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  • Arrivano i dazi sotto i 150 euro: diremo addio a Temu, Shein e Aliexpress?

    Arrivano i dazi sotto i 150 euro: diremo addio a Temu, Shein e Aliexpress?

    Una nuova tegola é in arrivo per i nostri acquisti di prodotti a basso costo, infatti pare sia allo studio una ennesima riforma delle normative doganali europee che cancellerebbe l’esenzione dei dazi sotto i 150 euro di valore, creando problemi agli store cinesi come Temu, Aliexpress o Shein dove l’importo medio degli acquisti é generalmente sotto questa cifra.

    Questo comporterá sia un aumento dei costi,non tanto per il dazio in se che su piccoli acquisti potrebbe incidere per pochi spiccioli quanto per i costi doganali che l’operatore postale richiede per l’ispezione doganale che ogni pacco dovrá subire, dato che qualsiasi pacchetto indipendentemente dal suo valore dovrá obbligatoriamente  fermarsi in dogana.

    Ció significa che i tempi per lo sdoganamento si allungherebbero a dismisura, vanificando i vantaggi delle procedure per il pagamento dell’IVA alla fonte per acquisti di valore inferiore ai 150 euro che esentavano dal controllo del pacco in dogana velocizzando i tempi di importazione.

    Se la norma dovesse passare, e in tempi di scontri geopolitici la cosa non é affatto improbabile, ci dimenticheremo quantomeno di ricevere i pacchi dalla Cina in una decina di giorni, dato che si tornerá , come avveniva sino a qualche anno fa, ai pacchi fermi alla dogana italiana per un mese o piú in attesa di sdoganamento per carenza di personale, con la beffa che le poste per poter sopperire a queste lavorazione extra chiederanno il diritto postale come per i pacchi di provenienza extra-UE per i quali l’IVA non é pagata alla fonte.

    E questo, ipotizzando che non aumentino, significherebbe pagare un extra di 2 euro se il valore é inferiore ai 22 euro, 5 euro se il valore é inferiore ai 1000, o ben 15 euro per valori superiori o in caso di irregolaritá nella documentazione:  quindi per il pacchetto da temu con 25 euro di valore dovrete pagare al postino 5 euro, escludendo la possibilitá di poterlo ricevere in nostra assenza  e sopratutto attenderlo un mese: queste complicazioni potrebbero farci desistere dall’acquisto, dato che si tratta di acquisti generalmente non irrinunciabili.

    Consideriamo peró che la richiesta per queste cianfrusaglie a basso prezzo é tanta , al punto che la stessa Amazon sta mettendo in piedi un sistema per la gestione degli ordini dei prodotti cinesi per competere coi vari Aliexpress, Temu e Shein che una volta saturato il mercato interno si stanno espandendo pesantemente  fuori confine, come dimostrano le sponsorizzazioni di questi marketplace negli eventi piú importanti come Festival di Sanremo, Europei di calcio o Olimpiadi.

    person using a macbook and holding a credit card

    La speranza è che le problematiche degli operatori postali nella gestione di così tanti ordini faccia desistere la politica da questa scelta, ma considerato che non è l’unica mossa per mettere i bastoni sulle ruote ai prodotti cinesi, basti pensare ai recenti dazi sulle auto elettriche di cui vi parlavo in precedenza, il rischio é che tra non molto gli acquisti dalla Cina potrebbero diventare molto meno convenienti.

    Voi eravate al corrente della cosa? Avete qualche dubbio, curiositá o suggerimento? Scrivetelo nei commenti,

  • Dazi alle cinesi, addio alle auto elettriche?

    Dazi alle cinesi, addio alle auto elettriche?

    Una novità colpisce le automobili elettriche prodotte in Cina, visto che a partire da Luglio vengono applicati dei dazi aggiuntivi , che variano , a seconda del produttore, dal 19 al 38% che si sommano al 10% previsto per le auto cinesi di qualsiasi motorizzazione.

    Questo dazio monstre nasce con la scusa di compensare ipotetici aiuti di stato concessi ai produttori cinesi dallo stato, e questo spiega la differenza di trattamento tra case come BYD o Tesla a cui viene applicata la tassa minima e MG, Maxus e gli altri prodotti del gruppo SAIC a cui viene applicato il massimo, con una pletora di costruttori a cui viene applicata una via di mezzo.

    electric cars charging on stations

    In realtá si tratta di una guerra commerciale contro la Cina, dato che anche i produttori europei godono di imponenti aiuti di stato per la produzione di macchine pulite, ma soprattutto si tratta di un’operazione contraria al principio di libero scambio delle merci, che porterá delle contromisure come ritorsione, e considerando la dipendenza delle case europee dalla Cina, sia per la vendita di auto di lusso europee che per l’importazione di componentistica, questo porterá grossi problemi alle case europee, e a seconda delle decisioni  che verranno prese potrebbe estendersi ad altri settori, come ai prodotti alimentari europei venduti massicciamente in Cina e che potrebbero essere colpiti di dazi della stessa portata.

