Auto e Moto

  • E’ arrivato il momento di cambiare le gomme?

    Prima o poi arriva il momento per chi ha un’automobile di cambiare i pneumatici del proprio mezzo, vuoi perchè talmente consumate da non passare la revisione, vuoi per una foratura o perchè consigliato dal meccanico, una cosa è certa: bisognerà mettere mano al portafoglio.

    Ma è possibile risparmiare qualcosa? La risposta è SI, ma sempre tenendo a mente che i pneumatici sono l’interfaccia della nostra auto col terreno, quindi una scelta sbagliata può minare la sicurezza, sopratutto sul bagnato oltre a durare meno o essere più rumorosa di una gomma concorrente.

    Innanzitutto il risparmio presuppone un pò di conoscenza e sopratutto non avere urgenza, come nel caso di una foratura lontana di casa dove ci si dovrà affidare alle soluzioni proposte da un gommista che probabilmente non conosciamo, che anche dando per scontato che sia onesto, potrebbe avere una scelta di soluzioni limitata e/o poco conveniente per le nostre esigenze.

    Se invece non si è con l’acqua alla gola, si ha il tempo di farsi fare qualche preventivo, informarsi dell’affidabilità del gommista, della qualità dei prodotti e pure di rivolgersi a internet o ai volantini degli ipermercati per trovare eventuali offerte.

    Il problema è , per chi non è del settore, capire se il prodotto che ci è stato proposto faccia al caso nostro , sia compatibile con la nostra auto, sia di qualità e sia effettivamente conveniente.

    Se ci rivolgiamo a un gommista sicuramente non avremo dubbi sulla compatibilità con la nostra auto, ma quanto a convenienza e, sopratutto se chiediamo la soluzione più economica, a qualità non è detto che sia la soluzione migliore, anche se va valutato caso per caso.

    Ovviamente per poter confrontare una gomma con una concorrente, avremo bisogno di alcune piccole nozioni tecniche e alcuni parametri di valutazione.

    Innanzitutto, specie se ci si rivolge a internet o ai volantini dei supermercati, bisogna individuare la tipologia (estivo, invernale o 4 stagioni) e la misura dei pneumatici adatti alla nostra auto. Questa la si trova stampigliata nel fianco del pneumatico attualmente montato, ed è una sigla del tipo 195/55 R 15 91V che dovrà essere identica sul nuovo pneumatico per essere sicuri che possa essere montata senza problemi.

    Dicevamo del codice del nostro esempio 195/55 R 15 91V , 195 identifica la larghezza in millimetri della gomma, 55 il rapporto percentuale tra altezza e larghezza (in pratica identifica la spalla del pneumatico, piu è basso il numero e più è bassa la spalla) , R 15 il diametro in pollici, 91 l’indice di carico (il peso che può sopportare il pneumatico) e V il codice di velocità (una lettera maggiore identifica la possibilità del pneumatico di sopportare maggiori velocità).

    In realtà è possibile montare pneumatici differenti da quelli montati in precedenza, ma si dovranno rispettare alcune limitazioni: innanzi tutto le misure di pneumatici ammesse per la macchina sono indicate nel libretto di circolazione, quindi la misura delle nuove gomme deve essere necessariamente presente a libretto (sono ammesse alcune deroghe sull’indice di velocità che può essere superiore a quello indicato a libretto, e solo nel caso di gomme invernale è tollerato un’indice di velocità inferiore a condizione di non superare la velocità massima consentita dal pneumatico), e sopratutto dovranno essere compatibili con il cerchio preesistente se non si vuole essere costretti a cambiare i cerchi con altri di differente misura, problema che non si ha mettendo un pneumatico della stessa misura del precedente.

    Ma perchè cambiare misura delle gomme? In realtà le motivazioni sono diverse: per ragioni estetiche (un cerchio più grande e quindi una gomma più grande e con la spalla più bassa è più bello da vedere), per ottimizzare comfort e consumi (una gomma più piccola e quindi con una spalla più alta è piu confortevole nella guida e farà consumare la macchina di meno) ed economici: le misure di gomme più diffuse, quindi montate sul maggior numero di auto, costano meno di gomme con misure meno comuni, dove è minore la concorrenza tra i produttori e la loro reperibilità e quindi i prezzi sono più alti.

    Dicevamo per trovare gomme più economiche, oltre che fare il giro dei gommisti della zona (quelli più grandi e quelli affiliati a qualche catena tendenzialmente avendo più giro dovrebbero avere prezzi migliori, a volte migliori di quelli internet, anche se non è la regola) , si può verificare se nei supermercati le gomme della nostra misura sono in offerta (spesso lo sono nelle misure più comuni nei periodi dell’anno dove vengono messi in promozione a volantino gli accessori per auto) e sui numerosi siti internet che vendono pneumatici online, facendo attenzione a selezionare la misura corretta, e sopratutto scegliendo un sito affidabile.

