Autore: admin

  • La shrinkflation : come ci nascondono gli aumenti

    La shrinkflation : come ci nascondono gli aumenti

    Sappiamo che ormai per una concausa di fattori tutto sta aumentando in maniera ben piu’ considerevole di quanto accadeva in passato e fare la spesa incide sempre di piu’ nei bilanci familiari.

    Dato che aumentano i costi delle materie prime , dei trasporti e della produzione , questo non permette alle aziende di tenere invariati i loro listini, dovendo giocoforza rivederli al rialzo, anche se qualcuno lo fa in maniera quantomeno discutibile.

    photo of woman pushing cart

    Ovviamente se i prezzi aumentano si e’ portati a lasciare sullo scaffale quel determinato prodotto che e’ aumentato di prezzo, specie se dopotutto non era così essenziale: se il pacchetto di patatine o il cioccolato aumenta di prezzo , diciamo da 1 euro a 1,10 euro , magari a malincuore potremmo decide di farne a meno.

    Ma se continuasse a costare 1 euro probabilmente lo continueremo ad acquistare, anche se la quantita’ di prodotto fosse minore del solito, ed e’ qui che nasce il trucco.

    Infatti se la nostra solita tavoletta di cioccolato anziché pesare 100g pesasse 90g, probabilmente non ce ne accorgeremo nemmeno, soprattutto se la confezione rimane la stessa a cui siamo abituati e quindi convinti inconsciamente che non sia aumentata continueremo ad acquistarla, ma in questo modo e’ come se quella stessa tavoletta la avessimo grossomodo pagata 1,10 euro.

    Quello che e’ cambiato e’ il prezzo al chilo anziché 10 euro al chilo, e’ diventata 11,11 euro al chilo. Il gioco funziona intervenendo sulle confezioni: se la grandezza dell’involucro e’ la stessa ma la quantità diminuisce ci troviamo ad aver pagato un prezzo più alto.

    Un  metodo simile e’ anziché diminuire la grammatura , ad esempio delle confezioni di caffè da 250 grammi improvvisamente dimagrite a 225, o bottiglie da un litro diventate da 900 ml, e’ quella di variare  la quantità dei prodotti contenuti nella confezione: una confezione di merendine che abitualmente ne conteneva 6, potrebbe contenerne 5 mantenendo lo stesso prezzo, oppure cambiare la confezione di vendita a 8 pezzi aumentando il prezzo della confezione ma anche il prezzo al kg disorientando il consumatore che giustifica l’aumento di prezzo per il numero maggiore di pezzi non accorgendosi di avere pagato di piu’ al kg.

    Poi certe volte alcuni produttori giocano al limite della truffa coprendo con scritte etichette il livello per non far percepire che a parità di confezione il prodotto e’ di meno, o ancora cambiano la forma della bottiglia con una della stessa altezza ma più stretta.

    Non si tratta ovviamente di una truffa , perché il peso o la quantità deve essere indicata per legge sulla confezione, ma di una pratica poco trasparente. Per accorgercene dovremmo porre piu’ attenzione al prezzo al chilo , che comunque i supermercati sono tenuti ad indicare, e meno al prezzo della confezione sopratutto se dobbiamo confrontare due prodotti simili cercando di risparmiare.

    E’ un giochino psicologico del marketing, che sfrutta la nostra pigrizia e le nostre abitudini, che richiede un po più di attenzione del solito per potercene accorgere, che ricorda quando prendendo un biglietto aereo low cost facciamo lo slalom tra le opzioni inserite a tradimento, o quando attiviamo un periodo di prova gratuito ad un servizio online con rinnovo automatico: se ci sappiamo muovere e stiamo attenti non ci frega ma appena abbassiamo la guardia rimaniamo fregati.

    Voi conoscevate questo trucco, ve ne siete accorti facendo la spesa al supermercato? Avete dei dubbi, bisogno di consigli o avete suggerimenti da dare? Scrivetemelo nei commenti,

  • Telepass : una notizia buona e una cattiva

    Telepass : una notizia buona e una cattiva

    Oggi parliamo del telepass, quel dispositivo che consente di pagare i pedaggi autostradali in automatico solo transitando in un apposita corsia senza dover fare la coda al casello per pagare, in quanto la cifra viene prelevata direttamente dal conto in banca associato al dispositivo.

    E’ quella scatoletta da fissare dietro il parabrezza che fa alzare la sbarra del casello addebitandoci quanto dovuto e che funziona anche nei parcheggi convenzionati col servizio, ad esempio negli aeroporti, ma anche per pagare i traghetti dello stretto di Messina o il ticket dell’area C di Milano.

    Un servizio sicuramente comodo e che fa risparmiare del tempo, ma non certo gratuito : nonostante in un mondo ideale dovrebbe esserlo in quanto fa risparmiare costi e fornisce dati importanti ai gestori autostradali, purtroppo l’utente paga per avere questa comodità.

    E la notizia spiacevole e’ che i prezzi del canone del telepass aumenteranno dal 1 luglio 2022, quindi come comunicato a tutti gli utenti, a meno di non rescindere dal contratto entro il 30 giugno ci si dovra’ sorbire gli aumenti, che a seconda dei casi possono arrivare al 45%: il canone base passera’ da 1.26 euro al mese a 1,83, il twin con opzione premium da 2.10 a 2,38 euro al mese e così via.

    Fortunatamente ci sono altre possibilita’ che non sono il tornare a pagare con carta o contanti facendo la fila, e ne utilizzare la modalità pay per use, che similmente a quello che succede con il telepass europeo, oltre a un costo di attivazione si paga un canone solo nel mese di utilizzo, peccato che questo canone sia ben piu corposo di quello base, e basta un uso sporadico per rischiare di aver speso di piu rispetto al base.

    Mi riferisco invece al fatto che e’ finalmente nato un servizio concorrente a Telepass, chiamato UnipolMove che facendo concorrenza all’operatore storico e prevede , almeno al momento, dei costi più bassi: certo si tratta di un servizio giovane e che ha ancora qualche difetto di gioventù e che magari non offre quei servizi extra che telepass offre con un pagamento aggiuntivo, come il servizio di telepass europeo o l’accesso a servizi premium via app, ma e’ perfettamente utilizzabile nel territorio italiano con le stesse modalità e facendoci risparmiare qualcosa.