    Inoltre non va dimenticato che gran parte delle auto elettriche in vendita in Europa, anche se hanno sul cofano importanti marchi tedeschi, spagnoli , svedesi, francesi, americani, italiani o inglesi sono importati direttamente dalla Cina.

    In qualche caso in Europa viene fatto solo l’assemblaggio finale con componentistica completamente di provenienza asiatica, o un adattamento di un prodotto sostanzialmente made in China, ma anche quelle dove almeno una parte della produzione è locale montano quasi tutte esclusivamente batterie e motori di origine orientale.

    Ovviamente questi dazi non fermeranno i produttori cinesi , dato che quelli piú grossi si stanno attrezzando per assemblare in Europa i loro prodotti con l’apertura di stabilimenti o con la collaborazione con aziende europee, mentre quelli piú di nicchia valuteranno l’abbandono del mercato europeo.

    Ad ogni modo sia che le auto elettriche vengano costruite in Cina o magari assemblate in Europa, con costi di produzione sicuramente piú alti di quelli cinesi, il rincaro dovuto ai dazi verrá ribaltato sui prezzi pagati dall’utente finale, e se parte degli aumenti potranno in una prima fase di assestamento essere assorbiti dai produttori con i dazi piú bassi, certo non potrá farlo chi si trova a pagare il 48% di tasse di importazione.

    Questo sta portando e porterá a tendere ad aumentare considerevolmente i listini delle auto elettriche, che giá erano poco apprezzate dai consumatori a causa delle problematiche e dei compromessi necessari al loro utilizzo rispetto alle loro controparte termica e con gli aumenti di prezzo le renderá poco appetibili alla maggior parte della popolazione.

    Se poi si considera che dopo le elezioni europee il peso dei partiti ambientalisti si è ridotto, questo potrebbe essere il colpo di grazia alla mobilitá elettrica o comunque alla sua imposizione sulla totalitá delle nuove immatricolazioni previsto per il 2035, che diventa ancora piú irrealizzabile se l’automobilista comune non potrá piú permettersi di acquistare un auto elettrica a causa del prezzo d’acquisto folle.

    Tutto dipenderá dalla lungimiranza dei politici europei, ma c’è da dire che queste azioni non  lasciano presagire nulla di buono per le tasche dei consumatori.

  • Come non farti fregare dagli autonoleggi

    Come non farti fregare dagli autonoleggi

    Con l’avvicinarsi della bella stagione si iniziano a pianificare le vacanze e i relativi itinerari, e a seconda della destinazione scelta e del tempo a nostra disposizione diventa indispensabile noleggiare una macchina.

    Infatti a meno che non si decida di stare in una grande cittá ben servita dai mezzi pubblici o di alloggiare in qualche resort, l’automobile ci servirá per spostarsi nelle tappe del nostro viaggio o anche banalmente per raggiungere le spiagge o le attrazioni turistiche che vogliamo visitare.

    Ma noleggiare una macchina, soprattutto per chi non utilizza frequentemente gli autonoleggi,  puó essere , a seconda della destinazione, difficile, costoso o addirittura insidioso.

    Difficile perché , soprattutto in alta stagione la disponibilitá di vetture, specie in localitá balneari, è limitata quindi nelle migliori delle ipotesi questo significa prezzi alle stelle, servizi di bassa qualitá ma soprattutto il rischio di non trovare disponibilitá di vetture a meno di prenotare il noleggio con largo anticipo.

    Costoso perché quando la disponibilitá di vetture é limitata le offerte scarseggiano costringendoci magari a scegliere una vettura di categoria superiore con costi maggiori o a rivolgerci a noleggiatori poco convenienti o poco seri che potrebbero addebitare spese extra o costi nascosti approfittando della situazione.

    mercedes benz parked in a row

    E insidioso perché i noleggiatori cercano sempre di appiopparvi delle spese extra facendo leva sulle vostre paure, sulle vostre esigenze o sul mancato rispetto delle condizioni del contratto che difficilmente avrete letto per filo e per segno.

    Infatti basta un piccolo graffietto nella carrozzeria, magari dovuto al parcheggio di una macchina a cui non abbiamo fatto bene l’occhio, ma anche una botta lasciata da uno sconosciuto o una semplice multa e possono essere dolori per il nostro portafoglio.

    Ma anche banalitá come la quantitá di carburante residuo nel serbatoio o le condizioni di pulizia della macchina alla riconsegna possono portare a penali importanti, così come richieste banali come poter riconsegnare l’auto fuori dal regolare orario di ufficio, o in un ufficio diverso puó richiedere degli extra salati, così come se abbiamo bisogno di un seggiolino per i bambini, le catene da neve o un navigatore satellitare per i quali si rischia di pagare delle aggiunte importanti.