    Se si acquistano le gomme al supermercato o su internet va considerato il montaggio: generalmente i siti web specializzati in pneumatici e i supermercati hanno uno o più gommisti convenzionati per il montaggio, e a volte il prezzo del servizio è già incluso nel prezzo dei pneumatici o comunque viene effettuato a un prezzo di favore, anche se è possibile che il gommista vi chiederà degli extra per la sostituzione delle valvole o per la convergenza, qualora necessario. Se invece non c’è una convenzione è possibile accordarsi con un qualsiasi gommista per il montaggio, magari cercando chi ci fà il prezzo migliore, tenuto conto non tutti i gommisti accettano di montare gomme non acquistate da loro.

    In fase di confronto, specie sui siti web, a parità di prodotto va verificato se il montaggio è compreso o meno, e se no quale è il prezzo richiesto dal gommista convenzionato, e i costi di spedizione, che può avvenire direttamente dal gommista evitandoci di doverle caricare in auto per farcele montare, facendo attenzione al fatto che la spedizione gratuita sbandierata in molti siti non è sempre valida per tutti gli acquisti (ad esempio se si acquista una sola gomma o se si spedisce verso sud italia, isole o località remote quasi sempre non è compresa).

    Ma dato che il prezzo non è l’unica discriminante nella scelta come è possibile scegliere e confrontare la qualità di una gomma? Sicuramente la notorietà di una marca è un buon inizio: tendenzialmente una gomma di un marchio famoso dovrebbe essere migliore , almeno sulla carta, di uno mai sentito, magari di provenienza cinese: se ci troviamo a scegliere tra due opzioni, magari in emergenza, col marchio famoso si è più tranquilli di non aver preso una fregatura.

    In realtà non sempre è cosi perchè ci sono marchi meno noti che producono gomme di buona qualità, che magari si sono affacciati recentemente sul mercato e fanno prezzi migliori per farsi conoscere, ma come riuscire a farsi un’idea senza essere esperti del settore?

    Fortunatamente ci viene in aiuto la comunità europea che ha previsto una etichetta obbligatoria per la comparazione dei pneumatici, simile a quella per il confronto degli elettrodomestici , dove una lettera da A (la migliore) a G (la peggiore) ci permette di confrontare efficienza nei consumi e aderenza sul bagnato, oltre a indicare la rumorosità di rotolamento in decibel (minore il valore è più sarà silenzioso il pneumatico).

    Ovviamente questa etichetta , anche perchè si basa su una autocertificazione dei produttori, non è un riferimento assoluto: non necessariamente una gomma C è necessariamente molto peggiore di una con la lettera B , ma sicuramente una gomma A è molto migliore di una marchiata G. Considerato che i parametri da confrontare sono 3 (consumi, aderenza, rumorosità) e non uno solo come per gli elettrodomestici, può capitare che una gomma nella media (B o C) su tutti e tre i parametri può essere considerata migliore di un’altra che eccelle in uno ed è molto carente negli altri due.

    Ad ogni modo potendo confrontare più offerte si possono scegliere gomme migliori a parità di prezzo, evitando di prendere per questioni di budget limitato il prodotto più economico proposto dal primo gommista, che potrebbe rivelarsi di qualità particolarmente scarsa e magari offerto allo stesso prezzo di gomme ben superiori reperibili altrove.

  • E’ arrivato il momento delle auto elettriche?

    In un mondo sempre più attento all’ambiente le auto elettriche destano sicuramente interesse, ma sono la scelta migliore? Ovviamente la risposta non può essere univoca, perchè le esigenze cambiano a seconda delle nostre abitudini, ma la tecnologia delle batterie non ancora sufficientemente sviluppata relegano la convenienza di questo sistema di alimentazione sono ad alcuni casi specifici.

    Infatti sull’elettrico esistono tanti miti su sui pregi e difetti: se è vero che le auto sono silenziose, non è detto che siano davvero ecologiche o economiche come si crede.

    Certamente dire che una macchina elettrica non sia ecologica può sembrare una provocazione ma in realtà non lo è , perchè se è pur vero che non c’è emissione di inquinanti laddove l’auto è utilizzata, va considerato come l’energia che alimenta l’auto è prodotta: se tale energia proviene da un’inquinante centrale a carbone si è solo spostato il problema: anzichè inquinare in città si inquina nei pressi della centrale elettrica, inoltre la produzione e sopratutto lo smaltimento delle batterie è un processo altamente inquinante, tale che se secondo alcuni studi le emissioni complessive di una macchina elettrica nel suo intero ciclo di vita sarebbero addirittura superiori a un’auto diesel se si considera anche la produzione di energia e batterie.

    Ovviamente se le automobili elettriche, le batterie e l’energia che le alimenta e che è stata necessaria per la produzione provengono da fonti pulite e rinnovabili l’impronta sull’ambiente è minore e quindi più sostenibile, ma va anche considerato che la macchina più ecologica è quella che non viene prodotta, perchè l’inquinamento prodotto dallo smaltimento di un’automobile attualmente in circolazione e dalla produzione di una nuova, seppur meno inquinante, tendenzialmente è maggiore del risparmio sulle emissioni tra la nuova auto e quella che va a sostituire, specie se la macchina che si rottama è ancora efficiente e non troppo datata, pertanto già rispondente alle norme anti inquinamento, seppure non nelle ultimissime versioni.

