disk e che si collegano tramite un cavo ethernet al nostro router internet e non alla classica porta USB. Questo gli permette di essere visti da tutti i dispositivi collegati al nostro router, come computer, tablet, smartphone, smart tv, dispositivi connessi a internet, etc. 

    A seconda dei modelli e delle impostazioni sarà anche possibile rendere visibili i nostri file anche all’esterno della nostra rete impostando delle apposite credenziali d’accesso per accedervi tramite internet.

    Questa modalita’ risulta comoda ad esempio per poter accedere dall’ufficio o in mobilita’ ai file che abbiamo in casa, anche se ci espone a qualche rischio se il nostro dispositivo non dovesse aggiornato o configurato a dovere poiche’ un malintenzionato potrebbe accedere abusivamente ai nostri file.

    Un’altro vantaggio e’ per la sicurezza dei nostri file: gli hard disk contenuti nei nas generalmente sono specifici per questo uso in quanto il nas dovra’ stare sempre acceso per poter condividere i file e quindi i dischi sono progettati per essere accesi per lungo tempo senza avere problemi, al contrario di un disco pensato per un computer che generalmente rimane acceso solo per poche ore al giorno.

    I modelli con piu’ di un disco hanno anche la possibilita’ di fare una doppia copia dei dati di modo che se un disco si dovesse rompere si possa sempre recuperare il contenuto , alcuni hanno anche la possibilita’ di mandare un’ulteriore copia a un server esterno magari in cloud di modo che i dati siano stoccati fisicamente in posto diverso, consentendoci di mettere in pratica la regola del 3-2-1 per salvaguardare i nostri file.

    Si tratta di una regola per la quale , per salvaguardare i nostri dati da ogni genere di disastro andrebbero fatte 3 copie su dispositivi differenti e almeno una salvata fisicamente in un luogo distante dalle altre due, in modo da resistere anche a furti o eventi naturali.

    Ma come si usa un nas? Una volta impostato la prima volta tramite un’interfaccia web accessibile da un browser e creati degli utenti che a seconda dei casi potranno vedere l’intero contenuto del disco, un’area comune o uno spazio personale dedicato al singolo utente, il nostro disco e/o le nostre cartelle condivise verranno viste dal sistema operativo come fosse un normale hard disk collegato al nostro pc, o cercando il percorso di rete nell’interfaccia delle nostre app su tablet, smartphone o dispositivi connessi alla rete come le smart tv.

    Un uso comune dei nas casalinghi infatti e’ come media server: i nostri video, foto, musica presenti nei dischi del nostro nas saranno accessibili a tutti i nostri dispositivi multimediali, come televisori o impianti audio, che ovviamente devono essere connessi alla nostra rete, senza dover caricare i file da riprodurre su una chiavetta usb rendendo la fruizione dei contenuti multimediali molto comoda.

    Altro uso comodo e’ per il backup automatico dei nostri dati sia dei computer che dei dispositivi mobili: impostando dei backup periodici sul nostro nas avremo copia dei dati importanti che vogliamo salvaguardare senza dover intervenire manualmente facendo delle copie e senza doversene ricordare ogni volta.

    Ovviamente per funzionare i nas devono stare sempre accesi e connessi alla rete altrimenti i dispositivi quando hanno necessità di accedervi non lo troverebbero e andrebbero in errore, e se per la riproduzione multimediale puo’ non essere un grande problema, lo diventa se non si riesce a fare il backup dei nostri dati, o se usiamo il nostro nas per stoccare dei file pesanti che non vogliamo mantenere nel disco del nostro computer per evitare di saturarlo.

    Essendo i nas dei veri e propri server connessi a internet, a seconda dei casi e’ possibile installare delle vere e proprie applicazioni come per esempio per il download di file torrent, per lo streaming multimediale, server web o di posta, etc.

    Con un po di competenza informatica ci si può anche costruire da soli un nas usando un vecchio pc sul quale installare una distribuzione linux dedicata allo scopo avendo un sistema  anche più potente e personalizzabile di quelli in commercio, ma dovendo mettere in conto un po’ di sbattimenti per la configurazione e magari dei consumi maggiori di corrente.