    Ma il balzello principe degli autonoleggi è l’assicurazione, ed é il fattore che incide particolarmente sulla spesa: infatti se restituite la macchina con un danno, sia che venga causato da voi o da un estraneo o vi viene rubata dovrete risarcire il noleggiatore entro ad una cifra massima, chiamata franchigia, stabilita nel contratto, ed è la cifra che vi verrá bloccata sulla carta di credito al ritiro e restituita alla riconsegna, eventualmente decurtata del valore del danno. 

    Ovviamente questa franchigia varia a seconda del noleggiatore, del tipo di contratto, dall’etá del guidatore, da eventuali convenzioni e soprattutto in base alla categoria dell’auto.

    In caso di danni vi verranno addebitate oltre le spese vive anche delle spese amministrative, ma soprattutto anche un piccolo danneggiamento puó venirvi a costare centinaia se non migliaia di euro, che dovrete ripagare al noleggiatore, quindi assumersi il rischio di dover sborsare delle cifre importanti puó rivelarsi particolarmente pericoloso, specie se si ha a che fare con noleggiatori particolarmente puntigliosi sulla verifica delle condizioni delle auto al rientro, o quando si è costretti a restituire l’auto in assenza di un addetto al quale contestare gli eventuali addebiti.

    Per ridurre o eliminare questo rischio i noleggiatori ci proporranno delle assicurazioni a pagamento che riducono o annullano questa franchigia, esentandovi dal dover risarcire il noleggiatore in caso di danni o furto dell’auto, magari con qualche eccezione o paletto ma che vi permetteranno di stare certamente piú sereni in caso qualcosa vada storto.

    Ovviamente queste assicurazioni possono essere particolarmente costose, ma per fortuna esistono delle soluzioni che permettono di risparmiare delle cifre importanti mantenendo la copertura assicurativa al costo di un pó di burocrazia aggiuntiva.

    Infatti esistono delle polizze assicurative specifiche, generalmente molto piú convenienti, che non sono vendute dal noleggiatore, ma da una compagnia assicurativa esterna, spesso tramite un broker o proposta dal comparatore di prezzi o dal sito internet dove avete trovato l’autonoleggio.

    In questo caso dovrete noleggiare l’auto rinunciando all’assicurazione proposta dall’autonoleggio: questo significa che vi verrá bloccata sulla carta l’intera franchigia e che in caso di sinistro dovrete risarcire il noleggiatore che vi rilascierá una fattura, ma aprendo il sinistro e spedendo la fattura all’assicurazione, dopo una valutazione vi verrá rimborsata.

    Ovviamente ci sará qualche seccatura in piú per via della cifra bloccata sulla carta, che anziché poche centinaia di euro potrebbero diventare alcune migliaia, che si dovrá anticipare il rimborso dell’eventuale danno e che si dovrá gestire un pó di burocrazia, ma a seconda della durata del noleggio si puó risparmiare anche il 90% del costo dell’assicurazione, permettendoci un risparmio di diverse centinaia di euro.

    Alla fine si tratta di una soluzione leggermente piú macchinosa, ma date le cifre in ballo può valerne certamente la candela, a condizione di scegliere un’assicurazione seria e che non faccia storie o ritardi il pagamento del sinistro.

    Voi conoscevate queste assicurazioni? Avete qualche altra domanda, consiglio o suggerimento? Scrivetelo nei commenti.

  • Addio ai resi Amazon

    Addio ai resi Amazon

    Purtoppo é venuto a mancare un mito dello shopping su internet e non si tratta di uno storico sito famoso nei tempi d’oro e poi caduto nel dimenticatoio che ha terminato la sua agonia dopo un periodo di alti e bassi, ma parliamo di Amazon.

    E nello specifico della sua politica dei resi che ha reso il popolare sito di ecommerce un gigante conosciuto anche da chi sa a malapena cosa sia un computer.

    Infatti le caratteristiche che lo contraddistinguono e che fá si che spesso venga preferito ad altri concorrenti magari piú economici é il servizio clienti super disponibile e la possibilitá di reso di ben 30 giorni, senza giustificazioni o costi aggiuntivi.

    Questo consentiva di provare il prodotto ricevendolo in tempi brevissimi e nel caso rimandarlo indietro se non si era convinti del prodotto o se l’impressione che si era fatta leggendo le descrizioni e guardando le fotografie differiva da quello che ci si aspettava, ricevendo un rimborso immediato e completo della cifra sostenuta senza dover dare alcuna giustificazione.

    Ma dal 25 Marzo 2024 le politiche sono cambiate, e il popolare sito non appicherá piú indistintamente questa regola, mantenendola solo per alcune categorie di prodotti e limitandola ai 14 giorni previsti dalla legge per i prodotti dove questa facoltá veniva abusata creando dei costi poco sostenibili all’azienda.

