Casa e Energia

  • Arredare spendendo meno

    Arredare spendendo meno

    Quando si tratta di arredare casa spesso le cifre in gioco sono importanti, ma come fare per risparmiare qualcosa, magari perché stiamo arredando una seconda casa o il budget è limitato, o perché magari si tratta di una soluzione temporanea in vista di un futuro trasloco?

    Un’idea non certo da scartare è il mercato dell’usato, spesso chi è in procinto di cambiare casa ha fretta di liberarsi del mobilio esistente che svende o addirittura regala, se si ha a disposizione un mezzo di trasporto adatto e magari qualcuno che ci puo dare una mano per trasportare, smontare e rimontare si possono fare affari interessanti, spesso anche mettendo in conto di pagare i servizi di un trasportatore, che spesso incidono più del prezzo pagato per il mobilio usato.

    Per trovare mobili usati, come già suggerivo in un altro articolo, è bene dare uno sguardo ai siti di annunci gratuiti locali, alla sezione marketplace dei social network , ma soprattutto ai mercatini dell’usato dove gli articoli sono proposti in conto vendita: essendo disponibili molti articoli di varia provenienza si può riuscire a concentrare gli acquisti per più stanze in un unico trasporto risparmiando tempo e denaro, dato che per la  natura ingombrante il trasporto incide parecchio sulla spesa finale.

    Ovviamente fate attenzione, oltre alle dimensioni, alla qualità e alle condizioni dei mobili, se qualche sbeccatura si può facilmente sistemare con della cera colorata per mobili, se l’armadio è già traballante prima del trasporto non è detto che possa arrivare sano e salvo a destinazione dato che smontare, trasportare e rimontare può causare danni se non si usano le dovute attenzioni, specie se si ha a che fare con prodotti di qualità non eccelsa.

    Come dicevo I costi del trasporto per via di peso e volume incidono parecchio quindi acquistare del mobilio in kit smontato e montarselo da soli in casa può essere una valida soluzione, specie per quegli articoli non particolarmente complessi da montare: certamente una libreria o una scrivania sono molto piu semplici di una cucina completa, ma anche montare un armadio non è un’impresa impossibile se si seguono alla lettera le istruzioni di montaggio.

    Mi riferisco a Ikea che deve al mobile in kit la sua fama, ma anche a concorrenti come JYSK o ai vari mercatoni del mobile e spesso i brico che trattano questa tipologia di mobili amici del portafoglio, senza considerare che si possono acquistare anche online, avendo però la cortezza di valutare bene le spese di spedizione dato che dipendendo dal peso possono essere parecchio costose e soprattutto dal tipo di consegna, se al piano o a bordo strada: in presenza di colli molto voluminosi o se non è presente un ascensore occorrerà organizzarsi con qualcuno che ci dia una mano a portarli in casa che possa essere disponibile al momento della consegna.

    Andandoli invece a ritirarli noi nel magazzino del venditore essendo smontati se è vero che rimane il problema del peso si riduce quello del volume: pur essendo tanti colli per un singolo mobile, a meno che ci siano pannelli a tutta lunghezza, come i fianchi di un armadio, possono essere tranquillamente caricati in automobile magari ingegnandoci un po’.

    Se si tratta di prodotti voluminosi valutiamo la possibilità di farcele trasportare dal negozio, dal sito o chiamando un trasportatore, magari evitando di acquistare il servizio di montaggio per risparmiare o cerchiamo in prestito o a noleggio un furgone.

    Poi nulla ci vieta di trovare delle soluzioni furbe: una rete matrimoniale non entrerà nel bagagliaio di una comune automobile, ma pesa poco quindi è il candidato ideale da acquistare su internet, mentre un letto smontato puo essere caricato in auto senza troppe difficoltà, un consiglio è quello di valutare nelle schede dei prodotti che vogliamo acquistare pesi e misure dei colli per il trasporto, avendo cura di misurare con cura gli spazi della nostra auto , abbattendo i sedili e/o portandoli avanti il più possibile per massimizzare gli spazi per i colli più lunghi in modo da poter scegliere un prodotto che non ci richieda spese aggiuntive per il trasporto.