    Ma quanto costa un nas? Tutto dipende dai dischi che sono la parte più costosa, un nas senza dischi lo si porta a casa anche con poco più di 100 euro per i modelli più economici, ma il grosso della spesa lo fanno i dischi, sia se si compra un nas venduto con dei dischi preinstallati dalla casa, o se per maggior risparmio o versatilità si sceglie un nas diskless al quale aggiungere noi i dischi: più sono capienti e più costano: se per un disco di pochi tera possono bastare anche 100 euro , dischi di dimensioni importanti possono costare tranquillamente 10 volte tanto, e i dischi generalmente vanno comprati almeno in coppia per tutelarsi dai guasti quindi il conto si fa facilmente salato, specie se i dati da conservare sono tanti, perché magari facciamo uso , per lavoro o per svago di file di dimensioni corpose che possono saturare i dischi in breve tempo.


    Ad ogni modo va messo in preventivo di spendere almeno alcune centinaia di euro per una soluzione casalinga, per arrivare tranquillamente ad alcune migliaia di euro se si vogliono soluzioni professionali e/o dischi molto capienti, ma la comodità e la versatilità che danno vale certamente la spesa, specie in ambito lavorativo.

    Voi ne usate i nas, li conoscevate o pensavate di acquistarne uno ? Avete dei dubbi, delle curiosità o dei suggerimenti?  Scrivetelo nei commenti.

  • SPID : Come funziona e a cosa serve

    Oggi parliamo di SPID, il sistema pubblico di identità digitale , strumento necessario per dialogare con l’amministrazione pubblica in via telematica e che nel tempo ha sostituito vari sistemi di accesso spesso basati su password e pin, come quello per l’accesso al sito dell’INPS , ma la cosa si estende a praticamente tutti gli enti statali, locali o parastatali : dai ministeri, all’agenzia delle entrate, dal bollo auto alla forza pubblica, alle regioni o ai comuni ormai tutti adottano questo strumento.

    Essendo uno strumento al tempo stesso burocratico e tecnologico sicuramente non è la cosa più immediata da comprendere, quindi è lecito farsi delle domande: A che serve? Come si usa? Se ne può fare a meno e soprattutto quanto costa?

    Vediamo di rispondere a queste domande: serve ad identificare chiaramente una persona per via telematica, infatti quando presentiamo le nostre istanze, domande, richieste da casa di fronte allo schermo del computer non c’è direttamente un impiegato che possa accertarsi dell’identità della persona con cui sta parlando, quindi qualcuno di diverso dall’interessato potrebbe fare richieste al suo posto, visualizzare informazioni private e personali come ad esempio i cedolini della pensione o lo stato di salute, sia esso una persona autorizzata, come magari il nipote che aiuta il nonno poco avvezzo alle tecnologie o un malintenzionato che si spaccia per l’interessato.

    E lo fa con un’unica registrazione valida per tutti gli enti abilitati allo SPID, quindi una volta ottenuto potremmo utilizzarlo senza effettuare delle registrazioni ad ogni diverso sito delle varie amministrazioni, cosa che se da una parte è comoda potrebbe diventare pericolosa se qualcuno venisse a conoscenza delle nostre credenziali.

    Fortunatamente ci sono più livelli di sicurezza, a seconda dell’importanza delle informazioni richieste dall’ente, quindi a seconda del tipo di operazione potrà esserci un livello di sicurezza differente: per il primo livello basta avere la nostra user e password del nostro SPID, per il secondo serve anche ricevere tramite un sms o una app sul cellulare un codice temporaneo che impedisce al malintenzionato di spacciarsi per voi dato che dovrebbe avere accesso al vostro telefono, per arrivare al terzo livello , usato più raramente, dove per completare l’operazione è richiesto anche un dispositivo fisico come la tessera sanitaria o la carta di identità elettronica opportunamente abilitata, una smart card o un sistema di firma digitale. 