    E la scure si abbatte principalmente sui prodotti elettronici, informatici, videogames, musica e prodotti per l’ufficio ad eccezione dei dispositivi marchiati Amazon come Echo e Fire tv e i prodotti Seconda Mano.

    Quindi diventerá importante verificare caso per caso nella pagina di descrizione del prodotto le politiche di reso e capire quanti giorni avremo a disposizione per il reso di quel singolo prodotto.

    Purtroppo si perderá un’abitudine consolidata e forse ci eravamo fatti viziare un po troppo dal popolare ecommerce, ma alla lunga questo puó evitare aumenti di prezzi dovuti ai sempre maggiori costi di logistica oltre ad essere vantaggioso per l’ambiente dato che si eviteranno almeno in parte acquisti inutili e resi indiscriminati.

    Inoltre c’è da notare che con queste nuove politiche non si perde l’assistenza o la sostituzione di un prodotto difettoso, che godrá della solita garanzia dovuta per legge, ma al limite della sola estensione del diritto di ripensamento.

    Questo implica di pensare un attimo in piú prima di mettere un prodotto nel carrello, valutandolo per bene in anticipo, anziché farlo con calma quando abbiamo il prodotto per le mani, anche perché altrimenti si rischia di non avere sufficiente tempo per usufruire del reso gratuito, visto che 14 giorni a seconda dei casi possono essere pochi per valutare e nel caso organizzarsi per rispedire il prodotto.

    amazon prime package on the porch put upside down

    Sapevate di questa novitá? Avete qualche dubbio o curiositá? Scrivetelo nei commenti.

  • L’ olio extravergine é diventato troppo caro

    L’ olio extravergine é diventato troppo caro

    Un alimento presente e molto richiesto nelle nostre tavole é l’olio extra vergine d’oliva, utilizzato tantissimo per condire, cucinare e friggere anche in virtú delle proprie caratteristiche, che lo rendono salutare in quanto privo di colesterolo e perché previene le malattie cardiovascolari.

    Ma purtroppo ha un grande difetto , soprattutto per il nostro portafoglio, costa tanto e ultimamente complice l’inflazione alle stelle e un’annata non proprio rosea per la produzione ne ha fatto schizzare i prezzi al consumo portando anche al raddoppio i prodotti da supermercato, che se in passato venivano usati come specchietto per le allodole per attirarci a fare la spesa con prezzi anche inferiori ai 4 euro al litro, ormai si inizia a far fatica a trovarne sotto i 10 euro, e considerato che in casa spesso se ne usa tanto è bene capire se si riesce a risparmiare qualcosa , e se puó essere il caso di sostituirlo con qualcosa di piú economico.

    Sicuramente per risparmiare qualcosa occorre cercare piú offerte del solito, se prima in tutti i volantini dei supermercati la bottiglia di olio EVO in offerta era una costante, ora complici i prezzi piú che raddoppiati è diventata piú rara, e spesso quando é presente si tratta di una bottiglia da 750cl che per effetto della shrinkflation maschera un prezzo al litro piú pesante: quella bottiglia venduta a 5.99, vi costa 8 euro al litro , cosa che potrebbe ingannare un consumatore distratto o frettoloso, quindi bisogna stare particolarmente attenti.

    Inoltre con dei prezzi che si avvicinano o che superano i 10 euro al litro ci si avvicina ai prezzi dei produttori locali artigianali, che spesso hanno prodotti di maggiore qualitá di un’olio da supermercato, che seppure rispetti tutti i parametri di legge, é prodotto al risparmio e con caratteristiche appena sufficienti ad essere considerato un’olio EVO, sempre che non sia addirittura alterato fraudolentemente per ridurne il prezzo, come le cronache ci hanno raccontato tante volte in passato.

    E trattando con un produttore artigianale locale, magari acquistandolo in quantitá, anche facendo un piccolo gruppo d’acquisto con amici o conoscenti è possibile ottenere degli sconti che portano il prezzo molto vicino a quello del supermercato, ottenendo un prodotto sicuramente migliore, e anche quando non conosciamo personalmente il piccolo produttore ci puó venire in aiuto internet, sia per scoprire come venirci in contatto, magari durante una sagra o visitando l’azienda, o comprando direttamente online il nostro olio, facendo peró attenzione ai costi di spedizione, dato che trattandosi di merce pesante i costi di trasporto potrebbero erodere il risparmio. 

    Alternativamente , a seconda degli usi si puó sostituire l’olio extra vergine d’oliva con qualcosa di piú economico: generalmente altri tipi di olio o burro.