    E se consideriamo i nuovi listini di Telepass , la differenza con il nuovo arrivato si fanno considerevoli, perché se viene mantenuto il prezzo di 1 euro al mese, significa pagare quasi la metà rispetto al concorrente storico.

    Bisogna vedere quali saranno a regime le mosse del nuovo arrivato e se vorrà accaparrarsi la clientela facendo , soprattutto per i nuovi clienti, offerte al ribasso come accade nel campo della telefonia o se si adeguera’ agli aumenti del concorrente magari tenendosi leggermente più basso, ma il fatto che ci sia una concorrenza e’ una notizia ottima per il consumatore, e ancora di più se spiana la strada ad ulteriori concorrenti, che magari possano offrire il servizio completamente gratis magari in cambio di pubblicita’ , ai clienti di un determinato servizio legato al mondo dell’auto o del consenso all’uso dei nostri dati.

    Certo in un mondo ideale i costi del servizio dovrebbero sobbarcarseli i gestori autostradali, un po come accade con le commissioni bancarie delle carte quando paghiamo nei negozi, dove e’ chi riceve il denaro a pagare la commissione, ma fin tanto che il sistema funziona così quello che possiamo fare e’ sfruttare la concorrenza.

    Voi utilizzate il telepass? Sapevate di questi aumenti e del nuovo arrivato? Scrivetelo nei commenti.

  • Il NAS : accedere ai file di casa da tutta la rete

    Il NAS : accedere ai file di casa da tutta la rete

    Parliamo di NAS quella sorta di hard disk di rete utili per condividere dati, documenti ma anche elementi multimediali come foto, musica e video sia all’interno della nostra rete locale che a volte anche all’esterno consentendoci di accedere da remoto a dei file che abbiamo conservato a casa nostra.

    Si tratta infatti di apparecchi che contengono al loro interno uno o più hard disk e che si collegano tramite un cavo ethernet al nostro router internet e non alla classica porta USB. Questo gli permette di essere visti da tutti i dispositivi collegati al nostro router, come computer, tablet, smartphone, smart tv, dispositivi connessi a internet, etc. 

    A seconda dei modelli e delle impostazioni sarà anche possibile rendere visibili i nostri file anche all’esterno della nostra rete impostando delle apposite credenziali d’accesso per accedervi tramite internet.

    Questa modalita’ risulta comoda ad esempio per poter accedere dall’ufficio o in mobilita’ ai file che abbiamo in casa, anche se ci espone a qualche rischio se il nostro dispositivo non dovesse aggiornato o configurato a dovere poiche’ un malintenzionato potrebbe accedere abusivamente ai nostri file.

    Un’altro vantaggio e’ per la sicurezza dei nostri file: gli hard disk contenuti nei nas generalmente sono specifici per questo uso in quanto il nas dovra’ stare sempre acceso per poter condividere i file e quindi i dischi sono progettati per essere accesi per lungo tempo senza avere problemi, al contrario di un disco pensato per un computer che generalmente rimane acceso solo per poche ore al giorno.

    I modelli con piu’ di un disco hanno anche la possibilita’ di fare una doppia copia dei dati di modo che se un disco si dovesse rompere si possa sempre recuperare il contenuto , alcuni hanno anche la possibilita’ di mandare un’ulteriore copia a un server esterno magari in cloud di modo che i dati siano stoccati fisicamente in posto diverso, consentendoci di mettere in pratica la regola del 3-2-1 per salvaguardare i nostri file.

    Si tratta di una regola per la quale , per salvaguardare i nostri dati da ogni genere di disastro andrebbero fatte 3 copie su dispositivi differenti e almeno una salvata fisicamente in un luogo distante dalle altre due, in modo da resistere anche a furti o eventi naturali.

    Ma come si usa un nas? Una volta impostato la prima volta tramite un’interfaccia web accessibile da un browser e creati degli utenti che a seconda dei casi potranno vedere l’intero contenuto del disco, un’area comune o uno spazio personale dedicato al singolo utente, il nostro disco e/o le nostre cartelle condivise verranno viste dal sistema operativo come fosse un normale hard disk collegato al nostro pc, o cercando il percorso di rete nell’interfaccia delle nostre app su tablet, smartphone o dispositivi connessi alla rete come le smart tv.

    Un uso comune dei nas casalinghi infatti e’ come media server: i nostri video, foto, musica presenti nei dischi del nostro nas saranno accessibili a tutti i nostri dispositivi multimediali, come televisori o impianti audio, che ovviamente devono essere connessi alla nostra rete, senza dover caricare i file da riprodurre su una chiavetta usb rendendo la fruizione dei contenuti multimediali molto comoda.

    Altro uso comodo e’ per il backup automatico dei nostri dati sia dei computer che dei dispositivi mobili: impostando dei backup periodici sul nostro nas avremo copia dei dati importanti che vogliamo salvaguardare senza dover intervenire manualmente facendo delle copie e senza doversene ricordare ogni volta.

    Ovviamente per funzionare i nas devono stare sempre accesi e connessi alla rete altrimenti i dispositivi quando hanno necessità di accedervi non lo troverebbero e andrebbero in errore, e se per la riproduzione multimediale puo’ non essere un grande problema, lo diventa se non si riesce a fare il backup dei nostri dati, o se usiamo il nostro nas per stoccare dei file pesanti che non vogliamo mantenere nel disco del nostro computer per evitare di saturarlo.

    Essendo i nas dei veri e propri server connessi a internet, a seconda dei casi e’ possibile installare delle vere e proprie applicazioni come per esempio per il download di file torrent, per lo streaming multimediale, server web o di posta, etc.

    Con un po di competenza informatica ci si può anche costruire da soli un nas usando un vecchio pc sul quale installare una distribuzione linux dedicata allo scopo avendo un sistema  anche più potente e personalizzabile di quelli in commercio, ma dovendo mettere in conto un po’ di sbattimenti per la configurazione e magari dei consumi maggiori di corrente.

