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  • L’ optional da evitare: la vernice extra serie dell’auto

    L’ optional da evitare: la vernice extra serie dell’auto

    Uno degli optional piú antipatici quando si ordina un’automobile nuova é il costo per la vernice extra serie. 

    Un tempo la scusa per questo addebito extra era che la vernice metallizzata fosse piú costosa da produrre, ma ormai la discriminante non é piú la tipologia di vernice visto che i costi di produzione  sono praticamente identici, tanto che generalmente  il prezzo lo fa la richiesta del colore e non la tipologia della vernice. 

    Infatti soprattutto negli allestimenti piú economici le case tengono senza sovrapprezzo solo un colore della carrozzeria, spesso quello meno riuscito, costringendoci a pagare un extra per vestire la nuova auto con un colore piú accattivante, e se quello meno riuscito è un metallizzato potrebbe essere lui quello offerto gratis, mentre magari dovremmo sborsare alcune centinaia di  euro anche per un banale bianco pastello.

    mercedes benz parked in a row

    Poi a seconda dei casi ci sono dei colori che richiedono un piccolo sovrapprezzo e certi altri piú accattivanti dove il sovrapprezzo diventa molto pesante. Certe case poi variano il colore gratuito in base agli allestimenti, e magari ci consentano scelta libera del colore della vettura solo sugli allestimenti piú costosi.

    Ovviamente se poi vogliamo tinte bicolore, colori a contrasto magari del tetto o del cofano in modo da rendere piú carina la nostra auto dovremmo ulteriormente aprire il portafoglio.

    E a volte la verniciatura extra può costare anche alcune migliaia di euro, al punto che potrebbe convenire farla wrappare o riverniciare appena ritirata dal concessionario piuttosto che spendere sull’optional della vernice.

    person wrapping car hood with paper

    E la cosa è ancora piú evidente quando le case riservano certi colori agli allestimenti top e se proprio ci siamo innamorati di quel colore dovremmo pagare l’auto magari il doppio di quella base tra allestimento piú costoso e optional della vernice, e davvero potrebbe costarci meno farla riverniciare.

    E ancora sulla disponibilitá della vernice dei modelli base giocano le case, perché il colore base potrebbe richiedere a loro dire molto piú tempo per la consegna o non essercene disponibili in quel periodo, e giocando sulla fretta di ricevere il nuovo bolide potremmo finire per cedere alle lusinghe del colore a pagamento nonostante ci andasse bene anche il colore gratuito.

    photography of blue wagon audi

    Insomma il colore delle auto è un classico esempio di come le case riescano a farci spendere di piú per un qualcosa che a loro non ha costi, poi sta a noi decidere,  anche se a volte il colore base veste così male che siamo  praticamente costretti ad assecondare le richieste della casa.

    Voi avete ceduto alle lusinghe dei colori o vi siete accontentati della tinta di serie? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti.

  • Le limitazioni per i neopatentati

    Le limitazioni per i neopatentati

    Conseguire la patente diventa un passo importante per noi o per i nostri figli, ma quando si è freschi di conseguimento si deve sottostare per i primi tempi ad alcune limitazioni che possono essere importanti per il nostro portafoglio. E la prima che salta all’occhio è la limitazione sulle auto che si possono guidare da soli nel primo anno di conseguimento della patente. 

    Infatti esistono delle limitazioni tra il peso e la potenza dell’auto che limitano la scelta della prima auto, cosa che magari impedisce di utilizzare una macchina giá presente in famiglia. Nel primo anno di patente non si possono guidare auto che superano la potenza di 55 kW per tonnellata, che salgono a 65 in caso di veicoli elettrici o ibridi plugin, oltre ad una limitazione a 70 kW massimi per i veicoli di tipo M1 (i van per trasporto persone) : in pratica rientra la classica utilitaria ma non una vettura sportiva ma neanche un’auto una medio grande con una discreta cavalleria, quindi probabilmente si puó guidare la macchina della mamma ma non il suv del papá, a meno che non si è accompagnati da un guidatore esperto con patente da almeno 10 anni e etá inferiore ai 65, per fare pratica.

    Per conoscere se l’auto è idonea per i neopatentati si puó controllare il libretto dell’auto (calcolando la potenza in kW diviso la tara +75 kg espressa in tonnellate), far riferimento a delle liste presenti su internet o facendo una ricerca inserendo la targa dell’auto interessata sul portale dell’automobilista.

