Tag: russia

  • Addio a tiktok e alle nostre libertá digitali

    Addio a tiktok e alle nostre libertá digitali

    Uno dei social piú in voga del momento, TikTok rischia di scomparire, quanto meno negli Stati Uniti, e se questo venisse confermato é probabile che faccia la stessa fine anche in Europa.

    Tik Tok, infatti rischia il ban negli States ufficialmente per questioni di sicurezza nazionale, in realtá é la vittima della guerra commerciale contro la Cina, essendo la proprietà cinese, e nonostante i dati dell’applicazione, a causa delle prescrizioni di legge,  risiedono esclusivamente nel territorio dove é residente l’utente e non vengono pertanto conservati in Cina, dovrá comunque essere venduta ad una compagnia americana o altrimenti verrá vietata sul suolo americano.

    person holding black android smartphone

    La compagnia proprietaria ha fatto sapere che l’app non è in vendita, quindi è probabile che alla fine dell’ultimatum di 9 mesi concesso dal governo federale, a meno di ripensamenti non sará piú disponibile sugli store e sui cellulari degli utenti americani.

    E anche in Europa, continente vassallo dell’America, per Tik Tok tira una brutta aria: giá la app era stata vietata ai funzionari della commissione europea per presunti problemi di sicurezza, sono stati richiesti chiarimenti per il funzionamento di alcune sue funzionalitá e anche Ursula Von der Leyen, ha recentemente fatto intendere che non è escluso che anche in Europa nel prossimo futuro venga bannata come negli USA.

    woman in blue long sleeve shirt and blue denim jeans

    La sua colpa è di essere un’applicazione di successo non sviluppata da una compagnia americana, quindi non direttamente controllabile, che la si voglia vedere come protezionismo degli americani o una pedina della guerra commerciale in essere contro la Cina, pagherà per il suo successo.

    Ma non sará l’unica app che rischia di scomparire a seconda dei chiari di luna dei governi, soprattutto in Europa, dopo l’approvazione del DSA, Digital Services Act non mancano gli appigli per bloccare applicazioni sgradite alla politica.

    E nel mirino ci sono app che con la scusa di misinformazione o disinformazione , gestione della privacy o sicurezza veicolano contenuti che possono rivelarsi poco graditi, soprattutto in un periodo di guerra dove la censura e la propaganda, seppure in maniera subdola sono ben presenti dalle nostre parti.

    a woman using smartphone and ring light

    E a rischiare sono applicazioni dove si tende a non controllare le opinioni degli utenti, consentendo di pubblicare o non ostacolando la diffusione di certe tipologie di contenuti ritenuti scomodi o non allineati , anche se perfettamenti legali e veritieri, soprattutto in periodo di campagna elettorale.

    I primi indiziati sono Telegram e X , precedentemente noto come Twitter, dove la libertá di espressione degli utenti viene tutelata maggiormente rispetto ad altre applicazioni concorrenti, dove utilizzando il grimaldello del fact-checking vengono spesso silenziate, o ridotte nella diffusione discussioni con punti di vista non allineati al sentire comune, vuoi per piaggeria coi potenti, vuoi per non rischiare sanzioni o per non vedersi tagliati gli introiti pubblicitari, parlare di certi argomenti diventa quasi impossibile.

    Ma anche piattaforme piú vicine al potere come Facebook e Instagram sono a rischio : di recente sono state messe sotto inchiesta dalla comunitá europea in quanto non farebbero abbastanza per contrastare la presunta disinformazione russa, a riprova che basta portare un parere non allineato, come magari esprimere il punto di vista dei russi nella guerra con l’Ucraina, per essere silenziati.

    Atteggiamento che comunque non è nuovo visto che prima dei conflitti in Ucraina e in Palestina, il capostipite degli argomenti taboo é stato il covid, dove si silenziava ogni opinione minimamente critica sia sui vaccini che sulla gestione della pandemia, green pass e limitazioni alla circolazione.

    Purtroppo le libertà digitali si stanno lentamente stringendo, e se un tempo a venire limitata era la circolazione di informazione nei giornali e nelle tv, ora che il dibattito politico nasce principalmente in rete è la rete a venire silenziata se questo si ritiene che possa essere funzionale al potere.

    E questo avviene indipendentemente dal punto di vista o dalla veridicitá delle affermazioni , dato che per l’utente comune o per una fonte indipendente, solo trattare di certi argomenti diventa taboo, a meno di non essere una fonte ufficiale , e quindi piú soggetta al controllo del potere: quando si trattano argomenti scomodi si potrá sottostare alla limitazione della diffusione dei propri post , alla segnalazione o alla cancellazione dei contenuti.

    Voi cosa ne pensate? Avete notato limitazioni alla vostra libertà digitale? Avete qualche dubbio o curiositá? Scrivetelo nei commenti.