    Anche l’economicità delle auto elettriche è tutta da vedere: sicuramente allo stato attuale una automobile a batterie costa molto di più di una a motore termico, anche se è vero che con una maggiore diffusione di questa tecnologia i costi, per via delle economie di scala, si abbasseranno. Inoltre è probabile ricadere in incentivi vari da parte di case costruttrici, governi e amministrazioni locali che possono abbattere almeno in parte il prezzo di acquisto e la differenza di prezzo con un’auto tradizionale.

    Discorso differente è l’energia elettrica che fa da “carburante” alla nostra auto, se è vero che si può ricaricare in garage attingendo all’impianto elettrico casalingo, magari dotato di un sistema di auto-generazione di energie rinnovabili come un’impianto fotovoltaico o minieolico, è anche vero che bisogna mettere in conto degli adeguamenti all’impianto elettrico, vuoi per l’acquisto di una wallbox per la ricarica dell’auto dal costo di alcune migliaia di euro, sia per l’adeguamento della potenza dell’impianto per permettere ricariche più veloci e l’utilizzo di altre apparecchiature elettriche della casa in contemporanea alla ricarica dell’auto.

    Ovviamente non tutti hanno un garage in casa dove poter ricaricare l’auto (e questo limita la platea di possibili acquirenti delle auto elettriche), ma è possibile ricaricare le proprie automobili alle colonnine pubbliche, ma qui il discorso si complica: se è vero che esistono delle colonnine pubbliche che consentono , a determinate condizioni, la ricarica gratuita delle auto elettriche, generalmente i tempi di ricarica sono molto lunghi, mentre quando le colonnine sono a pagamento i costi non sempre sono competitivi , a parità di chilometraggio, con il costo dei carburanti tradizionali, e le cose peggiorano quando si fa uso di stazioni di ricarica super veloci, dove spesso i costi di ricarica , vuoi anche per la comodità del servizio rapido, sono più esosi di quelli che si avrebbero con un’auto termica.

    A questo discorso vanno tenuti da conto i tempi di ricarica che sono molto più lunghi rispetto a quelli di un’automobile tradizionale di diversi ordini di grandezza: da una mezz’ora necessaria ad una ricarica superveloce alle 24-48 ore necessarie per una completa ricarica lenta casalinga in un’impianto standard, che impongono la necessità di ripensare l’uso dell’auto.

    Sopratutto per l’uso fuori città,  non potendo ricaricare alla bisogna l’autonomia dell’auto in tempi brevi si è costretti a pianificare il viaggio in funzione dei punti di ricarica e del tempo necessario per la ricarica stessa, e questo significa allungare i tempi di viaggio , seppure ottimizzando i tempi morti della ricarica con altre attività come pranzare o fare shopping, va a mancare la libertà di poter decidere all’ultimo secondo come e dove andare, togliendo all’auto il suo storico ruolo di strumento di libertà e finendo paradossalmente quasi a diventare schiavi delle necessità di ricarica dell’auto.

    Un’adeguata rete di colonnine per la ricarica, sopratutto quelle rapide, diventa essenziale per l’uso extra urbano, perchè l’assenza renderebbe impossibile raggiungere determinate destinazioni, o poter tornare a casa in assenza di punti di ricarica, creando un problema di copertura del servizio di mobilità alla stregua del segnale telefonico.

    Va anche considerato che al momento la tassazione delle auto elettriche è conveniente, ma non è detto che lo sia in futuro, perchè il gettito fiscale delle auto termiche che verranno a mancare per il passaggio all’elettrico dovrà essere in qualche modo compensato, e un modo potrebbe essere nella maggiore tassazione dell’energia elettrica, cosa che potrebbe sparigliare i conti sulla convenienza delle auto a batterie.

    Ovviamente con l’evoluzione della tecnologia, con batterie di nuovo tipo magari più capienti , più economiche, più leggere per limitare i consumi e con tempi di ricarica più brevi magari ci si avvicinerà al concetto di un’automobile tradizionale, ma allo stato attuale l’uso di un’auto elettrica presuppone dei compromessi che non tutti hanno la possibilità o la voglia di accettare, seppur animati dal più fervente spirito ecologico.

    Ad ogni modo la tecnologia compie sempre passi da gigante e nuove soluzioni sono all’orizzonte, come le fuel-cell: sostanzialmente delle auto elettriche dove al posto delle batterie è presente un sistema di generazione dell’energia che può essere ricaricato, con idrogeno ad alta pressione, in pochi minuti e che non produce inquinamento, garantendo autonomie comparabili alle automobili tradizionali, ma che al momento soffre di problematiche tecnologiche che non rendono particolarmente sostenibile economicamente la produzione di idrogeno.

    Tante nuove soluzioni, contemporaneamente all’evoluzione delle auto tradizionali, che vuoi per i costi, vuoi per le necessità di ricarica rapida, si ridurranno ma non potranno essere completamente eliminate nel breve periodo, porteranno in un futuro varie tipologie di automobili per rispecchiare diverse esigenze degli utilizzatori creando un mix più vario dell’attuale, rendendo l’elettrico una buona soluzione in ambito di una mobilità cittadina, specie se si ha la possibilità di ricaricare l’auto nel proprio garage, magari lasciando prima al diesel e poi alle fuel-cell il ruolo di tecnologia ideale per le lunghe distanze.

