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  • Come gestire gli aumenti energetici

    Riprendiamo il discorso degli aumenti energetici che hanno colpito le nostre bollette a causa dei noti eventi sanitari prima e geopolitici dopo, situazione che ha fatto schizzare la componente energia di quasi 5 volte nel giro di pochi mesi, e nonostante gli interventi del governo che hanno calmierato alcune voci come gli oneri di sistema, l’impatto sulla bolletta è mediamente di un raddoppio della spesa a parità di consumi rispetto all’anno scorso.

    Con questi aumenti diventa essenziale tutelarsi per cercare di ridurre il costo delle bollette, certamente possiamo limitare i consumi ed evitare gli sprechi, cosi come usare i nostri dispositivi energivori nelle fasce orarie più economiche o sostituirli con modelli più efficienti.

    Ma tutto questo potrebbe non bastare, e una buona idea potrebbe essere cambiare gestore elettrico: con le tariffe attuali anche un minimo risparmio sul costo del kilowattora significa una cifra importante risparmiata in bolletta, sempre che le tariffe del nostro gestore non siano più basse di quelle attuali, specie se abbiamo stipulato dei contratti sul mercato libero con un prezzo bloccato prima degli aumenti dei costi dell’energia.

    Il problema semmai è capire se cambiando ci conviene bloccare il costo dell’energia per un certo periodo di tempo cosa che se ci mette al riparo da aumenti nel breve periodo può ritorcerci contro quando i prezzi, si spera il prima possibile, scenderanno, soprattutto se si aderisce a delle promozioni che se per un periodo possono farci risparmiare parecchio ci vincolano a restare con quel gestore alle tariffe di listino alla scadenza della promozione.

    antique bills business cash

    Certamente ci si può aiutare coi comparatori, come il portale offerte che fa capo all’autorità statale ARERA, di cui vi spiegavo in vecchio articolo il funzionamento, e dove inserendo alcuni dati presi dalla bolletta si può preventivare il costo annuo dell’energia con vari gestori presenti nella nostra zona, anche comparandolo con il servizio di maggior tutela e dandoci gli estremi delle offerte dei gestori più convenienti , che potremmo contattare per sottoscrivere il contratto, sempre che non sia vincolato a particolari condizioni.

    Va anche tenuto conto delle tempistiche del cambio, visto che generalmente saranno necessari almeno 30 giorni di tempo per il passaggio e nel frattempo le condizioni potrebbero essere variate, soprattutto se abbiamo scelto una tariffa fissa e non una variabile in base al costo pagato dal gestore elettrico.

    Ad ogni modo è quantomeno indispensabile fare un preventivo e soprattutto verificare per bene le clausole contrattuali, specie per quelle offerte che sembrano particolarmente convenienti.

    Voi avete altri suggerimenti in merito o avete qualche dubbio? Scrivetelo pure nei commenti, come al solito li leggeremo e vi risponderemo.

  • L’inflazione galoppa

    L’inflazione galoppa

    Purtroppo a causa della concatenazione di una serie di fattori i prezzi dei beni di consumo stanno aumentando pesantemente e questa ascesa non si fermerà a breve.

    Infatti tra la pandemia che ha rivoluzionato la richiesta di alcune categorie di prodotti, le difficolta nei trasporti, le sempre più stringenti normative anti inquinamento che hanno portato ad un’aumento dei costi di materie prime, il prezzo di gas e petrolio alle stelle a causa di problemi geopolitici e che si riverbera nel costo dei trasporti e dei prodotti lavorati, la penuria di componenti elettronici compromette la produzione di tutti quei beni che hanno dei chip al loro interno stanno facendo si che i prezzi stiano salendo in maniera consistente.

    D’altronde è la legge della domanda e dell’offerta: se ci sono più prodotti di quelli che la gente è disposta a comprare i prezzi scendono, ma se al contrario come sta succedendo ci sono meno prodotti in vendita di quelli che la gente vuole comprare i prezzi saliranno.

    Ed è una reazione a catena, se sale il petrolio salgono i costi dei trasporti, se salgono i costi dei trasporti salgono i costi delle materie prime, se salgono i costi delle materie prime sale il prezzo del prodotto finito e cosi via, e l’ultimo che paga il conto è sempre il consumatore quello che appunto acquista il prodotto finito.