    E le limitazioni non finiscono qui, un neopatentato essendo piú rischioso per le assicurazioni pagherà un premio assicurativo maggiorato anche ereditando la classe assicurativa dai genitori con la legge Bersani.

    E per i primi tre anni ha delle limitazioni per le velocitá massime su autostrade e strade extraurbane, rispettivamente a 100 e 90 km/h, oltre al raddoppio dei punti patente in caso di infrazioni rispetto ad un patentato normale e un tasso alcolemico consentito pari a 0.

    Quindi occorrerá essere particolarmente diligenti alla guida anche perché col raddoppio della decurtazione potrebbero facilmente perdersi tutti i punti della patente costringendo a dover rifare l’esame della patente con ulteriori spese.

    Insomma fare degli errori quando si é freschi di patente , da fare un incidente per imperizia a prendere una multa, può diventare parecchio costoso quindi va fatta particolare attenzione, anche perché il codice della strada tende a stangare maggiormente i patentati di primo pelo.

    Voi ne eravate al corrente? Avete in casa un neopatentato o magari voi stessi siete freschi di patente? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti

  • E’ arrivata la fine della condivisione di Netflix

    E’ arrivata la fine della condivisione di Netflix

    Una soluzione molto diffusa tra gli utenti Netflix è stata la condivisione delle password con amici o parenti per divedere la spesa e consentirci di godere di uno dei piú amati servizi di streaming ad un costo contenuto.

    Questa modalità che a differenza di altri servizi concorrenti é sempre stata tollerata da Netflix e permetteva di far conoscere il servizio a tanti utenti, evitare la pirateria e soprattutto manteneva attivi degli utenti che sfruttando poco il servizio non avevano interesse ad abbonarsi a prezzo pieno.

    man and woman sitting on a couch in front of a television

    Purtroppo le avvisaglie che le cose sarebbero cambiate circolavano da tempo, con l’aumento del prezzo dei piani che permettevano la condivisione e con il lancio della versione con pubblicitá che permetteva di avere un account non condiviso a poco piú di quanto costava dividere la spesa di un abbonamento premium.

    Ma ora anche in Italia , dopo essere approdata in altri paesi, arriva la mannaia, infatti viene ora lanciato anche da noi il concetto di utente extra a pagamento: chi usufruisce del servizio fuori dall’abitazione del titolare dell’abbonamento deve pagare 5 euro in piú per ogni utente, e sono possibili solo 2 utenti extra sul piano premium, e uno solo sul piano standard.

    Television screen with Netflix logo

    Questo significa che condividere l’abbonamento non sará tecnicamente impossibile ma diventa molto meno conveniente, dato che il piano più costoso potrá ora essere condiviso con massimo 3 utenti anziché 4 , e aggiungendo il costo del nuovo balzello significa che condividere il premium costerá piú non solo del piano con la pubblicità, ma anche del piano base: in pratica ha senso solo se tutti gli utenti hanno necessitá di usare il 4k.

    Se si va a condividere il piano standard , che permette solo 2 condivisioni e non ha il 4k, balzello incluso si spenderebbe a testa piú del pacchetto base e la differenza sarebbe avere il full hd anziché l’HD standard, ma va considerato che potrebbe convenire addirittura il piano con la pubblicitá che costa ancora meno e ha già il full hd incluso , anche se perde la possibilitá di scaricare i contenuti sul dispositivo, oltre a rinunciare a qualche contenuto esclusivo delle versioni senza pubblicitá.

    app entertainment ipad mockup

    Insomma la convenienza di condividere l’abbonamento diventa molto scarsa, a meno di non voler sfruttare la migliore risoluzione degli abbonamenti piu costosi, ma questo significa anche che un utente che usava il servizio raramente difficilmente vorrá pagare un abbonamento a prezzo pieno sapendo di non usarlo, quindi se chi lo usa assiduamente passerá probabilmente ad un piano piú economico, magari quello con la pubblicitá, molti chiuderanno l’account, eventualmente riattivandolo sporadicamente solo quando dovesse uscire qualcosa di imperdibile, cosa che ha portato Netflix a perdere un numero considerevole di abbonati nei paesi dove ha giá introdotto questa politica.