    Ma quanto costa un nas? Tutto dipende dai dischi che sono la parte più costosa, un nas senza dischi lo si porta a casa anche con poco più di 100 euro per i modelli più economici, ma il grosso della spesa lo fanno i dischi, sia se si compra un nas venduto con dei dischi preinstallati dalla casa, o se per maggior risparmio o versatilità si sceglie un nas diskless al quale aggiungere noi i dischi: più sono capienti e più costano: se per un disco di pochi tera possono bastare anche 100 euro , dischi di dimensioni importanti possono costare tranquillamente 10 volte tanto, e i dischi generalmente vanno comprati almeno in coppia per tutelarsi dai guasti quindi il conto si fa facilmente salato, specie se i dati da conservare sono tanti, perché magari facciamo uso , per lavoro o per svago di file di dimensioni corpose che possono saturare i dischi in breve tempo.


    Ad ogni modo va messo in preventivo di spendere almeno alcune centinaia di euro per una soluzione casalinga, per arrivare tranquillamente ad alcune migliaia di euro se si vogliono soluzioni professionali e/o dischi molto capienti, ma la comodità e la versatilità che danno vale certamente la spesa, specie in ambito lavorativo.

    Voi ne usate i nas, li conoscevate o pensavate di acquistarne uno ? Avete dei dubbi, delle curiosità o dei suggerimenti?  Scrivetelo nei commenti.

  • Vinili e cassette sono ormai merchandising?

    Vinili e cassette sono ormai merchandising?

    Volevo fare una riflessione sui supporti musicali, siano essi cd, vinili o cassette che stanno tornando di moda, ma che rispetto a qualche anno fa hanno cambiato il loro ruolo.

    Sino agli anni 2000 infatti il disco che compravamo al negozio serviva per farci ascoltare fisicamente la musica, lo si scartava , lo si metteva nel lettore a casa o in auto, magari si contemplava la copertina o il libretto e si gustava l’opera fino a consumarlo, anche perche’ i dischi costavano e spesso non ci si poteva permettere di averne piu’ di tanti, a meno di non piratarli facendo una copia del disco prestato da un amico.

    Adesso invece la musica che si ascolta principalmente e’ quella liquida: con un abbonamento di pochi euro al mese, o anche gratis se non ci disturba sentire qualche pubblicità tra un brano e l’altro possiamo avere un catalogo pressoché infinito e disponibile sul momento, tralatro da ascoltare sul dispositivo a noi più comodo al momento: dall’impianto casalingo, alla macchina, al telefono o magari ad una cassa bluetooth, quindi il disco come supporto fisico non solo non ci serve piu’ ma ci diventa pure scomodo per l’ascolto. Ma allora perché continuiamo a comprarli?

    Sicuramente anche per moda, ma c’e’ da dire che avere in mano un supporto fisico, magari non necessariamente da mettere sul piatto o sul lettore, ci da modo di gustare la copertina e gli artwork, di poter fisicamente toccare e avere tra le mani l’opera anziché un pugno di byte e ci restituisce una sensazione speciale che forse avevamo dimenticato, oltre a dare un riconoscimento all’artista piu’ importante dei pochi spicci che arrivano dalle piattaforme di streaming

    Si compra ormai il disco, magari un bel vinile colorato , spesso senza neanche avere in casa il giradischi, o peggio ancora avendo un ciofecone da quattro soldi che i dischi non solo li riproduce male ma li distrugge pure dopo un paio di ascolti.

    Ma il disco fisico se ci pensiamo ora ha la stessa funzione della maglietta, della spilla o del gadget del cantante: si e’ trasformato da strumento di ascolto a puro merchandising, qualcosa da avere perché realizzato dall’artista preferito che terremo piu’ come pezzo da collezione che non per l’uso con cui e’ stato concepito: ascoltare la musica.

    E considerando la qualità della maggior parte dei lettori moderni di scarsa qualità che si trovano in commercio forse e’ anche meglio continuare a non utilizzarli e continuare a fruire della musica dal nostro servizio di musica liquida senza rovinare i supporti.

    Infatti la qualità delle piastre a cassette, dei lettori cd e dei giradischi attualmente in commercio e’ particolarmente scarsa perché i produttori storici hanno dismesso la produzione, quindi quello che si puo’ trovare al di fuori del vintage o del mercato dell’alta fedeltà, dove qualcosa ancora si trova ma a prezzi particolarmente salati, e’ veramente ai limiti della decenza, e anche qualche prodotto di qualche marchio storico che si trova ancora in commercio non e’ altro che la rimarchiatura di qualche prodotto OEM cinese con caratteristiche basilari venduto a prezzo di prodotto di fascia alta e con qualita’ molto peggiore del più scarso prodotto da supermercato che potevamo trovare vent’anni fa tra le offerte speciali.

    Eppure nonostante questo dischi, cd e persino cassette , dopo anni dove erano quasi spariti, ora si tornano a vendere in numeri degni di nota, nonostante non siano neanche particolarmente economici e anche se non ci sono piu’ i tanti megastore di dischi di un tempo, oltre a siti dove trovare ampia scelta, stanno riaprendo negozi di dischi specializzati , che seppur di nicchia indicano un trend che non e’ da trascurare.

    Voi ascoltate ancora la musica da supporto fisico o siete fruitori di musica liquida? Avete riesumato il vecchio giradischi vintage in stile hipster o ascoltate più pragmaticamente la musica in streaming dal cellulare? Fatecelo sapere!

  • Cambiare le gomme dell’auto

    Cambiare le gomme dell’auto

    Parliamo di pneumatici auto: a tutti capita di doverli cambiare perche’ consumati o danneggiati ma come fare per risparmiare qualcosa? 

    Sicuramente un valido consiglio e’ averne cura, per allungare la loro vita, facendo in modo che siano sempre alla corretta pressione, né troppo gonfi ne sgonfi, anche in funzione del carico dell’auto, e facendo attenzione ad evitare le buche per strada o in parcheggio i marciapiedi. Inoltre qualora facessimo il cambio gomme invernale conservarli puliti, al riparo dalla luce e in posizione corretta (disposti in orizzontale se sui cerchi o in verticale rialzati da terra se senza cerchi).

    Ma quando c’e’ da doverli cambiare e’ bene informarsi su cosa si sta comprando senza fidarsi ciecamente del gommista vicino a casa, soprattutto se si tratta di una piccola attivita’ difficilmente può fare prezzi particolarmente allettanti, magari spingendo i prodotti che ha in casa al momento, che potrebbero rivelarsi cari o di scarsa qualita’ rispetto alle offerte di centri piu’ grossi, che in funzione del maggiore venduto possono avere piu’ scelta e maggiori scontistiche: un centro poco onesto potrebbe approfittarsi della vostra inesperienza per rifilarvi un bidone.