    Per utilizzarlo basterà andare sul sito dell’ente o dell’amministrazione al quale vogliamo accedere e cliccare il pulsante “Entra con SPID”: si aprirà un elenco di società, chiamati in gergo Identity Provider, e scegliere quella con la quale abbiamo sottoscritto il servizio, perché come per la PEC si tratta di un servizio fornito da delle aziende private che applicano le proprie condizioni economiche e diverse tipologie di servizio, e inserire le nostre credenziali per l’autenticazione, ottenendo cosi l’accesso di primo livello. All’ interno poi del sito dell’ente, se dobbiamo fare operazioni più specifiche della semplice consultazione del nostro profilo come ad esempio inoltrare una domanda o inviare un modulo ci sarà richiesta l’autorizzazione di secondo livello tramite il codice temporaneo o la app che otterremo tramite il cellulare collegato al nostro SPID.

    Essendo il servizio erogato da delle aziende private autorizzate dallo stato, ognuna ha le sue tecnologie, le sue regole e i suoi costi, e se per i privati molte ditte danno la possibilità di avere un servizio più o meno gratuito, le cose cambiano per aziende e professionisti che pagano un canone annuale per il servizio che può variare parecchio a seconda del fornitore.

    Per i privati, dicevamo,  con alcuni identity provider si riesce ad ottenere il servizio senza il pagamento di un canone annuo ma possono essere a pagamento le operazioni per il riconoscimento del richiedente, cioè quando all’iscrizione un loro impiegato controlla la nostra identità e la corrispondenza coi nostri documenti fisicamente o collegato in videochiamata, cosa non necessaria se abbiamo già un altro sistema di identità digitale, oppure la ricezione degli SMS per l’autenticazione di secondo livello qualora non sia disponibile una app.

    Parlavamo di altri sistemi di identità digitale, perché lo SPID non è l’unico che ci consente l’autenticazione coi servizi pubblici, anche se probabilmente è quello più diffuso, ne esistono di altri utilizzati magari in ambiti più specifici o di minore diffusione come la tessera sanitaria, la carta di identità elettronica o la firma digitale.

    Le prime due sono un’estensione dei documenti che abbiamo sempre con noi nel portafoglio, che richiedono un’abilitazione da richiedere gratuitamente rispettivamente alla regione o al comune con il rilascio di apposite credenziali per permettere la lettura del documento tramite un apposito lettore collegato al nostro computer o smartphone, mentre la terza è un sistema rilasciato generalmente a pagamento da un’autorità digitale che certifica strettamente il richiedente e permette la firma di documentazione in forma digitale.

    Quindi in definitiva lo SPID è comodo ma non è indispensabile per l’accesso ai servizi digitali pubblici che hanno un sistema alternativo, e che quindi avranno oltre al bottone ”Entra con SPID” uno simile “Entra con CIE” o  “Entra con CNS”, rispettivamente per la carta di identità elettronica che dovrà essere poggiata su un lettore NFC come quello presente su molti smartphone e confermata con la propria password , e per la tessera sanitaria – carta nazionale dei servizi , che se opportunamente abilitata, andrà inserita in un apposito lettore usb collegato al nostro computer e confermata dal nostro PIN.

    Voi eravate a conoscenza di questi sistemi? Avete qualcosa da aggiungere, dubbi o curiosità a riguardo? Scrivetele nei commenti, noi come al solito li leggeremo e vi risponderemo.

  • Leggere con gli ebook reader

    Leggere con gli ebook reader

    Oggi parliamo di ebook reader, quegli strumenti che gli appassionati di lettura probabilmente conosceranno, e che alcuni amano e molti odiano.

    Per chi non li conoscesse sono quei dispositivi per la lettura dei libri in formato digitale, una sorta di tablet specializzato per la lettura dotato di uno schermo in bianco e nero ad alto contrasto che simula la carta stampata, spesso retroilluminato che consente la lettura anche in ambienti bui, dotato di una memoria interna dove immagazzinare centinaia di libri e dotato di una batteria di lunga durata che ci permette di leggere i nostri libri per settimane, a volte anche per mesi senza doverlo ricaricare.

    Tralaltro i costi degli apparecchi non sono particolarmente esosi, gia con una sessantina di euro si possono trovare dispositivi più che validi, cosa che li rende un regalo molto appetibile per chi è solito leggere, e vista la facilità di utilizzo, buono anche per chi ha tante primavere alle spalle.