  • Il diesel conviene ancora?

    Se avete in mente di comprare o cambiare auto, sicuramente una delle cose da valutare oltre a prezzo, dimensioni e dotazioni è l’alimentazione del nostro mezzo. Meglio Benzina magari con impianto a GPL o metano, Diesel oppure orientarsi alle ibride o addirittura alle elettriche?

    Se fino a poco tempo fa ci si orientava sui benzina per basse percorrenze (entro i 10-15.000km.) e diesel se si superava quella soglia, ora i conti sono cambiati.

    I diesel infatti per via delle sempre più stringenti norme anti inquinamento richiedono sistemi sempre più complessi per poter non superare i limiti, e questo ha portato all’introduzione di sistemi come il FAP che richiedono una procedura di pulizia del filtro periodica che va fatto a velocità sostenuta per almeno 15/20 minuti, pena dover procedere allo svuotamento del filtro in officina o addirittura la sostituzione del catalizzatore con costi importanti o l’SCR che richiede un’additivo (adblue), che va aggiunto al gasolio in un’apposito serbatoio.

    Se si fa un uso prevalentemente cittadino dell’auto, vanno considerati i blocchi del traffico che colpiscono i diesel, anche i più recenti, più stringenti ci quelli per i benzina, oltre a questo i tragitti brevi cittadini non fanno bene alla longevità di motori pensati per le lunghe percorrenze, ma sopratutto non si avrebbe modo di attuare la procedura di pulizia del FAP, che richiede strada libera a velocità sostenuta, che non può esserci in città con code e semafori, cosa che può portare a seccature ed ingenti spese di manutenzione.

    Inoltre i benzina, grazie al downsizing dovuto all’introduzione di massa del turbo sono sempre più efficienti sia come prestazioni che come consumi,  e  l’erogazione di coppia in basso della turbina li rende più vivaci a bassi regimi rendendoli simili ai diesel. Va anche considerato che generalmente un benzina costa meno sia di acquisto che di manutenzione rispetto a un’omologo a gasolio, quindi anche la soglia chilometrica di convenienza si allunga a favore dei benzina.

    Altro aspetto da considerare è che rispetto a prima le auto a trazione elettrica, sia quelle completamente elettrica che quelle ibride costano molto meno di un tempo e iniziano in certi casi ad essere un’alternativa valida alle classiche benzina e diesel.

    Le ibride sopratutto, che aggiungono un motore elettrico a uno termico, non soffrono di problemi di autonomia e non costano troppo rispetto ai corrispettivi tradizionali, anche perchè ne derivano strettamente, e almeno al momento diventano un toccasana per i blocchi del traffico delle grandi città.

    Le vere elettriche alimentate solo a batteria sono più complesse, costose e spesso soffrono di problemi di ridotta autonomia, che non permettono lunghi viaggi, anche per via dei lunghi tempi necessari alla ricarica (che richiedono dal minimo di una mezzora a diverse ore a seconda di capacità della batteria e voltaggio della rete) ma sono la soluzione ideale per i patiti dell’ambiente che girano spesso in città (anche se a dire il vero andrebbe ben capito quanto e come impatta sull’ambiente la produzione dell’energia e lo smaltimento delle batterie) e dovrebbe garantire anche per il futuro l’esenzione da tasse e blocchi del traffico, oltre alla possibilità di ricaricare la propria auto nel proprio garage, cosa che potrebbe rivelarsi a seconda dei casi, anche in funzione di alcuni incentivi, non solo comodo ma anche molto conveniente.

    Anche GPL e metano sono delle interessanti ed economiche alternative ai combustibili tradizionali, anche se con alcuni contro che vanno comunque valutati. Infatti se è pur vero che la rete di distributori è meno capillare rispetto a gasolio e benzina (e al momento non esistono distributori automatici), che esistono alcune limitazioni nei parcheggi interrati, che necessitano di maggiore manutenzione e collaudi periodici da parte di impiantisti specializzati, che a seconda dei casi si perde spazio nel bagagliaio, ma il costo più basso del carburante fa ammortizzare i costi dell’impianto in breve tempo permettendoci di risparmiare anche la metà rispetto a un pieno tradizionale.

    Un vantaggio dei diesel rispetto ad altre alimentazioni era la maggior tenuta del valore dell’usato, anche in funzione di una presunta maggiore longevità del motore, cosa che potrebbe essere minata in futuro dai sempre più frequenti blocchi del traffico che li colpiscono e la sempre più probabile futura scomparsa dei diesel dal mercato specie nei segmenti più piccoli, per via della poca convenienza economica delle case ad investire per adeguarsi alle sempre più complesse normative ambientali, e dalla maggior convenienza della mobilità elettrica.

