Tag: costi

  • Conviene riparare uno smartphone rotto?

    Conviene riparare uno smartphone rotto?

    Avendo sempre in tasca un telefono cellulare non e’ strano che possa rompersi, può cadere dalla tasca, finire dimenticato sul tetto della macchina o cadere in una pozzanghera, o semplicemente dopo qualche anno di onorato servizio la batteria non tiene più la carica. In tutti questi casi la domanda che ci facciamo è conviene ripararlo?

    Beh non c’è una risposta univoca perchè dipende dal telefono, dal suo valore, dalla tipologia, dalla sua vetusta’ ma anche dal difetto riscontrato.

    C’è anche da considerare che se il modello è poco comune è pure più difficile reperire i ricambi, quindi anche i centri di riparazione veloce , quelli generalmente gestiti da cinesi presenti nelle nostre città che riparano il telefono nel giro di un’ora a prezzi concorrenziali, non avendo il pezzo in casa e dovendolo ordinare diventano meno competitivi. Se invece si tratta di un modello relativamente comune , in caso di riparazioni fuori garanzia sono la scelta più conveniente, anche se è bene accertarsi della competenza del centro: a volte le riparazioni troppo veloci non sono sinonimo di qualità, anche se dall’altra parte portarlo a un centro di assistenza ufficiale spesso significa doverlo spedire e avere dei tempi di riparazione relativamente lunghi, incompatibili con chi col telefono ci lavora.

    Inoltre c’è da considerare che certe riparazioni come cambiare lo schermo a seconda dei telefoni e del tipo di schermo solo di ricambi potrebbero costare più del valore del telefono. A quel punto se non si può o si vuole spendere per un telefono nuovo si può pensare di ricomprarne uno usato o ricondizionato: spesso per i modelli più richiesti si ha la possibilità di prendere dei telefoni pari al nuovo, con batteria sostituita e garanzia a prezzi molto concorrenziali, a volte avendo anche la possibilità di ottenere una valutazione per il telefono guasto.

    Ma anche una riparazione non troppo costosa non è sempre una buona idea: spendere 40 euro per cambiare la batteria di un telefono di 3/4 anni è vero che ci evita di spendere almeno 200 per comprarlo nuovo, ma sarà sicuramente lento e sorpassato rispetto ad uno di ultima generazione, e quindi magari finirete per cambiarlo comunque nel giro di qualche mese: a quel punto specie se trovate qualche offerta, se le nostre finanze ve lo consentono è più furbo ricomprarlo da subito.

    Se invece si tratta di un modello recente magari richiesto sul mercato dell’usato, se il costo della riparazione e’ più bassa del suo valore la riparazione vale sicuramente la pena, considerando anche la possibilità di rivenderlo una volta riparato per finanziare parzialmente l’acquisto di uno nuovo e avere per le mani un modello sempre aggiornato.

    Insomma non c’è una ricetta unica per tutti, ma sicuramente farsi fare un preventivo dal centro di riparazione può essere un buon punto di partenza in caso di difetti evidenti o macroscopici come la sostituzione di schermo, scocca o batteria: in caso di difetti più subdoli che richiedono l’analisi del difetto da parte del tecnico mettete in conto che il centro potrebbe chiedervi per il preventivo un costo vicino al costo della manodopera per la riparazione: in quel caso se si tratta di un telefono vecchio o molto economico tanto vale cambiarlo direttamente. 

    Ci sono poi telefoni pensati per essere riparati facilmente dove con un po di coraggio, guardando dei tutorial in rete, puo’ essere fattibile farlo da soli, magari con l’aiuto di un amico smanettone, in caso di interventi semplici come la sostituzione della batteria o di un connettore : si cerca il ricambio su Amazon, Aliexpress, Ebay o siti specializzati partendo dal modello del telefono e quando arriva a casa il pezzo e magari lo strumento per lo smontaggio si seguono alla lettera le istruzioni e si esegue la riparazione, per altri telefoni invece sono necessarie particolari competenze e attrezzature anche solo per cambiare una cover: in quel caso potete vedere comunque i tutorial dello smontaggio o della riparazione ma evitate di metterci le mani se non siete capaci: fareste soltanto più danni facendo lievitare il costo della riparazione.

    Come detto non c’è una ricetta unica ma abbiamo provato a darvi qualche consiglio per le problematiche più comuni, ad ogni modo se avete domande, dubbi, curiosità o precisazioni scrivetecele nei commenti!

  • Prime aumenta di prezzo: cosa possiamo fare?

    Prime aumenta di prezzo: cosa possiamo fare?

    Molti di voi che fanno acquisti sul celebre sito di e-commerce Amazon o che sono appassionati di film e serie tv lo conosceranno: parlo di Amazon Prime, il servizio che permette a fronte di un piccolo canone di usufruire di una serie di servizi offerti dal sito di Jeff Bezos.