    Tralaltro queste nuove regole disturberanno anche chi ha una seconda casa, perché potrebbero rilevare la casa al mare come nuovo nucleo domestico e richiedere il pagamento della tariffa extra, anche se fintanto che si usa netflix da un device mobile e non attaccato ad una tv per il momento non dovrebbe essere richiesto il balzello.

    netflix on an imac

    Alla fine della fiera per molti significherà rassegnarsi a pagare di piú, ad altri ad abbandonare Netflix per approdare ad un servizio concorrente o per ritornare magari alla pirateria che grazie ai bassi costi della condivisione era passata di moda.

    Voi siete abbonati a Netflix? Vi é arrivata la mail dove vi comunicano la nuova politica? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti!

  • Non tenere fermi i soldi nel conto

    Non tenere fermi i soldi nel conto

    Con l’inflazione alle stelle nasce un effetto collaterale per i nostri risparmi fermi in banca: perdono di valore in maniera importante.

    Infatti fintanto che inflazione e tassi di interesse erano bassi tenere i soldi fermi poteva avere un senso per proteggersi da investimenti sbagliati visto che le obbligazioni avevano raggiunto tassi negativi, ma ora che i prezzi aumentano quello che possiamo acquistare con i nostri soldi sul conto sará meno di quello che potevamo acquistare 6 mesi fá e fra 6 mesi potremo acquistare ancora meno merce, quindi se vogliamo fare in modo di non perdere il nostro potere d’acquisto dovremmo fare in modo che i nostri ipotetici 1000 euro diventino magari 1100 per poter comprare la stessa quantitá di beni di quando li abbiamo versati nel conto.

    Per fare questo dobbiamo investirli in qualche modo, e coi tassi che salgono ritorna conveniente pensare a delle obbligazioni che permettono di investire avendo una certa sicurezza, soprattutto in un periodo dove l’economia tenderá a ristagnare per via di inflazione, guerre e fratture geopolitiche che potrebbero rendere pericolosi certi investimenti sull’azionario se non fatti con i giusti criteri. 

    Ma esistono anche altre opzioni per investire i propri denari che potrete valutare con il vostro consulente finanziario, l’importante é non tenerli fermi evitando peró dall’altro canto di fare scelte sbagliate per la fretta, visto che si tratta sempre di capitale di rischio che potreste perdere facendo un investimento non corretto.

    Anche se proprio in periodi di crisi sapendosi muovere bene, con un pó di pelo sullo stomaco si possono fare i maggiori profitti, magari assumendosi un pó piú di rischio del solito potreste comprare basso un titolo con potenziale che al momento si è deprezzato ma che magari nel giro di qualche anno ritornerá ai suoi valori massimi.

    Se coi tassi alti investire ha senso, diventa di contro poco conveniente indebitarsi motivo per cui contrarre un mutuo o un finanziamento è diventato particolarmente costoso , cosa che sta creando problemi a chi aveva contratto un mutuo a tasso variabile e che ora si vede le rate lievitare.

    Ma in quel caso rinegoziare il mutuo potrebbe rivelarsi una fregatura soprattutto se ci mancano pochi anni per estinguerlo, visto che sui piani di ammortamento gli interessi sono i primi ad essere pagati fare una surroga potrebbe significare riniziare a pagare tanti interessi in un momento dove i tassi sono alle stelle, quindi potrebbe avere piú senso stringere i denti sperando in tempi migliori.

    Chi invece aveva un mutuo a tasso fisso dorme relativamente tranquillo perché non è interessato dal problema, anzi potrebbe recuperare una fetta di potere d’acquisto persa con l’inflazione grazie al tasso di interesse piú basso di quello attuale di mercato, con l’unico rischio di poter perdere il proprio introito a causa della crisi.

    Insomma in periodi di magra come questi bisogna fare molta piú attenzione del solito e trovare delle strategie per difendere il proprio potere d’acquisto, non potendo piú permetterci il lusso di stare fermi.

