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  • Enel spegne Homix: i pericoli dei dispositivi connessi

    Enel spegne Homix: i pericoli dei dispositivi connessi

    Quando si acquista un prodotto, un servizio o un dispositivo che necessita di una connessione internet per funzionare significa fidarsi del fatto che il produttore mantenga attivo il servizio a lungo, quantomeno sino ad ammortizzare la spesa sostenuta per acquistare il dispositivo connesso.

    E se si tratta di un servizio puro che non richiede integrazione con un dispositivo fisico, qualora venisse chiuso il danno sará limitato, diverso è se a quel servizio abbiamo collegato dei dispositivi fisici scelti per essere compatibili col servizio, che magari abbiamo pagato profumatamente e che sono destinati a diventare dei rifiuti tecnologici o quanto meno a venire limitati nelle loro funzionalitá.

    Cosa succederebbe se appena scaduta la garanzia il produttore spegnesse i server che lo fa funzionare rendendo inutilizzabile il prodotto pagato profumatamente, costringendovi a sostituirlo con qualcos’altro e mettendo ulteriormente mano al portafoglio? 

    network servers on an enclosure

    Purtroppo non è la prima volta che succede e purtroppo succederá in futuro, specie se il prodotto smette di avere successo, se ha qualche anno sulle spalle quindi diventa anti economico per l’azienda mantenerlo o anche perché magari a seguito di qualche fusione o acquisizione aziendale  la divisione che si occupava del servizio diventa meno prioritaria e quindi finisce per essere chiusa o nella migliore delle ipotesi venduta.

    E se la tecnologia utilizzata é proprietaria non ci sarà modo di utilizzare il nostro dispositivo una volta disattivato il servizio, rendendolo un soprammobile in quanto incapace di collegarsi al server che è stato spento. Diversamente in caso di progetti open source o quanto meno interoperabili con altre tecnologie, magari al costo di un pó di sbattimento e al perdere qualche funzionalitá, magari acquistando qualche adattatore o abbonandosi a un servizio alternativo compatibile si riesce comunque a sfruttare il dispositivo.

    E’ quindi importante scegliere aziende affidabili e che possano garantire un futuro al servizio connesso, e possibilmente scegliere qualcosa che in caso di interruzione del servizio online possa continuare, in qualche modo, a funzionare.

    Ma nonostante ci si affidi a un marchio importante e non ad una startup tecnologica che potrebbe chiudere i battenti da un momento all’altro se dovesse mancare la liquiditá,  ci sono stati importanti esempi di servizi connessi importanti chiusi da un momento all’altro dove nella migliore delle ipotesi é stato fornito agli utenti un piccolo risarcimento per compensare la chiusura del servizio, ma che difficilmente copre i costi e le perdite di tempo di dover trovare, magari in fretta, un sostituito.

    Ricordiamo ad esempio Google Stadia e il suo servizio di videogiochi in streaming, Sonos con il suo sistema audio connesso o Vodafone con i dispositivi connessi di localizzazione, tutti servizi chiusi che hanno lasciato dopo qualche tempo i propri utenti senza l’utilizzo di ciò che avevano profumatamente pagato.

    E dal 1 ottobre 2024 a questa lista si aggiunge EnelX che chiude il suo sistema di domotica chiamato Homix che va ad impattare pesantemente sugli utenti che avevano i loro termostati per caldaia e i sensori nei termosifoni che con la chiusura dei server non potranno piú essere comandati, richiedendo una sostituzione con soluzioni alternative del costo di diversi centinaia di euro, tra l’altro proprio al ridosso del periodo invernale. 

    E considerato che è stato un servizio spinto parecchio nei negozi Enel impatterá parecchio sui consumatori italiani che si erano lasciati convincere da un sistema smart che aveva dei costi vantaggiosi rispetto ad un prodotto tradizionale, che invece non li avrebbe lasciati a piedi a 5 anni dal lancio del servizio.

    Ad onor del vero EnelX sta contattando i clienti per proporre un rimborso parziale dei costi dei dispositivi, ma se cambiare una lampadina o una presa smart ha un costo e una complessitá relativamente sostenibile, intervenire sull’impianto di riscaldamento presuppone l’intervento di un tecnico con costi e tempi non certamente trascurabili.

    Alla fine al danno si aggiunge la beffa che una ditta che faceva della sostenibilità ambientale il perno della propria campagna di marketing, diventa per una sua scelta commerciale essa stessa produttrice di rifiuti tecnologici.

    Voi eravate al corrente della cosa?