    Vengono odiati perché leggere un libro su uno schermo significa perdere la ritualità di sfogliare le pagine di un libro, di sentire l’odore della carta ma hanno anche tanti vantaggi.

    Quello più evidente sono le dimensioni, non tanto del dispositivo in se, che generalmente ha uno schermo di 6-7 pollici grossomodo simile alle dimensioni di una pagina di un libro tascabile, ma senza lo spessore e il peso di un tomo di svariate pagine, e con il vantaggio di poter portare con se, magari sull’autobus o in spiaggia tutta la nostra libreria: cosa particolarmente apprezzabile in casa dove lo spazio da dedicare ai libri è spesso esiguo.

    Se un tempo la leggibilità , specie dei modelli più economici, poteva non essere perfetta, i modelli più moderni riescono a non stancare l’occhio durante la lettura come una pagina stampata, a differenza della lettura di un libro in formato digitale dallo schermo di un tablet o di uno smartphone, che se ha il vantaggio dei colore stanca durante la lettura.

    E’ vero che alcuni tablet hanno una modalità lettura che riduce la luce blu emessa dallo schermo per cercare di mitigare il problema, ma non è la stessa cosa di uno schermo nato per la lettura prolungata. Ad onor del vero esiste qualche ebook reader con schermo a colori, ma essendo una soluzione di compromesso la leggibilità è molto più scadente rispetto ad un omologo in bianco e nero, oltre ad essere più costoso e a consumare più velocemente la batteria, forse può essere una scelta che può avere senso solo per chi intende leggere tanti fumetti a colori in formato digitale

    Un mito da sfatare però è l’economicità dei titoli: se è vero che il prezzo del dispositivo , a meno di non scegliere un dispositivo di altissima gamma, è basso diverso discorso è l’acquisto dei libri in formato digitale: spesso , soprattutto se si tratta di titoli recenti il prezzo non è molto più economico della versione cartacea, che a differenza di un file digitale una volta letta può sempre essere rivenduta o regalata, nonostante non ci siano quei costi di stampa, stoccaggio e distribuzione tipici del prodotto fisico.

    Discorso diverso per i titoli meno recenti o di autori minori, si trovano con facilità raccolte di classici a costo zero o a prezzi simbolici, cosi come la possibilità di fare degli abbonamenti per la lettura illimitata di un determinato catalogo di libri, anche se generalmente le novità o i titoli di grido difficilmente sono inclusi in questi cataloghi.

    Dato che si parla di prodotti digitali c’è da dire che esiste anche la pirateria, ma a differenza di altre tipologie di contenuti, vuoi per il minore appeal, vuoi perché nel tempo sono stati chiusi molti siti dove era possibile reperire i file piratati non è semplice procurarsi dei libri digitali piratati, soprattutto se in lingua italiana, senza avere particolari conoscenze informatiche. Magari è leggermente più semplice recuperare per via traverse dei libri in inglese, specie se hanno una certa richiesta o notorietà ma non è comunque una cosa alla portata di tutti.

    Parlando di libri in lingua straniera avere uno strumento digitale per la lettura diventa particolarmente utile dato che molti modelli di ebook reader hanno un loro vocabolario, con la possibilità di tradurre frasi e testi e di poter annotare sul file dei nostri commenti.

    Insomma si tratta di uno strumento utile e comodo, che non è detto che debba sostituire il libro cartaceo ma a seconda dei casi o delle situazione può senza dubbio affiancarlo.

  • Sbarazzarsi del Canone RAI 2022

    Sbarazzarsi del Canone RAI 2022

    Col nuovo anno si dovrà ripagare una tassa piuttosto antipatica, quella sul possesso degli apparecchi radio televisivi, comunemente chiamato canone Rai, e anche per quest’anno lo si dovrà pagare nella bolletta elettrica spalmato in 10 rate da 9 euro come avviene già da qualche anno, la novità è che parrebbe che a causa di una richiesta della comunità europea questo sarà, a meno di proroghe l’ultimo anno per cui lo si dovrà pagare sulla bolletta elettrica.