    Voi cosa ne pensate? Come avete pensato di investire i vostri soldi? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti,

  • Le spese impreviste degli acquisti dall’estero

    Le spese impreviste degli acquisti dall’estero

    Quando acquistiamo un prodotto dall’estero bisogna sempre stare attenti ad un fattore che puó riservare sgradite sorprese, i costi doganali. Infatti quando si acquista fuori dalla comunitá europea, indipendentemente dal valore della merce vá pagata l’IVA ed eventuali dazi, anche se si tratta di un regalo o di un invio non commerciale. 

    Fino a qualche tempo fa esisteva una franchigia per prodotti di scarso valore che é stata eliminata, per la quale quando acquistavamo il prodottino da pochi euro da fuori europa magari aspettavamo qualche mese per la consegna ma nulla era dovuto al postino che ci recapitava la merce.

    Ora come detto non c’è scampo e quindi qualunque sia il valore della merce l’IVA va pagata, con la differenza che per articoli di valore inferiore ai 150 euro puó essere riscossa in anticipo dal mittente, in modo che non saremo costretti a pagare la tassa al postino, accelerando i tempi di consegna in quanto pagandola a monte si saltano i controlli doganali e si risparmiano i costi amministrativi per la gestione degli oneri doganali richiesti dalle poste o dal corriere che ci recapita il pacco, che possono variare dai 2 ai 15 euro.

    Il problema è che si rischia di pagare l’IVA due volte o anche piú, in quanto il sito estero dove acquistiamo e al quale anticipiamo l’IVA spesso fá da tramite con un venditore terzo che si occupa di spedire la merce e se questo non compila correttamente la documentazione, una volta che il pacco arriva in Italia verrá comunque sdoganato e quindi dovremmo pagare per una seconda volta IVA e diritti doganali al postino, e quindi oltre a trovarci la sorpesa alla consegna della merce dovremo anche romperci le scatole per cercare di farci restituire l’IVA pagata due volte, cosa non semplice perché il postino probabilmente non ci rilascerá una ricevuta , senza la quale sará difficile farci rimborsare dal venditore o dalle poste.

    Ma potremmo pagare l’IVA ancora una volta in piú, visto che in teoria non dovremmo pagare quella del paese di origine ma solo quella di destinazione e non sempre questo avviene, ma soprattutto se l’acquisto ci viene spedito in due colli separati, e magari se n’è perso uno e ci viene rispedito o se banalmente ci é arrivato guasto e abbiamo chiesto una sostituzione, il rischio di dover pagare l’IVA al postino una seconda volta anche se non dovuta non è così raro, anche perché difficilmente uno vorrá perdere ore al telefono tra mail e call center o uffici postali per farsi rimborsare magari 10 euro di tasse non dovute.

    E proprio per questo che quando facciamo acquisti da fuori europa, dobbiamo mettere in conto queste scocciature e spese extra anche se formalmente non dovute, oltre a mettere in conto i lunghi tempi di consegna , specie se con spedizioni economiche e soprattutto la gestione della garanzia, dato che rispedire a nostre spese un prodotto guasto puó costarci molto di piú del valore della merce.

    Ma a volte la scelta è obbligata o quasi dal fatto che il prodotto si trova solo all’estero o che costa sostanzialmente meno che dalle nostre parti anche considerando un 30% in media di spese extra per lo sdoganamento.

    Sui tempi di consegna poi dipende dalla logistica utilizzata, i grandi store cinesi ormai riescono a spedire dalla Cina anche in una settimana senza ricarichi sul prezzo e senza dover pagare sostanziosi extra per la consegna rapida via corriere, mentre magari rischiate di attendere uno o due mesi per un pacchetto in arrivo dall’Inghilterra che invece è lì dietro l’angolo.

    Attenzione infatti agli acquisti dal Regno Unito, nonostante geograficamente si trovi in Europa dopo la Brexit gli acquisti sono soggetti al pagamento di IVA e dazi alla pari di acquisti fatti in Cina , Giappone o Stati Uniti, con l’aggravante di un servizio postale tra i meno efficienti, cosa che potrebbe rendere poco conveniente un acquisto che sulla carta sembra un affare.

    Insomma alla fine spesso è meglio rivolgersi a venditori europei, facendo attenzione ai costi di spedizione e che il prodotto sia effettivamente in Europa e che il venditore non stia facendo dropshipping dalla Cina, cosa che ci porterebbe alle stesse problematiche di un acquisto extra comunitario. 