    Sicuramente quello più famoso è quello per la spedizione gratuita, infatti gli abbonati prime non pagano mai le spedizioni anche se fanno acquisti inferiori ai 29 euro, soglia per la quale le spedizioni a domicilio sono gratuite per tutti. C’è da dire che se non si è abbonati prime e si vuole fare un piccolo acquisto si può comunque usufruire dei centri di ritiro o dei locker per evitare le spese di spedizione, però la possibilità di ricevere a casa senza spese anche il prodotto da pochi euro è sempre comodo.

    Poi c’è Prime Video, la piattaforma di streaming video dove vedere serie tv, film e anche qualche evento sportivo che è migliorata tanto nel tempo, fino ad essere una valida alternativa a piattaforme come Netflix o Disney+ ma ad un costo ben minore.

    E poi si ha accesso alla versione ridotta di tanti servizi che Amazon vende ad un canone aggiuntivo che consentono di provare il servizio e che possono bastare a chi non li usa assiduamente, parlo della piattaforma di streaming musicale Amazon Music, o di Kindle Unlimited per accedere gratuitamente ad una vasta scelta di libri disponibili gratuitamente: ovviamente il catalogo sarà ridotto ma consente comunque di usufruire del servizio compreso nel prezzo di prime.

    E ancora abbiamo l’accesso in anteprima ad offerte speciali ed eventi come il prime day che consentono risparmi molto importanti per i nostri acquisti, la possibilità di abbonarsi gratuitamente ad un canale twitch , il backup gratuito delle foto dal nostro cellulare, insomma una marea di servizi a un prezzo molto contenuto.

    E in Italia siamo parecchio fortunati perchè questo prezzo è uno dei più bassi rispetto a quanto costa in altre parti del mondo, a seconda del paese costa anche 4 volte il prezzo richiesto in Italia, infatti fino ad ora bastavano 36 euro all’anno, contro i 49 della Francia, i 69 della Germania, le 79 sterline del regno unito o i 139 dollari in USA.

    Purtroppo però dal 15 di settembre le cose sono destinate a cambiare perchè a causa dell’inflazione il prezzo dell’abbonamento prime aumenterà in tutta Europa, Italia compresa portando il prezzo dai vecchi 36 euro annuali o 3.99 euro se pagati mensilmente ai nuovi 49.90 annuali o 4.99 al mese. 

    Non si tratta di un costo esorbitante ma sicuramente non è una bella notizia, ma cosa possiamo fare? Beh visto che c’è ancora un pò di tempo prima che l’aumento diventi operativo si può sfruttare il momento per abbonarsi o passare dal piano mensile a quello annuale prima degli aumenti per garantirsi ancora un anno con il prezzo precedente.

    Altrimenti se utilizziamo stabilmente solo uno dei servizi principali come Prime Video o le spedizione gratuite, possiamo pensare di disdire e rivolgerci ai servizi di streaming concorrenti, ce ne sono ormai tanti altri ed alcuni sono pure gratuiti grazie alla pubblicità, e magari utilizzare il servizio di ritiro gratuito per le spedizioni di piccolo valore o cercare di raggiungere le 29 euro di valore per ottenere la spedizione gratuita tenendo nel carrello i nostri prodotti per qualche giorno in attesa di raggiungere la soglia.

    Insomma volendo se ne può fare a meno, ma tutto sommato l’aumento di 1 euro al mese per molti non vale la perdita della comodità dei servizi che offre dato che alla fine il costo rimane comunque abbordabile.

    Voi eravate al corrente della cosa, pensate di disdire o seppur a malincuore accetterete l’aumento? Scrivetelo nei commenti cosi come se avete dubbi, curiosità o qualcosa da segnalare.

  • Arriva lo stop alle auto a motore termico

    Come forse avrete appreso dai media il parlamento europeo ha approvato la proposta che mette al bando la produzione delle auto a motore termico dal 2035, questo significa che tra poco più di 10 anni non potremo più acquistare auto a benzina o diesel, anche se ibride.

    Questo diventerà un grosso problema sia economico che nell’utilizzo dei mezzi di trasporto privati, e per molti diventerà impossibile acquistare una macchina di proprietà: probabilmente quella che abbiamo in garage, o al massimo quella che la sostituirà potrebbe essere l’ultima auto che avremmo comprato da nuova.

    Questo perché non tutti possono permettersi i tempi e le modalità di ricarica di un elettrica, ma soprattutto i suoi costi specie in questi periodi dove sia il costo dell’energia, che quello delle batterie e’ alle stelle , cosa che renderà i prezzi delle auto a batteria insostenibili per tanti: se un’utilitaria ci costerà 35.000 euro probabilmente in pochi se la potranno permettere: quindi si ripareranno vecchi ed inquinanti macinini a benzina o a gasolio facendo dell’Europa una sorta di Cuba dove la maggioranza delle auto in circolazione saranno reperti storici con buona pace dei propositi di riduzione dell’inquinamento.