  • Siamo all’alba di una nuova guerra fredda?

    Siamo all’alba di una nuova guerra fredda?

    Purtoppo la situazione geopolitica internazionale si complica giorno per giorno e nulla lascia presagire una buona soluzione per gli europei. 

    Infatti sono emerse prove che a far saltare il gasdotto nord stream 2 siano stati gli Stati Uniti, verosimilmente per tagliare i ponti tra Germania e Russia al fine di rendere meno competitive le produzioni europee che in mancanza dell’energia a basso costo russa sará costretta a dipendere sempre di più dagli USA e ora prepara un secondo colpo imbastendo una guerra, per il momento commerciale, ma non é escluso che possa estendersi pure militarmente, alla Cina.

    Il pretesto é quello di parteggiare per la Russia nel conflitto ucraino, che in realtá si sta dipingendo come una guerra per procura della Nato, che l’ha provocata in maniera subdola, con i paesi che possono minare l’egemonia commerciale americana, soprattutto se facessero fronte comune, come la Germania con la Russia o la Cina.

    Il fine è quello di disaccoppiare il mondo occidentale quindi gli Stati Uniti e il proprio giardino di casa, quegli stati come quelli europei che nonostante sulla carta siano indipendenti in realtá dipendono dalla politica estera decisa a Washington, dalle nazioni in cui questa influenza americana non è presente.

    Si tornerá presumibilmente quindi ad una situazione simile a quella della guerra fredda con due blocchi contrapposti, ma stavolta la situazione potrebbe essere piú rischiosa che in passato.

    Questo perché la Cina è diventata la fabbrica del mondo e quindi il suo potere commerciale è diventato molto rilevante, anche perché tagliare i ponti con la Cina significa rinunciare alla produzione a basso costo, dovuta sia al costo del lavoro piú basso che all’assenza di regole, talvolta eccessivamente penalizzanti, impossibili da rispettare dalle nostre parti.

    Ma soprattutto anni di produzione in Cina, hanno fatto sì che il know how della produzione, e molto spesso anche della progettazione, sia in mano ai cinesi, quindi per riportarla  in casa serviranno ingenti investimenti e soprattutto molto tempo.

    E nel frattempo i cinesi, con cospicui investimenti in giro per il mondo, si sono assicurati immense scorte di materie prime, anche quelle piú rare e indispensabili per le piú svariate produzioni.

    Quindi appena l’America deciderá questo strappo, e da come si stanno evolvendo le relazioni internazionali non si tratta di un se ma di un quando, ci troveremo con grossi problemi.

    Problemi di costi, dato che produrre un bene in un paese industrializzato costa anche 10 volte tanto che farlo in Cina, quindi se una lampadina prodotta in Cina ci costava 1 euro , la stessa lampadina prodotta in America o in Europa ce ne costerà 10, e difficilmente i nostri stipendi si moltiplicheranno per 10 dall’oggi al domani.

    Ma questo non è il solo problema, perché avendo perso la conoscenza necessaria alla progettazione e alla manifattura non saremo in grado, a meno di non dover reinventarla, di produrre molti beni , ammesso e non concesso di riuscire a reperire le materie prime per la loro costruzione. 

    Questo potrebbe portare ad una carenza di prodotti in attesa che nuove fabbriche possano essere costruite, e nuove filiere produttive vengano reingegnerizzate, e per questo potrebbero servire tanti anni, visto che quasi tutto quello che utilizziamo arriva dal paese della grande muraglia.

    È probabile che il mondo occidentale, gli europei soprattutto, visto che dipendono per energia e materie prime da altri,  abbiano puntato sul cavallo sbagliato, dato che le nazioni insofferenti alle politiche americane sono molte di piú, sia per numero, che per estensione territoriale che per popolazione di quelle filo americane.

    E basta guardare alle sanzioni della guerra in Ucraina, comminate soltanto da Europa, paesi anglofoni e Giappone per capire come il mondo potrá dividersi.

    Infatti il resto del mondo anche senza gli USA ha tecnologia, risorse, energia, capacitá produttiva, know how, riserve di denaro per vivere piú che dignitosamente , e soprattutto un conto è isolare una nazione ostile , come è stato fatto con Cuba o con la Corea del Nord, che seppur con difficoltá hanno comunque continuato ad esistere, e un conto cercare di isolare ¾ del pianeta, con il risultato che quelli a finire isolati dal resto del mondo potremmo essere noi.

    Voi cosa ne pensate? Siamo davvero sull’orlo di una nuova guerra fredda, e soprattutto siamo davvero nella parte sbagliata della terra? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti!

  • Perché la bolletta sta aumentando

    Perché la bolletta sta aumentando

    Una cosa che non possiamo negare di questi tempi è l’aumento spropositato delle nostre bollette, che a sentire tv e giornali pare essere conseguenza della guerra in Ucraina. 