    Purtroppo come cittadini più che fare pressioni ai politici che abbiamo votato e alle istituzioni che ci rappresentano, magari organizzando scioperi e proteste che difficilmente porteranno particolare fieno in cascina, specie di questi tempi dove la libertà di espressione non se la passa benissimo con la scusa della pandemia, non possiamo fare.

    Quello che nel nostro piccolo possiamo fare invece è stare particolarmente attenti ai nostri consumi e alle nostre spese, cercando di risparmiare il più possibile, evitando gli sprechi, selezionando con cura dove fare i nostri acquisti alla ricerca del prezzo migliore, magari procrastinando delle spese non necessarie in attesa di tempi migliori, insomma aprendo gli occhi come non mai.

    Infatti l’aumento dei prezzi, a parità di stipendi eroderà il nostro potere d’acquisto e la somma di quei pochi euro di aumento che sembrano risibili se visti solo su un prodotto, ma che diventano tanti perché sono tutti i prodotti che acquistiamo per la nostra vita quotidiana ad aumentare: se aumentasse solo un particolare prodotto ad esempio il caffè potremmo pensare di comprarne meno o sostituirlo con un prodotto simile, magari il tè, ma se aumenta tutto non abbiamo quella difesa.

    E dalla somma dei pochi centesimi di aumento di alcuni generi alimentari agli aumenti importanti sull’energia, essenziale per i trasporti e per il riscaldamento, la spesa per il nostro bilancio familiare aumenta e a meno di non garantirci nuove entrare avremo meno risorse da dedicare alle nostre passioni, dovendo giocoforza tagliare quelle spese meno utili: magari andare meno a mangiare fuori con gli amici, rinunciare a cambiare i mobili o la macchina, non fare quella vacanza che tanto desideravamo, etc.

    I tempi che corrono non sono buoni e anche le previsioni non sono rosee con aumenti importanti previsti sulla benzina, qualche esperto ipotizza che possa addirittura arrivare a 4 euro al litro, ma anche su pasta, pomodori, grano, farina e tante derrate alimentari tanto che non sarebbe male fare un po’ di scorta dei prodotti a più lunga conservazione.

    Addirittura c’è il rischio di un Natale senza regali, a causa della scarsità dei prodotti soprattutto quelli elettronici, ad esempio pure la Apple che ha un elevato potere contrattuale nell’acquisto dei microchip ha dovuto rallentare la produzione dei nuovi iPhone, e dai costi alle stelle di molti prodotti che ci faranno desistere dall’acquisto, ma anche la stessa tavola natalizia sarà meno imbandita a causa dei prezzi dei prodotti alimentari.

    Insomma non si prospetta nulla di buono almeno per i prossimi anni, quindi occorre fare molta più attenzione del solito ai bilanci familiari.

    Voi ne eravate al corrente? scrivetelo nei commenti, cosi come se avete dubbi o curiosità.

  • La falsa urgenza di cambiare gestore elettrico

    La falsa urgenza di cambiare gestore elettrico

    Sicuramente vi sarà capitato di ricevere qualche telefonata molesta da qualche call center che vi vuole vendere i loro prodotti o servizi , ma non siamo qui per parlare di come fare per bloccarli, se magari se vi può essere utile potremmo fare un prossimo articolo a riguardo, nel caso scrivetelo nei commenti.

    Dicevamo tra le chiamate indesiderate dei call center una tipologia che mi capita spesso di questi tempi è quella dei gestori di energia elettrica, e uno in particolare è ai limiti della truffa per come si pone , anche per il fatto che si tratta di uno dei gestori più importanti e conosciuti del nostro paese ma usa mezzucci che magari mi potrei aspettare da un piccolo e sconosciuto operatore di provincia e non da una multinazionale eppure…

    Infatti per convincerci a passare al mercato libero, quindi per passare dal servizio elettrico nazionale, quello chiamato a maggior tutela che abbiamo se non abbiamo mai scelto un fornitore di energia, mantenendo un vecchio contratto, si inventano la scusa che questo cambiamento sia obbligatorio, e gia questa è una mezza verità, ma soprattutto sostengono che debba essere fatto entro giugno 2021 ed è qui che dicono il falso.