    Insomma alla fine, ci sono sempre più elementi e alternative da valutare in funzione dell’uso che si fa dell’auto e dei chilometraggi previsti. A voi la scelta!

  • Auto usate, qualche consiglio utile

    Acquistare un’auto usata è sempre un’incognita, per quanto si possa conoscere o fidarsi del precedente proprietario non si è mai sicuri delle condizioni della macchina, e se ci stanno rifilando qualche fregatura.

    Generalmente le fregature più comuni sono i chilometri scalati (si modifica fraudolentemente il chilometraggio per far sembrare più giovane un’usato troppo “usato”, altrimenti difficilmente vendibile o appetibile specie a certi prezzi…), la presenza di difetti costosi da riparare o di grossi incidenti pregressi e opportunamente celati, e le truffe dove a fronte del versamento di una caparra per bloccare la vettura, il venditore sparisce o cerca di vendere un’auto non sua.

    Se non si ha una certa esperienza, alcune catene di autoriparatori (es. Bosch, Certificauto, TUV, Checkstar, Rhiag A posto, etc.) forniscono a pagamento (circa 100-150 euro) un servizio di check sia meccanico che amministrativo che certifica in maniera indipendente lo stato dell’auto, aiutandoci a schivare una possibile fregatura.

    Altra cosa da capire è chi era il precedente proprietario: se fosse un privato, ci si deve affidare alla serietà della persona, dalla manutenzione effettuata (la presenza del libretto dei tagliandi e le fatture delle riparazioni è un buon indice) e da una prova su strada per verificare l’assenza di strani rumorini e comportamenti in marcia, e nel dubbio rifiutare l’offerta.

    Se invece il vecchio proprietario era una ditta, le cose si complicano un pò, generalmente le auto “aziendali” arrivano da concessionarie e società di noleggio. Quelle provenienti da concessionarie possono essere state in uso a dipendenti oppure come auto sostituitiva ai clienti, in questo secondo caso può essere indice di un uso non molto oculato della vettura nonostante il probabile check-up del veicolo ad opera dell’officina interna.

    Tra quelle provenienti da società di noleggio ci sono ottimi usati ed altri meno buoni: se si tratta di noleggio breve termine (le classiche società di noleggio presenti negli aeroporti , tipo Avis, Hertz, Europcar, SicilybyCar e similari, che ormai vendono anche ai privati le loro auto al termine del loro ciclo di vita) nonostante sia abbia una certezza del chilometraggio, probabilmente l’uso della macchina non è stato ottimale rispetto ad un’auto guidata sempre dalla stessa persona (dovendola restituire dopo poco tempo per esempio l’utente spesso non si cura di evitare di tirarla a freddo o di scansare una buca, cose che a lungo andare possono creare problemi alla vettura…).

    Se invece le auto arrivano da una società di noleggio a lungo termine (es. Ald, Arval, Alphabet,Leasys, Athlon, Leaseplan, etc.), sono auto provenienti da flotte aziendali, visto che alle grandi aziende conviene per vari motivi (fiscali, gestione,prezzo) noleggiare le auto da società specializzate piuttosto che comprarle direttamente: la discriminante è l’uso dell’auto: se era in uso come car pooling, dove più dipendenti accedono alla stessa auto in base alla disponibilità oppure affidata esclusivamente a un solo dipendente (a volte l’automobile di servizio è proprio un benefit aziendale previsto dai contratti di lavoro, specie a livelli medio-alti).

    In entrambi i casi auto del genere hanno la certezza di chilometraggi certificati (dato che i contratti prevedono un dato chilometraggio in un periodo di tempo prestabilito) e di manutenzione effettuata regolarmente alle scadenze previste dal produttore, dato che i costi dei tagliandi sono inclusi nel canone di noleggio. In caso di car-pooling le preoccupazioni sull’uso dell’auto sono simili a quelle del noleggio a breve termine, mentre quelle in uso esclusivo a un singolo dipendente possono rivelarsi dei buoni affari.

    Infatti le aziendali date in uso esclusivo a un dipendente sono quelle vendute direttamente , anche ai privati, dalle società di noleggio a prezzi generalmente più bassi della media del mercato, dato che quelle più sfruttate, magari passate per il car-pooling , che necessitano di essere ripristinate per via di guasti o incidenti o più vecchie finiscono vendute agli operatori del settore, che acquistandole a buon prezzo hanno il margine per ripristinarle e venderle negli autosaloni dell’usato.

    Riuscire ad acquistare dalle società di noleggio, per un privato, può essere la scelta vincente: quelle vendute direttamente , anche per evitare problemi con la garanzia, generalmente sono le migliori : modelli più richiesti in allestimenti generalmente completi dei principali optional, più giovani, meno sfruttate e senza grossi difetti. Il problema è che la macchina potrebbe trovarsi dall’altra parte del paese (vanno infatti ben valutati i costi per andare a vedere prima, e ritirare l’auto poi) e le tempistica di consegna, dove per ragioni burocratiche sono necessari diversi giorni dopo la stipula del contratto prima di poter ritirare l’auto.