    Il burro é una buona alternativa per cucinare o per i dolci, é meno calorico degli oli quindi a ne serve un 20% in piú, essendo di origine animale ha piú grassi saturi, meno salutari di quelli insaturi dell’olio EVO, quindi piú colesterolo, ma ha anche tante vitamine in piú: usato con moderazione é una buona e salubre alternativa.

    Meno consigliata invece la margarina che nascendo industrialmente da oli vegetali idrogenati contiene acidi grassi di tipo trans nocivi per l’organismo, a meno che non si tratti di prodotti speciali venduti a prezzi elevati.

    Altrimenti ci sono altri tipi di olio sempre ottenuti dalle olive ma non considerati extravergine, come l’olio d’oliva vergine sempre ottenuto con spremitura meccanica ma con aciditá superiore , l’olio di oliva che viene raffinato anziché spremuto e/o mischiato con altri oli e l’olio di sansa ottenuto con dei processi chimici dalla lavorazione degli scarti dei frantoi e mischiato ad altri oli vergini per conferirgli aciditá e caratteristiche degli oli di maggior pregio.  

    Oppure ancora gli oli ottenuti da altre essenze vegetali, i famosi oli di semi, come l’olio di arachide, ottimo per le fritture in quanto mantiene un alto punto di fumo e ha molti grassi mono insaturi, oppure gli oli di mais e girasole che sono invece consigliati come condimento. Meno buoni gli oli di semi vari dove si trova generalmente un mix di oli economici di minore qualità.

    Altra alternativa, specie se si vuole anche tenere un occhio alla dieta, considerando che l’olio ha ben 9 kcal al grammo, avendo il 99.9% di grassi , puó essere sostituirlo in cottura con acqua, panna o yogurt o nei condimenti con acqua, aceto normale o balsamico, oppure passare alla cottura al vapore o in friggitrice ad aria al posto della frittura.

    Alla fine esistono delle alternative comunque salutari, specie se utilizzate con moderazione, che costano meno e ci consentono di risparmiare almeno in attesa che il prezzo dell’olio extra vergine rientri a prezzi piú accessibili. 

    Voi avete altri suggerimenti per sostituirlo, o preferite comunque acquistare l’olio EVO anche se a prezzo maggiorato? Scrivetelo nei commenti.

  • L’ optional da evitare: la vernice extra serie dell’auto

    L’ optional da evitare: la vernice extra serie dell’auto

    Uno degli optional piú antipatici quando si ordina un’automobile nuova é il costo per la vernice extra serie. 

    Un tempo la scusa per questo addebito extra era che la vernice metallizzata fosse piú costosa da produrre, ma ormai la discriminante non é piú la tipologia di vernice visto che i costi di produzione  sono praticamente identici, tanto che generalmente  il prezzo lo fa la richiesta del colore e non la tipologia della vernice. 

    Infatti soprattutto negli allestimenti piú economici le case tengono senza sovrapprezzo solo un colore della carrozzeria, spesso quello meno riuscito, costringendoci a pagare un extra per vestire la nuova auto con un colore piú accattivante, e se quello meno riuscito è un metallizzato potrebbe essere lui quello offerto gratis, mentre magari dovremmo sborsare alcune centinaia di  euro anche per un banale bianco pastello.

    mercedes benz parked in a row

    Poi a seconda dei casi ci sono dei colori che richiedono un piccolo sovrapprezzo e certi altri piú accattivanti dove il sovrapprezzo diventa molto pesante. Certe case poi variano il colore gratuito in base agli allestimenti, e magari ci consentano scelta libera del colore della vettura solo sugli allestimenti piú costosi.

    Ovviamente se poi vogliamo tinte bicolore, colori a contrasto magari del tetto o del cofano in modo da rendere piú carina la nostra auto dovremmo ulteriormente aprire il portafoglio.

    E a volte la verniciatura extra può costare anche alcune migliaia di euro, al punto che potrebbe convenire farla wrappare o riverniciare appena ritirata dal concessionario piuttosto che spendere sull’optional della vernice.

    person wrapping car hood with paper

    E la cosa è ancora piú evidente quando le case riservano certi colori agli allestimenti top e se proprio ci siamo innamorati di quel colore dovremmo pagare l’auto magari il doppio di quella base tra allestimento piú costoso e optional della vernice, e davvero potrebbe costarci meno farla riverniciare.

    E ancora sulla disponibilitá della vernice dei modelli base giocano le case, perché il colore base potrebbe richiedere a loro dire molto piú tempo per la consegna o non essercene disponibili in quel periodo, e giocando sulla fretta di ricevere il nuovo bolide potremmo finire per cedere alle lusinghe del colore a pagamento nonostante ci andasse bene anche il colore gratuito.

    photography of blue wagon audi

    Insomma il colore delle auto è un classico esempio di come le case riescano a farci spendere di piú per un qualcosa che a loro non ha costi, poi sta a noi decidere,  anche se a volte il colore base veste così male che siamo  praticamente costretti ad assecondare le richieste della casa.