    Inquinamento che comunque nelle automobili elettriche è mediamente superiore a quello di un moderno diesel, specie se la macchina elettrica è costruita ed alimentata da energia da fonti non rinnovabili come il carbone di cui si sta aumentando la produzione a causa della mancanza di gas russo o delle centrali nucleari in dismissione con i quali si poteva creare energia elettrica pulita.

    Insomma non ci poteva essere momento peggiore per passare forzatamente all’elettrico non solo perché avendo solo 10 anni anni di tempo non si riusciranno a creare per tempo le infrastrutture per gestire un numero enorme di auto elettriche in circolazione, dalla creazione di un sufficiente numero di colonnine di ricarica al potenziamento di reti e centrali elettriche, ma anche dal punto di vista economico visto che la tecnologia per la produzione delle auto elettriche e soprattutto delle batterie, al contrario di quella per il motore termico è nelle mani dei cinesi, cosa che distruggerà l’economia dei paesi europei fortemente legate alla produzione automobilistica  in un periodo dove l’Europa soffrirà particolarmente in campo economico per via dei problemi geopolitici legati alla guerra e per l’aumento dell’inflazione.

    Purtroppo scelte miopi dettate solo da un’ideologia ecologica che non fa i conti con la realtà ci porteranno alla rovina: bastava avere un approccio piu soft procrastinando i tempi e agevolando l’uso di combustibili ecologici come quelli ricavati dall’idrogeno per far continuare a convivere i motori termici con quelli elettrici, dopotutto se solo una piccola percentuale di automobilisti preferisce le macchine a combustione termica a quelle elettriche ci sarà un perchè.

    Così come è lecito chiedersi come mai si sia voluta forzare la mano: probabilmente per favorire qualcuno che ha da guadagnarci o magari pensando di affrancarsi dalla dipendenza del petrolio proveniente da una certa parte del mondo senza capire che poi si diventa dipendenti di tecnologie e materie prime provenienti da paesi forse anche più pericolosi.

    Quello che è certo è che il conto lo pagheremo noi cittadini, e anche se non fossimo automobilisti visto che la decisione si riverbererà sul costo di tutti i trasporti, da quelli delle persone come nei bus o negli aerei come per le merci, in un periodo dove l’economia già allo stremo non ci permette di questi sforzi.

    Insomma non si prospetta nulla di buono all’orizzonte. Voi ne eravate al corrente? Prevedete di acquistare nel futuro un’auto elettrica o vi terrete sino alla morte la vostra cara automobile a benzina? Fatecelo sapere nei commenti!

  • Comprare online a rate senza interessi

    Parliamo dei sistemi di acquisto dilazionato presenti su molti e-commerce che permettono di pagare senza interessi in un numero limitato di rate senza dover accendere un finanziamento tradizionale.

    Infatti ormai molti siti permettano di pagare i nostri acquisti con un finanziamento tradizionale online, fornite dalle stesse finanziarie che siamo abituati a trovare nei negozi al dettaglio, e che hanno gli stessi costi, gli stessi tassi di interesse che generalmente al di fuori di eventuali promozioni possono essere particolarmente esosi, e soprattutto la stessa burocrazia, con richiesta di buste paga e approvazione del finanziamento non immediata.

    Ma una nuova soluzione si sta affacciando da qualche tempo, denominata BNPL , Buy Now Pay Later, dove  all’atto dell’acquisto online abbiamo la possibilità di pagare a rate senza interessi in un limitato numero di rate da restituire a breve termine eliminando i costi e la burocrazia di un finanziamento tradizionale, visto che riducendo tempi e importi anche i costi e i rischi si riducono notevolmente.

    Si parla infatti di importi relativamente piccoli, di non più di qualche centinaia di euro da restituire in 3 o 4 rate, di cui la prima pagata sul momento dell’acquisto, e quindi solitamente ripagando il debito nel giro di due mesi e soprattutto di un servizio disponibile direttamente sul carrello dell’e-commerce.

    Sebbene sia una possibilità nata da Amazon e offerta solo per determinati prodotti e clienti ritenuti sicuri in base allo storico dei propri acquisti, la cosa si è evoluta dando vita alla creazione di nuove startup che concedono questa sorta di micro prestiti senza interessi allo scopo di incrementare le vendite dei negozi online.

    Sono nate società apposite come Klarna, Scalapay o ClearPay che offrono questo servizio, ma già chi operava nel settore dei finanziamenti come Oney e anche un gigante dei pagamenti digitali come PayPal è entrato in questo nuovo mercato, che riguarda forse più il marketing digitale che il settore dei finanziamenti.

    Si tratta di una sorta di finanziamento senza interessi a breve termine, che proprio per le sue caratteristiche richiede meno burocrazia, meno costi e più sicurezza al punto che è diventato uno strumento per facilitare le vendite degli e-commerce e convincere i più indecisi, magari riluttanti a fare una spesa importante in un colpo solo, e magari finalizzare l’acquisto di quel televisore o di quello smartphone che avevamo adocchiato potendolo pagare in 3 rate senza interessi.