    Per l’acquisto di queste auto aziendali, se non si abita nei pressi dei piazzali delle società di noleggio, ci si può rivolgere a internet o tramite i soliti motori di ricerca tipo Autoscout24, Automobile.it, Autouncle e similari, dove spesso sono inserzionate, oppure direttamente ai siti delle società di noleggio (es. Ald, Arval, Leasys, Alphabet, Athlon, Leaseplan, etc.) o dei loro intermediari (es. The hurry , Ariel CarCentrovenditadiretta, etc.).

    Buona ricerca!

     

     

     

  • Auto: fare il tagliando costa ma fa risparmiare

    Chiunque abbia un’automobile sa che a intervalli regolari (al raggiungimento  di un certo chilometraggio o comunque ogni anno) è previsto dal costruttore dell’auto un’intervento di manutenzione, praticamente obbligatorio, chiamato “tagliando”.

    L’intervento varia da automobile a automobile, e in base al chilometraggio, includerà dei controlli generali sull’efficienza della vettura, la sostituzione o il rabbocco dei liquidi, la pulizia o sostituzione dei filtri e di altre parti soggette ad usura, più alcuni interventi periodici necessari per evitare il cedimento di alcuni organi vitali dell’auto.

    Sostanzialmente fare manutenzione è una mossa vantaggiosa: un’auto trascurata (ad esempio per via di perdite, mancato cambio di olio e filtri) rischia di essere meno efficiente, quindi consumare di più, oltre ad esporsi più facilmente a guasti importanti , la cui riparazione costare anche più del valore della vettura.

    Altro aspetto è legato alla garanzia della vettura: si è obbligati a fare i tagliandi , come da specifica del produttore, per tutta la durata della copertura, pena la decadenza della garanzia stessa. Se questo prima significava rivolgersi esclusivamente presso le concessionarie e le officine autorizzate della casa, da qualche tempo a questa parte , per via di una direttiva della comunità europea, è possibile avvalersi di centri specializzati non facenti parte della rete di assistenza ufficiale, a patto che si rispettino i controlli , le tempistiche e le specifiche relative al tagliando, rilasciate dalla casa costruttrice.

    Ovviamente il costo dei tagliandi in concessionaria è abbastanza esoso, specie per i marchi più prestigiosi, quindi potersi rivolgersi a meccanici ugualmente preparati, ma che non hanno l’insegna della casa può significare un risparmio importante.

    Per questo sono nate delle catene di officine (ad esempio Midas,  A posto, Checkstar, Point Service, Bosch Car Service e simili) dove  è possibile fare il tagliando mantenendo la garanzia della casa , che grazie al coordinamento della sede centrale , permette gli aggiornamenti (sia a livello di formazione del personale, che di software e attrezzature) necessari a mantenere lo status di tagliando “ufficiale”, anche grazie al fatto di essere spesso emanazione di grossi produttori o distributori di componentistica per auto.

    Ovviamente il piano di manutenzione ufficiale a volte è un po troppo premuroso: qualche intervento a volte può essere evitato o rimandato, anche se è bene non tralasciare l’intervento senza un parere del meccanico, pertanto una volta scaduta la garanzia ci si può rivolgere senza problemi al meccanico di fiducia o a quello più comodo senza tante remore.

    Anche qui qualche piccolo consiglio: possibilmente è sempre meglio rivolgersi a un meccanico di fiducia, che volendosi tenere il cliente difficilmente vorrà tirarci una fregatura, magari suggerendo interventi non necessari.

    Altrimenti ,per risparmiare, le stesse catene di officine nominate poco più sopra, spesso fanno delle offerte sugli interventi di manutenzione, quindi sicuramente interpellarli per un preventivo potrebbe essere conveniente, oltre ad avere generalmente un tariffario competitivo.

    A volte poi è possibile risparmiare tramite i siti di coupon (ad esempio Groupon, Groupalia e simili) dove tra i vari deals può capitare anche il tagliando dell’auto presso un meccanico che magari vuole farsi conoscere, consentendoci di fare la manutenzione della nostra auto a prezzi stracciati.

  • Passare al Car sharing conviene davvero o è solo una moda?

    Da qualche tempo anche in Italia sono arrivati i servizi di car sharing, dove si può utilizzare un’automobile comune pagando esclusivamente un conto orario di noleggio.

    Questo genere di servizio ha alcuni pregi e alcuni difetti, che andranno accuratamente messi sulla bilancia per capire se ci conviene o meno l’uso di questo utilizzo evoluto dell’automobile.

    Sicuramente per l’ambiente è un vantaggio, il sistema, almeno in teoria nasce per fare a meno di un’auto di proprietà, e meno auto che girano per la città significano meno traffico e meno inquinamento.

    Sicuramente per l’auto che prendiamo a noleggio non pagheremo la rata, l’assicurazione, il bollo, la manutenzione, il cambio dei pneumatici, il carburante: tutte spese importanti nel bilancio familiare, ma ci conviene davvero abbandonare l’auto di proprietà per il car sharing ?