  • Riscaldare con le pompe di calore

    Riscaldare con le pompe di calore

    Oggi parliamo di riscaldamento a pompa di calore, e non ci riferiamo solo agli split con unita’ esterna che si usano comunemente per raffrescare le nostre case nei mesi estivi, che seppure hanno la possibilità di riscaldare le nostre case anche in maniera molto efficiente nei prodotti di recente produzione, che per rientrare nelle normative sempre più stringenti consumano sempre meno e sono dotati di tecnologie avanzate, ma che essendo pensati principalmente per raffreddare, come lascia intendere la posizione in cui vanno installati non danno il meglio di sé per il riscaldamento, specie se le temperature esterne sono particolarmente fredde, ma che possono comunque avere un loro perché nelle seconde case o nelle regioni più calde, dove difficilmente lo sbalzo tra la temperatura esterna e quella desiderata all’interno di casa sarà elevato.

    Infatti le pompe di calore lavorano in maniera molto efficiente, consumando poco, quando questo sbalzo di temperatura e’ ridotto, e questo comportamento può essere sfruttato non solo per riscaldare o raffrescare l’aria ma anche per l’acqua sanitaria, che ad esempio alimenta i nostri termosifoni o magari un sistema di riscaldamento a pavimento.

    Il problema però è che se dovessimo riscaldare l’acqua per i nostri termosifoni fino a 60/70 gradi come normalmente fanno le caldaie tradizionali alimentate a gas, gasolio, pellet etc. la differenza di temperatura con l’esterno sarebbe elevata aumentando i consumi quindi l’efficienza verrebbe meno, perdendo in competitività con una caldaia tradizionale.

    In realta’ pero’ esiste un trucco: farle lavorare a bassa temperatura, senza però rinunciare al calore nelle nostre case, utilizzando degli accorgimenti particolari ad esempio lavorando sull’isolamento della casa per evitare dispersioni , impostando tempi di accensione e temperature in maniera intelligente e soprattutto scegliendo degli elementi radianti più efficienti.

    Ad esempio al posto dei radiatori in ghisa se ne possono utilizzare altri in acciaio e con una maggiore superficie di modo che a parita’ di calore la temperatura di mandata dell’acqua calda possa essere piu’ bassa, ma ancora meglio si possono utilizzare i termoconvettori detti anche fancoil, che sono una sorta di termosifone con integrato una ventola che lavorando con un funzionamento simile a quello dei condizionatori permette uno scambio termico piu’ efficiente, che tralaltro hanno anche il vantaggio di poter essere usati anche per il raffrescamento in estate qualora gli arrivi dalla caldaia acqua fredda.

    Oppure ancora e’ possibile utilizzare il riscaldamento a pavimento che richiede delle temperature dell’acqua molto piu’ basse rispetto ai termosifoni, ma ha lo svantaggio che richiede delle opere murarie importanti, quindi da valutare in caso di ristrutturazione della casa, non tanto come singolo intervento di efficientamento energetico.

    Altro punto su cui lavorare, specie se si sta ristrutturando casa magari usufruendo dei vari bonus e incentivi per il risparmio energetico e’ limitare il piu’ possibile le dispersioni, ad esempio sostituendo gli infissi, isolando il tetto o facendo il cappotto termico.

    Ovviamente per poter lavorare a bassa temperatura e quindi avere consumi ridotti l’impianto va studiato e dimensionato bene da un tecnico competente, in funzione delle temperature esterne medie, dalla necessita’ di produrre acqua calda per i nostri rubinetti, del budget a disposizione, delle esigenze estetiche e murarie della casa, e dello spazio a disposizione per l’installazione della caldaia, degli accessori e dell’unita’ esterna.

    Infatti con un impianto ben realizzato, si riesce a riscaldare un’intera casa di 100 metri quadri consumando appena 500 watt, se pensiamo che una stufetta che riscalda una sola stanza ne consuma tranquillamente 2000, possiamo intuirne facilmente i vantaggi

    Pero’ il vantaggio di un impianto del genere si puo’ moltiplicare, specie se il costo dell’impianto ci viene ripagato in tutto o in parte da degli incentivi statali, e ancora di piu’ se abbiamo un impianto fotovoltaico col quale ci produciamo l’energia elettrica, magari dotato pure di batterie per l’accumulo dell’energia per permetterci di alimentare il nostro sistema a costo zero anche nelle ore notturne, in quel caso rischiamo di avere gratis sia l’impianto che l’energia elettrica per alimentarlo, cosa che in un periodo coi costi dell’energia saliti alle stelle rendono la cosa ancora piu’ allettante.

    Voi conoscevate questi sistemi o magari ne avete uno in casa? Avete dei dubbi, bisogno di consigli o avete suggerimenti da dare? Scrivetelo nei commenti