    L’acquirente infatti, a meno che non sia in ritardo con il rimborso delle rate, non sostiene alcun costo mentre è il venditore ad accollarsi il costo del servizio dovuto alla società, col vantaggio però di ricevere subito l’importo.

    Anche in caso di resi non ci sono problemi di sorta: il servizio interromperà il pagamento delle rate residue e restituirà quelle già pagate sulla stessa carta di credito collegata al servizio.

    Basta infatti registrarsi con una delle società che offrono il servizio, senza dover presentare buste paga o particolari garanzie se non l’uso di una carta di credito non prepagata e se sono convenzionate con l’e-commerce di nostro interesse fare l’acquisto scegliendo come modalità di pagamento questo servizio anziché la solita carta di credito.

    L’unica cosa a cui fare attenzione per evitare penali è assicurarsi che il pagamento avvenga nei tempi concordati: generalmente si paga la prima rata al momento dell’ordine e le successive due dopo 30 e 60 giorni, quindi fate attenzione al fatto che le 3 rate non si pagano in 3 mesi ma solo in due, mentre con uno in particolare (ClearPay) le rate sono 4 ma ogni due settimane, quindi la dilazione è di 42 anziché 60 giorni.

    Ovviamente a seconda del servizio scelto, di cosa stiamo comprando, dove lo stiamo facendo, e in base al nostro storico dei pagamenti precedenti ci viene concessa una linea di credito più o meno importante: quindi magari la prima volta che utilizziamo il servizio non sarà possibile procedere all’acquisto di un televisore da 1500 euro, ma non ci saranno problemi ad acquistare un paio di sneakers da 150

    Poi a seconda del servizio ci sono delle possibilità aggiuntive come la possibilità di creare delle carte di credito virtuali per fare spesa ovunque, anche al di fuori dei negozi convenzionati o la possibilità tramite un’app di pagare con lo stesso metodo anche nei negozi fisici convenzionati con il servizio.

    Inoltre ogni servizio ha il proprio algoritmo e le proprie regole per stabilire se concedere o meno il finanziamento, quindi non è detto che se un servizio rifiuti l’acquisto non possa andare a buon fine col concorrente

    Ad ogni modo si tratta di una possibilità in più per fare i nostri acquisti, facile , veloce e senza costi, anche se è vero che si tratta più di uno strumento per indurci all’acquisto che non un vero finanziamento dato che alla fine un finanziamento a 60 giorni non cambia sostanzialmente le nostre finanze: quel bene probabilmente lo avremmo potuto compare anche pagandolo per intero, ma magari non volevamo deciderci o far sapere in casa di avere speso tutti quei soldi in un colpo solo.

    Voi avete già utilizzato questi strumenti? Avete qualche dubbio, consiglio, critica o suggerimento? Scrivetelo nei commenti, come al solito li leggeremo e vi rispondemo.

  • Le garanzie auto

    Le garanzie auto

    Parliamo di garanzie auto, quella sorta di assicurazioni che coprono le spese di riparazione delle auto che spesso vengono utilizzate dai venditori di auto usate per poter rientrare nelle disposizioni di legge che prevedono che per la compravendita di un’auto usata da un commerciante a un privato debba essere data una garanzia di 24 mesi, che è possibile ridurre a 12 mesi in caso di accordo con l’acquirente, senza doversi far carico di spese aggiuntive difficilmente preventivabili.

    Infatti il commerciante pagherà un premio alla società che emette la garanzia, variabile a seconda della vetustà, del chilometraggio , del tipo di guasti coperti e delle caratteristiche dell’auto che lo mette a riparo da spese extra, nei limiti a seconda dei casi del tipo di guasto e/o di una certa franchigia, cosa che può rivelarsi comoda anche per il cliente perché potrà a seconda dei casi avvalersi di un’officina differente da quella indicata dal venditore, magari più vicina al suo domicilio.

    Il rovescio della medaglia al limite può esserci quando il guasto si dovesse rivelare non coperto dalla garanzia, perché quella determinata tipologia di guasto non è coperta nelle garanzia scelta, essendo quella più economica e possono nascere discussioni su chi dovrà , venditore o acquirente, pagare l’intervento o comunque la franchigia della riparazione, cosa magari più rara se l’intervento è effettuato direttamente nell’officina del venditore, anche se anche in questi casi vetustà dei pezzi e consumabili tendenzialmente vengono comunque addebitate al proprietario dell’auto.

    Cio significa che se si guasta, ad esempio il motore della vostra macchina e si rende necessario metterne uno nuovo , una parte del costo del ricambio potrà esservi addebitato in quanto quello vecchio aveva comunque una determinata anzianità o chilometraggio e installandone uno nuovo la macchina aumenterebbe di valore, oppure se ad esempio la macchina ha una perdita che vi viene riparata in garanzia, vi verranno probabilmente addebitati i costi dei liquidi che sarà necessario aggiungere o sostituire in seguito alla perdita stessa.