    Voi acquistate spesso da fuori Europa? Vi sono capitate disavventure con la dogana? Avete qualche dubbio, curiositá o qualcosa da aggiungere? Scrivetelo nei commenti

  • Risparmiare col misuratore elettrico

    Risparmiare col misuratore elettrico

    Con le bollette dell’elettricitá alle stelle da tempo è sempre piú importante conoscere i consumi dei nostri apparecchi di modo da poterli utilizzare in modo consapevole e solo per lo stretto tempo necessario per evitare costosi sprechi.

    Infatti tenere acceso un apparecchio puó costarci davvero caro, quindi è essenziale sapere se un certo apparecchio è energivoro e in tal caso farci un’idea di quanto ci costa tenerlo acceso.

    Infatti ci sono apparecchi in casa che consumano molto poco e che dimenticare accesi non sará un salasso e altri invece dove anche un’ora in piú di utilizzo potrebbe farsi sentire sui bilanci familiari.

    Ovviamente un ventilatore o una lampadina a led consumano un’inezia se li confrontiamo con una stufa, un forno elettrico, un asciugacapelli, un ferro da stiro o uno scaldabagno.

    Ma come facciamo a sapere quale é il consumo di un determinato apparecchio? Sicuramente ci viene in aiuto l’etichetta dell’apparecchio, dove è riportato il consumo in WATT dell’apparecchio stesso, ma in realtá quel numero non dice tutta la veritá perché molti apparecchi energivori non lavorano costantemente alla massima potenza e quindi il nostro apparecchio da 1000 Watt, magari a riposo ne consuma 50, quando é in una condizione intermedia 400 per raggiungere il massimo solo nelle condizioni piú sfavorevoli. Altri apparecchi per loro natura invece consumano sempre il valore massimo indicato in etichetta.

    Come facciamo quindi a stimare il loro consumo? Beh ci puó venire in aiuto l’esperienza, il sapere che l’apparecchio fa scattare il contatore quando si accendono contemporaneamente due apparecchi energivori, ma anche la funzione di consumo istantaneo dei nostri contatori elettronici , che si ottiene premendo piú volte il pulsante accanto al display, che seppur non precisissima ci da comunque un’indicazione di massima.

    Il problema é che il contatore ci da il consumo istantaneo di tutti gli apparecchi connessi non quello  di un singolo apparecchio, come fare per sapere quanto la stufa o il televisore sta consumando in questo momento, e magari quanto ci costa tenerlo acceso per un’ora o per tutta la serata?

    Beh ci possono venire in aiuto dei misuratori che si mettono sulle prese della corrente e monitorano il consumo, e che ci indicano sia il consumo istantaneo, che quello totale da quando li abbiamo collegati, e se abbiamo impostato il costo dell’energia aggiornato anche la spesa di energia prevista.

    Questi contatori si trovano ormai sia in rete che nei negozi a poche decine di euro e possono essere particolarmente utili per monitorare i consumi, farci conoscere gli apparecchi collegati ed evitare che possa saltare la corrente per sovraccarico quando abbiamo attaccato troppi apparecchi tutti insieme.

    Anche se non li colleghiamo sempre e a tutte le prese far girare a turno uno o più di questi misuratori negli apparecchi della casa ci puó dare un idea di come e quali apparecchi creano i maggiori consumi, per farci capire quali possiamo utilizzare di meno per risparmiare sulle bollette, dato che un solo apparecchio energivoro potrebbe consumare quanto altri 20 a basso consumo che usiamo regolarmente in casa.

    E una volta stabilito quali sono gli apparecchi succhia bolletta, e capito quanto ci costa tenerli accesi, magari cercarli di utilizzare con piú parsimonia, evitando di utilizzarli nelle ore di punta se abbiamo una tariffa bioraria e cercando di fare attenzione a spegnerli quando non strettamente necessari.

    Già così , con un po’ di attenzione le bollette elettriche potrebbero scendere di svariate decine, se non centinaia di euro, quindi i circa 20 euro del contatore si ripagano in fretta, anche in un paio d’ore di controlli.

    Come abbiamo visto basta poco per cercare di risparmiare sulla bolletta, e magari se ci aggiungiamo uno studio delle tariffe in vista di un possibile cambio di fornitore possiamo tagliare pesantemente questa antipatica voce del bilancio familiare.