    Voi avete ceduto alle lusinghe dei colori o vi siete accontentati della tinta di serie? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti.

  • Le limitazioni per i neopatentati

    Le limitazioni per i neopatentati

    Conseguire la patente diventa un passo importante per noi o per i nostri figli, ma quando si è freschi di conseguimento si deve sottostare per i primi tempi ad alcune limitazioni che possono essere importanti per il nostro portafoglio. E la prima che salta all’occhio è la limitazione sulle auto che si possono guidare da soli nel primo anno di conseguimento della patente. 

    Infatti esistono delle limitazioni tra il peso e la potenza dell’auto che limitano la scelta della prima auto, cosa che magari impedisce di utilizzare una macchina giá presente in famiglia. Nel primo anno di patente non si possono guidare auto che superano la potenza di 55 kW per tonnellata, che salgono a 65 in caso di veicoli elettrici o ibridi plugin, oltre ad una limitazione a 70 kW massimi per i veicoli di tipo M1 (i van per trasporto persone) : in pratica rientra la classica utilitaria ma non una vettura sportiva ma neanche un’auto una medio grande con una discreta cavalleria, quindi probabilmente si puó guidare la macchina della mamma ma non il suv del papá, a meno che non si è accompagnati da un guidatore esperto con patente da almeno 10 anni e etá inferiore ai 65, per fare pratica.

    Per conoscere se l’auto è idonea per i neopatentati si puó controllare il libretto dell’auto (calcolando la potenza in kW diviso la tara +75 kg espressa in tonnellate), far riferimento a delle liste presenti su internet o facendo una ricerca inserendo la targa dell’auto interessata sul portale dell’automobilista.

    E le limitazioni non finiscono qui, un neopatentato essendo piú rischioso per le assicurazioni pagherà un premio assicurativo maggiorato anche ereditando la classe assicurativa dai genitori con la legge Bersani.

    E per i primi tre anni ha delle limitazioni per le velocitá massime su autostrade e strade extraurbane, rispettivamente a 100 e 90 km/h, oltre al raddoppio dei punti patente in caso di infrazioni rispetto ad un patentato normale e un tasso alcolemico consentito pari a 0.

    Quindi occorrerá essere particolarmente diligenti alla guida anche perché col raddoppio della decurtazione potrebbero facilmente perdersi tutti i punti della patente costringendo a dover rifare l’esame della patente con ulteriori spese.

    Insomma fare degli errori quando si é freschi di patente , da fare un incidente per imperizia a prendere una multa, può diventare parecchio costoso quindi va fatta particolare attenzione, anche perché il codice della strada tende a stangare maggiormente i patentati di primo pelo.

    Voi ne eravate al corrente? Avete in casa un neopatentato o magari voi stessi siete freschi di patente? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti

  • E’ arrivata la fine della condivisione di Netflix

    E’ arrivata la fine della condivisione di Netflix

    Una soluzione molto diffusa tra gli utenti Netflix è stata la condivisione delle password con amici o parenti per divedere la spesa e consentirci di godere di uno dei piú amati servizi di streaming ad un costo contenuto.

    Questa modalità che a differenza di altri servizi concorrenti é sempre stata tollerata da Netflix e permetteva di far conoscere il servizio a tanti utenti, evitare la pirateria e soprattutto manteneva attivi degli utenti che sfruttando poco il servizio non avevano interesse ad abbonarsi a prezzo pieno.

    man and woman sitting on a couch in front of a television

    Purtroppo le avvisaglie che le cose sarebbero cambiate circolavano da tempo, con l’aumento del prezzo dei piani che permettevano la condivisione e con il lancio della versione con pubblicitá che permetteva di avere un account non condiviso a poco piú di quanto costava dividere la spesa di un abbonamento premium.

    Ma ora anche in Italia , dopo essere approdata in altri paesi, arriva la mannaia, infatti viene ora lanciato anche da noi il concetto di utente extra a pagamento: chi usufruisce del servizio fuori dall’abitazione del titolare dell’abbonamento deve pagare 5 euro in piú per ogni utente, e sono possibili solo 2 utenti extra sul piano premium, e uno solo sul piano standard.

    Television screen with Netflix logo

    Questo significa che condividere l’abbonamento non sará tecnicamente impossibile ma diventa molto meno conveniente, dato che il piano più costoso potrá ora essere condiviso con massimo 3 utenti anziché 4 , e aggiungendo il costo del nuovo balzello significa che condividere il premium costerá piú non solo del piano con la pubblicità, ma anche del piano base: in pratica ha senso solo se tutti gli utenti hanno necessitá di usare il 4k.