    Queste garanzie sono generalmente acquistabili e acquistate dai commercianti, specie quelli che non hanno un’officina propria, ma alcune sono disponibili anche per i privati. Ci sono infatti alcune garanzie che nascono per chi acquista una macchina usata da un altro privato e che quindi non gode di una garanzia sul bene usato, ma può acquistarla entro un certo numero di giorni dal passaggio di proprietà ed essere coperto come se l’avesse acquistata da un venditore professionale.

    In caso di guasti basterà contattare il call center della garanzia, per farsi indicare la più vicina officina convenzionata e risolvere il problema. Ovviamente anche in questi casi i guasti coperti e le eventuali franchigie dipendono dal premio pagato, dalle caratteristiche dell’auto e dal tipo di garanzia sottoscritta: quelle più economiche potrebbero non coprire alcune tipologie di guasti magari molto costosi da riparare o guasti frequenti per il modello, coprendo magari esclusivamente interventi rari per il modello e/o poco costosi da riparare.

    Alcune garanzie per privati fanno ancora di più, possono coprire un veicolo già in vostro possesso, magari al termine della garanzia del costruttore o del venditore permettendovi di pagare una sorta di canone mensile che vi permetta di essere coperti dai guasti più comuni senza dover sostenere spese importanti quando si entra dal meccanico, insomma una sorta di netflix dell’autoriparazione: con una spesa di 40/50 euro al mese sono sicuro che se entro dal meccanico per una riparazione e il conto è bello salato , non saranno problemi miei ma della garanzia, un po’ come succede per alcune assicurazioni sanitarie.

    Ovviamente ciò che è compreso dipende dalla società e dal tipo di garanzia offerta, anche in questi casi ci sono pacchetti che coprono di più o di meno a seconda del premio pagato, ma anche del chilometraggio, dell’età o delle caratteristiche dell’auto. Alcune possono avere una franchigia per certe tipologie di interventi , ad esempio se c’è da cambiare una turbina da 3.000 euro magari me ne addebitano 250, mentre non mi chiederanno nulla se c’è da cambiare una cinghia o una guarnizione.

    Certe società possono vincolare l’attivazione della garanzia a un tagliando e/o a un controllo preventivo per evitare di dover pagare per guasti pregressi , o non accettare automobili con un certo chilometraggio , con una certa anzianità o di un particolare modello, proprio perché un eventuale intervento importante sarebbe più probabile o costoso.

    Ma queste garanzie possono convenire? Diciamo che è una scommessa, da utente comune difficilmente possiamo sapere se la nostra macchina si romperà e quanto spenderemo per la riparazione da qui a 2 o 5 anni, ma si sa che ci sono macchine più o meno affidabili e che comunque quando la macchina inizia ad avere una certa età le possibilità che richieda un intervento importante del meccanico, o magari una sfilza di piccole riparazioni si fanno concrete, e il non dover aver la preoccupazione di dover cacciare magari un migliaio di euro imprevisti per una riparazione potrebbe valerne la candela.

    Poi non sappiamo se per la legge di Murphy si rompe proprio quel pezzo che non era coperto dalla garanzia, ma tendenzialmente il gioco può valerne la candela , ovviamente a seconda del premio richiesto, soprattutto se la macchina sta invecchiando quindi con almeno 5/7 primavere alle spalle, se si tratta di un modello non particolarmente affidabile o se l’abbiamo acquistata usata e non siamo sicuri di come sia stata trattata dal precedente proprietario.

    Voi conoscevate queste garanzie? Ne avete una? Vi siete trovati particolarmente bene o male? Fatecelo sapere nei commenti.

  • Chi paga l’ecologismo?

    Chi paga l’ecologismo?

    Parliamo di ambientalismo e dell’effetto che l’inseguire ambiente ed ecologia ha ed avrà sui nostri portafogli. E’ notizia recente che a partire da Ottobre le bollette dell’energia elettrica e del gas aumenteranno del 40% in media dopo che hanno già subito importanti aumenti nel corso dell’anno già parzialmente calmierati dal governo: il problema di fondo è la motivazione per quei questi aumenti ci sono stati, e che in altri paesi europei come la Spagna questi aumenti sono stati ancora più importanti.

    No , la motivazione principale di questa stangata non è il costo della materia prima nonostante qualcuno ce lo voglia far credere, o almeno non lo è direttamente. Seppure il costo della materia prima sia leggermente aumentato, purtroppo questo cuba ben poco sui prezzi, visto che la gran parte di ciò che paghiamo per l’energia sono tasse ed accise. Il problema principale infatti viene dall’Europa e da una tassazione sempre più stringente delle energie non rinnovabili: in pratica chi produce energia da fonti non rinnovabili, ma c’è qualcosa di simile anche nel mondo delle automobili , deve pagare una sorta di diritto di inquinare che cuba pesantemente sul fatturato dei produttori che emettono CO2 e che con le normative europee sempre più stringenti  ovviamente si riverbera sul prezzo che è costretto ad aumentare in maniera veramente pesante.