    Il discorso dipende tanto dall’uso che facciamo della macchina, dalla quantità di chilometri che percorriamo mensilmente, dalla presenza di congestion charge zone (ad esempio l’Area C di Milano, dove si pagano 5 euro per entrare nel centro storico con l’automobile) e parcheggi a pagamento nei nostri tragitti e dalla disponibilità di mezzi pubblici per i tragitti abituali.

    La cosa è importante, perchè questi servizi sono erogati nelle città più grandi del nostro paese, che pullulano di divieti, zone a traffico limitato e scarseggiano i parcheggi liberi e non nel paesino di provincia, dove il sistema avrebbe meno senso.

    Se prendiamo in considerazione i costi e il funzionamento dei due servizi più sviluppati nel nostro paese, Car2go del gruppo Mercedes (che usa le Smart) , e Enjoy del gruppo Eni (che usa le Fiat 500 e 500L)  vedremo che i servizi sono accomunati  da una tariffa oraria, pagata a minuto valida entro i primi 50 km di utilizzo, al quale si aggiunge un extra a chilometro qualora si superino i 50km inclusi. Esistono anche meccanismi di “price cap” che limitano il costo massimo orario e giornaliero del noleggio fino a un massimo stabilito. Il sistema made in italy inoltre fa una differenziazione tra tariffa di marcia e di sosta , definendo un costo più basso per quando teniamo parcheggiata la macchina, senza renderla disponibile ad altri clienti.

    Il funzionamento pratico è relativamente semplice, una volta iscritti al servizio è possibile prenotare l’automobile più vicina , che può essere in una qualunque parte dell’area di copertura del servizio, via internet, call center o smartphone oppure prenderne una disponibile per strada . Le auto sono facilmente riconoscibili per via della loro colorazione e per la presenza di adesivi col nome del servizio. A seconda del servizio saliremo sulla vettura avvicinando la nostra tessera a un lettore posto sull’autovettura, o sbloccando le portiere con il proprio telefono cellulare tramite app o sms. Una volta saliti in auto si inserisce un PIN, si risponde ad alcune brevi domande sullo stato della vettura e si parte per la nostra destinazione.

    Una volta arrivati si parcheggerà (nel caso di Milano gratuitamente nei parcheggi blu a pagamento e in quelli gialli riservati ai residenti)  e si potrà scegliere se mantenere a nostra disposizione l’auto, chiudendola con la chiave fino al termine della nostra commissione o terminare il noleggio, rendendola disponibile per il successivo cliente.

    Il vantaggio di non dover perdere tempo a trovare un parcheggio gratuito, vista anche la disponibilità di parcheggi dedicati, unito all’ingresso gratuito al centro sono sicuramente un risparmio di tempo e di soldi, ma a livello economico conta tanto il fatto che sia un percorso abituale o uno sporadico.

    Infatti il sistema ha dei costi non proprio bassi (sempre nel caso di Milano 0.29 al minuto + 0.29 al km dopo i primi 50 per Car2Go e 0.25 al minuto in marcia e 0.10 al minuto in sosta  + 0.25 al km dopo i primi 50 per Enjoy) che li rendono concorrenziale nei confronti del taxi, ma non dei confronti di un’auto privata specie se usata con frequenza.

    Infatti con un’uso molto moderato dell’auto per un breve tragitto casa-lavoro quotidiano  e qualche noleggio lungo alla settimana  (tipo per fare la spesa, o un’ uscita da parenti o amici) si superano molto facilmente i 500 euro mensili, quota che basta per acquistare un’utilitaria e pagarci tranquillamente tutte le spese.

    A parte l’uso sporadico in sostituzione del taxi, magari perchè si deve raggiungere il centro in auto,  se tuttavia generalmente ci spostiamo coi mezzi o con lo scooter , limitando l’uso del car sharing a quando proprio non ne possiamo fare a meno (magari perchè piove o perchè ci occorre un mezzo provvisto di bagagliaio per poter caricare qualcosa) la cosa inizia ad avere senso anche per un’uso un più frequente .

    Diciamo che potrebbe evitare l’acquisto dell’auto al lavoratore single o allo studente fuori sede che comunque userebbe sporadicamente l’auto di proprietà , e  al limite può sostituire un’eventuale seconda o terza  auto in famiglia, ma difficilmente può essere l’unica autovettura in casa.

     

  • Comprare l’auto è una cosa seria

    mercedes benz parked in a row

    Anche se la nostra vena ecologica, o semplicemente il nostro portafoglio ce lo suggerisce al giorno d’oggi difficilmente si riesce a fare a meno di avere almeno un’automobile in famiglia.

    Quindi sia che l’esigenza in famiglia richieda l’acquisto di una nuova autovettura , magari perchè quella attualmente in uso è giunta alla fine dei suoi giorni o non sia conveniente ripararla in seguito a un guasto grave o a un’incidente, sia perchè ci si vuole togliere uno sfizio prima o poi avremo a che fare con l’acquisto di un auto.

    Il dilemma è sempre il solito: nuovo, usato, chilometri zero, aziendale? Dirimerlo dipende molto dalle esigenze e dal budget a disposizione.