    Infatti sebbene lo stato rinvii la scadenza della fine del mercato a maggior tutela ormai già da qualche anno, allo stato attuale il termine è fissato al 1 gennaio 2023 e non è impossibile che tale termine venga ulteriormente prorogato, quindi almeno per privati e microimprese non c’è assolutamente fretta. Inoltre anche qualora non si scegliesse a scadenza un fornitore ce ne verrebbe dato in maniera provvisoria uno d’ufficio, come accade per le piccole imprese, in attesa della stipula di un contratto sul mercato libero in modo da non interrompere la fornitura di energia elettrica.

    Ma dobbiamo davvero passare al mercato libero e soprattutto conviene farlo? Beh prima o poi saremo costretti a scegliere un fornitore, quindi si tratta di una scelta che andrà fatta, ma considerando che questa scelta va fatta in base all’utilizzo che uno fa della corrente, di come, quando e quanto consuma farlo in un periodo dove la pandemia ha modificato le nostre abitudini non è una scelta saggia.

    Infatti a causa del covid siamo dovuti rimanere di più in casa e quindi abbiamo consumato di più, magari perché costretti a lavorare e/o studiare da casa, dovendo cucinare più spesso dato che è diventato difficile usufruire di mense e ristoranti come si faceva un tempo, passare il tempo libero in casa consumando di più, anche solo per riscaldare o raffrescare la casa anche quando saremmo stati in ufficio o in giro con gli amici. E il problema è che il ritorno alla normalità potrebbe portarci a cambiare ancora una volta le nostre abitudini, molte aziende ad esempio stanno pensando di continuare a fare lo smart working anche dopo la pandemia, magari in modalità differenti ad esempio con alcuni giorni di lavoro da casa e altri dall’ufficio: questo significa che i nostri consumi energetici cambieranno ancora: se prima si stava a casa quasi solo per dormire e mangiare una tariffa agevolata per le ore serali poteva essere la soluzione, ma stando in casa tutto il giorno una tariffa unica al prezzo più basso possibile ci avrebbe fatto risparmiare, ma dovendo stare in casa tutto il giorno solo per metà settimana probabilmente avremmo risparmiato con una tariffa a scaglioni di consumo, il problema è che in questo momento di cambiamenti lavorativi dovuti alla pandemia i nostri consumi probabilmente cambieranno ma non sappiamo esattamente come, e visto che c’è ancora tempo per scegliere forse è bene attendere che si calmino le acque, soprattutto perché alcuni contratti sul mercato libero ci potrebbero vincolare per un certo periodo, e se sbagliamo contratto rischiamo di pagare molto di più che col mercato libero.

    Se invece abbiamo le idee chiare e riusciamo a prevedere i nostri consumi, studiando un pò le offerte  si riesce a risparmiare sempre a patto di trovare un offerta che si addice alla nostra tipologia di consumo: se siamo un single che rientra a casa solo per dormire avremo bisogno di un contratto diverso da quello di una famiglia numerosa, o di chi ricarica la propria auto elettrica dalla presa del garage o che usa con regolarità elettrodomestici ad alto assorbimento come cucine ad induzione o sistemi elettrici di condizionamento o di riscaldamento o di chi ha installato un impianto fotovoltaico.

    Inoltre già capire una bolletta non è cosa semplice per chi è del mestiere, figuriamoci per un utente inesperto, che potrebbe incappare facilmente in offerte sbagliate specie se imbeccate dal venditore di turno, che magari vi vuole estorcere la firma sul contratto in maniera truffaldina promettendo risparmi che non ci saranno, e che al contrario potrebbero farvi spendere molto di più.

    Per quello il mio consiglio è di attendere ancora e nel frattempo di studiarsi l’argomento ,dalle offerte dei fornitori alla propria tipologia di consumi, aiutandosi anche dagli strumenti che mette a disposizione ARERA l’autorità statale che si occupa dell’energia, di cui vi parlavo in precedenza, che mette a disposizione ad esempio degli strumenti di calcolo dei  nostri consumi, un comparatore di prezzi e delle offerte standardizzate che ci permettono un confronto più semplice. Voi siete già passati al mercato libero o pensate di farlo a breve? State risparmiando o spendendo di più? Scrivetelo nei commenti

  • I gasatori per l’acqua frizzante in casa

    I gasatori per l’acqua frizzante in casa

    Oggi parliamo di un prodotto che forse avrete visto nelle pubblicità e che può essere comodo avere in casa se ci piacciono le bevande gasate: il gasatore.