    Per evitare di pagare questi diritti di inquinamento, se non dovessero cambiare le leggi si dovranno aumentare le fonti pulite di approvvigionamento dell’energia quindi eolico e fotovoltaico che sono sicuramente meno efficienti di altre soluzioni più inquinanti e che generalmente sono rese convenienti solo dagli incentivi che paghiamo in bolletta, ma non potendo aumentare più di tanto queste energie, l’unica soluzione per avere energia pulita in quantità sarà il nucleare, che già avevamo ma che l’Italia ha dismesso a causa di un referendum e che potrebbe tornare in voga, anche se per questioni logistiche non in tempi rapidi.

    Se poi è vero che i governi nazionali stanno cercando di metterci una pezza calmierando per quanto possibile i prezzi, i soldi che serviranno allo scopo arriveranno da altre tasse o da una minore erogazione di servizi pubblici, quindi in qualsiasi modo siamo sempre noi consumatori che paghiamo in un modo o in un altro il conto dell’ecologismo , anche se magari non vorremmo farlo.

    Soprattutto con una stangata del genere, anche il consumatore più ecologista non penso sia felice di pagare aumenti di questa portata, anche perché probabilmente nessuno li ha chiesti, e non sono probabilmente necessari: ridurre la CO2 non è detto che risolva i nostri problemi ecologici, ma ce ne crea sicuramente di economici, a maggior ragione se questa lotta all’inquinamento resta confinata all’Europa: in un mondo globalizzato se Cina o Stati Uniti hanno dei limiti all’inquinamento meno stringenti dei nostri, potranno avere dei prezzi più competitivi a discapito delle produzioni europee.

    Senza contare che colpire l’energia si ripercuote a ruota su tutte le produzioni, sulle materie prime che già stanno aumentando per altre ragioni, sul trasporto, sui servizi, etc. siamo proprio sicuri di volerci dare la zappa sui piedi nella migliore delle ipotesi per perseguire un ideale, o nella più realistica a mio modo di vedere per fare un po di greenwashing ed apparire belli e puliti all’opinione pubblica tanto il conto lo paga qualcun altro?

    Il problema è che con queste mosse si crea inflazione e si perde di competitività senza risolvere i problemi: se un prodotto costa sensibilmente meno verrà sempre preferito a quello più costoso anche se è più ecologico, il surplus da pagare per un un prodotto ecologico per essere sostenibile deve essere minimo altrimenti si continuerà a comprare il prodotto inquinante ma meno caro, e alla lunga si inquina di più e probabilmente il produttore europeo verde in assenza di vendite sarà costretto a chiudere, quindi oltre il danno la beffa. Ha senso tutto questo?

    Non sarà meglio invece di tassare chi inquina cercare di ridurre l’inquinamento efficientando i prodotti, allungandone la vita per evitare di produrre e smaltirne di nuovi, agevolando il ricambio solo di prodotti effettivamente troppo inquinanti, incentivando le riparazioni in luogo delle sostituzioni?

    Se un nuovo prodotto consuma poco meno del vecchio vale la pena incentivarne la sostituzione considerando l’inquinamento della produzione di uno nuovo e lo smaltimento del vecchio o è meglio incentivarne la riparazione? Forse avrebbe senso sostituirlo solo se consumasse meno della metà ma spesso col marketing si fa credere il contrario pur di vendere un pezzo in più…

    Voi cosa ne pensate di questi aumenti? Li ritenete un male necessario?

  • Le banche non vogliono più i nostri soldi

    Le banche non vogliono più i nostri soldi

    C’è qualcosa che da qualche tempo sta cambiando nel mondo delle banche, sembrano non volere più i nostri soldi almeno quelli depositati nel conto. Infatti tante banche stanno iniziando a comunicare alla clientela che se si hanno depositati delle somme consistenti si riservano il diritto di chiudere il conto o di applicare dei costi maggiorati a meno di non avere dei prodotti bancari che le garantiscano un guadagno come  mutui, finanziamenti o prodotti di investimento.

    In pratica per tenere  i soldi in banca dobbiamo pagare di tasca: un tempo le banche facevano a gara a farsi depositare i contanti pagandoci degli interessi, poi questi interessi sono diminuiti fino ad azzerarsi e ora siamo arrivati al paradosso di dover pagare per tenere parcheggiati i nostri soldi.