    Inoltre certi mercatoni del mobile come  ad esempio Mondo Convenienza o Conforama , come forma di marketing giocano sulle spese di trasporto, facendo dei prezzi di trasporto e montaggio in percentuale sulla spesa complessiva (generalmente tra il 10 e il 15%) o alcuni addirittura omaggiandoli, specie in alcuni periodi dell’anno, magari lasciando a pagamento qualche servizio extra come l’allaccio delle cucine o la scelta dell’orario di consegna, e la cosa diventa particolarmente vantaggiosa se si acquistano mobili voluminosi a basso prezzo: per farci trasportare e montare un armadio a 6 ante pagato 500 euro un trasportatore ci può chiedere tra le 200 e le 300 euro, utilizzando il loro servizio ce la caveremo con 50-60 euro: diventa un bel risparmio da mettere in conto nella scelta del venditore, mentre se si tratta un prodotto costoso non sono le 100 euro di differenza a far pendere la scelta su un negozio piuttosto che l’altro.

    Attenzione anche che pagando il trasporto in percentuale la cosa può rivelarsi un’arma a doppio taglio in caso di spese importanti, magari perché avete acquistato più ambienti o qualche prodotto particolarmente costoso, con una spesa di 10.000 euro meglio chi ci chiede un costo di trasporto a forfait, diciamo 300-400 euro che pagare in percentuale quelle 1000-1500 euro che ci eroderebbero il risparmio sul prezzo del mobile: in questi casi magari il mobiliere indipendente pur trattando prodotti più cari considerando il trasporto potrebbe alla fine rivelarsi più conveniente nel prezzo finale.

    Altra dritta è quella di fare una visita al reparto outlet dei negozi di mobili, dove vengono messi in vendita a prezzi scontati al cambio delle collezioni i mobili dell’esposizione precedente e/o qualche prodotto con qualche piccolo difetto, ovviamente avendo cura di accertarsi che eventuali difetti siano riparabili, poco visibili e soprattutto non siano strutturali, ma con un po di fortuna si riescono a prendere articoli importanti ad una frazione del prezzo magari a causa di un graffio o di una sbeccatura o perché della collezione dell’anno precedente. Insomma con un po di ingegno, metro e calcolatrice alla mano si riescono a risparmiare bei soldi.

    Voi conoscevate questi trucchi? Ne avete degli altri da segnalare, scrivetemelo nei commenti, cosi come se avete dubbi o curiosità.

  • L’impastatrice planetaria

    L’impastatrice planetaria

    Oggi parliamo di un elettrodomestico che non è presente in molte case, ma che per via del costo non troppo elevato e della sua versatilità può essere sia un gradito regalo per chi si diletta in cucina che un valido alleato per le nostre preparazioni e per il nostro portafoglio.

    Sto parlando dell’impastatrice planetaria, quella macchina elettrica che si occupa di impastare solidi e liquidi permettendoci di evitare di stendere la pasta di dolci e salati a mano o col mattarello, applicando una forza costante regolata da un’apposita manopola

    E’ composta da un motore, una ciotola , a seconda dei casi in materiali plastico o metallico, dei ganci che si applicano al motore , generalmente almeno quello per pizza, quello per i dolci e quello per montare a neve, e a volte nei modelli più completi degli accessori che la trasformano in un robot da cucina completo che sfrutta il motore della macchina.

    Il segreto dei risultati è il movimento della frusta su due assi, non solo sull’asse del motore ma anche attorno al centro del contenitore raggiungendo tutte le parti del contenitore e simulando al meglio l’azione manuale di un pizzaiolo esperto

    Diventa facilissimo impastare , dalla pasta sfoglia per pizze salati e rustici, ai dolci togliendoci lo sbattimento di lunghe lavorazioni manuali e consentendoci di fare in casa prodotti che altrimenti avremo comprato , magari meno salubri o di produzione industriale, o magari non avremmo mai fatto come qualche vecchia ricetta della nonna che altrimenti richiederebbe lavorazioni molto più lunghe e complesse di inserire qualche ingrediente nella ciotola e girare una manopola.

    Ovviamente ne esistono di varie potenze e capacità e con diversa dotazione di accessori, con prezzi che variano dai 60 euro alle 1000 euro: preferite possibilmente modelli più potenti e capienti, soprattutto se avete in mente di impastare la pasta per pane o pizza dato che richiede maggiore potenza e sforza di più il motore, per quello meglio avere un recipiente capiente per evitare di dover dividere l’impasto in più lavorazioni ,dato che è buona norma far riposare il motore dopo la lavorazione per evitare di rovinarlo, mentre per torte e dolci anche un modello meno potente può fare tranquillamente alla bisogna.