    Voi li conoscevate? Ne avete uno in casa e lo utilizzate regolarmente? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • Anche le poste ora vendono gas e luce

    Anche le poste ora vendono gas e luce

    Negli uffici postali da tempo non si va solo per spedire o ricevere corrispondenza o per pagare i bollettini ma anche per una lunga schiera di prodotti e servizi che sfruttano la capillarità degli uffici postali per essere piazzati. 

    Infatti ormai le poste vendono di tutto,  dai prodotti finanziari a quelli assicurativi, carte prepagate, sistemi di identità digitale, telefonia mobile, abbonamenti internet e chi più ne ha più ne metta.

    In passato hanno addirittura provato a trasformarsi in una sorta di bazar con articoli di cartoleria ed elettronica, anche se è un servizio che è andato a scomparire nel tempo.

    il problema è che a volte ciò che offrono non è sempre quello che ci conviene ma la comodità o l‘inesperienza dell’utente porta a sottoscrivere dei contratti che potrebbero non essere la migliore opzione per le proprie esigenze, altre volte l’offerta anche se é non la migliore in assoluto è comunque competitiva.

    E ora ad aggiungere carne al fuoco è anche la novitá che le poste entrano nel mercato della fornitura di gas e energia elettrica, con una mossa furba che sfrutta le difficoltá degli operatori concorrenti rimasti bloccati dalle iniziative del governo e che hanno in pratica fatto scomparire le offerte a prezzo fisso, potendo lanciare come nuovo operatore delle offerte sia a prezzo bloccato per 24 mesi che a canone fisso rinegoziabile dopo 12 mesi in base ai consumi pregressi.

    Anche se le tariffe non sono le piú basse in assoluto la certezza di non sforare i budget familiari dati i continui aumenti di gas e luce dovuto alla situazione internazionale faranno gola a tanti e comunque avere un operatore in piú con le spalle larghe non puó che fare gioco ai consumatori costringendo la concorrenza , nei limiti del possibile, a reagire.

    C’è da segnalare che l’offerta al momento è destinata solo a chi cambia operatore, quindi non è possibile attivare contratti ex novo o subentrare sul contatore di un precedente inquilino, ma solo cambiare operatore su un contratto di fornitura preesistente.

    Insomma una possibilitá in piú per cercare di tenere a freno il costo delle utenze, voi fidate di un operatore postale che vende anche energia? Avete pensato di sottoscrivere il servizio o resterete con il vostro operatore abituale? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • Le auto elettriche stanno passando di moda?

    Le auto elettriche stanno passando di moda?

    Pare che crisi, guerre e scarsitá di fonti energetiche stiano cambiando le carte in tavola ai talebani dell’ambientalismo che volevano il passaggio di tutte le automobili alla trazione elettrica entro il 2035.

    Infatti come stanno facendo notare le case automobilistiche, non sará possibile rispettare quelle date perché mancano le infrastrutture per poter ricaricare una quantitá enorme di automobili contemporaneamente, e non si tratta solo di costruire colonnine di ricarica ma di potenziare le reti di distribuzione e di produzione dell’energia.

    Per quella data si potrá verosimilmente avere la mobilitá elettrica solo mantenendo le attuali automobili termiche ed ibride, riservando alle elettriche solo una parte del parco circolante.

    Inoltre fare investimenti per produrre batterie, colonnine e le stesse automobili elettriche diventa piú costoso per via dell’inflazione ai massimi livelli , tanto che che diverse startup per la produzione di batterie o di auto elettriche hanno chiuso prima di arrivare sul mercato poiché è diventato particolarmente costoso e rischioso reperire i fondi per finanziarsi.

    Inoltre sanzionando il paese maggiore produttore di gas , diventá piú difficile e costoso produrre energia, quindi viene a mancare la materia prima che verrá quindi riservata a scopi piú importanti che per far muovere le macchine, dato che possono farlo con i derivati del petrolio. 

    Questo sta portando al paradosso che alcuni stati che fino a qualche mese fa elargivano contributi per acquistare le auto elettriche le stiano vietando a causa della scarsitá di energia elettrica disponibile.

    E questo é un brutto segnale per quelle case automobilistiche che hanno fatto all-in sull’elettrico: rischiano la sopravvivenza, tanto che sono giá stati annunciati importanti licenziamenti e qualche casa che prometteva l’elettrificazione dell’intera gamma addirittura in anticipo di anni inizia non solo a fare marcia indietro, ma proprio ad estendere la produzione delle auto termiche.