    Questa soluzione ha permesso di contrastare l’evasione del canone consentendo di ridurre l’importo ed evitando di doverci recare alle poste per il pagamento. Purtroppo cosa accadrà dal 2023 non è dato sapere, se il pagamento dovrà essere fatto con bollettino postale come si faceva fino al 2015 o con F24 come deve fare attualmente chi non è titolare di utenza elettrica ma è comunque tenuto a pagare il canone, ne se l’importo aumenterà e se come è stato paventato verrà richiesto di pagarlo non solo a chi ha un apparecchio televisivo in casa ma anche a chi possiede uno smartphone o un computer in quanto in grado di vedere le trasmissioni televisive tramite siti o app.

    Allo stato attuale il non possedere un apparecchio televisivo, o averne uno non più adatto alla ricezione del segnale tv perché magari non compatibile col nuovo digitale terrestre è motivo di esenzione dal canone, quindi in questi casi basterà mandare ogni anno entro il 31 gennaio per raccomandata o via pec un’apposita autodichiarazione dove si attesta di non possedere nessun apparecchio adatto alla ricezione del segnale televisivo per essere esentati dal pagamento, e nel caso è pure possibile richiedere il rimborso di cifre pagate qualora il mancato possesso, o altra causa di esenzione come per gli anziani a basso reddito o per i diplomatici stranieri, avvenisse nel corso dell’anno.

    Quello che non è più possibile invece è il suggellamento del televisore, cioè la disattivazione del televisore ad opera della guardia di finanza, che lo sigillava dentro un sacco di juta permettendo di avere l’esenzione dal canone rai senza doversi disfare dell’apparecchio.

    Ovviamente se è pur vero che sarà difficile che si venga controllati, firmare un’autodichiarazione falsa è un reato penale: il gioco non vale la pena per risparmiare 90 euro all’anno: meglio a quel punto sbarazzarsi del televisore o se proprio la si vuole fare sporca intestare l’abbonamento elettrico della nostra abitazione a un familiare che già paga il canone e che quindi non è tenuto a pagare un secondo abbonamento in quanto seconda casa. In tal caso staremo evadendo il canone, dato che in quel caso dovremmo pagarlo tramite F24, ma senza dichiarare il falso.

    Certo vista la qualità del servizio pubblico, la voglia di non pagare il canone è tanta, ma contrariamente dal nome con cui si è solito chiamarlo, è pur sempre una tassa sul possesso dell’apparecchio televisivo e non un abbonamento ad una pay tv  che possiamo disdire a piacimento e le tasse volenti o nolenti vanno pagate.

    Quello che è da sapere è che esistono dei rari casi per i quali non deve essere pagato, o per cui esistono delle eccezioni, cosi come esistono dei canoni speciali dovuti da aziende o strutture ricettive come alberghi o ristoranti che sono tenuti a pagare un canone più alto di quello pagato da un comune cittadino qualora abbiano un televisore in azienda.

    Quindi per quest’anno se ci siamo sbarazzati del televisore siamo ancora in tempo a chiedere l’esenzione, in attesa di capire cosa succederà nel 2023 quando effettivamente molti televisori a causa del nuovo digitale terrestre non saranno effettivamente più in grado di ricevere le trasmissioni, e magari se non si hanno altri tv compatibili o decoder diventerà l’occasione per sbarazzarsi definitivamente del canone.
    Voi ne eravate al corrente? Avete mandato la disdetta del canone rai? Avete qualche dubbio, curiosità o suggerimento? Scrivecelo nei commenti.

  • La scomparsa delle SIM ricaricabili a consumo

    La scomparsa delle SIM ricaricabili a consumo

    Se avete avuto la necessità di avere un numero telefonico secondario per il vostro cellulare magari lo avrete notato: le schede SIM ricaricabili , almeno quelle a consumo dove si paga solo per le chiamate effettuate, stanno praticamente sparendo dal mercato.

    Infatti se le ricaricabili continuano ad esistere, a meno di non aver scelto un piano con un canone fisso mensile che include internet e telefonate, quasi tutti i gestori applicano balzelli, piani tariffari capestro con abbonamenti a servizi inutili o tariffe svantaggiosissime che nascono per erodere il credito di chi utilizza la sim saltuariamente, vuoi perché la usa solo in ricezione, vuoi per backup o per usarla solo in caso di bisogno su un dispositivo come un antifurto , una chiavetta dati o in auto.