    Se si va a condividere il piano standard , che permette solo 2 condivisioni e non ha il 4k, balzello incluso si spenderebbe a testa piú del pacchetto base e la differenza sarebbe avere il full hd anziché l’HD standard, ma va considerato che potrebbe convenire addirittura il piano con la pubblicitá che costa ancora meno e ha già il full hd incluso , anche se perde la possibilitá di scaricare i contenuti sul dispositivo, oltre a rinunciare a qualche contenuto esclusivo delle versioni senza pubblicitá.

    app entertainment ipad mockup

    Insomma la convenienza di condividere l’abbonamento diventa molto scarsa, a meno di non voler sfruttare la migliore risoluzione degli abbonamenti piu costosi, ma questo significa anche che un utente che usava il servizio raramente difficilmente vorrá pagare un abbonamento a prezzo pieno sapendo di non usarlo, quindi se chi lo usa assiduamente passerá probabilmente ad un piano piú economico, magari quello con la pubblicitá, molti chiuderanno l’account, eventualmente riattivandolo sporadicamente solo quando dovesse uscire qualcosa di imperdibile, cosa che ha portato Netflix a perdere un numero considerevole di abbonati nei paesi dove ha giá introdotto questa politica.

    Tralaltro queste nuove regole disturberanno anche chi ha una seconda casa, perché potrebbero rilevare la casa al mare come nuovo nucleo domestico e richiedere il pagamento della tariffa extra, anche se fintanto che si usa netflix da un device mobile e non attaccato ad una tv per il momento non dovrebbe essere richiesto il balzello.

    netflix on an imac

    Alla fine della fiera per molti significherà rassegnarsi a pagare di piú, ad altri ad abbandonare Netflix per approdare ad un servizio concorrente o per ritornare magari alla pirateria che grazie ai bassi costi della condivisione era passata di moda.

    Voi siete abbonati a Netflix? Vi é arrivata la mail dove vi comunicano la nuova politica? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti!

  • Non tenere fermi i soldi nel conto

    Non tenere fermi i soldi nel conto

    Con l’inflazione alle stelle nasce un effetto collaterale per i nostri risparmi fermi in banca: perdono di valore in maniera importante.

    Infatti fintanto che inflazione e tassi di interesse erano bassi tenere i soldi fermi poteva avere un senso per proteggersi da investimenti sbagliati visto che le obbligazioni avevano raggiunto tassi negativi, ma ora che i prezzi aumentano quello che possiamo acquistare con i nostri soldi sul conto sará meno di quello che potevamo acquistare 6 mesi fá e fra 6 mesi potremo acquistare ancora meno merce, quindi se vogliamo fare in modo di non perdere il nostro potere d’acquisto dovremmo fare in modo che i nostri ipotetici 1000 euro diventino magari 1100 per poter comprare la stessa quantitá di beni di quando li abbiamo versati nel conto.

    Per fare questo dobbiamo investirli in qualche modo, e coi tassi che salgono ritorna conveniente pensare a delle obbligazioni che permettono di investire avendo una certa sicurezza, soprattutto in un periodo dove l’economia tenderá a ristagnare per via di inflazione, guerre e fratture geopolitiche che potrebbero rendere pericolosi certi investimenti sull’azionario se non fatti con i giusti criteri. 

    Ma esistono anche altre opzioni per investire i propri denari che potrete valutare con il vostro consulente finanziario, l’importante é non tenerli fermi evitando peró dall’altro canto di fare scelte sbagliate per la fretta, visto che si tratta sempre di capitale di rischio che potreste perdere facendo un investimento non corretto.

    Anche se proprio in periodi di crisi sapendosi muovere bene, con un pó di pelo sullo stomaco si possono fare i maggiori profitti, magari assumendosi un pó piú di rischio del solito potreste comprare basso un titolo con potenziale che al momento si è deprezzato ma che magari nel giro di qualche anno ritornerá ai suoi valori massimi.

    Se coi tassi alti investire ha senso, diventa di contro poco conveniente indebitarsi motivo per cui contrarre un mutuo o un finanziamento è diventato particolarmente costoso , cosa che sta creando problemi a chi aveva contratto un mutuo a tasso variabile e che ora si vede le rate lievitare.

    Ma in quel caso rinegoziare il mutuo potrebbe rivelarsi una fregatura soprattutto se ci mancano pochi anni per estinguerlo, visto che sui piani di ammortamento gli interessi sono i primi ad essere pagati fare una surroga potrebbe significare riniziare a pagare tanti interessi in un momento dove i tassi sono alle stelle, quindi potrebbe avere piú senso stringere i denti sperando in tempi migliori.

    Chi invece aveva un mutuo a tasso fisso dorme relativamente tranquillo perché non è interessato dal problema, anzi potrebbe recuperare una fetta di potere d’acquisto persa con l’inflazione grazie al tasso di interesse piú basso di quello attuale di mercato, con l’unico rischio di poter perdere il proprio introito a causa della crisi.

