Parliamo di automobili e del fatto che ormai si sta perdendo la passione dell’automobile, infatti se un tempo le camerette dei ragazzi erano tappezzati di poster di bellissime automobili o moto, ormai ai ragazzi i motori interessano sempre meno, e il problema è che questo disinteresse sta contagiando anche i più grandi, quelli che in teoria hanno il budget per poterle acquistare
Probabilmente la colpa è di ciò che il mercato ci propone: per via delle normative ambientali sempre più stringenti sono praticamente sparite le macchine che si acquistano per passione come le auto sportive, come coupè o spider, ma anche le versioni pepate delle comuni berline cosi come i veri fuoristrada
Addirittura anche le macchine comuni con motorizzazioni più potenti quindi sulla carta un po’ più sportive sono castrate dal peso, dai sistemi di riduzione delle emissioni e spesso dai limitatori di velocità installati di serie da molte case
Se sfogliamo i listini o le classifiche di vendita noteremo che si vendono principalmente suv e utilitarie, anche le auto medie per intenderci come la golf, la focus o la megane che un tempo erano regine di vendita ora faticano a trovare acquirenti attratti dalle auto a ruote alte.
Ma la cosa forse più triste è che le auto sono diventate tutte uguali, sia nel design che nelle motorizzazioni che sono comuni a buona parte della produzione del proprio gruppo e spesso condivise con la concorrenza: se per assurdo cambiassimo gli stemmini con quelli di un’altra casa difficilmente ci accorgeremmo della differenza
Alla fine si perde lo stimolo all’acquistare o cambiare una nuova macchina, ci si disinteressa dell’auto stessa che da oggetto personale che rappresentava i nostri gusti e le nostre passioni diventa solo un mezzo per spostarsi da A a B, una sorta di elettrodomestico con le ruote, che quindi si sceglie non per passione ma per il costo e al massimo per qualche freddo dato delle schede tecniche
Forse giusto qualcuno potrebbe essere incuriosito a cambiare auto per provare l’elettrico, attratto più dalla tecnologia che dalla meccanica o magari perché costretto da limitazioni normative che ne spingono l’adozione al posto dei motori termici, per poi magari accorgersi che non fa per lui come sta accadendo a tanti automobilisti statunitensi che sono tornati al termico
Ma la cosa più triste è che ormai sono pochi quelli che hanno la voglia di cambiare auto, di provare e di sperimentare nuovi modelli, di alimentare un mercato che in passato è sempre stato fiorente, e ora vuoi per i prezzi sempre più alti, vuoi per l’offerta sempre meno interessante sta andando a morire.
In voi arde ancora il fuoco della passione dei motori o vedete le auto solo come un mezzo di trasporto? Fatecelo sapere nei commenti.
Se guardiamo le classifiche di vendita delle automobili scopriremo che circa la metà è composta da suv, crossover e mezzi simili segno che le auto a ruote alte sono ormai tra le più apprezzate: un po’ per la sensazione di sicurezza che da lo stare in alto dominando la strada, un po’ per la spaziosità, un po per la possibilità di muoversi agevolmente in strade non in perfette condizioni.
Spesso questo genere di macchine sono associate ai 4×4 o ai fuoristrada, in realtà si tratta di qualcosa di diverso, anche perché seppur alcuni SUV possono avere la trazione integrale sicuramente non sono dei fuoristrada mezzi che purtoppo stanno scomparendo dai listini per via delle emissioni inquinanti e delle leggi che puniscono le case che producono veicoli che superano determinati valori di co2.
Infatti i SUV rispetto ai fuoristrada generalmente non hanno le marce ridotte, non hanno un robusto telaio a longheroni ma la scocca portante come una normale automobile, ma possono avere, a seconda dei modelli, la trazione integrale o 4×4 che può aiutarci quando mettiamo le ruote fuori dall’asfalto.