    Un tempo le SIM ricaricabili avevano il vantaggio di poter caricare dentro una certa cifra e di erodere il nostro credito solo per le telefonate, sms o traffico dati che usavamo, e l’unica cosa a cui stare attenti era ricordarsi di ricaricare la scheda , generalmente una volta all’anno, prima della scadenza per rinnovarne la validità; questo escamotage della ricarica serviva agli operatori telefonici per non dover far pagare agli utenti la tassa di concessione governativa dovuta per gli abbonamenti telefonici radiomobili.

    Quindi la sim ricaricabile aveva senso di esistere perché era qualcosa di temporaneo che poteva disattivarsi alla scadenza o all’esaurimento del credito, peccato che col tempo sono nate delle formule con dei pacchetti che a fronte di un canone fisso mensile davano un forfait di minuti, sms o traffico dati, e che se all’inizio erano un’eccezione conveniente solo a chi faceva un uso importante del telefono, ma non cosi tanto da rendere conveniente un abbonamento ”vero”, col tempo sono diventate comuni, specie con l’avvento degli smartphone che richiedendo di essere sempre connessi sono diventati la soluzione ideale per evitare il salasso delle connessioni dati a consumo, ma comunque rimaneva sempre la possibilità di scegliere se pagare una quota fissa per non doversi preoccupare di sforare coi consumi o di  pagare a consumo il proprio traffico telefonico.

    Le vere ricaricabili ormai sono rimaste disponibili per qualche operatore virtuale, e spesso sono pure vincolate a dei costi di attivazione o di prima ricarica importanti, oppure a dover fare lo slalom per fare il cambio piano, disattivare servizi a pagamento appioppati all’attivazione e che vi costringeranno a stare attentissimi per non dover pagare dei servizi inutili se ci si dovesse dimenticare di disattivarli al termine del periodo di prova e/o ad avere tariffe a consumo talmente costose da rendere un salasso anche una semplice chiamata o una connessione internet partita per errore.

    Il problema è che vuoi per i margini sempre più bassi, vuoi per la concorrenza sempre più agguerrita quello che i gestori non incassano dal canone mensile lo devono recuperare altrove, dalle tariffe di attivazione della sim, ai cambi piano, ai balzelli per dei servizi extra in caso di mini-ricariche, al pagamento di servizi di rete che storicamente sono sempre stati gratuiti, dai costi extra quando sforiamo un plafond , ci dimentichiamo di ricaricare o usiamo il telefono all’estero, a quando teniamo la sim inattiva o comunque generiamo poco traffico.

    Questo ha portato a snaturare il concetto di sim ricaricabile, al punto che viene da chiedersi, perché non eliminare la tassa di concessione governativa, quanto meno per i privati che non hanno bisogno di scaricare la bolletta del telefono, visto che ormai con i sistemi di ricarica automatica le ricaricabili sono di fatto degli abbonamenti?

    Fortunatamente il modo di avere una sim secondaria a consumo esiste seppure i gestori fanno di tutto per nasconderne l’esistenza e rendere difficile l’attivazione quanto meno senza addebitare costi per servizi non richiesti o inutili, percio è essenziale nel caso abbiate questa esigenza studiarvi i vari balzelli e pratiche piu o meno scorrette prima dell’acquisto della sim di modo da sapere come disattivare i servizi a pagamento possibilmente gia in fase di attivazione e non correre il rischio di ritrovarsi a dover pagare ogni mese quasi quanto il costo di un pacchetto a forfait di qualche operatore virtuale, ma senza godere di telefonate e traffico dati incluso.

    Voi avete avuto bisogno di una sim secondaria e avete avuto problemi con la disattivazione di servizi a pagamento non richiesti? Scrivetelo nei commenti!

  • Addio alla radio sui cellulari

    Addio alla radio sui cellulari

    Tra le tante cose che questo 2020 si porterà via c’è forse qualcosa di cui avremo fatto a meno, la radio FM sui cellulari.

    Infatti per favorire l’adozione della radio digitale DAB+ che nel futuro sostituirà l’FM è obbligatorio che tutti gli apparecchi elettronici che integrano un ricevitore radio FM possano ricevere  anche il DAB.