    E qualche grosso nome che ha ridimensionato gli impianti di produzione dei motori termici o addirittura venduto la propria divisione motori rischia seriamente di scomparire o quanto meno di ridimensionarsi fortemente.

    D’altronde le auto elettriche costano di piú, sono piú scomode nell’utilizzo e se poi perdono il vantaggio dei costi del carburante non le vorranno più non solo gli automobilisti ma neanche gli ambientalisti più incalliti.

    Voi cosa ne pensate? Acquisterete una macchina elettrica o vi terrete la vostra macchina con motore termico? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • Come riscaldarsi spendendo di meno

    Come riscaldarsi spendendo di meno

    Come sapete tra pandemie, guerre e inflazione il costo dell’energia è aumentato vertiginosamente, quindi diventa essenziale  volenti o nolenti ridurre i consumi.

    Non voglio dilungarmi sulle cause del problema che sono piú politiche che reali, ma sugli effetti che dobbiamo subire quando arrivano le bollette. 

    Infatti riscaldare o raffrescare la nostra casa , indipendentemente da come lo facciamo, consuma energia ed essendo questa alle stelle tenere acceso l’impianto ci costerá di piú e considerando che l’esigenza di riscaldarci non muta all’aumentare dei prezzi quello che possiamo fare è cercare di limitare i consumi: da una parte contenendo gli sprechi, ad esempio evitando di tenere accese stufe e condizionatori quando non siamo presenti nella stanza ed evitando di aprire le finestre quando sono in funzione , se possibile efficientando gli impianti per consumare meno, magari cambiando tecnologia o riducendo le dispersioni e dall’altro cercare di ridurre orari di esercizio e temperature, per risparmiare energia pure a scapito del nostro comfort.

    Quest’ultima soluzione forse é la piú rapida, economica e anche quella piú facile da attuare: abbassare il termostato e/o tenere acceso per meno tempo l’impianto di riscaldamento a costo di indossare in casa una maglia piú pesante o usare una coperta in piú sicuramente riduce i consumi, ma non risolve completamente il problema.

    Altra soluzione é quella di intervenire sugli impianti: cambiare una vecchia caldaia o una stufa a pellet con un sistema piú efficiente consente risparmi considerevoli, soprattutto se si fá una scelta oculata dell’impianto, anche perché si puó scegliere un combustibile piú economico e dalla maggiore resa. L’esempio piú classico é la pompa di calore , di cui vi parlavo in precedenza, che consente efficienze importanti e che se coadiuvato da pannelli fotovoltaici e sistemi di accumulo permette anche di scaldare o raffrescare la casa a costo zero. 

    Il problema é che diventa un investimento importante che ha senso in presenza di incentivi o in fase di ristrutturazione dell’abitazione, un pó meno se lo scopo é solo quello di ridurre le bollette, anche perché si spera che nel futuro i prezzi dell’energia possano tornare a prezzi piú umani di quelli attuali in un tempo piú breve di quello necessario per riuscire ad ammortizzare i costi di un nuovo impianto. 

    Anche se c’e’ da dire che comunque difficilmente l’energia tornerá ai prezzi a cui eravamo abituati prima della crisi , ragione per il quale se comunque avevamo un impianto vecchio o particolarmente energivoro comunque potrebbe comunque valere la pena farsi qualche calcolo o preventivo per la sostituzione, mentre in presenza di impianti piú moderni dove la differenza di consumi sarebbe meno importante potrebbe non valerne la pena. 

    Altra soluzione sulla carta sarebbe quella di cambiare gestore energetico, ma purtroppo le condizioni dei nuovi contratti sono sicuramente peggiori di quelli sottoscritti in epoca pre crisi, quindi i margini di manovra saranno limitati, fate comunque dei preventivi ma fate molto bene i vostri conti magari affidandovi a qualche consulente indipendente e non al primo venditore che vi propone un contratto.

    Insomma ci dovremo rassegnare almeno per un certo periodo a pagare bollette particolarmente pesanti, quindi ogni contromisura che possiamo attuare merita quantomeno di essere vagliata. Voi avete altre idee o suggerimenti? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti.