    Altra possibilita’ e’ acquistare le gomme in autonomia su internet o in alcuni supermercati, rivolgendosi poi ad un gommista per il montaggio: questa puo’ essere una soluzione valida ma presuppone una certa competenza, sia nell’individuare la misura corretta che il giusto prodotto, sia per caratteristiche che per prestazioni.

    Se per la misura basta controllare la misura del pneumatico attualmente montato sull’auto cercando una sigla simile a 195/55 R15 91V che indica rispettivamente larghezza, spalla, diametro e indice di velocita’, fin quando lo si prende con la stessa sigla non si sbaglia. 

    Volendo si potrebbero prendere dei pneumatici con un codice di velocita’ migliore, o di misure differenti se queste misure sono indicate nel libretto di circolazione, ma tenendo conto che a seconda dei casi andra’ cambiato il cerchio, cosa che potrebbe anche avere senso per passare ad una misura di pneumatici piu’ prestazionale o a una piu’ comune e quindi che si trova a prezzi mediamente piu’ bassi

    Ma va individuata anche la tipologia di pneumatico: estivo, invernale o quattro stagioni, tenendo conto che nei mesi invernali se si viaggia con i pneumatici estivi dovremo avere a bordo delle catene, e per contro viaggiando in estate con le gomme invernali si avrebbero scarse prestazioni e si consumerebbero in breve tempo

    Altri parametri da valutare sono le prestazioni, come la resistenza al rotolamento da cui dipendono i consumi, le prestazioni sul bagnato e la rumorosita’: qui ci viene pero’ d’aiuto l’etichetta energetica prevista per legge, che come avviene per gli elettrodomestici ci indica con una lettera da A ad E le varie prestazioni, dove A rappresenta il valore migliore ed E quello peggiore,  per permetterci un rapido confronto coi prodotti concorrenti.

    Ovviamente l’etichetta e’ un riferimento che ci puo aiutare nella scelta ma non dice tutto: ci sono pneumatici all’interno della stessa fascia che si comportano in maniera differente, ci sono etichette con valori non sempre onesti e soprattutto prodotti di qualita’ differenti, un consiglio e’ quello di evitare prodotti super economici e marchi sconosciuti che potrebbero rivelarsi non solo meno prestazionali del previsto, ma anche pericolosi: meglio magari fare qualche preventivo in piu’ per cercare un pneumatico di marca nota se non conosciamo il prodotto, magari evitando certe leggende metropolitane che spacciano prodotti di sottomarca come perfette copie di marchi costosi prodotte negli stessi stabilimenti

    Quando li si compra in autonomia va fatta particolare attenzione anche all’anzianita’ della gomma: prezzi molto scontati possono dipendere da gomme di vecchia produzione rimaste ferme in magazzino, sebbene si possono considerare come nuove gomme anche con 5 anni di produzione, le gomme vecchie tendono a degradare di prestazione e potrebbero essere state conservate in maniera non corretta, quindi e’ bene accertarsi che le gomme siano relativamente fresche, per farlo si può controllare il DOT della gomma, un codice di quattro cifre stampigliato sul pneumatico (esempio 3919 sta per trentanovesima settimana del 2019) che riporta settimana e anno di produzione

    E bisogna anche fare attenzione al montaggio, soprattutto quando si acquistano gli pneumatici in rete avremo bisogno di un gommista che si occupi di montaggio, equilibratura ed eventuale convergenza. Molti siti hanno dei gommisti convenzionati, ai quali a seconda del sito e’ possibile far consegnare direttamente le gomme senza doverle essere noi a portarle al gommista e che prenderanno una tariffa per il loro servizio che va messa nel conto e che comunque non e’ trascurabile: acquistando le gomme direttamente dal gommista invece i costi di montaggio sarebbero compresi nel prezzo e se riusciamo a spuntare un prezzo interessante il cambio gomme potrebbe costarci meno che comprarle su internet

    Voi conoscevate questi trucchi o ne avete altri da suggerire, avete dei dubbi, delle domande o delle curiosità: scrivetemele nei commenti

  • Riscaldare con le pompe di calore

    Riscaldare con le pompe di calore

    Oggi parliamo di riscaldamento a pompa di calore, e non ci riferiamo solo agli split con unita’ esterna che si usano comunemente per raffrescare le nostre case nei mesi estivi, che seppure hanno la possibilità di riscaldare le nostre case anche in maniera molto efficiente nei prodotti di recente produzione, che per rientrare nelle normative sempre più stringenti consumano sempre meno e sono dotati di tecnologie avanzate, ma che essendo pensati principalmente per raffreddare, come lascia intendere la posizione in cui vanno installati non danno il meglio di sé per il riscaldamento, specie se le temperature esterne sono particolarmente fredde, ma che possono comunque avere un loro perché nelle seconde case o nelle regioni più calde, dove difficilmente lo sbalzo tra la temperatura esterna e quella desiderata all’interno di casa sarà elevato.

    Infatti le pompe di calore lavorano in maniera molto efficiente, consumando poco, quando questo sbalzo di temperatura e’ ridotto, e questo comportamento può essere sfruttato non solo per riscaldare o raffrescare l’aria ma anche per l’acqua sanitaria, che ad esempio alimenta i nostri termosifoni o magari un sistema di riscaldamento a pavimento.

    Il problema però è che se dovessimo riscaldare l’acqua per i nostri termosifoni fino a 60/70 gradi come normalmente fanno le caldaie tradizionali alimentate a gas, gasolio, pellet etc. la differenza di temperatura con l’esterno sarebbe elevata aumentando i consumi quindi l’efficienza verrebbe meno, perdendo in competitività con una caldaia tradizionale.

    In realta’ pero’ esiste un trucco: farle lavorare a bassa temperatura, senza però rinunciare al calore nelle nostre case, utilizzando degli accorgimenti particolari ad esempio lavorando sull’isolamento della casa per evitare dispersioni , impostando tempi di accensione e temperature in maniera intelligente e soprattutto scegliendo degli elementi radianti più efficienti.