    In realtá non é proprio cosi, in quanto le bollette stavano giá aumentando prima del conflitto, che semmai ha peggiorato le cose ma non é la causa diretta.

    Tutto dipende da come i prezzi dell’energia vengono stabiliti che a causa di regolamenti astrusi nati per favorire i produttori di energia rinnovabile ci si stanno ritorcendo contro in un momento dove anche a causa del conflitto e delle speculazioni finanziarie legate alla futura disponibilitá del gas, si alzano i costi della principale materia prima dell’energia verde, proprio quando si era deciso di limitare la produzione di energia da carbone e nucleare.

    Infatti è il meccanismo del prezzo marginale che si usa obbligatoriamente per determinare i costi dell’energia ad essere il problema: infatti chi produce energia non la vende a un prezzo di produzione piú un suo corretto margine di guadagno, ma la mette all’asta al prezzo di produzione, sapendo che le verrá pagata per legge a un prezzo piú alto, quello del fornitore che potrá garantire la  quantitá di energia necessaria a quell’asta.

    Facciamo un esempio se il fabbisogno fosse di 100 unita e io produttore A ne ho disponibili 20 che vendo a 1 euro, il mio concorrente B ne ha 30 che vende a 1,50 euro, un altro ancora C ne ha altre 40  che vende a 2 euro , e D altre 50 che vende a 3 euro: il sistema , tramite il meccanismo dell’acquirente unico, comprerá le mie 20, le 30 di B, le 40 di C  e 10 delle 50 di D per soddisfare il fabbisogno di 100 unitá ma le pagherá a tutti 3 euro cioé il prezzo che fá D, quello piú alto del lotto, in questa maniera D non ci perde, mentre A, B e C guadagnano. Questo meccanismo nasce per favorire i produttori di energie rinnovabili che in condizioni normali costerebbe di piú produrre rispetto a sistemi piú inquinanti, potendo competere ad armi pari.

    Purtroppo peró con il gas alle stelle sarebbe piú economico comprare l’energia da fonti rinnovabili, che invece si vedono tassare gli extra profitti con le regole appena introdotte per calmierare il mercato, quindi non incrementano la produzione costringendo ad usare l’energia prodotta con il gas che é quella piú cara al momento e comprandola al prezzo di quella prodotta con il gas: insomma un bel pasticcio al quale si aggiunge il fatto che il prezzo del gas viene determinato non con il prezzo di mercato fatto dal fornitore, ma tramite i futures piazzati alla borsa di Amsterdam, dove gli speculatori comprano il gas al prezzo attuale ma lo rivendono a un prezzo sostanzialmente piú alto scommettendo sulla futura indisponibilitá del gas facendone alzare i prezzi, giocando sul fatto che sostituire il gas russo richiede ingenti investimenti e soprattutto lunghe tempistiche che possono portare ad una prolungata mancanza di prodotto sul mercato che ne farebbe schizzare i prezzi, dato che è essenziale per la produzione di energia e difficilmente rimpiazzabile con altre fonti.

    Insomma un problema nel problema, che unita alla poca voglia di una soluzione diplomatica al conflitto ucraino, e anzi con la possibile fine della globalizzazione per tornare a un mondo diviso in due schieramenti come ai tempi della guerra fredda , porterá i costi dell’energia, specie in Europa fortemente dipendente dal gas russo, ad aumenti dei costi dell’energia veramente consistenti almeno sino a quando, e se sará possibile, verranno trovate delle fonti energetiche alternative.

    Le aspettative quindi non sono per nulla rosee a meno di importanti decisioni politiche in seno al parlamento Europeo, che non sembrano all’ordine del giorno.

    Voi cosa ne pensate? Avete qualche dritta da suggerire, qualche domanda, qualcosa da segnalare? Scrivetelo nei commenti.

  • Possiamo fare a meno del gas russo?

    Possiamo fare a meno del gas russo?

    Uno dei effetti della guerra in Ucraina e’ l’aumento dell’inflazione ma e’ un processo che e’ iniziato ben prima dell’inizio delle ostilità.

    Infatti già col covid il rallentamento delle produzioni e dei trasporti hanno portato a fare aumentare il costo delle materie prime, l’offerta è diminuita e i prezzi giocoforza sono aumentati, anche considerevolmente.

    E quando ad aumentare sono i costi dell’energia, a catena aumenta tutto, perché i beni per essere prodotti e trasportati hanno bisogno di energia e se costa di piu’ produrre, il prodotto verrà venduto a un prezzo più alto, oppure non sarà conveniente la produzione portando ad una scarsità di offerta a cui consegue un aumento dei prezzi perché chi ha la disponibilità del prodotto non avendo concorrenza può fare il prezzo che vuole.