  • Le politche di Amazon stanno cambiando?

    Le politche di Amazon stanno cambiando?

    Chi di voi acquista spesso su Amazon forse lo avrá notato, alcune politiche di Amazon, azienda che si è sempre distinta per una maniacale attenzione al cliente con un servizio clienti che dava sempre soddisfazione alla propria clientela, sta iniziando lentamente a cambiare registro.

    E non parlo del recente aumento del costo del prime che abbiamo trattato in precedenza, passato da 36 a 49.90 € annui, che se vogliamo è solo un piccolo tassello del puzzle: anche i servizi di consegna si stanno semplificando togliendo o limitando alcune soluzioni molto comode: ad esempio il servizio di consegna presso i punti di ritiro spesso non é disponibile nei punti a noi piú comodi costringendo a sceglierne uno piú lontano o a doverci rinunciare, cosa che magari non è un problema se abbiamo qualcuno che possa ricevere il nostro pacco, meno se quando siamo a lavoro non c’è nessuno in casa.

    Altro tassello sono i resi gratuiti, altro cavallo di battaglia dell’e-commerce americano: sebbene i famosi 30 giorni di ripensamento che ci consentono di provare un prodotto e magari di cambiare idea senza dover fornire spiegazioni continuano ad esserci, non sono piú applicati sull’intero catalogo , pertanto bisogna fare attenzione sulla pagina del prodotto dove è specificato se ne abbiamo diritto, ma soprattutto, fuori dalle tempistiche del diritto di recesso previsto per legge, vi verranno addebitati dei costi di reso, in particolare se si sceglie il ritiro a domicilio, che in precedenza non erano applicati.
    A dire il vero al momento generalmente é ancora possibile il reso gratuito ma soltanto con una specifica modalitá tra quelle disponibili che per noi puó essere quella piú scomoda, altrimenti dobbiamo pagare 5,75 euro per il ritiro a domicilio standard, 4€ per il punto di ritiro o addirittura 50 euro per oggetti voluminosi, cosa che potrebbe farci desistere dal richiedere il reso.

    Tendenzialmente la soluzione gratuita è il ritiro presso un locker, cosa che può rivelarsi scomoda specie se non ce ne sono tanti dalle nostre parti. Va anche tenuto conto che se l’oggetto non é venduto direttamente da Amazon Italia, ma da un venditore terzo o da un Amazon estero i costi di reso ci verranno comunque addebitati a meno che non ci si avvalga del diritto di recesso previsto per legge nei primi 14 giorni dall’ordine.

    E ancora il servizio clienti di Amazon non risponde più per determinati articoli venduti da marketplace, se giá alcuni non erano spediti dalla logistica di  Amazon ma dal venditore terzo con l’impossibilitá di cumulare la spedizione e risparmiare sulle spese di consegna, alcuni articoli, tipicamente alcuni di quelli venduti da venditori asiatici delegano il servizio clienti direttamente al venditore, che applicherá le proprie regole, tendenzialmente meno accondiscendenti di quelle di Amazon: in pratica é come acquistare direttamente su store cinesi come Aliexpress senza i vantaggi , soprattutto in termini di tempi di consegna, dell’acquisto su Amazon, a quel punto tanto vale comprare direttamente da uno store cinese dove tendenzialmente i prezzi sono piú bassi.

    Va quindi fatta attenzione sulla scheda prodotto al box dove viene indicato chi é il venditore (Amazon o un venditore terzo), chi ha in carico la spedizione (la logistica di Amazon o lo stesso venditore) e chi ha in carico il servizio clienti (Amazon o il venditore stesso), cosa che potrebbe suggerisci di evitare l’acquisto e di orientarci su un prodotto simile che per pochi spiccioli in piú magari è spedito e garantito direttamente da Amazon con tutte le sicurezze del caso, senza dover rischiare che in caso sorgessero dei  problemi non ci vengano risolti.

    Insomma , questo non significa che bisogna scappare da Amazon, ma solo di fare un pó piú attenzione e non dare sempre per scontato che acquistare dal celebre portale sia l’opzione migliore, anche perché possono esserci valide alternative che hanno lo stesso prodotto a prezzi inferiori, specie per determinate tipologie di prodotti.

    Voi ne eravate al corrente? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!