    Ad esempio al posto dei radiatori in ghisa se ne possono utilizzare altri in acciaio e con una maggiore superficie di modo che a parita’ di calore la temperatura di mandata dell’acqua calda possa essere piu’ bassa, ma ancora meglio si possono utilizzare i termoconvettori detti anche fancoil, che sono una sorta di termosifone con integrato una ventola che lavorando con un funzionamento simile a quello dei condizionatori permette uno scambio termico piu’ efficiente, che tralaltro hanno anche il vantaggio di poter essere usati anche per il raffrescamento in estate qualora gli arrivi dalla caldaia acqua fredda.

    Oppure ancora e’ possibile utilizzare il riscaldamento a pavimento che richiede delle temperature dell’acqua molto piu’ basse rispetto ai termosifoni, ma ha lo svantaggio che richiede delle opere murarie importanti, quindi da valutare in caso di ristrutturazione della casa, non tanto come singolo intervento di efficientamento energetico.

    Altro punto su cui lavorare, specie se si sta ristrutturando casa magari usufruendo dei vari bonus e incentivi per il risparmio energetico e’ limitare il piu’ possibile le dispersioni, ad esempio sostituendo gli infissi, isolando il tetto o facendo il cappotto termico.

    Ovviamente per poter lavorare a bassa temperatura e quindi avere consumi ridotti l’impianto va studiato e dimensionato bene da un tecnico competente, in funzione delle temperature esterne medie, dalla necessita’ di produrre acqua calda per i nostri rubinetti, del budget a disposizione, delle esigenze estetiche e murarie della casa, e dello spazio a disposizione per l’installazione della caldaia, degli accessori e dell’unita’ esterna.

    Infatti con un impianto ben realizzato, si riesce a riscaldare un’intera casa di 100 metri quadri consumando appena 500 watt, se pensiamo che una stufetta che riscalda una sola stanza ne consuma tranquillamente 2000, possiamo intuirne facilmente i vantaggi

    Pero’ il vantaggio di un impianto del genere si puo’ moltiplicare, specie se il costo dell’impianto ci viene ripagato in tutto o in parte da degli incentivi statali, e ancora di piu’ se abbiamo un impianto fotovoltaico col quale ci produciamo l’energia elettrica, magari dotato pure di batterie per l’accumulo dell’energia per permetterci di alimentare il nostro sistema a costo zero anche nelle ore notturne, in quel caso rischiamo di avere gratis sia l’impianto che l’energia elettrica per alimentarlo, cosa che in un periodo coi costi dell’energia saliti alle stelle rendono la cosa ancora piu’ allettante.

    Voi conoscevate questi sistemi o magari ne avete uno in casa? Avete dei dubbi, bisogno di consigli o avete suggerimenti da dare? Scrivetelo nei commenti

  • Possiamo fare a meno del gas russo?

    Possiamo fare a meno del gas russo?

    Uno dei effetti della guerra in Ucraina e’ l’aumento dell’inflazione ma e’ un processo che e’ iniziato ben prima dell’inizio delle ostilità.

    Infatti già col covid il rallentamento delle produzioni e dei trasporti hanno portato a fare aumentare il costo delle materie prime, l’offerta è diminuita e i prezzi giocoforza sono aumentati, anche considerevolmente.

    E quando ad aumentare sono i costi dell’energia, a catena aumenta tutto, perché i beni per essere prodotti e trasportati hanno bisogno di energia e se costa di piu’ produrre, il prodotto verrà venduto a un prezzo più alto, oppure non sarà conveniente la produzione portando ad una scarsità di offerta a cui consegue un aumento dei prezzi perché chi ha la disponibilità del prodotto non avendo concorrenza può fare il prezzo che vuole.

    Purtroppo la cosa si sta accentuando con la guerra, perché ai problemi pre esistenti si somma la volontà politica di boicottare le materie prime russe, e per l’Europa questo e’ un problema perché, seppure in maniera differente a seconda del paese, dipende strettamente dal gas russo.

    Infatti la moda dell’ambientalismo estremo ha portato a eliminare la produzione di energia da fonti ritenute inquinanti, sostituendo la produzione con combustibili ritenuti più puliti e uno delle fonti principali e’ il gas, ma il gas non essendo presente in quantita’ importanti nel sottosuolo europeo si e’ costretto ad importarlo dai paesi che ne hanno a disposizione.

    Ci sono alcune nazioni europee che hanno comunque una certa disponibilita’ per soddisfare i propri fabbisogni e che soffrono meno del problema delle importazioni, altre che hanno la possibilita’ di produrre energia in maniera alternativa , ad esempio col nucleare, limitando la necessità di gas e ci sono paesi come l’Italia che non hanno fonti alternative né riserve di gas e che quindi per l’energia dipendono fortemente da altre nazioni.

    Se poi si aggiunge che in italia tra vincoli burocratici, veti di associazioni ambientaliste e proteste varie, anche provare ad estrarre gas dal nostro sottosuolo, o creare delle strutture per l’importazione e lo stoccaggio come rigassificatori e gasdotti diventa affare lungo e complesso, ai limiti dell’impossibile, ci si rende conto di avere pochi assi nella manica.

    E ora se si sceglie o si è costretti a fare a meno del gas russo da qualcun altro lo si deve pur comprare, non necessariamente migliore dei russi. Purtroppo in passato non si e’ mai effettuata una seria differenziazione dei fornitori, quindi ora ci si trova nei guai, anche perche’ le opere per permetterci di approvvigionarcene sono costose ma soprattutto richiedono tempo, e se in un paese efficiente servirebbe qualche anno per la loro costruzione, con la burocrazia italiana non e’ strano mettere in conto dover moltiplicare per 4 o 5 questi tempi

    Ovviamente non si e’ voluto in passato investire in forme di approvvigionamento alternative , sia per mancanza di lungimiranza che per un fattore economico: comunque la si guardi il gas russo costa meno, perche’ arriva da piu’ vicino, e soprattutto arriva direttamente con un tubo senza necessità , trasportandolo via mare, di doverlo prima trasformare in liquido e poi rigassificare, cosa che richiede impianti appositi che non abbiamo e costi piu’ elevati per il trasporto, oltre che una minore efficienza.