    Questo succede perché i tassi di interesse sono diventati negativi, quindi semplificando molto il discorso, le banche stesse se depositano presso la BCE il loro contante che hanno in surplus , e che quindi non prestano per esempio alle aziende o a chi richiede un mutuo ricevono meno soldi di quanto ne depositano, quindi avere denaro in cassa diventa per loro un costo che viene caricato all’utente aumentando i canoni, il costo delle operazioni o per il quale preferiscono chiudere i conti correnti in mancanza di altre fonti di guadagno

    Ovviamente a cascata tutto questo ricade sui risparmiatori: coi tassi negativi se investiamo in obbligazioni come i titoli di stato, ma anche in fondi di investimento che garantiscano una certa sicurezza o in forme di investimento a basso rischio o che consentano di disinvestire in maniera rapida come ad esempio i conti deposito vincolati spesso i costi sono più degli interessi, con il paradosso di arrivare ad incassare meno di quanto investito, o quando proprio va bene di stare in pari, al che uno pensa tanto vale tengo mi tengo i soldi in banca, dove comunque entro i 100.000 euro sono al sicuro garantito dal fondo di tutela interbancario, senza dover rischiare di fare un investimento sbagliato.

    Ma è saggio tenere parcheggiati i nostri soldi? Da un certo punto di vista lo è e da un altro no: infatti il periodo di incertezza dovuto al covid non incoraggia le spese ma ci fa venire voglia di mettere da parte qualche risparmio da poter avere disponibile rapidamente in caso di avversità come perdita del lavoro, spese mediche o familiari, inoltre per chi ha la fortuna di avere un lavoro che non ha risentito pesantemente della pandemia, probabilmente restando giocoforza in casa è riuscito a mettere da parte qualche soldo extra che prima dedicava alle spese per uscite, sport o intrattenimento, ma di cui vuole avere disponibilità rapidamente in caso le cose possano volgere al peggio.

    Il problema è che anche tenendo questi soldi in banca tra tasse e costi del conto corrente , che come accennavo sono sempre più onerosi, si va comunque ad erodere il capitale. Quindi per risolverla ci troveremo al bivio tra investire in maniera più articolata i nostri risparmi, ma assumendoci dei rischi o pagare per la tranquillità di avere i soldi parcheggiati.

    Purtroppo quella che generalmente manca è la cultura finanziaria che ci consente di capire come e in quali strumenti investire i nostri soldi, anche in funzione delle nostre necessità attuali o future , della possibilità di un eventuale disinvestimento e della nostra propensione al rischio senza affidarsi ciecamente alla banca o a un promotore finanziario che spesso è in conflitto di interessi e che tenta di affibbiare non il prodotto migliore alle esigenze del cliente, ma quello che lo fa guadagnare di più.

    Inoltre bisogna capire quando investire e quando fermarsi, ad esempio in questo periodo l’azionario sta andando fin troppo bene, ma è prevedibile che possa trattarsi di una bolla pronta a scoppiare e molti titoli con quotazioni stratosferiche potrebbero ritornare a dei valori più umani e che addirittura molte possano andare a gambe all’aria per via della pandemia, facendoci perdere in poco tempo gran parte del nostro capitale, quindi si deve capire come muoversi , che strumenti usare e come diversificare per evitare delle batoste che possano mandare in fumo tutti i nostri risparmi faticosamente accumulati negli anni.

    Il succo del discorso è che siamo arrivati ad un punto dove volenti o nolenti saremo costretti a fare delle scelte in ambito finanziario di cui magari avremmo volentieri fatto a meno, e per non sbagliare le mosse rischiando i nostri averi è necessario mai come in questo momento informarsi e studiare come muoversi anche per evitare possibili fregature e soprattutto capire cosa ci viene proposto e i rischi che questo comporta.

    Voi come mi muovete dal punto di vista finanziario? Preferite la comodità del conto o investite i vostri risparmi? Vi affidate a un intermediario o preferite fare di testa vostra? Scrivetecelo nei commenti!

  • Nuove regole doganali: è la fine per gli acquisti dall’estero

    Nuove regole doganali: è la fine per gli acquisti dall’estero

    Cambiamenti all’orizzonte in vista per gli acquisti fuori dall’Europa, e purtroppo la cosa impatterà non solo sui venditori ma soprattutto sui consumatori, dato che stanno cambiando le regole doganali.

    Da marzo 2021 vige una diversa burocrazia che richiede all’atto della spedizione maggiori informazioni sul contenuto della merce e che consente dalle dogane i tracciare esattamente il contenuto del pacco evitando le elusioni di iva e dazi, che prima erano possibili dichiarando il falso dato che i controlli avvenivano a campione e quindi c’erano ottime possibilità di farla franca, questo ora diventerà molto più difficile almeno sulle spedizioni postali, fino a diventare impossibile entro il 2024 quando questa normativa si estenderà  a tutte le tipologie di spedizioni, rendendo inutili allo scopo di evadere le tasse la spedizione dai magazzini europei, riforniti via terra o via mare e quindi non soggetti a controlli.