    Si tratta di un sistema per aggiungere dell’anidride carbonica all’acqua per renderla frizzante, con la possibilità aggiungendo dei succhi concentrati di trasformare la nostra acqua gasata in bibita e col vantaggio di poter regolare a nostro piacimento la “frizzantezza” oltre ad evitarci l’acquisto e il trasporto delle bottiglie di acqua o bibite dato che utilizzeremo l’acqua del rubinetto.

    Il risultato che si ottiene generalmente è molto buono, ma ovviamente si parte dal presupposto di avere una buona acqua di rete: se ci arriva nel rubinetto un’acqua scadente o con un particolare retrogusto non sparirà con l’aggiunta dell’anidride carbonica, anche se c’è sempre la possibilità di filtrarla con un filtro da applicare sotto il rubinetto o utilizzando una caraffa filtrante, ma in questi casi va messo in conto il costo della sostituzione periodica del filtro che va cambiato dopo un certo numero di litri trattati.

    Ovviamente nonostante sia tecnicamente possibile farlo escludiamo di comprare dell’acqua in bottiglia da gasare in casa: comprandola al supermercato verrebbe meno sia la convenienza, sia lo sbattimento di doverla trasportare che il risparmio di plastica, che è sia un rifiuto che dovremo smaltire che un peso per l’ambiente.

    Ci sono vari tipi di gasatori, dai modelli più complessi e costosi che possono essere montati sotto al lavandino e che permettono di fare uscire l’acqua gasata e filtrata direttamente dal rubinetto, a quelli più economici che occupano pochissimo spazio in casa, non hanno fili o collegamenti idraulici, ma solo l’alloggiamento per una bottiglia e una piccola cartuccia di gas da ricaricare dopo un certo numero di gasature.

    In pratica questi gasatori economici creano un loro ecosistema di accessori: funzionano con delle bottiglie proprietarie che hanno una data di scadenza, i cilindri di gas devono essere ricaricati solo presso i rivenditori autorizzati che ce li sostituiranno con uno pieno portando indietro il vuoto, oltre a vendere concentrati e accessori, ad esempio per la pulizia, dedicati.

    Ovviamente il kit iniziale col gasatore, un cilindro e una bottiglia costa veramente poco, spesso si porta a casa il kit gasatore base in offerta anche con meno di 50 euro, quello che costano caro sono i vari accessori dell’ecosistema: il set di 3 bottiglie di plastica finiscono per costare più di 20 euro e a rigore vanno cambiate dopo qualche anno, cosi come la ricarica del gas ci costa poco meno di 15 euro ogni 80 litri di acqua gasata.

    Poi per dovere di cronaca bisogna dire che esistono delle soluzioni alternative per risparmiare, se per le bottiglie è meglio restare sulle originali dato che nonostante il prezzo da rapina vengono comunque ammortizzate nel tempo, al limite si possono usare oltre la data di scadenza, qualcosa si può fare per il gas: contenendo della comunissima CO2 nulla ci vieterebbe, violando i termini di licenza del sistema, di farcele ricaricare da chi carica estintori che potrebbe fare un prezzo più basso della ricarica originale, cosi come potremmo utilizzare dei cilindri più grandi che in proporzione hanno un costo di ricarica molto minore e travasare l’anidride carbonica nel cilindro originale utilizzando un adattatore che si può trovare su internet, o ancora potremmo crearci in casa la CO2 con del ghiaccio secco, anche se qui da noi non è facile da reperire a basso costo come accade in altre parti del mondo.

    Questo ci fa domandare se effettivamente conviene entrare in un sistema che ci scucirà costantemente soldi man mano che lo usiamo, e la risposta è che se facevamo normalmente uso di acque e bibite gasate tutto sommato quei soldi li avremo  comunque spesi al supermercato, poi a seconda dei casi può esserci il risparmio oppure andarci in pari, magari sentendosi comunque soddisfatti per aver rispettato l’ambiente, ma in realtà è una questione di gusti: se ci si è abituati a una certa marca di acqua gasata e beviamo esclusivamente quella non c’è gasatore che tenga, dopo averlo provato è probabile che torneremo alle bottiglie, se invece per noi un’acqua gasata vale l’altra passare al gasatore è conveniente anche rispetto alle bottiglie di acqua del discount. Diverso è il caso per le bibite, i concentrati originali costano cari, e nonostante alcuni gusti siano molto particolari e interessanti spesso vuoi per il gusto e vuoi per la spesa non battono la concorrenza delle bibite confezionate, quindi in pratica è promosso per l’acqua, un po’ meno per le bibite, ma è comunque questione di gusti.

  • Cambiare i fornelli: meglio il gas o le piastre a induzione?

    Cambiare i fornelli: meglio il gas o le piastre a induzione?

    Piano di cottura a gas

    I piani di cottura delle cucine generalmente utilizzate nel nostro paese sono a gas, o  ad aria propanata.

    Questa soluzione dal costo ragionevole e tutto sommato comoda, specie se nella nostra abitazione arriva il gas di città, nonostante sia collaudata col tempo, espone sempre a qualche rischio in materia di sicurezza.

    Inoltre anche la pulizia diventa scomoda in caso di residui che fuoriescano dalla pentola.

    La soluzione per evitare il problema gas è cuocere con delle piastre elettriche.

    Queste piastre si presentano con un elegante piano in vetro facile da pulire, ma hanno delle caratteristiche particolari che potrebbero rivelarsi poco pratiche per qualcuno.

    Sostanzialmente nel mondo delle piastre elettriche esistono due tecnologie: le piastre tradizionali con resistenza (che a loro volta può essere alogena o radiante)  e quelle più moderne ad induzione.

    Piastra in vetroceramica

    La piastra con la resistenza è il sistema più collaudato, ma è pure quello meno efficiente: i consumi sono elevati senza grossi benefici nei tempi di cottura, o nella qualità della stessa. Anche se l’efficienza è migliore rispetto al gas (si passa da un rendimento del 40% del gas, al 47% della vetroceramica radiante , al 58% dell’alogena) dato che la potenza viene concentrata in meno spazio senza dissipare il calore,  il piano in vetro, altamente scenografico,  rimane comunque caldo e ci si può scottare. Le potenze assorbite inoltre sono importanti (un singolo fuoco può assorbire tranquillamente oltre 2 kilowatt, cio significa che con una stufa, una pompa di calore o un microonde acceso in contemporanea alla cottura, si rischia di far saltare il contatore per sovraccarico), anche se non arrivano ai picchi di quelle a induzione.

    Piastra a induzione

    Le piastre a induzione invece non trasmettono il calore, quindi sono fredde, dato che funzionano per mezzo di una bobina, che creerà un campo magnetico con la pentola, che pero’ dovrà essere di materiale ferroso.  Il risultato è che non ci scotterà se malauguratamente dovessimo mettere le mani sul fornello. Infatti solo il contatto con il pentolame apposito (infatti con questo tipo di piastra solo alcuni materiali possono essere usati per la cottura, banalmente quelli a cui si può attaccare una calamita, quindi niente pentolame antiaderente, moka e in alluminio) attiverà il processo di cottura. Altro problema sono i consumi: un fuoco di una piastra a induzione può toccare anche i 6 kilowatt di consumo, rendendo necessario un adeguamento del nostro contatore elettrico. Fortunatamente alcune piastre hanno una modalità che permette di limitare l’assorbimento sotto i 3 kilowatt limitando la potenza, quindi allungando i tempi di cottura. Il grosso vantaggio pero è che i tempi di cottura rispetto alla classica vetroceramica sono dimezzati, data l’efficienza che sale al 90%: consumeranno pure tanta corrente, ma per molto meno tempo.

    Quale scegliere? Dipende da quanto siamo paranoici per la nostra sicurezza,  e dal costo dell’energia del nostro fornitore elettrico. Purtroppo un pò la moda e un pò la tecnologia relativamente giovane non giovano alle piastre a induzione anche sul fronte dei costi, anche se faranno la loro scena in una casa hi-tech. Le piastre in vetroceramica classiche invece possono essere convenienti dove l’uso del gas diventa un problema, ma lo sono meno se raffrontate con il gas (costano molto di più nell’acquisto e nella gestione, ma i benefici che si ottengono sono limitati), ma anche con quelle a induzione, che pur costando ancora di più sono molto più efficienti, mantenendo il vantaggio della pulizia semplificata e il design moderno.