Il 4×4 non è altro un sistema per il quale la potenza del motore viene inviata ai 2 assi anteriore e posteriore, rendendo possibile superare ostacoli e mancanza di aderenza su qualsiasi ruota, a differenza delle auto a due ruote motrici dove solo un’asse è collegato al motore , mentre l’altro viene trascinato , cosa che non permette di superare un’eventuale problema di aderenza qualora si presentasse su una ruota dell’asse che viene trascinato
C’è anche da dire che con l’avvento delle macchine ibride , quindi dove abbiamo oltre a un motore termico anche un motore elettrico , sono nati anche dei falsi 4×4 dove il motore termico è collegato su un’asse e quello elettrico sull’altro, cosa che non permette di portare tutta la trazione sull’asse del motore elettrico, perché quello termico non è collegato all’altro asse e in caso di bisogno anche utilizzando l’elettrico ci si ritrova generalmente ad avere meno potenza rispetto all’altro asse, ma soprattutto ad essere dipendenti dallo stato di carica della batteria: se fosse poco carica potrebbe non essere in grado di dare la trazione sufficiente a superare il nostro ostacolo, comportandosi come una normale due ruote motrici
Come detto per via della scocca portante il comportamento di un un SUV 4×4 sarà praticamente lo stesso di un’automobile , tant’è che se si ha necessità delle trazione integrale, per esempio perché vivendo in montagna si ha a che fare spesso con ghiaccio e neve, potrebbe essere più conveniente cercare un’auto tradizionale che abbia l’opzione della trazione integrale, non sono comunissime, ma probabilmente sono meno costose di un suv, che nelle migliori delle ipotesi potrebbe avere in più il blocco del differenziale e/o dei sistemi elettronici per la guida offroad che intervengono sul bloccaggio delle ruote.
Come detto il vantaggio dei 4×4 è limitato a quelle situazioni dove può capitare di avere scarsa aderenza come negli sterrati, in fuoristrada o sulla neve, mentre nelle situazioni di guida normale, come in città o in autostrada il comportamento è lo stesso di una due ruote motrici, pertanto per limitare i consumi è preferibile scegliere un’auto dove la trazione integrale sia inseribile e non permanente.
Un problema è che la trazione integrale, per via delle complicazioni meccaniche costa di più, inoltre non è sempre disponibile per tutti i modelli, e anche dove lo è spesso è riservata alle versioni più costose e a particolari motorizzazioni, ma soprattutto il dover trascinare 2 assi anzichè uno significa un maggiore consumo di carburante e maggiore inquinamento.
Pertanto chi usa la macchina principalmente in città come la maggior parte degli utenti, la cui esigenza di fuoristrada si limita giusto a qualche strada sterrata per raggiungere qualche agriturismo la domenica è bene che si rivolga ad un’auto a due ruote motrici, sicuramente più amica del portafoglio, lasciando il 4×4 a chi vive in montagna o a chi per svago o per lavoro si trova spesso ad abbandonare l’asfalto.
Inoltre , a meno di non cercare in località montane, essendo il 4×4 esigenza di pochi trovare un’usato a quattro ruote motrici può essere molto difficoltoso, con poca scelta e prezzi alti dovuti alla limitata disponibilità, tanto che molti modelli si vendono dopo poche ore dall’annuncio a prezzi elevati, ulteriore ragione per evitarne l’acquisto se non necessario, preferendo la versione a due ruote motrici e magari spendendo in caso di necessità qualche soldo per un buon set di gomme invernali.
In un epoca di supporters di Greta Thunberg , dove orde di ragazzi si riuniscono nei Friday for Future per sensibilizzare i politici e la popolazione sui temi dell’ambiente, esordire con queste parole può suonare fuori luogo, ma ragionando un pò fuori dagli schemi e sopratutto fuori da quello che i media ci vogliono trasmettere ci accorgeremo che non è cosi sovversivo come qualcuno potrebbe pensare fermandosi a leggere solo il titolo.
Infatti il pensiero comune, specie ai nostri tempi dove chi pensa fuori dal coro ha grosse difficoltà ad essere ascoltato per esporre le proprie ragioni, issa la bandiera dell’ambientalismo a tutti i costi anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
Dall’evitare l’uso della plastica, a demonizzare i mezzi di trasporto o di riscaldamento si vuole demonizzare l’uso comune dei prodotti e dei servizi che ogni giorno utilizziamo nell’ottica di sostituirli con qualcosa di più sostenibile, ma è davvero cosi?
In realtà se è pur vero che è giusto fare la nostra parte per ridurre l’inquinamento del pianeta, arrivare a posizioni talebane non giova a nessuno , se non a chi produce e vende prodotti ecologici , di modo che si possano sostituire prodotti e produttori tradizionali con qualcos’altro, entrando magari in un mercato consolidato difficilmente aggredibile da un nuovo entrante.
Il problema è che se vado a sostituire un prodotto che il consumatore ha già in casa con un’altro sulla carta più ecologico dovrò smaltire quello vecchio e produrne uno nuovo inquinando, quindi siamo sicuri che stiamo rendendo un servizio all’ambiente? O forse sarebbe meglio piuttosto che produrre qualcosa di nuovo riparare e allungare il ciclo di vita dei prodotti anzichè rottamarli con la scusa dell’ecologia, asserendo che il nuovo prodotto inquina di meno del precedente?
E’ corretto eliminare la plastica tout-court anche in Europa per evitare che finisca nei mari quando il 90% di quella plastica arriva da Cina e India, e magari la si sostituisce con alluminio e cartone, più pesante e voluminoso, quindi più inquinante nel trasporto e nello stoccaggio? Ha senso mettere paletti sempre più stringenti ai parametri di inquinamento delle automobili, aumentando i costi di produzione e di manutenzione con l’intento di favorire le auto elettriche, mettendo a rischio posti di lavoro della filiera dell’automobile tradizionale, quando l’inquinamento delle città deriva solo marginalmente dalle autovetture, magari tralasciando che la maggior parte di quell’inquinamento deriva da caldaie, industrie, navi e aerei solo perchè sono più difficili da controllare?
Spesso per questioni di principio si vuole perseguire a tutti i costi la riduzione dell’inquinamento, o di quello che si crede inquini, e che spesso non ha neanche solide basi scientifiche, arrivando al paradosso che per cercare di ridurre di qualche punto percentuale l’inquinamento si è costretti a sostituire un determinato prodotto con qualcosa che costa molto di più e/o molto più scomodo, spesso utilizzando la scusa dell’ecologia per mascherare nuove tasse, o per costringerci a comprare dei prodotti che altrimenti non avremmo acquistato.
Il problema è che se si deve sostituire un prodotto con uno più scomodo e più costoso, anche con le enormi azioni dei media per convincerci del contrario, verrà visto dai più come un’imposizione, a maggior ragione quando toccano il portafoglio, sopratutto in paesi come l’Italia , dove l’economia non è cosi ricca , a differenza dei paesi del nord Europa dove questo sentimento ecologista è nato e si è sviluppato.
Se si vuole superare questo problema quello che è necessario fare è cambiare punto di vista, non si deve puntare all’ecologia ma all’efficienza: se un prodotto è efficiente , probabilmente costa meno e inquina meno, ma sopratutto non verrà visto come un’imposizione dalla massa, perchè se ci farà risparmiare corrente, benzina, manutenzione, etc. saremo stimolati dal risparmio economico senza neanche accorgerci che stiamo inquinando meno, anche a costo di pagarlo un pò di più di uno tradizionale.
Se invece siamo costretti, magari da una legge che ne vieta o ne limita l’utilizzo, a sostituire il nostro prodotto, magari ancora perfettamente funzionante, con uno nuovo che magari inquina il 5% in meno ma costa il doppio cercheremo tutte le scappatoie possibili, con il rischio pure di inquinare di più per cercare di gabbare la legge.
Il segreto quindi è cercare di rendere sostenibile economicamente il prodotto, e automaticamente costando meno , vuoi perchè dura di più evitando l’obsolescenza programmata, vuoi perchè consuma meno, automaticamente sarà più sostenibile dal punto di vista ambientale, magari sarà un pò meno ecologico di un prodotto pensato per massimizzare la riduzione dell’inquinamento, ma la sostenibilità ecologica non deve fare venire meno quella economica, cosi come un prodotto fortemente economico, puo far venire meno la sostenibilità ambientale.
E’ giusto quindi pagare leggermente di più per avere un prodotto più ecologico, a patto che non sia molto più scomodo, e che magari mi compensi il maggiore esborso con un risparmio futuro, mentre non lo è certo quanto si è costretti a pagare il doppio, qualcosa che magari avremmo pure evitato di comprare, solo perchè una legge ci impone delle limitazioni di cui avremmo volentieri fatto a meno.
In un mondo sempre più attento all’ambiente le auto elettriche destano sicuramente interesse, ma sono la scelta migliore? Ovviamente la risposta non può essere univoca, perchè le esigenze cambiano a seconda delle nostre abitudini, ma la tecnologia delle batterie non ancora sufficientemente sviluppata relegano la convenienza di questo sistema di alimentazione sono ad alcuni casi specifici.
Infatti sull’elettrico esistono tanti miti su sui pregi e difetti: se è vero che le auto sono silenziose, non è detto che siano davvero ecologiche o economiche come si crede.
Certamente dire che una macchina elettrica non sia ecologica può sembrare una provocazione ma in realtà non lo è , perchè se è pur vero che non c’è emissione di inquinanti laddove l’auto è utilizzata, va considerato come l’energia che alimenta l’auto è prodotta: se tale energia proviene da un’inquinante centrale a carbone si è solo spostato il problema: anzichè inquinare in città si inquina nei pressi della centrale elettrica, inoltre la produzione e sopratutto lo smaltimento delle batterie è un processo altamente inquinante, tale che se secondo alcuni studi le emissioni complessive di una macchina elettrica nel suo intero ciclo di vita sarebbero addirittura superiori a un’auto diesel se si considera anche la produzione di energia e batterie.
Ovviamente se le automobili elettriche, le batterie e l’energia che le alimenta e che è stata necessaria per la produzione provengono da fonti pulite e rinnovabili l’impronta sull’ambiente è minore e quindi più sostenibile, ma va anche considerato che la macchina più ecologica è quella che non viene prodotta, perchè l’inquinamento prodotto dallo smaltimento di un’automobile attualmente in circolazione e dalla produzione di una nuova, seppur meno inquinante, tendenzialmente è maggiore del risparmio sulle emissioni tra la nuova auto e quella che va a sostituire, specie se la macchina che si rottama è ancora efficiente e non troppo datata, pertanto già rispondente alle norme anti inquinamento, seppure non nelle ultimissime versioni.
Anche l’economicità delle auto elettriche è tutta da vedere: sicuramente allo stato attuale una automobile a batterie costa molto di più di una a motore termico, anche se è vero che con una maggiore diffusione di questa tecnologia i costi, per via delle economie di scala, si abbasseranno. Inoltre è probabile ricadere in incentivi vari da parte di case costruttrici, governi e amministrazioni locali che possono abbattere almeno in parte il prezzo di acquisto e la differenza di prezzo con un’auto tradizionale.
Discorso differente è l’energia elettrica che fa da “carburante” alla nostra auto, se è vero che si può ricaricare in garage attingendo all’impianto elettrico casalingo, magari dotato di un sistema di auto-generazione di energie rinnovabili come un’impianto fotovoltaico o minieolico, è anche vero che bisogna mettere in conto degli adeguamenti all’impianto elettrico, vuoi per l’acquisto di una wallbox per la ricarica dell’auto dal costo di alcune migliaia di euro, sia per l’adeguamento della potenza dell’impianto per permettere ricariche più veloci e l’utilizzo di altre apparecchiature elettriche della casa in contemporanea alla ricarica dell’auto.
Ovviamente non tutti hanno un garage in casa dove poter ricaricare l’auto (e questo limita la platea di possibili acquirenti delle auto elettriche), ma è possibile ricaricare le proprie automobili alle colonnine pubbliche, ma qui il discorso si complica: se è vero che esistono delle colonnine pubbliche che consentono , a determinate condizioni, la ricarica gratuita delle auto elettriche, generalmente i tempi di ricarica sono molto lunghi, mentre quando le colonnine sono a pagamento i costi non sempre sono competitivi , a parità di chilometraggio, con il costo dei carburanti tradizionali, e le cose peggiorano quando si fa uso di stazioni di ricarica super veloci, dove spesso i costi di ricarica , vuoi anche per la comodità del servizio rapido, sono più esosi di quelli che si avrebbero con un’auto termica.
A questo discorso vanno tenuti da conto i tempi di ricarica che sono molto più lunghi rispetto a quelli di un’automobile tradizionale di diversi ordini di grandezza: da una mezz’ora necessaria ad una ricarica superveloce alle 24-48 ore necessarie per una completa ricarica lenta casalinga in un’impianto standard, che impongono la necessità di ripensare l’uso dell’auto.
Sopratutto per l’uso fuori città, non potendo ricaricare alla bisogna l’autonomia dell’auto in tempi brevi si è costretti a pianificare il viaggio in funzione dei punti di ricarica e del tempo necessario per la ricarica stessa, e questo significa allungare i tempi di viaggio , seppure ottimizzando i tempi morti della ricarica con altre attività come pranzare o fare shopping, va a mancare la libertà di poter decidere all’ultimo secondo come e dove andare, togliendo all’auto il suo storico ruolo di strumento di libertà e finendo paradossalmente quasi a diventare schiavi delle necessità di ricarica dell’auto.
Un’adeguata rete di colonnine per la ricarica, sopratutto quelle rapide, diventa essenziale per l’uso extra urbano, perchè l’assenza renderebbe impossibile raggiungere determinate destinazioni, o poter tornare a casa in assenza di punti di ricarica, creando un problema di copertura del servizio di mobilità alla stregua del segnale telefonico.
Va anche considerato che al momento la tassazione delle auto elettriche è conveniente, ma non è detto che lo sia in futuro, perchè il gettito fiscale delle auto termiche che verranno a mancare per il passaggio all’elettrico dovrà essere in qualche modo compensato, e un modo potrebbe essere nella maggiore tassazione dell’energia elettrica, cosa che potrebbe sparigliare i conti sulla convenienza delle auto a batterie.
Ovviamente con l’evoluzione della tecnologia, con batterie di nuovo tipo magari più capienti , più economiche, più leggere per limitare i consumi e con tempi di ricarica più brevi magari ci si avvicinerà al concetto di un’automobile tradizionale, ma allo stato attuale l’uso di un’auto elettrica presuppone dei compromessi che non tutti hanno la possibilità o la voglia di accettare, seppur animati dal più fervente spirito ecologico.
Ad ogni modo la tecnologia compie sempre passi da gigante e nuove soluzioni sono all’orizzonte, come le fuel-cell: sostanzialmente delle auto elettriche dove al posto delle batterie è presente un sistema di generazione dell’energia che può essere ricaricato, con idrogeno ad alta pressione, in pochi minuti e che non produce inquinamento, garantendo autonomie comparabili alle automobili tradizionali, ma che al momento soffre di problematiche tecnologiche che non rendono particolarmente sostenibile economicamente la produzione di idrogeno.
Tante nuove soluzioni, contemporaneamente all’evoluzione delle auto tradizionali, che vuoi per i costi, vuoi per le necessità di ricarica rapida, si ridurranno ma non potranno essere completamente eliminate nel breve periodo, porteranno in un futuro varie tipologie di automobili per rispecchiare diverse esigenze degli utilizzatori creando un mix più vario dell’attuale, rendendo l’elettrico una buona soluzione in ambito di una mobilità cittadina, specie se si ha la possibilità di ricaricare l’auto nel proprio garage, magari lasciando prima al diesel e poi alle fuel-cell il ruolo di tecnologia ideale per le lunghe distanze.