    Solo se il budget è risicatissimo l’unica scelta è l’usato, con i rischi che questo comporta: di un’auto usata , a meno di non conoscere personalmente il precedente proprietario , non sappiamo mai perfettamente quanto e come è stata sfruttata, se ha dei problemi, non siamo neanche tanto sicuri del chilometraggio, dato che nonostante sia una truffa taroccare il contachilometri è una pratica comune ai venditori disonesti.

    Ovviamente se abbiamo un meccanico di fiducia che può darci un parere sull’acquisto avremo modo di fare il nostro acquisto in maniera più serena, ma ad ogni modo anche un attento esame della vettura può fare emergere delle magagne che ci possono evitare l’acquisto di un bidone.

    Qualche veloce consiglio è vedere gli accoppiamenti delle lamiere, e la verniciatura degli interni delle portiere: delle irregolarità con il resto della vettura possono nascondere un intervento importante di carrozzeria in seguito ad un incidente.

    La corona del volante, il pomello del cambio e i comandi  degli alzacristalli troppo lucidi, i pedali consumati o sostituiti possono essere sospetti in una macchina con pochi chilometri dichiarati: potemmo trovarci di fronte a una macchina coi chilometri scalati.

    Rumori sospetti sullo scarico, marce che non entrano con facilità o reazioni troppo brusche sulle buche possono nascondere noie meccaniche costose .

    Ad ogni modo un’auto venduta da un concessionario o rivenditore professionale di automobili gode per legge di due anni di garanzia (che possono essere ridotti a uno di comune accordo col venditore), quindi almeno in teoria dovremmo stare tranquilli.

    In realtà in caso di problemi non sempre tutto fila liscio, perchè le parti soggette ad usura non sono comunque in garanzia, ed eventuali rimborsi di interventi meccanici possono non essere pagati per l’intero valore a causa della vetustà del mezzo, specie se l’assistenza viene demandata dal venditore a una società specializzata esterna e non seguita direttamente nella propria officina.

    Ma ovviamente ogni medaglia ha il suo rovescio: un’auto usata costa molto meno di una nuova, perchè ha già scontato la svalutazione: si compra con una cifra inferiore, e dovendola rivendere non si svaluterà più di tanto, mentre l’auto nuova appena mette le ruote fuori dalla concessionaria perde generalmente dal 20 al 30% del suo valore.

    Se si ha la fortuna di trovare l’usato giusto il risparmio è tanto, e magari ci si può permettere un auto più grande o più sfiziosa rispetto a quella avremmo potuto prendere nuova con lo stesso budget.

    Se invece siamo sfortunati il rischio è di dover fare frequenti visite dal meccanico , e ciò può significare spese impreviste  anche di una certa entità, specie se magari abbiamo preso un macchinone che da nuovo costava cifre importanti.

    Nel limbo tra nuove e usate troviamo le aziendali e le chilometri zero: le prime sono degli usati giovani e con pochi chilometri, provenienti da flotte aziendali o  autonoleggi, che rinnovano con frequenza il proprio parco auto. Il vantaggio è che essendo l’auto semi nuova, probabilmente godrà ancora della garanzia residua della casa, e ad ogni modo  il precedente proprietario non ha avuto il tempo di maltrattarla fino al suo limite (anche se  sapendo di non doverla tenere a lungo potrebbe aver fatto quei pochi chilometri nei peggiori modi possibili…)

    Troviamo poi le chilometri zero: formalmente sono degli usati, in realtà sono auto nuove immatricolate dalle case o dai concessionari per raggiungere determinati obiettivi di vendita (che magari danno diritto a delle scontistiche per  il concessionario o permettono di non perdere la concessione del marchio), che vengono rivendute a prezzo scontato in virtù del fatto che hanno qualche mese di immatricolazione sulle spalle e già un proprietario sul libretto.

    Sul nuovo esistono poi delle marche low cost che hanno a listino modelli a prezzi più bassi della diretta concorrenza (per via di progettazione datata o comunque semplificata,  costruzione in paesi in via di sviluppo e dotazioni ridotte all’osso)  e  dei modelli a fine carriera (che si rivelano un’ottima scelta se non abbiamo in mente di rivendere a breve la nostra vettura, visto che con l’arrivo del nuovo modello subirà una maggiore svalutazione rispetto al modello appena arrivato sul mercato) o poco richiesti dal mercato che godono di elevate scontistiche sul prezzo di listino.

    Quindi il mercato mette a disposizione varie combinazioni, sta a noi trovare quella combacia al meglio con le nostre esigenze, i nostri gusti e sopratutto con il  budget a nostra disposizione.

    Ricordiamoci però di una cosa: l’acquisto della macchina è una cosa seria, non stiamo comprando un paio di scarpe che possiamo dimenticare nella scarpiera quanto ci hanno stufato: quella che compriamo ci deve piacere veramente, perchè avremo a che fare con lei quotidianamente e per lungo tempo, ed essendo un bene costoso non è semplice cambiarla o comprarne una nuova se ci accorgiamo che non ci piace più, sia per la svalutazione che per i costi , importanti, del passaggio di proprietà, quindi è bene cercare di indovinare per quanto possibile la nostra scelta per evitare di pentirsene una volta portata a casa.