Tag: inquinamento

  • Possiamo fare a meno del gas russo?

    Possiamo fare a meno del gas russo?

    Uno dei effetti della guerra in Ucraina e’ l’aumento dell’inflazione ma e’ un processo che e’ iniziato ben prima dell’inizio delle ostilità.

    Infatti già col covid il rallentamento delle produzioni e dei trasporti hanno portato a fare aumentare il costo delle materie prime, l’offerta è diminuita e i prezzi giocoforza sono aumentati, anche considerevolmente.

    E quando ad aumentare sono i costi dell’energia, a catena aumenta tutto, perché i beni per essere prodotti e trasportati hanno bisogno di energia e se costa di piu’ produrre, il prodotto verrà venduto a un prezzo più alto, oppure non sarà conveniente la produzione portando ad una scarsità di offerta a cui consegue un aumento dei prezzi perché chi ha la disponibilità del prodotto non avendo concorrenza può fare il prezzo che vuole.

    Purtroppo la cosa si sta accentuando con la guerra, perché ai problemi pre esistenti si somma la volontà politica di boicottare le materie prime russe, e per l’Europa questo e’ un problema perché, seppure in maniera differente a seconda del paese, dipende strettamente dal gas russo.

    Infatti la moda dell’ambientalismo estremo ha portato a eliminare la produzione di energia da fonti ritenute inquinanti, sostituendo la produzione con combustibili ritenuti più puliti e uno delle fonti principali e’ il gas, ma il gas non essendo presente in quantita’ importanti nel sottosuolo europeo si e’ costretto ad importarlo dai paesi che ne hanno a disposizione.

    Ci sono alcune nazioni europee che hanno comunque una certa disponibilita’ per soddisfare i propri fabbisogni e che soffrono meno del problema delle importazioni, altre che hanno la possibilita’ di produrre energia in maniera alternativa , ad esempio col nucleare, limitando la necessità di gas e ci sono paesi come l’Italia che non hanno fonti alternative né riserve di gas e che quindi per l’energia dipendono fortemente da altre nazioni.

    Se poi si aggiunge che in italia tra vincoli burocratici, veti di associazioni ambientaliste e proteste varie, anche provare ad estrarre gas dal nostro sottosuolo, o creare delle strutture per l’importazione e lo stoccaggio come rigassificatori e gasdotti diventa affare lungo e complesso, ai limiti dell’impossibile, ci si rende conto di avere pochi assi nella manica.

    E ora se si sceglie o si è costretti a fare a meno del gas russo da qualcun altro lo si deve pur comprare, non necessariamente migliore dei russi. Purtroppo in passato non si e’ mai effettuata una seria differenziazione dei fornitori, quindi ora ci si trova nei guai, anche perche’ le opere per permetterci di approvvigionarcene sono costose ma soprattutto richiedono tempo, e se in un paese efficiente servirebbe qualche anno per la loro costruzione, con la burocrazia italiana non e’ strano mettere in conto dover moltiplicare per 4 o 5 questi tempi

    Ovviamente non si e’ voluto in passato investire in forme di approvvigionamento alternative , sia per mancanza di lungimiranza che per un fattore economico: comunque la si guardi il gas russo costa meno, perche’ arriva da piu’ vicino, e soprattutto arriva direttamente con un tubo senza necessità , trasportandolo via mare, di doverlo prima trasformare in liquido e poi rigassificare, cosa che richiede impianti appositi che non abbiamo e costi piu’ elevati per il trasporto, oltre che una minore efficienza.

    Ma cosa si può fare per evitare di dipendere dal gas russo? Sicuramente si può cercare di acquistare da altri paesi, ma mettendo in conto di costruire delle infrastrutture che richiedono molto tempo e tanti investimenti, ma ci permettono di poter mettere in concorrenza i fornitori cercando di spuntare il miglior prezzo possibile, visto che comunque lo dovremo pagare piu’ caro.

    Si può cercare di sfruttare le nostre riserve, utilizzando i giacimenti presenti nel mare adriatico bloccati da delle normative ambientali che rendono impossibile lo sfruttamento dal versante italiano, ma non vietano ai paesi confinanti di attingere alle stesse stesse riserve.

    Si può cercare di produrre energia con altri sistemi, anche se più inquinanti: dal carbone al nucleare e cercare di massimizzare l’uso di fonti rinnovabili come eolico o fotovoltaico, ma prendendo coscienza che l’apporto che le rinnovabili potranno dare sara’ comunque limitato anche se per assurdo riempissimo ogni metro quadro di terreno incolto con pannelli e pale eoliche.

    Si può cercare di evitare gli sprechi efficientando il consumo, magari incentivando la sostituzione di impianti energivori con soluzioni piu’ moderne ed efficenti,  ma tenendo conto che il problema non si risolve abbassando di qualche grado le temperature nelle nostre case, perché il grosso dei consumi di energia del nostro paese fa capo alle nostre industrie: quell’energia serve per produrre, e se non si produce l’economia del nostro paese si ferma.

    Quella che infatti non si deve assolutamente fermare e’ la produzione, quello che a causa dei costi o della mancanza di energia non produciamo noi lo produrrà qualche altro paese, rubandoci il mercato, magari grazie a dei prezzi più bassi dovuti all’uso dello stesso gas russo che noi abbiamo deciso di smettere di comprare.

    Forse la Cina riuscirà a portarci via quelle produzioni di qualità che ancora avevamo in Europa, o forse si ritornerà ad una sorta di guerra fredda tra oriente ed occidente, dove con buona pace della globalizzazione dovremmo produrci a caro prezzo tutti i beni di nostra necessita: una cosa e’ certa, quei beni in futuro li pagheremo di più.

    Voi cosa ne pensate, avete delle soluzioni al problema? Avete dei dubbi, delle domande o delle curiosità: scrivetele nei commenti

  • Chi paga l’ecologismo?

    Chi paga l’ecologismo?

    Parliamo di ambientalismo e dell’effetto che l’inseguire ambiente ed ecologia ha ed avrà sui nostri portafogli. E’ notizia recente che a partire da Ottobre le bollette dell’energia elettrica e del gas aumenteranno del 40% in media dopo che hanno già subito importanti aumenti nel corso dell’anno già parzialmente calmierati dal governo: il problema di fondo è la motivazione per quei questi aumenti ci sono stati, e che in altri paesi europei come la Spagna questi aumenti sono stati ancora più importanti.

    No , la motivazione principale di questa stangata non è il costo della materia prima nonostante qualcuno ce lo voglia far credere, o almeno non lo è direttamente. Seppure il costo della materia prima sia leggermente aumentato, purtroppo questo cuba ben poco sui prezzi, visto che la gran parte di ciò che paghiamo per l’energia sono tasse ed accise. Il problema principale infatti viene dall’Europa e da una tassazione sempre più stringente delle energie non rinnovabili: in pratica chi produce energia da fonti non rinnovabili, ma c’è qualcosa di simile anche nel mondo delle automobili , deve pagare una sorta di diritto di inquinare che cuba pesantemente sul fatturato dei produttori che emettono CO2 e che con le normative europee sempre più stringenti  ovviamente si riverbera sul prezzo che è costretto ad aumentare in maniera veramente pesante.

    Per evitare di pagare questi diritti di inquinamento, se non dovessero cambiare le leggi si dovranno aumentare le fonti pulite di approvvigionamento dell’energia quindi eolico e fotovoltaico che sono sicuramente meno efficienti di altre soluzioni più inquinanti e che generalmente sono rese convenienti solo dagli incentivi che paghiamo in bolletta, ma non potendo aumentare più di tanto queste energie, l’unica soluzione per avere energia pulita in quantità sarà il nucleare, che già avevamo ma che l’Italia ha dismesso a causa di un referendum e che potrebbe tornare in voga, anche se per questioni logistiche non in tempi rapidi.

    Se poi è vero che i governi nazionali stanno cercando di metterci una pezza calmierando per quanto possibile i prezzi, i soldi che serviranno allo scopo arriveranno da altre tasse o da una minore erogazione di servizi pubblici, quindi in qualsiasi modo siamo sempre noi consumatori che paghiamo in un modo o in un altro il conto dell’ecologismo , anche se magari non vorremmo farlo.

    Soprattutto con una stangata del genere, anche il consumatore più ecologista non penso sia felice di pagare aumenti di questa portata, anche perché probabilmente nessuno li ha chiesti, e non sono probabilmente necessari: ridurre la CO2 non è detto che risolva i nostri problemi ecologici, ma ce ne crea sicuramente di economici, a maggior ragione se questa lotta all’inquinamento resta confinata all’Europa: in un mondo globalizzato se Cina o Stati Uniti hanno dei limiti all’inquinamento meno stringenti dei nostri, potranno avere dei prezzi più competitivi a discapito delle produzioni europee.

    Senza contare che colpire l’energia si ripercuote a ruota su tutte le produzioni, sulle materie prime che già stanno aumentando per altre ragioni, sul trasporto, sui servizi, etc. siamo proprio sicuri di volerci dare la zappa sui piedi nella migliore delle ipotesi per perseguire un ideale, o nella più realistica a mio modo di vedere per fare un po di greenwashing ed apparire belli e puliti all’opinione pubblica tanto il conto lo paga qualcun altro?

    Il problema è che con queste mosse si crea inflazione e si perde di competitività senza risolvere i problemi: se un prodotto costa sensibilmente meno verrà sempre preferito a quello più costoso anche se è più ecologico, il surplus da pagare per un un prodotto ecologico per essere sostenibile deve essere minimo altrimenti si continuerà a comprare il prodotto inquinante ma meno caro, e alla lunga si inquina di più e probabilmente il produttore europeo verde in assenza di vendite sarà costretto a chiudere, quindi oltre il danno la beffa. Ha senso tutto questo?

    Non sarà meglio invece di tassare chi inquina cercare di ridurre l’inquinamento efficientando i prodotti, allungandone la vita per evitare di produrre e smaltirne di nuovi, agevolando il ricambio solo di prodotti effettivamente troppo inquinanti, incentivando le riparazioni in luogo delle sostituzioni?

    Se un nuovo prodotto consuma poco meno del vecchio vale la pena incentivarne la sostituzione considerando l’inquinamento della produzione di uno nuovo e lo smaltimento del vecchio o è meglio incentivarne la riparazione? Forse avrebbe senso sostituirlo solo se consumasse meno della metà ma spesso col marketing si fa credere il contrario pur di vendere un pezzo in più…

    Voi cosa ne pensate di questi aumenti? Li ritenete un male necessario?

  • Ci stiamo disinnamorando delle automobili

    Ci stiamo disinnamorando delle automobili

    Parliamo di automobili e del fatto che ormai si sta perdendo la passione dell’automobile, infatti se un tempo le camerette dei ragazzi erano tappezzati di poster di bellissime automobili o moto, ormai ai ragazzi i motori interessano sempre meno, e il problema è che questo disinteresse sta contagiando anche i più grandi, quelli che in teoria hanno il budget per poterle acquistare

    Probabilmente la colpa è di ciò che il mercato ci propone: per via delle normative ambientali sempre più stringenti sono praticamente sparite le macchine che si acquistano per passione come le auto sportive, come coupè o spider, ma anche le versioni pepate delle comuni berline cosi come i veri fuoristrada

    Addirittura anche le macchine comuni con motorizzazioni più potenti quindi sulla carta un po’ più sportive sono castrate dal peso, dai sistemi di riduzione delle emissioni e spesso dai limitatori di velocità installati di serie da molte case

    Se sfogliamo i listini o le classifiche di vendita noteremo che si vendono principalmente suv e utilitarie, anche le auto medie per intenderci come la golf, la focus o la megane che un tempo erano regine di vendita ora faticano a trovare acquirenti attratti dalle auto a ruote alte.

    Ma la cosa forse più triste è che le auto sono diventate tutte uguali, sia nel design che nelle motorizzazioni che sono comuni a buona parte della produzione del proprio gruppo e spesso condivise con la concorrenza: se per assurdo cambiassimo gli stemmini con quelli di un’altra casa difficilmente ci accorgeremmo della differenza

    Alla fine si perde lo stimolo all’acquistare o cambiare una nuova macchina, ci si disinteressa dell’auto stessa che da oggetto personale che rappresentava i nostri gusti e le nostre passioni diventa solo un mezzo per spostarsi da A a B, una sorta di elettrodomestico con le ruote, che quindi si sceglie non per passione ma per il costo e al massimo per qualche freddo dato delle schede tecniche

    Forse giusto qualcuno potrebbe essere incuriosito a cambiare auto per provare l’elettrico, attratto più dalla tecnologia che dalla meccanica o magari perché costretto da limitazioni normative che ne spingono l’adozione al posto dei motori termici, per poi magari accorgersi che non fa per lui come sta accadendo a tanti automobilisti statunitensi che sono tornati al termico

    Ma la cosa più triste è che ormai sono pochi quelli che hanno la voglia di cambiare auto, di provare e di sperimentare nuovi modelli, di alimentare un mercato che in passato è sempre stato fiorente, e ora vuoi per i prezzi sempre più alti, vuoi per l’offerta sempre meno interessante sta andando a morire.

    In voi arde ancora il fuoco della passione dei motori o vedete le auto solo come un mezzo di trasporto? Fatecelo sapere nei commenti.

  • I 4×4

    I 4×4

    Se guardiamo le classifiche di vendita delle automobili scopriremo che circa la metà è composta da suv, crossover e mezzi simili segno che le auto a ruote alte sono ormai tra le più apprezzate: un po’ per la sensazione di sicurezza che da lo stare in alto dominando la strada, un po’ per la spaziosità, un po per la possibilità di muoversi agevolmente in strade non in perfette condizioni.

    Spesso questo genere di macchine sono associate ai 4×4 o ai fuoristrada, in realtà si tratta di qualcosa di diverso, anche perché seppur alcuni SUV possono avere la trazione integrale sicuramente non sono dei fuoristrada mezzi che purtoppo stanno scomparendo dai listini per via delle emissioni inquinanti e delle leggi che puniscono le case che producono veicoli che superano determinati valori di co2.

    Infatti i SUV rispetto ai fuoristrada generalmente non hanno le marce ridotte, non hanno un robusto telaio a longheroni ma la scocca portante come una normale automobile, ma possono avere, a seconda dei modelli, la trazione integrale o 4×4 che può aiutarci quando mettiamo le ruote fuori dall’asfalto.

    Il 4×4 non è altro un sistema per il quale la potenza del motore viene inviata ai 2 assi anteriore e posteriore, rendendo possibile superare ostacoli e mancanza di aderenza su qualsiasi ruota, a differenza delle auto a due ruote motrici dove solo un’asse è collegato al motore , mentre l’altro viene trascinato , cosa che non permette di superare un’eventuale problema di aderenza qualora si presentasse su una ruota dell’asse che viene trascinato

    C’è anche da dire che con l’avvento delle macchine ibride , quindi dove abbiamo oltre a un motore termico anche un motore elettrico , sono nati anche dei falsi 4×4 dove il motore termico è collegato su un’asse e quello elettrico sull’altro, cosa che non permette di portare tutta la trazione sull’asse del motore elettrico, perché quello termico non è collegato all’altro asse e  in caso di bisogno anche utilizzando l’elettrico ci si ritrova generalmente ad avere meno potenza rispetto all’altro asse, ma soprattutto ad essere dipendenti dallo stato di carica della batteria: se fosse poco carica potrebbe non essere in grado di dare la trazione sufficiente a superare il nostro ostacolo, comportandosi come una normale due ruote motrici

    Come detto per via della scocca portante il comportamento di un un SUV 4×4 sarà praticamente lo stesso di un’automobile , tant’è che se si ha necessità delle trazione integrale, per esempio perché vivendo in montagna si ha a che fare spesso con ghiaccio e neve, potrebbe essere più conveniente cercare un’auto tradizionale che abbia l’opzione della trazione integrale, non sono comunissime, ma probabilmente sono meno costose di un suv, che nelle migliori delle ipotesi potrebbe avere in più il blocco del differenziale e/o dei sistemi elettronici per la guida offroad che intervengono sul bloccaggio delle ruote.

    Come detto il vantaggio dei 4×4 è limitato a quelle situazioni dove può capitare di avere scarsa aderenza come negli sterrati, in fuoristrada o sulla neve, mentre nelle situazioni di guida normale, come in città o in autostrada il comportamento è lo stesso di una due ruote motrici, pertanto per limitare i consumi è preferibile scegliere un’auto dove la trazione integrale sia inseribile e non permanente.

    Un problema è che la trazione integrale, per via delle complicazioni meccaniche costa di più, inoltre non è sempre disponibile per tutti i modelli, e anche dove lo è spesso è riservata alle versioni più costose e a particolari motorizzazioni, ma soprattutto il dover trascinare 2 assi anzichè uno significa un maggiore consumo di carburante e maggiore inquinamento.

    Pertanto chi usa la macchina principalmente in città come la maggior parte degli utenti, la cui esigenza di fuoristrada si limita giusto a qualche strada sterrata per raggiungere qualche agriturismo la domenica è bene che si rivolga ad un’auto a due ruote motrici, sicuramente più amica del portafoglio,  lasciando il 4×4 a chi vive in montagna o a chi per svago o per lavoro si trova spesso ad abbandonare l’asfalto.

     Inoltre , a meno di non cercare in località montane, essendo il 4×4 esigenza di pochi trovare un’usato a quattro ruote motrici può essere molto difficoltoso, con poca scelta e prezzi alti dovuti alla limitata disponibilità, tanto che molti modelli si vendono dopo poche ore dall’annuncio a prezzi elevati, ulteriore ragione per evitarne l’acquisto se non necessario, preferendo la versione a due ruote motrici e magari spendendo in caso di necessità qualche soldo per un buon set di gomme invernali.

  • L’ecologia non è la soluzione

    In un epoca di supporters di Greta Thunberg , dove orde di ragazzi si riuniscono nei Friday for Future per sensibilizzare i politici e la popolazione sui temi dell’ambiente, esordire con queste parole può suonare fuori luogo, ma ragionando un pò fuori dagli schemi e sopratutto fuori da quello che i media ci vogliono trasmettere ci accorgeremo che non è cosi sovversivo come qualcuno potrebbe pensare fermandosi a leggere solo il titolo.

    Infatti il pensiero comune, specie ai nostri tempi dove chi pensa fuori dal coro ha grosse difficoltà ad essere ascoltato per esporre le proprie ragioni, issa la bandiera dell’ambientalismo a tutti i costi anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

    Dall’evitare l’uso della plastica, a demonizzare i mezzi di trasporto o di riscaldamento si vuole demonizzare l’uso comune dei prodotti e dei servizi che ogni giorno utilizziamo nell’ottica di sostituirli con qualcosa di più sostenibile, ma è davvero cosi?

    In realtà se è pur vero che è giusto fare la nostra parte per ridurre l’inquinamento del pianeta, arrivare a posizioni talebane non giova a nessuno , se non a chi produce e vende prodotti ecologici , di modo che si possano sostituire prodotti e produttori tradizionali con qualcos’altro, entrando magari in un mercato consolidato difficilmente aggredibile da un nuovo entrante.

    Il problema è che se vado a sostituire un prodotto che il consumatore ha già in casa con un’altro sulla carta più ecologico dovrò smaltire quello vecchio e produrne uno nuovo inquinando, quindi siamo sicuri che stiamo rendendo un servizio all’ambiente? O forse sarebbe meglio piuttosto che produrre qualcosa di nuovo riparare e allungare il ciclo di vita dei prodotti anzichè rottamarli con la scusa dell’ecologia, asserendo che il nuovo prodotto inquina di meno del precedente?

    E’ corretto eliminare la plastica tout-court anche in Europa per evitare che finisca nei mari quando il 90% di quella plastica arriva da Cina e India, e magari la si sostituisce con alluminio e cartone, più pesante e voluminoso, quindi più inquinante nel trasporto e nello stoccaggio? Ha senso mettere paletti sempre più stringenti ai parametri di inquinamento delle automobili, aumentando i costi di produzione e di manutenzione con l’intento di favorire le auto elettriche, mettendo a rischio posti di lavoro della filiera dell’automobile tradizionale, quando l’inquinamento delle città deriva solo marginalmente dalle autovetture, magari tralasciando che la maggior parte di quell’inquinamento deriva da caldaie, industrie, navi e aerei solo perchè sono più difficili da controllare?

    Spesso per questioni di principio si vuole perseguire a tutti i costi la riduzione dell’inquinamento, o di quello che si crede inquini, e che spesso non ha neanche solide basi scientifiche, arrivando al paradosso che per cercare di ridurre di qualche punto percentuale l’inquinamento si è costretti a sostituire un determinato prodotto con qualcosa che costa molto di più e/o molto più scomodo, spesso utilizzando la scusa dell’ecologia per mascherare nuove tasse, o per costringerci a comprare dei prodotti che altrimenti non avremmo acquistato.

    Il problema è che se si deve sostituire un prodotto con uno più scomodo e più costoso, anche con le enormi azioni dei media per convincerci del contrario, verrà visto dai più come un’imposizione, a maggior ragione quando toccano il portafoglio, sopratutto in paesi come l’Italia , dove l’economia non è cosi ricca , a differenza dei paesi del nord Europa dove questo sentimento ecologista è nato e si è sviluppato.

    Se si vuole superare questo problema quello che è necessario fare è cambiare punto di vista, non si deve puntare all’ecologia ma all’efficienza: se un prodotto è efficiente , probabilmente costa meno e inquina meno, ma sopratutto non verrà visto come un’imposizione dalla massa, perchè se ci farà risparmiare corrente, benzina, manutenzione, etc. saremo stimolati dal risparmio economico senza neanche accorgerci che stiamo inquinando meno, anche a costo di pagarlo un pò di più di uno tradizionale.

    Se invece siamo costretti, magari da una legge che ne vieta o ne limita l’utilizzo, a sostituire il nostro prodotto, magari ancora perfettamente funzionante, con uno nuovo che magari inquina il 5% in meno ma costa il doppio cercheremo tutte le scappatoie possibili, con il rischio pure di inquinare di più per cercare di gabbare la legge.

    Il segreto quindi è cercare di rendere sostenibile economicamente il prodotto, e automaticamente costando meno , vuoi perchè dura di più evitando l’obsolescenza programmata, vuoi perchè consuma meno, automaticamente sarà più sostenibile dal punto di vista ambientale, magari sarà un pò meno ecologico di un prodotto pensato per massimizzare la riduzione dell’inquinamento, ma la sostenibilità ecologica non deve fare venire meno quella economica, cosi come un prodotto fortemente economico, puo far venire meno la sostenibilità ambientale.

    E’ giusto quindi pagare leggermente di più per avere un prodotto più ecologico, a patto che non sia molto più scomodo, e che magari mi compensi il maggiore esborso con un risparmio futuro, mentre non lo è certo quanto si è costretti a pagare il doppio, qualcosa che magari avremmo pure evitato di comprare, solo perchè una legge ci impone delle limitazioni di cui avremmo volentieri fatto a meno.

  • E’ arrivato il momento delle auto elettriche?

    In un mondo sempre più attento all’ambiente le auto elettriche destano sicuramente interesse, ma sono la scelta migliore? Ovviamente la risposta non può essere univoca, perchè le esigenze cambiano a seconda delle nostre abitudini, ma la tecnologia delle batterie non ancora sufficientemente sviluppata relegano la convenienza di questo sistema di alimentazione sono ad alcuni casi specifici.

    Infatti sull’elettrico esistono tanti miti su sui pregi e difetti: se è vero che le auto sono silenziose, non è detto che siano davvero ecologiche o economiche come si crede.

    Certamente dire che una macchina elettrica non sia ecologica può sembrare una provocazione ma in realtà non lo è , perchè se è pur vero che non c’è emissione di inquinanti laddove l’auto è utilizzata, va considerato come l’energia che alimenta l’auto è prodotta: se tale energia proviene da un’inquinante centrale a carbone si è solo spostato il problema: anzichè inquinare in città si inquina nei pressi della centrale elettrica, inoltre la produzione e sopratutto lo smaltimento delle batterie è un processo altamente inquinante, tale che se secondo alcuni studi le emissioni complessive di una macchina elettrica nel suo intero ciclo di vita sarebbero addirittura superiori a un’auto diesel se si considera anche la produzione di energia e batterie.

    Ovviamente se le automobili elettriche, le batterie e l’energia che le alimenta e che è stata necessaria per la produzione provengono da fonti pulite e rinnovabili l’impronta sull’ambiente è minore e quindi più sostenibile, ma va anche considerato che la macchina più ecologica è quella che non viene prodotta, perchè l’inquinamento prodotto dallo smaltimento di un’automobile attualmente in circolazione e dalla produzione di una nuova, seppur meno inquinante, tendenzialmente è maggiore del risparmio sulle emissioni tra la nuova auto e quella che va a sostituire, specie se la macchina che si rottama è ancora efficiente e non troppo datata, pertanto già rispondente alle norme anti inquinamento, seppure non nelle ultimissime versioni.

    Anche l’economicità delle auto elettriche è tutta da vedere: sicuramente allo stato attuale una automobile a batterie costa molto di più di una a motore termico, anche se è vero che con una maggiore diffusione di questa tecnologia i costi, per via delle economie di scala, si abbasseranno. Inoltre è probabile ricadere in incentivi vari da parte di case costruttrici, governi e amministrazioni locali che possono abbattere almeno in parte il prezzo di acquisto e la differenza di prezzo con un’auto tradizionale.

    Discorso differente è l’energia elettrica che fa da “carburante” alla nostra auto, se è vero che si può ricaricare in garage attingendo all’impianto elettrico casalingo, magari dotato di un sistema di auto-generazione di energie rinnovabili come un’impianto fotovoltaico o minieolico, è anche vero che bisogna mettere in conto degli adeguamenti all’impianto elettrico, vuoi per l’acquisto di una wallbox per la ricarica dell’auto dal costo di alcune migliaia di euro, sia per l’adeguamento della potenza dell’impianto per permettere ricariche più veloci e l’utilizzo di altre apparecchiature elettriche della casa in contemporanea alla ricarica dell’auto.

    Ovviamente non tutti hanno un garage in casa dove poter ricaricare l’auto (e questo limita la platea di possibili acquirenti delle auto elettriche), ma è possibile ricaricare le proprie automobili alle colonnine pubbliche, ma qui il discorso si complica: se è vero che esistono delle colonnine pubbliche che consentono , a determinate condizioni, la ricarica gratuita delle auto elettriche, generalmente i tempi di ricarica sono molto lunghi, mentre quando le colonnine sono a pagamento i costi non sempre sono competitivi , a parità di chilometraggio, con il costo dei carburanti tradizionali, e le cose peggiorano quando si fa uso di stazioni di ricarica super veloci, dove spesso i costi di ricarica , vuoi anche per la comodità del servizio rapido, sono più esosi di quelli che si avrebbero con un’auto termica.

    A questo discorso vanno tenuti da conto i tempi di ricarica che sono molto più lunghi rispetto a quelli di un’automobile tradizionale di diversi ordini di grandezza: da una mezz’ora necessaria ad una ricarica superveloce alle 24-48 ore necessarie per una completa ricarica lenta casalinga in un’impianto standard, che impongono la necessità di ripensare l’uso dell’auto.

    Sopratutto per l’uso fuori città,  non potendo ricaricare alla bisogna l’autonomia dell’auto in tempi brevi si è costretti a pianificare il viaggio in funzione dei punti di ricarica e del tempo necessario per la ricarica stessa, e questo significa allungare i tempi di viaggio , seppure ottimizzando i tempi morti della ricarica con altre attività come pranzare o fare shopping, va a mancare la libertà di poter decidere all’ultimo secondo come e dove andare, togliendo all’auto il suo storico ruolo di strumento di libertà e finendo paradossalmente quasi a diventare schiavi delle necessità di ricarica dell’auto.

    Un’adeguata rete di colonnine per la ricarica, sopratutto quelle rapide, diventa essenziale per l’uso extra urbano, perchè l’assenza renderebbe impossibile raggiungere determinate destinazioni, o poter tornare a casa in assenza di punti di ricarica, creando un problema di copertura del servizio di mobilità alla stregua del segnale telefonico.

    Va anche considerato che al momento la tassazione delle auto elettriche è conveniente, ma non è detto che lo sia in futuro, perchè il gettito fiscale delle auto termiche che verranno a mancare per il passaggio all’elettrico dovrà essere in qualche modo compensato, e un modo potrebbe essere nella maggiore tassazione dell’energia elettrica, cosa che potrebbe sparigliare i conti sulla convenienza delle auto a batterie.

    Ovviamente con l’evoluzione della tecnologia, con batterie di nuovo tipo magari più capienti , più economiche, più leggere per limitare i consumi e con tempi di ricarica più brevi magari ci si avvicinerà al concetto di un’automobile tradizionale, ma allo stato attuale l’uso di un’auto elettrica presuppone dei compromessi che non tutti hanno la possibilità o la voglia di accettare, seppur animati dal più fervente spirito ecologico.

    Ad ogni modo la tecnologia compie sempre passi da gigante e nuove soluzioni sono all’orizzonte, come le fuel-cell: sostanzialmente delle auto elettriche dove al posto delle batterie è presente un sistema di generazione dell’energia che può essere ricaricato, con idrogeno ad alta pressione, in pochi minuti e che non produce inquinamento, garantendo autonomie comparabili alle automobili tradizionali, ma che al momento soffre di problematiche tecnologiche che non rendono particolarmente sostenibile economicamente la produzione di idrogeno.

    Tante nuove soluzioni, contemporaneamente all’evoluzione delle auto tradizionali, che vuoi per i costi, vuoi per le necessità di ricarica rapida, si ridurranno ma non potranno essere completamente eliminate nel breve periodo, porteranno in un futuro varie tipologie di automobili per rispecchiare diverse esigenze degli utilizzatori creando un mix più vario dell’attuale, rendendo l’elettrico una buona soluzione in ambito di una mobilità cittadina, specie se si ha la possibilità di ricaricare l’auto nel proprio garage, magari lasciando prima al diesel e poi alle fuel-cell il ruolo di tecnologia ideale per le lunghe distanze.