    Ovviamente è giusto che le tasse vengano pagate, anche perché la possibilità di evadere le tasse va a a svantaggiare chi vende i prodotti rispettando le leggi e pagando le tasse, ma questo porterà ad un aumento dei prezzi soprattutto dei beni di scarso valore che erano quelli che conveniva comprare dall’estero, Cina in primis, e ce ne possiamo fare un’idea facilmente cercando lo stesso prodotto su Aliexpress spedito dalla Cina o da Amazon spedito dall’europa , noteremo che i prezzi europei sono molto maggiori, arrivando in certi casi a più del doppio per lo stesso identico articolo, e non solo per le maggiori spese di logistica, ma soprattutto perché il prodotto spedito dall’Europa ha , almeno in teoria, pagato le tasse , quello spedito dalla Cina non è detto che lo abbia fatto.

    Ma considerando comunque che i dazi si pagano sopra i 150 euro di valore della merce e generalmente incidono poco, almeno su spedizioni destinate ai consumatori finali, quello che incide è l’iva (normalmente al 22%) che viene calcolata anche sul costo della spedizione e i costi di sdoganamento che sono fissi e per le spedizioni via posta sono a seconda dei casi di 7.50 o di 15 euro.

    Fortunatamente però se la spedizione era destinata a un privato e il valore della merce, comprensivo dei costi di spedizione era inferiore ai 22 euro, iva costi di sdoganamento e dazi non erano dovuti, rendendo conveniente l’acquisto di articoli di scarso valore fuori dalla UE, dal classico cavetto, all’adattatore, dal caricabatterie al cinturino dell’orologio, dal giocattolino all’articolo di bigiotteria o simili, e l’unico rischio , a parte i lunghi tempi per ricevere la merce, era solo quando avveniva un controllo a campione e il doganiere riscontrasse delle irregolarità , dal valore dichiarato non congruo, a prodotti non ammissibili o in presenza di prodotti falsi che a seconda dei casi portavano a integrare della documentazione dilatando i tempi, a pagare delle multe, al sequestro dei prodotti o alla denuncia in casi limite.

    Il grande problema è che da luglio 2021 questa esenzione sotto i 22 euro di valore scomparirà, questo significherà che tutti i prodotti passeranno dai controlli dalla dogana, e non ci sarà la sola verifica a campione per i pacchetti più piccoli, con conseguente allungamento dei già lunghi tempi di ricezione dei prodotti, ma soprattutto che su ogni invio dovremmo pagarci non solo l’iva ma anche i costi di sdoganamento

    Questo significa che un cavetto del valore di un euro acquistato in Cina ce ne costerà quasi 10 e arriverà in tempi ancora più lunghi,  infatti 1 euro  + il 22% di iva , fa 1.22 , più 7.50 di costi di sdoganamento diventano 8.72 euro da pagare al postino, oltre l’euro pagato per il prodotto e se poi ci fosse una incongruenza che richiede un’integrazione di documentazione , ad esempio quando il doganiere ritiene il valore dichiarato della merce non congruo, lo sdoganamento passa da 7.50 a 15 euro, quindi il nostro cavetto da 1 euro ci sarà costato in balzelli vari 16.22 euro aggiuntivi al suo prezzo.

    Ovviamente cosi facendo acquistare dalla Cina diventerà sempre meno conveniente, a quel punto il cavetto probabilmente mi converrà comprarlo in europa a  prezzo maggiorato , sempre che non mi chiedano magari 5 o 10 euro di spedizione , e quindi avrò pagato il cavetto anche 15 o 20 volte il suo valore, insomma si metterà male in tutti i modi, e magari si dovrà pensare a qualche soluzione alternativa per questo genere di acquisti come fare ordini cumulativi per abbattere le spese di spedizione

    E la fregatura sarà dietro l’angolo acquistando, magari da qualche marketplace, articoli spediti in dropshipping dalla Cina a nostra insaputa , magari abbiamo pagato qualcosa di più vedendo un venditore europeo e ci troveremo oltre a lunghi tempi di attesa a dover pagare i costi doganali al postino.

    Inoltre tra le nuove esigenze burocratiche all’atto della spedizione e l’impossibilità di evadere le tasse, è probabile che molti siti in futuro richiedano il pagamento anticipato delle tasse e degli oneri di sdoganamento in fase di ordine, come già fanno ad esempio i siti di Amazon o di Ebay extra europei quando la spedizione avviene in Europa

    Ad ogni modo cambierà in peggio la nostra esperienza con gli acquisti online aumentando sia i gia lunghi tempi di consegna che i costi, andando a incidere particolarmente sui prodotti di scarso valore: non dico che sia giusto evadere le tasse, ma non è neanche corretto che per importare un prodotto da pochi euro si debba spendere in tasse e costi vari anche 10 o 20 volte il suo valore, passi per l’IVA  che sui precedenti 22 euro di franchigia incideva meno di 5 euro, ma quanto meno i costi di sdoganamento sui prodotti di scarso valore sarebbe stato meglio continuare ad abbuonarli.