    Quindi già dall’anno scorso autoradio e impianti hifi non potevano essere venduti in mancanza della funzionalità DAB ma la cosa dall’anno prossimo si estende anche ai cellulari dotati di radio FM.

    Ma dato che integrare questa funzionalità richiede la riprogettazione del telefono i produttori stanno disabilitando la funzionalità radio dai cellulari già prodotti, quindi diventerà difficile trovare dei cellulari integrino la funzione radio, poco usata ma comoda per chi non ha piani con i dati illimitati o la possibilità di usare un wifi  per ascoltare la radio in streaming.

    Ma la cosa più antipatica è che per disabilitare la radio usano un aggiornamento software che la disabilita la funzionalità anche a quegli utenti che avevano comprato il telefono prima dell’entrata in vigore della legge, togliendo una funzionalità che magari ci aveva fatto scegliere proprio quel telefono anziché uno senza radio che magari costava pure meno, e purtroppo se decidiamo di installare l’aggiornamento andremo a perdere la funzionalità radio, quindi sarete costretti a scegliere tra un telefono non aggiornato o uno senza radio.

  • Apple, conviene portarsi a casa un prodotto della mela?

    Apple, conviene portarsi a casa un prodotto della mela?

    iPhone,  iPad, Mac: i prodotti dell’azienda fondata da Steve Jobs sono da sempre caratterizzati da un appeal modaiolo che si traduce in prezzi sul mercato prezzi notevolmente più alti della concorrenza.

    Che si tratti di computer,  tablet o smartphone la differenza con un omologo windows o android in termini di prezzo esiste ed è ben marcata.

    I fan della mela obietteranno che quel surplus è il prezzo da pagare per la semplicità e l’esclusività del loro sistema operativo preferito.

    Lungi da me fare una guerra di religione su quale sistema sia il migliore, ma non si può obiettare che un prodotto apple sia più caro a parità di prestazioni.

    A livello hardware ormai non esiste una esclusività tale da giustificare i prezzi superiori alla media, ma si sa che c’entra anche il discorso moda.

    Daltronde se una t-shirt di una marca di haute coiture può costare anche 30 volte il prezzo di una simile ma di un marchio economico, perchè non fare lo stesso con l’informatica?

    Il discorso è , se devo cambiare il mio gadget tecnologico,  mi conviene prendere un apple, sapendo che mi costerà di più?

    A naso potremmo dire no, dato che costa di più per fare le stesse cose, quindi sto spendendo dei soldi per la moda di possedere una mela sul retro del nostro prodotto, ma la risposta non è uno secco no, ma è un dipende.

    Questo perché un po la moda e un po i prezzi più alti da nuovo, permettono ai prodotti apple di mantenere dei valori sul mercato dell usato sostanzialmente più alti della concorrenza.

    Se un pc usato dopo qualche mese dall’acquisto perde quasi completamente il suo valore, un apple mantiene buona parte del suo: daltronde è una legge del mercato,  la richiesta è alta, dato che costando molto da nuovo la gente cerca di accapparrarsene uno usato, mentre la disponibilità limitata, quindi il prezzo dell’usato sale.

    Questo significa che se abbiamo a cuore la rivendibilità del nostro prodotto, nonostante il prezzo di partenza più alto, prendere un apple ha senso.

    Se ci pensiamo succede qualcosa di simile con le automobili, le flotte aziendali sono piene di automobili di taluni marchi premium, non tanto per questione di immagine o affidabilità quanto di rivendibilità, se il valore residuo  sarà più alto, il costo effettivo  sarà minore, nonostante si sia pagato di più ,  e anche sulla tecnologia possiamo fare lo stesso  discorso , qualora si abbia intenzione di rivendere il nostro usato e non di portarlo fino al termine del suo ciclo di vita.

    Ma se abbiamo in mente di non disfarci a breve del nostro prodotto, o non vogliamo / possiamo spendere più di un certo tanto , o ancora necessitiamo della massima potenza possibile per il nostro budget, è meglio evitare i prodotti della mela.

    La risposta alla nostra domanda quindi sta tutta nelle nostre esigenze.