    Ma perché è utile per il portafoglio?  Semplicemente fare una torta diventa qualcosa di estremamente facile e rapido, alla portata di tutti, anche di un bambino, che può essere fatta anche quotidianamente dato che può essere fatta in un quarto d’ora di lavoro più dai 30 ai 45 minuti di cottura: in un’ora avrete un’ottima torta fatta con una bassissima spesa, meno del costo di una confezione di merendine, ma soprattutto con ingredienti più genuini naturali o sfiziosi rispetto ai prodotti confezionati, che basterà mettere nella ciotola e lasciare lavorare la macchina, dopo di che si travasa in una teglia e si inforna: nulla di più facile.

    Puo’ inoltre , usando l’apposito gancio fare degli impasti per pane e pizza perfetti la cui lavorazione manuale è generalmente laboriosa e non certo a prova di errori, avendo giusto cura di inserire farina acqua e lievito e lasciando lavorare la macchina fino alla perfetta incordatura dell’impasto

    Diciamo che si presta facilmente a tutti quei prodotti da forno che potremmo fare in casa risparmiando tempo, soldi e fatica, oltre a diventare un divertente passatempo che potrà soddisfare la voglia di dolci di grandi e piccini.

    Voi la conoscevate, ne avete una in casa? Scrivetelo nei commenti cosi come se avete dubbi o curiosità sul suo utilizzo.

  • I power blender

    I power blender

    Parliamo dei power blender, quei grandi frullatori di origine americana che da qualche tempo sono di moda. Data l’origine USA sono grandi e consumano tanto, ma sono veramente tanto potenti.

    Sono infatti diventati famosi qualche anno fa per una pubblicità virale su internet dove il produttore di uno  di questo genere di apparecchi usava il frullatore per sbriciolare le cose piu strane dagli iphone alle ossa, dalle videocamere agli accendini diventato talmente famoso da apparire al superbowl.

    Poi sulla scia di questi video sono nati tanti produttori concorrenti altrettanto validi e anche le alternative lowcost, dato che gli apparecchi originali , inizialmente pensati per l’uso professionale costano diverse centinaia di euro, mentre alcune valide imitazioni made in china riescono a stare intorno ai 100 euro, a volte anche qualcosa meno.

    Il prezzo elevato dipende dalla potenza elevata, tenete conto che arrivano a consumare anche 2KW, quindi dalle 5 alle 10 volte un frullatorino economico standard da supermercato, ma questa potenza si rivela essenziale per alcuni tipo di preparazioni.

    Infatti data la potenza riesce a miscelare in maniera perfetta fino a rendere farina quasi ogni cosa dai legumi secchi al pane, riesce a triturare elementi duri come il ghiaccio, rendendolo una macchina ottima per fare dei gelati fatti in casa soltanto congelando della frutta e triturandola con un po di latte o per fare dei deliziosi smoothies, oppure ancora per creare del ghiaccio tritato per i cocktail, magari miscelati direttamente nella caraffa.

    Non solo quindi deliziosi frullati di frutta o vellutate di verdura, milkshake e granite possono essere all’ordine del giorno, se si riesce a trovargli un po di spazio sul piano della cucina, ma anche salse, zuppe e creme o per un americanissimo burro d’arachidi fatto in casa.

    Grazie alla sua capacità di sminuzzare potremo preparare delle farine particolari, oltre ad essere un alleato prezioso per le diete consentendoci di preparare ricette vegetali saporite ma poco caloriche, cosi come è particolarmente utile per preparare in casa degli omogeneizzati naturali per i piu piccoli, che non disdegneranno anche i dolci o i gelati  che potrete preparare.

     Diventa ottimo per preparazioni crudiste o vegane, dato che consente di trattare non solo tutta la comune frutta e verdura, ma anche radici e vegetali rari rognosi per la loro consistenza: a seconda dei casi basterà aumentare la potenza o utilizzare un apposito programma, cosi come per fare in casa degli ottimi latti vegetali.

    Il principale vantaggio è la potenza e la versatilità: alimenti caldi o freddi, duri o morbidi , anche di dimensioni consistenti non sono un problema, lo svantaggio semmai, oltre ai consumi importanti, che alla fine non sono un grande problema dato che lo si usa solo per qualche minuto, quindi al limite bisognerà fare attenzione a non usarlo con altri elettrodomestici energivori per non far scattare il contatore, è la  dimensione del boccale, essendo molto generosa permette di gestire quantità importanti ed evitare di sminuzzare manualmente gli ingredienti, ma se è riempito troppo poco potrebbe non riuscire a fare il suo lavoro, quindi magari siamo costretti ad aumentare le quantità rispetto ad un apparecchio più piccolo.