    Insomma in periodi di magra come questi bisogna fare molta piú attenzione del solito e trovare delle strategie per difendere il proprio potere d’acquisto, non potendo piú permetterci il lusso di stare fermi.

    Voi cosa ne pensate? Come avete pensato di investire i vostri soldi? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti,

  • Le spese impreviste degli acquisti dall’estero

    Le spese impreviste degli acquisti dall’estero

    Quando acquistiamo un prodotto dall’estero bisogna sempre stare attenti ad un fattore che puó riservare sgradite sorprese, i costi doganali. Infatti quando si acquista fuori dalla comunitá europea, indipendentemente dal valore della merce vá pagata l’IVA ed eventuali dazi, anche se si tratta di un regalo o di un invio non commerciale. 

    Fino a qualche tempo fa esisteva una franchigia per prodotti di scarso valore che é stata eliminata, per la quale quando acquistavamo il prodottino da pochi euro da fuori europa magari aspettavamo qualche mese per la consegna ma nulla era dovuto al postino che ci recapitava la merce.

    Ora come detto non c’è scampo e quindi qualunque sia il valore della merce l’IVA va pagata, con la differenza che per articoli di valore inferiore ai 150 euro puó essere riscossa in anticipo dal mittente, in modo che non saremo costretti a pagare la tassa al postino, accelerando i tempi di consegna in quanto pagandola a monte si saltano i controlli doganali e si risparmiano i costi amministrativi per la gestione degli oneri doganali richiesti dalle poste o dal corriere che ci recapita il pacco, che possono variare dai 2 ai 15 euro.

    Il problema è che si rischia di pagare l’IVA due volte o anche piú, in quanto il sito estero dove acquistiamo e al quale anticipiamo l’IVA spesso fá da tramite con un venditore terzo che si occupa di spedire la merce e se questo non compila correttamente la documentazione, una volta che il pacco arriva in Italia verrá comunque sdoganato e quindi dovremmo pagare per una seconda volta IVA e diritti doganali al postino, e quindi oltre a trovarci la sorpesa alla consegna della merce dovremo anche romperci le scatole per cercare di farci restituire l’IVA pagata due volte, cosa non semplice perché il postino probabilmente non ci rilascerá una ricevuta , senza la quale sará difficile farci rimborsare dal venditore o dalle poste.

    Ma potremmo pagare l’IVA ancora una volta in piú, visto che in teoria non dovremmo pagare quella del paese di origine ma solo quella di destinazione e non sempre questo avviene, ma soprattutto se l’acquisto ci viene spedito in due colli separati, e magari se n’è perso uno e ci viene rispedito o se banalmente ci é arrivato guasto e abbiamo chiesto una sostituzione, il rischio di dover pagare l’IVA al postino una seconda volta anche se non dovuta non è così raro, anche perché difficilmente uno vorrá perdere ore al telefono tra mail e call center o uffici postali per farsi rimborsare magari 10 euro di tasse non dovute.

    E proprio per questo che quando facciamo acquisti da fuori europa, dobbiamo mettere in conto queste scocciature e spese extra anche se formalmente non dovute, oltre a mettere in conto i lunghi tempi di consegna , specie se con spedizioni economiche e soprattutto la gestione della garanzia, dato che rispedire a nostre spese un prodotto guasto puó costarci molto di piú del valore della merce.

    Ma a volte la scelta è obbligata o quasi dal fatto che il prodotto si trova solo all’estero o che costa sostanzialmente meno che dalle nostre parti anche considerando un 30% in media di spese extra per lo sdoganamento.

    Sui tempi di consegna poi dipende dalla logistica utilizzata, i grandi store cinesi ormai riescono a spedire dalla Cina anche in una settimana senza ricarichi sul prezzo e senza dover pagare sostanziosi extra per la consegna rapida via corriere, mentre magari rischiate di attendere uno o due mesi per un pacchetto in arrivo dall’Inghilterra che invece è lì dietro l’angolo.

    Attenzione infatti agli acquisti dal Regno Unito, nonostante geograficamente si trovi in Europa dopo la Brexit gli acquisti sono soggetti al pagamento di IVA e dazi alla pari di acquisti fatti in Cina , Giappone o Stati Uniti, con l’aggravante di un servizio postale tra i meno efficienti, cosa che potrebbe rendere poco conveniente un acquisto che sulla carta sembra un affare.

    Insomma alla fine spesso è meglio rivolgersi a venditori europei, facendo attenzione ai costi di spedizione e che il prodotto sia effettivamente in Europa e che il venditore non stia facendo dropshipping dalla Cina, cosa che ci porterebbe alle stesse problematiche di un acquisto extra comunitario. 

    Voi acquistate spesso da fuori Europa? Vi sono capitate disavventure con la dogana? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti