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  • Come l’intelligenza artificiale cambia la ricerca sul web

    Come l’intelligenza artificiale cambia la ricerca sul web

    L’intelligenza artificiale sta ormai arrivando in mezzo a noi e si sta integrando in un modo che spesso diventa difficile capire che si ha a che fare con la risposta di una macchina, cambiando il modo di relazionarsi anche con gli strumenti di uso quotidiano.

    E questo accade anche se non siamo esperti di tecnologia, ed esperti di prompt magici capaci di estrarre il massimo dai motori IA, ma spesso anche utilizzando prodotti comuni come rispondere al telefono o usare il nostro browser web.

    Un esempio eclatante é la ricerca sul web, infatti giá molta gente cerca direttamente con una app di intelligenza artificiale come ChatGPT, Gemini o Deepseek anziché passare da un motore di ricerca tradizionale come Google, ma anche questo si é adattato all’IA e  quando andiamo a fare una ricerca sempre piú spesso ci risponde con una risposta ai nostri quesiti elaborata dall’intelligenza artificiale, chiamata AI Overviews.


    Questo ci evita di dover cercare le risposte saltando da un sito ad un altro , facendoci risparmiare il tempo necessario a fare una sintesi delle fonti  proposte, dandoci la pappa pronta in pochi secondi, e che a seconda dell’importanza di ció che cercavamo puó essere sufficiente ad esaudire la nostra richiesta, eventualmente integrabile con altre fonti quando necessita un approfondimento o si tratta di argomenti piú sensibili o delicati.

    Ma affidarsi esclusivamente all’intelligenza artificiale non è una scelta saggia per tanti motivi, prima fra tutti la qualitá della risposta, dato che a seconda della potenza del modello e dei dati che ha processato potrebbe non essere in grado di dare una risposta corretta e quindi a seconda dei casi o non rispondere o dare una risposta totalmente inventata ma che puó suonare verosimile agli occhi di un non esperto.

    blue bright lights


    Se chiedo qualcosa di una materia che conosco almeno a grandi linee, sono in grado di riconoscere un’allucinazione, cosí vengono chiamate queste risposte false ma verosimili, ma se la risposta è relativa ad una materia che non conosco posso dare per buona una risposta falsa con esiti inaspettati per l’uso che faró di questa risposta: magari potró fare una brutta figura con qualcuno, o causare dei danni al lavoro o al mio portafoglio.

    L’IA infatti deve essere un ausilio al lavoro non la mera sostituzione di un essere umano con una macchina, perché la macchina, per quanto possa essere ben programmata e istruita non sará in grado di accorgersi di un’errore, mancherá di empatia, risponderá con tono e un lessico adeguato in base a ciò che ha appreso, ma potrebbe essere stata forzata a non conoscere o a non rispondere a certi argomenti e se ci fidassimo esclusivamente della macchina la cosa puó diventare un problema.

    open laptop on a desk

    Infatti se tutti , per comoditá, si fidassero ciecamente dell’IA è possibile pilotare il pensiero e le azioni dei suoi utenti, facendogli credere a certi argomenti piuttosto che a degli altri, negando l’esistenza di altri ancora, magari per fini politici o commerciali. 

    Infatti il rischio di affidarsi ciecamente a queste soluzioni sará, col tempo, la mancanza di senso critico: se mi fido del riassuntino del mio motore di ricerca dó per buono quello che mi propone e non leggo le opinioni e i punti di vista di magari, quattro o cinque fonti diverse che mi danno modo di formare una mia idea , scartando quelle piú inverosimili o lontane dai miei valori.

    E la cosa in futuro sará sempre peggio perché questo tipo di risposte sintetiche renderanno inutili molti siti o fonti di informazione perché soppiantate dall’IA, e quelle presenti tenderanno a scomparire perché a causa del minor numero di visitatori non potranno sostentarsi e mantenersi in vita.

    A questo si somma pure l’evoluzione dei motori di ricerca che si trasformeranno in pure interfacce per l’intelligenza artificiale, come ad esempio il nuovo AI mode di Google, presentato recentemente al Google I/O , che permette l’integrazione di vari strumenti che trasformeranno la ricerca web in qualcosa di differente, capace ad esempio di simulare di indossare un vestito o di comprare per noi beni e servizi al miglior prezzo , ad esempio organizzandoci una vacanza senza doverci preoccupare di scegliere hotel e compagnia aerea.

    black samsung tablet on google page

    Sicuramente se implementata bene, porta efficienza e risparmi, ma possiamo fidarci che tutto funzioni a regola d’arte e che non sia pilotato da secondi fini che possano spingerci a comportamenti inattesi?

    Voi cosa ne pensate? Usate e soprattutto vi fidate dell’Intelligenza artificiale?

  • I giganti del web devono cambiare per legge

    I giganti del web devono cambiare per legge

    Probabilmente navigando in rete vi sarete accorti di alcuni cambiamenti nell’uso delle principali piattaforme internet come Google, Facebook, Amazon, Microsoft, Apple e TikTok.

    Forse una di quelle piú evidenti é la ricerca su Google che non suggerisce piú alberghi o negozi quando cerchiamo una località o un prodotto , o che non ci mostra piú la mappa geografica quando inseriamo un indirizzo nella barra di ricerca.

    La motivazione é l’entrata in vigore di un nuovo regolamento europeo , chiamato DMA acronimo di Digital Markets Act, che regola il mercato digitale imponendo dei paletti alle societá piú grosse, chiamate gatekeepers, che sfruttando la propria posizione dominante in determinati settori di competenza possono falsare la concorrenza.

    Per evitare distorsioni del mercato queste grosse società dovranno rispettare delle regole aggiuntive e molto stringenti per gli ambiti digitali dove hanno una posizione dominante, pena sanzioni elevatissime che possono arrivare fino al 10% del loro fatturato globale.

    Qualche esempio è l’imposizione per gli iphone all’apertura agli app store concorrenti, il divieto per i gatekeepers di applicare prezzi diversi dello stesso prodotto digitale su piattaforme differenti, il divieto di preinstallare su computer e smartphone un browser predefinito, o ancora il divieto di scambiare dati pubblicitari degli utenti all’interno delle piattaforme dello stesso gruppo , ad esempio Meta non potrá condividere dati e tracciamenti degli utenti tra Facebook, Instagram e WhatsApp.

    Amazon non potrá suggerire come prima scelta della ricerca i propri prodotti, le piattaforme di messaggistica dovranno dare la possibilitá di interconnettersi con utenti di piattaforme concorrenti.

    In pratica i gatekeepers non potranno piú tracciare gli utenti al di fuori delle proprie piattaforme senza un esplicito consenso degli utenti, né favorire i propri prodotti rispetto a quelli della concorrenza.

    E’ previsto un aggiornamento biennale dell’elenco delle piattaforme considerate gatekeeper, per fare in modo che possano alla bisogna esserne coinvolte di nuove o che quelle attuali possano uscirne se le condizioni di mercato variassero nel tempo, magari perché per via dell’ingresso di nuovi concorrenti hanno perduto la propria posizione dominante.

    Se la vediamo con malizia possiamo pensare che sia un tentativo di creare una concorrenza sleale ai danni delle big tech americane tarpandone la crescita per cercare di fare emergere dei concorrenti europei, anche perché un’azienda europea come Spotify teoricamente considerabile gatekeeper nel proprio settore non viene colpita dal DMA.

    Ad ogni modo rendere piú complesso e piú burocratico il mercato digitale porta complicazioni sia agli utenti che alle aziende che potrebbero finire per ribaltare i costi necessari per adempiere alle nuove regole direttamente sui prezzi dei propri prodotti o servizi o addirittura , per evitare di sottostare a queste regole, decidere di non fornirli in maniera completa agli utenti europei che potrebbero perdere funzionalitá e caratteristiche disponibili nel resto del mondo.

    E anche la motivazione per cui si è pensato di introdurre il regolamento pare essere troppo blanda e  mettendo sulla bilancia i pro e i contro gli utenti non se ne avvanteggeranno se non marginalmente.

    Ma forse lo scopo è solo fare guerra commerciale ai leader di mercato in un settore dove l’Europa non è competitiva, in quel caso però i costi di questa guerra li pagheranno, come ogni guerra, i cittadini.

    Voi cosa ne pensate? Avete giá notato differenze nei prodotti e servizi digitali che utilizzate piú spesso? Avete qualche dubbio o curiositá? Scrivetelo nei commenti