    Ma cosa si può fare per evitare di dipendere dal gas russo? Sicuramente si può cercare di acquistare da altri paesi, ma mettendo in conto di costruire delle infrastrutture che richiedono molto tempo e tanti investimenti, ma ci permettono di poter mettere in concorrenza i fornitori cercando di spuntare il miglior prezzo possibile, visto che comunque lo dovremo pagare piu’ caro.

    Si può cercare di sfruttare le nostre riserve, utilizzando i giacimenti presenti nel mare adriatico bloccati da delle normative ambientali che rendono impossibile lo sfruttamento dal versante italiano, ma non vietano ai paesi confinanti di attingere alle stesse stesse riserve.

    Si può cercare di produrre energia con altri sistemi, anche se più inquinanti: dal carbone al nucleare e cercare di massimizzare l’uso di fonti rinnovabili come eolico o fotovoltaico, ma prendendo coscienza che l’apporto che le rinnovabili potranno dare sara’ comunque limitato anche se per assurdo riempissimo ogni metro quadro di terreno incolto con pannelli e pale eoliche.

    Si può cercare di evitare gli sprechi efficientando il consumo, magari incentivando la sostituzione di impianti energivori con soluzioni piu’ moderne ed efficenti,  ma tenendo conto che il problema non si risolve abbassando di qualche grado le temperature nelle nostre case, perché il grosso dei consumi di energia del nostro paese fa capo alle nostre industrie: quell’energia serve per produrre, e se non si produce l’economia del nostro paese si ferma.

    Quella che infatti non si deve assolutamente fermare e’ la produzione, quello che a causa dei costi o della mancanza di energia non produciamo noi lo produrrà qualche altro paese, rubandoci il mercato, magari grazie a dei prezzi più bassi dovuti all’uso dello stesso gas russo che noi abbiamo deciso di smettere di comprare.

    Forse la Cina riuscirà a portarci via quelle produzioni di qualità che ancora avevamo in Europa, o forse si ritornerà ad una sorta di guerra fredda tra oriente ed occidente, dove con buona pace della globalizzazione dovremmo produrci a caro prezzo tutti i beni di nostra necessita: una cosa e’ certa, quei beni in futuro li pagheremo di più.

    Voi cosa ne pensate, avete delle soluzioni al problema? Avete dei dubbi, delle domande o delle curiosità: scrivetele nei commenti

  • SPID : Come funziona e a cosa serve

    Oggi parliamo di SPID, il sistema pubblico di identità digitale , strumento necessario per dialogare con l’amministrazione pubblica in via telematica e che nel tempo ha sostituito vari sistemi di accesso spesso basati su password e pin, come quello per l’accesso al sito dell’INPS , ma la cosa si estende a praticamente tutti gli enti statali, locali o parastatali : dai ministeri, all’agenzia delle entrate, dal bollo auto alla forza pubblica, alle regioni o ai comuni ormai tutti adottano questo strumento.

    Essendo uno strumento al tempo stesso burocratico e tecnologico sicuramente non è la cosa più immediata da comprendere, quindi è lecito farsi delle domande: A che serve? Come si usa? Se ne può fare a meno e soprattutto quanto costa?

    Vediamo di rispondere a queste domande: serve ad identificare chiaramente una persona per via telematica, infatti quando presentiamo le nostre istanze, domande, richieste da casa di fronte allo schermo del computer non c’è direttamente un impiegato che possa accertarsi dell’identità della persona con cui sta parlando, quindi qualcuno di diverso dall’interessato potrebbe fare richieste al suo posto, visualizzare informazioni private e personali come ad esempio i cedolini della pensione o lo stato di salute, sia esso una persona autorizzata, come magari il nipote che aiuta il nonno poco avvezzo alle tecnologie o un malintenzionato che si spaccia per l’interessato.

    E lo fa con un’unica registrazione valida per tutti gli enti abilitati allo SPID, quindi una volta ottenuto potremmo utilizzarlo senza effettuare delle registrazioni ad ogni diverso sito delle varie amministrazioni, cosa che se da una parte è comoda potrebbe diventare pericolosa se qualcuno venisse a conoscenza delle nostre credenziali.

    Fortunatamente ci sono più livelli di sicurezza, a seconda dell’importanza delle informazioni richieste dall’ente, quindi a seconda del tipo di operazione potrà esserci un livello di sicurezza differente: per il primo livello basta avere la nostra user e password del nostro SPID, per il secondo serve anche ricevere tramite un sms o una app sul cellulare un codice temporaneo che impedisce al malintenzionato di spacciarsi per voi dato che dovrebbe avere accesso al vostro telefono, per arrivare al terzo livello , usato più raramente, dove per completare l’operazione è richiesto anche un dispositivo fisico come la tessera sanitaria o la carta di identità elettronica opportunamente abilitata, una smart card o un sistema di firma digitale. 

    Per utilizzarlo basterà andare sul sito dell’ente o dell’amministrazione al quale vogliamo accedere e cliccare il pulsante “Entra con SPID”: si aprirà un elenco di società, chiamati in gergo Identity Provider, e scegliere quella con la quale abbiamo sottoscritto il servizio, perché come per la PEC si tratta di un servizio fornito da delle aziende private che applicano le proprie condizioni economiche e diverse tipologie di servizio, e inserire le nostre credenziali per l’autenticazione, ottenendo cosi l’accesso di primo livello. All’ interno poi del sito dell’ente, se dobbiamo fare operazioni più specifiche della semplice consultazione del nostro profilo come ad esempio inoltrare una domanda o inviare un modulo ci sarà richiesta l’autorizzazione di secondo livello tramite il codice temporaneo o la app che otterremo tramite il cellulare collegato al nostro SPID.

    Essendo il servizio erogato da delle aziende private autorizzate dallo stato, ognuna ha le sue tecnologie, le sue regole e i suoi costi, e se per i privati molte ditte danno la possibilità di avere un servizio più o meno gratuito, le cose cambiano per aziende e professionisti che pagano un canone annuale per il servizio che può variare parecchio a seconda del fornitore.

    Per i privati, dicevamo,  con alcuni identity provider si riesce ad ottenere il servizio senza il pagamento di un canone annuo ma possono essere a pagamento le operazioni per il riconoscimento del richiedente, cioè quando all’iscrizione un loro impiegato controlla la nostra identità e la corrispondenza coi nostri documenti fisicamente o collegato in videochiamata, cosa non necessaria se abbiamo già un altro sistema di identità digitale, oppure la ricezione degli SMS per l’autenticazione di secondo livello qualora non sia disponibile una app.

    Parlavamo di altri sistemi di identità digitale, perché lo SPID non è l’unico che ci consente l’autenticazione coi servizi pubblici, anche se probabilmente è quello più diffuso, ne esistono di altri utilizzati magari in ambiti più specifici o di minore diffusione come la tessera sanitaria, la carta di identità elettronica o la firma digitale.

    Le prime due sono un’estensione dei documenti che abbiamo sempre con noi nel portafoglio, che richiedono un’abilitazione da richiedere gratuitamente rispettivamente alla regione o al comune con il rilascio di apposite credenziali per permettere la lettura del documento tramite un apposito lettore collegato al nostro computer o smartphone, mentre la terza è un sistema rilasciato generalmente a pagamento da un’autorità digitale che certifica strettamente il richiedente e permette la firma di documentazione in forma digitale.

    Quindi in definitiva lo SPID è comodo ma non è indispensabile per l’accesso ai servizi digitali pubblici che hanno un sistema alternativo, e che quindi avranno oltre al bottone ”Entra con SPID” uno simile “Entra con CIE” o  “Entra con CNS”, rispettivamente per la carta di identità elettronica che dovrà essere poggiata su un lettore NFC come quello presente su molti smartphone e confermata con la propria password , e per la tessera sanitaria – carta nazionale dei servizi , che se opportunamente abilitata, andrà inserita in un apposito lettore usb collegato al nostro computer e confermata dal nostro PIN.

    Voi eravate a conoscenza di questi sistemi? Avete qualcosa da aggiungere, dubbi o curiosità a riguardo? Scrivetele nei commenti, noi come al solito li leggeremo e vi risponderemo.

  • Comprare online a rate senza interessi

    Parliamo dei sistemi di acquisto dilazionato presenti su molti e-commerce che permettono di pagare senza interessi in un numero limitato di rate senza dover accendere un finanziamento tradizionale.

    Infatti ormai molti siti permettano di pagare i nostri acquisti con un finanziamento tradizionale online, fornite dalle stesse finanziarie che siamo abituati a trovare nei negozi al dettaglio, e che hanno gli stessi costi, gli stessi tassi di interesse che generalmente al di fuori di eventuali promozioni possono essere particolarmente esosi, e soprattutto la stessa burocrazia, con richiesta di buste paga e approvazione del finanziamento non immediata.

    Ma una nuova soluzione si sta affacciando da qualche tempo, denominata BNPL , Buy Now Pay Later, dove  all’atto dell’acquisto online abbiamo la possibilità di pagare a rate senza interessi in un limitato numero di rate da restituire a breve termine eliminando i costi e la burocrazia di un finanziamento tradizionale, visto che riducendo tempi e importi anche i costi e i rischi si riducono notevolmente.

    Si parla infatti di importi relativamente piccoli, di non più di qualche centinaia di euro da restituire in 3 o 4 rate, di cui la prima pagata sul momento dell’acquisto, e quindi solitamente ripagando il debito nel giro di due mesi e soprattutto di un servizio disponibile direttamente sul carrello dell’e-commerce.

    Sebbene sia una possibilità nata da Amazon e offerta solo per determinati prodotti e clienti ritenuti sicuri in base allo storico dei propri acquisti, la cosa si è evoluta dando vita alla creazione di nuove startup che concedono questa sorta di micro prestiti senza interessi allo scopo di incrementare le vendite dei negozi online.

    Sono nate società apposite come Klarna, Scalapay o ClearPay che offrono questo servizio, ma già chi operava nel settore dei finanziamenti come Oney e anche un gigante dei pagamenti digitali come PayPal è entrato in questo nuovo mercato, che riguarda forse più il marketing digitale che il settore dei finanziamenti.

    Si tratta di una sorta di finanziamento senza interessi a breve termine, che proprio per le sue caratteristiche richiede meno burocrazia, meno costi e più sicurezza al punto che è diventato uno strumento per facilitare le vendite degli e-commerce e convincere i più indecisi, magari riluttanti a fare una spesa importante in un colpo solo, e magari finalizzare l’acquisto di quel televisore o di quello smartphone che avevamo adocchiato potendolo pagare in 3 rate senza interessi.

    L’acquirente infatti, a meno che non sia in ritardo con il rimborso delle rate, non sostiene alcun costo mentre è il venditore ad accollarsi il costo del servizio dovuto alla società, col vantaggio però di ricevere subito l’importo.

    Anche in caso di resi non ci sono problemi di sorta: il servizio interromperà il pagamento delle rate residue e restituirà quelle già pagate sulla stessa carta di credito collegata al servizio.

    Basta infatti registrarsi con una delle società che offrono il servizio, senza dover presentare buste paga o particolari garanzie se non l’uso di una carta di credito non prepagata e se sono convenzionate con l’e-commerce di nostro interesse fare l’acquisto scegliendo come modalità di pagamento questo servizio anziché la solita carta di credito.

    L’unica cosa a cui fare attenzione per evitare penali è assicurarsi che il pagamento avvenga nei tempi concordati: generalmente si paga la prima rata al momento dell’ordine e le successive due dopo 30 e 60 giorni, quindi fate attenzione al fatto che le 3 rate non si pagano in 3 mesi ma solo in due, mentre con uno in particolare (ClearPay) le rate sono 4 ma ogni due settimane, quindi la dilazione è di 42 anziché 60 giorni.

    Ovviamente a seconda del servizio scelto, di cosa stiamo comprando, dove lo stiamo facendo, e in base al nostro storico dei pagamenti precedenti ci viene concessa una linea di credito più o meno importante: quindi magari la prima volta che utilizziamo il servizio non sarà possibile procedere all’acquisto di un televisore da 1500 euro, ma non ci saranno problemi ad acquistare un paio di sneakers da 150

    Poi a seconda del servizio ci sono delle possibilità aggiuntive come la possibilità di creare delle carte di credito virtuali per fare spesa ovunque, anche al di fuori dei negozi convenzionati o la possibilità tramite un’app di pagare con lo stesso metodo anche nei negozi fisici convenzionati con il servizio.