    Purtroppo la cosa si sta accentuando con la guerra, perché ai problemi pre esistenti si somma la volontà politica di boicottare le materie prime russe, e per l’Europa questo e’ un problema perché, seppure in maniera differente a seconda del paese, dipende strettamente dal gas russo.

    Infatti la moda dell’ambientalismo estremo ha portato a eliminare la produzione di energia da fonti ritenute inquinanti, sostituendo la produzione con combustibili ritenuti più puliti e uno delle fonti principali e’ il gas, ma il gas non essendo presente in quantita’ importanti nel sottosuolo europeo si e’ costretto ad importarlo dai paesi che ne hanno a disposizione.

    Ci sono alcune nazioni europee che hanno comunque una certa disponibilita’ per soddisfare i propri fabbisogni e che soffrono meno del problema delle importazioni, altre che hanno la possibilita’ di produrre energia in maniera alternativa , ad esempio col nucleare, limitando la necessità di gas e ci sono paesi come l’Italia che non hanno fonti alternative né riserve di gas e che quindi per l’energia dipendono fortemente da altre nazioni.

    Se poi si aggiunge che in italia tra vincoli burocratici, veti di associazioni ambientaliste e proteste varie, anche provare ad estrarre gas dal nostro sottosuolo, o creare delle strutture per l’importazione e lo stoccaggio come rigassificatori e gasdotti diventa affare lungo e complesso, ai limiti dell’impossibile, ci si rende conto di avere pochi assi nella manica.

    E ora se si sceglie o si è costretti a fare a meno del gas russo da qualcun altro lo si deve pur comprare, non necessariamente migliore dei russi. Purtroppo in passato non si e’ mai effettuata una seria differenziazione dei fornitori, quindi ora ci si trova nei guai, anche perche’ le opere per permetterci di approvvigionarcene sono costose ma soprattutto richiedono tempo, e se in un paese efficiente servirebbe qualche anno per la loro costruzione, con la burocrazia italiana non e’ strano mettere in conto dover moltiplicare per 4 o 5 questi tempi

    Ovviamente non si e’ voluto in passato investire in forme di approvvigionamento alternative , sia per mancanza di lungimiranza che per un fattore economico: comunque la si guardi il gas russo costa meno, perche’ arriva da piu’ vicino, e soprattutto arriva direttamente con un tubo senza necessità , trasportandolo via mare, di doverlo prima trasformare in liquido e poi rigassificare, cosa che richiede impianti appositi che non abbiamo e costi piu’ elevati per il trasporto, oltre che una minore efficienza.

    Ma cosa si può fare per evitare di dipendere dal gas russo? Sicuramente si può cercare di acquistare da altri paesi, ma mettendo in conto di costruire delle infrastrutture che richiedono molto tempo e tanti investimenti, ma ci permettono di poter mettere in concorrenza i fornitori cercando di spuntare il miglior prezzo possibile, visto che comunque lo dovremo pagare piu’ caro.

    Si può cercare di sfruttare le nostre riserve, utilizzando i giacimenti presenti nel mare adriatico bloccati da delle normative ambientali che rendono impossibile lo sfruttamento dal versante italiano, ma non vietano ai paesi confinanti di attingere alle stesse stesse riserve.

    Si può cercare di produrre energia con altri sistemi, anche se più inquinanti: dal carbone al nucleare e cercare di massimizzare l’uso di fonti rinnovabili come eolico o fotovoltaico, ma prendendo coscienza che l’apporto che le rinnovabili potranno dare sara’ comunque limitato anche se per assurdo riempissimo ogni metro quadro di terreno incolto con pannelli e pale eoliche.

    Si può cercare di evitare gli sprechi efficientando il consumo, magari incentivando la sostituzione di impianti energivori con soluzioni piu’ moderne ed efficenti,  ma tenendo conto che il problema non si risolve abbassando di qualche grado le temperature nelle nostre case, perché il grosso dei consumi di energia del nostro paese fa capo alle nostre industrie: quell’energia serve per produrre, e se non si produce l’economia del nostro paese si ferma.

    Quella che infatti non si deve assolutamente fermare e’ la produzione, quello che a causa dei costi o della mancanza di energia non produciamo noi lo produrrà qualche altro paese, rubandoci il mercato, magari grazie a dei prezzi più bassi dovuti all’uso dello stesso gas russo che noi abbiamo deciso di smettere di comprare.

    Forse la Cina riuscirà a portarci via quelle produzioni di qualità che ancora avevamo in Europa, o forse si ritornerà ad una sorta di guerra fredda tra oriente ed occidente, dove con buona pace della globalizzazione dovremmo produrci a caro prezzo tutti i beni di nostra necessita: una cosa e’ certa, quei beni in futuro li pagheremo di più.

    Voi cosa ne pensate, avete delle soluzioni al problema? Avete dei dubbi, delle domande o delle curiosità: scrivetele nei commenti