    Inoltre ogni servizio ha il proprio algoritmo e le proprie regole per stabilire se concedere o meno il finanziamento, quindi non è detto che se un servizio rifiuti l’acquisto non possa andare a buon fine col concorrente

    Ad ogni modo si tratta di una possibilità in più per fare i nostri acquisti, facile , veloce e senza costi, anche se è vero che si tratta più di uno strumento per indurci all’acquisto che non un vero finanziamento dato che alla fine un finanziamento a 60 giorni non cambia sostanzialmente le nostre finanze: quel bene probabilmente lo avremmo potuto compare anche pagandolo per intero, ma magari non volevamo deciderci o far sapere in casa di avere speso tutti quei soldi in un colpo solo.

    Voi avete già utilizzato questi strumenti? Avete qualche dubbio, consiglio, critica o suggerimento? Scrivetelo nei commenti, come al solito li leggeremo e vi rispondemo.

  • Posizionare lo schermo

    Posizionare lo schermo

    Tutti in casa o in ufficio abbiamo degli schermi piatti, dalla televisione ai monitor del computer: col tempo all’abbassarsi dei costi di produzione sono diventati più grandi, ma quelle che non sono cresciute sono le dimensioni degli ambienti dove li dobbiamo posizionare, creandoci dei problemi quando magari li dobbiamo sostituire , perchè magari si è rotto o non compatibile con il nuovo digitale terrestre, o quando vogliamo riordinare i nostri spazi.

    Infatti se qualche anno fa i televisori a schermo piatto da mettere in salotto piu grandi erano i 42 pollici, ora quella è ora la dimensione minima riservata ai prodotti di fascia più bassa e far stare un 55 pollici dove prima ce ne stava uno da 42 potrebbe essere un’impresa, soprattutto se dobbiamo posizionarlo su un mobile. 

    A complicarci le cose sono anche i produttori che soprattutto nei modelli di fascia medio bassa utilizzano dei piedini laterali per poggiare il televisore, anziche un supporto centrale, questo fa si che il televisore non possa sbordare fuori dal mobile, ma debba essere posizionato su un mobile largèo quanto il televisore o poco meno.

    Fortunatamente se abbiamo l’esigenza di far sbordare il televisore dal mobile o comunque di non posizionarlo semplicemente sul mobile esiste una soluzione probabilmente più economica del passare al modello piu costoso con il piedistallo centrale o di cambiare mobile: utilizzare un supporto specifico, che può essere avvitato con delle apposite viti al retro del televisore, il cosiddetto attacco vesa.

    Infatti praticamente tutti i televisori e buona parte dei monitor per computer hanno sul retro una predisposizione per essere appesi al muro o a un supporto che viene ancorato al telaio del televisore per mezzo di 4 viti, quello che cambia a seconda del televisore è la distanza tra le viti, quindi quando acquistiamo un supporto dobbiamo accertarci che sia compatibile col nostro schermo, anche se molti sono universali o comunque compatibili con buona parte dei modelli entro una certa dimensione dello schermo

    A seconda del tipo di supporto utilizzato va anche fatta attenzione ai connettori sul retro dello schermo che potrebbero impedire il fissaggio o il movimento del supporto: se ancora non abbiamo acquistato il televisore magari preferite dei modelli che abbiano gli attacchi di antenna, porte hdmi, alimentazione etc, in una posizione che non sia di intralcio ad esempio troppo vicini alle viti per la staffa di supporto o perpendicolari allo schermo in modo che se volessimo appenderlo non saremo costretti a scostarlo dal muro o ad utilizzare delle prolunghe ad L per poter attaccare i vari cavi.

    Dicevamo dei supporti: ne esistono di tante tipologie per venire incontro alle piu disparate esigenze: quelli più famosi sono quelli per appendere lo schermo al muro: a seconda dei casi possono essere fissi o dotati di un braccio snodabile in piu punti che puo permettere di spostare lo schermo dal muro, ruotarlo, magari posizionandolo anche perpendicolarmente al muro stesso, soluzione che puo venire comoda per variare la posizione dello schermo quando siamo a tavola e riposizionarlo nella posizione originale quando siamo sul divano, oppure se attacchiamo il nostro computer al televisore avvicinandolo o spostandolo dagli occhi a seconda che lo usiamo in modalità monitor o per vedere la tv.

    Ma ci sono i supporti che hanno una base da poggiare al mobile o alla scrivania, utili per far sbordare da un mobile stretto uno schermo piu largo, o per rialzare lo schermo, magari permettendo la rotazione con il vantaggio di recuperare spazio sulla scrivania per tastiera e mouse o dispositivi connessi allo schermo, oltre a permettere di assumere una posizione ergonomicamente corretta con lo schermo all’altezza degli occhi e non più in basso come spesso accade nelle scrivanie casalinghe 

    Sempre per le scrivanie esistono dei supporti che possono essere agganciati al piano del tavolo e permettono la regolazione sia in altezza che in profondita, recuperando il massimo spazio. Ce ne sono altri che permettono di posizionare affiancati piu schermi per garantire la massima produttività senza rubare troppo spazio sulla scrivania

    Cosi come esistono supporti speciali per permetterci di installare uno schermo in posizioni particolari o dove ci possa sembrare che non ci sia lo spazio, come si può vedere in molti negozi o ristoranti dove non è stano vedere monitor su soffitti, dentro vetrine, sopra o dentro i banconi: sono tutti posizionati utilizzando un supporto attaccato al retro dello schermo, magari personalizzato per le esigenze specifiche.

    Fortunatamente , a meno di avere la necessita di qualcosa studiato su misura, esistono soluzioni per quasi tutte le esigenze a prezzi economici, basta fare un giro su internet per trovare centinaia di idee o soluzioni, l’unica accortezza è cercare un supporto che sia solido, resistente e che possa sostenere il peso dello schermo, soprattutto se è di dimensioni generose, cosi come accertarci di utilizzare tasselli e ferramenta adatta specie se lo dobbiamo appendere al muro, magari sostituendo quelli trovati nella scatola con qualcosa di maggiore qualità.

    Spesso le possibilità sono tante e i costi non particolarmente esosi, quindi con un pò di inventiva si può recuperare spazio o migliorare la funzionalità del nostro schermo senza dover comprare un modello specifico o rinunciare a posizionare lo schermo nel modo a noi più comodo.