    Soprattutto fate attenzione a non usare cucchiai di legno o utensili della cucina per smuovere il contenuto all’interno del boccale, data la potenza li triturerebbe nel giro di qualche istante, come detto è davvero potente, ed è il segreto del suo successo: la qualità della lavorazione che sono un motore potente riesce a dare riuscendo ad arrivare a risultati professionali pur con un elettrodomestico casalingo.

    Voi lo conoscevate? Ne avete uno in casa? Fatecelo sapere nei commenti.

  • Chi paga l’ecologismo?

    Chi paga l’ecologismo?

    Parliamo di ambientalismo e dell’effetto che l’inseguire ambiente ed ecologia ha ed avrà sui nostri portafogli. E’ notizia recente che a partire da Ottobre le bollette dell’energia elettrica e del gas aumenteranno del 40% in media dopo che hanno già subito importanti aumenti nel corso dell’anno già parzialmente calmierati dal governo: il problema di fondo è la motivazione per quei questi aumenti ci sono stati, e che in altri paesi europei come la Spagna questi aumenti sono stati ancora più importanti.

    No , la motivazione principale di questa stangata non è il costo della materia prima nonostante qualcuno ce lo voglia far credere, o almeno non lo è direttamente. Seppure il costo della materia prima sia leggermente aumentato, purtroppo questo cuba ben poco sui prezzi, visto che la gran parte di ciò che paghiamo per l’energia sono tasse ed accise. Il problema principale infatti viene dall’Europa e da una tassazione sempre più stringente delle energie non rinnovabili: in pratica chi produce energia da fonti non rinnovabili, ma c’è qualcosa di simile anche nel mondo delle automobili , deve pagare una sorta di diritto di inquinare che cuba pesantemente sul fatturato dei produttori che emettono CO2 e che con le normative europee sempre più stringenti  ovviamente si riverbera sul prezzo che è costretto ad aumentare in maniera veramente pesante.

    Per evitare di pagare questi diritti di inquinamento, se non dovessero cambiare le leggi si dovranno aumentare le fonti pulite di approvvigionamento dell’energia quindi eolico e fotovoltaico che sono sicuramente meno efficienti di altre soluzioni più inquinanti e che generalmente sono rese convenienti solo dagli incentivi che paghiamo in bolletta, ma non potendo aumentare più di tanto queste energie, l’unica soluzione per avere energia pulita in quantità sarà il nucleare, che già avevamo ma che l’Italia ha dismesso a causa di un referendum e che potrebbe tornare in voga, anche se per questioni logistiche non in tempi rapidi.

    Se poi è vero che i governi nazionali stanno cercando di metterci una pezza calmierando per quanto possibile i prezzi, i soldi che serviranno allo scopo arriveranno da altre tasse o da una minore erogazione di servizi pubblici, quindi in qualsiasi modo siamo sempre noi consumatori che paghiamo in un modo o in un altro il conto dell’ecologismo , anche se magari non vorremmo farlo.

    Soprattutto con una stangata del genere, anche il consumatore più ecologista non penso sia felice di pagare aumenti di questa portata, anche perché probabilmente nessuno li ha chiesti, e non sono probabilmente necessari: ridurre la CO2 non è detto che risolva i nostri problemi ecologici, ma ce ne crea sicuramente di economici, a maggior ragione se questa lotta all’inquinamento resta confinata all’Europa: in un mondo globalizzato se Cina o Stati Uniti hanno dei limiti all’inquinamento meno stringenti dei nostri, potranno avere dei prezzi più competitivi a discapito delle produzioni europee.

    Senza contare che colpire l’energia si ripercuote a ruota su tutte le produzioni, sulle materie prime che già stanno aumentando per altre ragioni, sul trasporto, sui servizi, etc. siamo proprio sicuri di volerci dare la zappa sui piedi nella migliore delle ipotesi per perseguire un ideale, o nella più realistica a mio modo di vedere per fare un po di greenwashing ed apparire belli e puliti all’opinione pubblica tanto il conto lo paga qualcun altro?

    Il problema è che con queste mosse si crea inflazione e si perde di competitività senza risolvere i problemi: se un prodotto costa sensibilmente meno verrà sempre preferito a quello più costoso anche se è più ecologico, il surplus da pagare per un un prodotto ecologico per essere sostenibile deve essere minimo altrimenti si continuerà a comprare il prodotto inquinante ma meno caro, e alla lunga si inquina di più e probabilmente il produttore europeo verde in assenza di vendite sarà costretto a chiudere, quindi oltre il danno la beffa. Ha senso tutto questo?

    Non sarà meglio invece di tassare chi inquina cercare di ridurre l’inquinamento efficientando i prodotti, allungandone la vita per evitare di produrre e smaltirne di nuovi, agevolando il ricambio solo di prodotti effettivamente troppo inquinanti, incentivando le riparazioni in luogo delle sostituzioni?

    Se un nuovo prodotto consuma poco meno del vecchio vale la pena incentivarne la sostituzione considerando l’inquinamento della produzione di uno nuovo e lo smaltimento del vecchio o è meglio incentivarne la riparazione? Forse avrebbe senso sostituirlo solo se consumasse meno della metà ma spesso col marketing si fa credere il contrario pur di vendere un pezzo in più…

    Voi cosa ne pensate di questi aumenti? Li ritenete un male necessario?

  • La falsa urgenza di cambiare gestore elettrico

    La falsa urgenza di cambiare gestore elettrico

    Sicuramente vi sarà capitato di ricevere qualche telefonata molesta da qualche call center che vi vuole vendere i loro prodotti o servizi , ma non siamo qui per parlare di come fare per bloccarli, se magari se vi può essere utile potremmo fare un prossimo articolo a riguardo, nel caso scrivetelo nei commenti.

    Dicevamo tra le chiamate indesiderate dei call center una tipologia che mi capita spesso di questi tempi è quella dei gestori di energia elettrica, e uno in particolare è ai limiti della truffa per come si pone , anche per il fatto che si tratta di uno dei gestori più importanti e conosciuti del nostro paese ma usa mezzucci che magari mi potrei aspettare da un piccolo e sconosciuto operatore di provincia e non da una multinazionale eppure…

    Infatti per convincerci a passare al mercato libero, quindi per passare dal servizio elettrico nazionale, quello chiamato a maggior tutela che abbiamo se non abbiamo mai scelto un fornitore di energia, mantenendo un vecchio contratto, si inventano la scusa che questo cambiamento sia obbligatorio, e gia questa è una mezza verità, ma soprattutto sostengono che debba essere fatto entro giugno 2021 ed è qui che dicono il falso.

    Infatti sebbene lo stato rinvii la scadenza della fine del mercato a maggior tutela ormai già da qualche anno, allo stato attuale il termine è fissato al 1 gennaio 2023 e non è impossibile che tale termine venga ulteriormente prorogato, quindi almeno per privati e microimprese non c’è assolutamente fretta. Inoltre anche qualora non si scegliesse a scadenza un fornitore ce ne verrebbe dato in maniera provvisoria uno d’ufficio, come accade per le piccole imprese, in attesa della stipula di un contratto sul mercato libero in modo da non interrompere la fornitura di energia elettrica.

    Ma dobbiamo davvero passare al mercato libero e soprattutto conviene farlo? Beh prima o poi saremo costretti a scegliere un fornitore, quindi si tratta di una scelta che andrà fatta, ma considerando che questa scelta va fatta in base all’utilizzo che uno fa della corrente, di come, quando e quanto consuma farlo in un periodo dove la pandemia ha modificato le nostre abitudini non è una scelta saggia.

    Infatti a causa del covid siamo dovuti rimanere di più in casa e quindi abbiamo consumato di più, magari perché costretti a lavorare e/o studiare da casa, dovendo cucinare più spesso dato che è diventato difficile usufruire di mense e ristoranti come si faceva un tempo, passare il tempo libero in casa consumando di più, anche solo per riscaldare o raffrescare la casa anche quando saremmo stati in ufficio o in giro con gli amici. E il problema è che il ritorno alla normalità potrebbe portarci a cambiare ancora una volta le nostre abitudini, molte aziende ad esempio stanno pensando di continuare a fare lo smart working anche dopo la pandemia, magari in modalità differenti ad esempio con alcuni giorni di lavoro da casa e altri dall’ufficio: questo significa che i nostri consumi energetici cambieranno ancora: se prima si stava a casa quasi solo per dormire e mangiare una tariffa agevolata per le ore serali poteva essere la soluzione, ma stando in casa tutto il giorno una tariffa unica al prezzo più basso possibile ci avrebbe fatto risparmiare, ma dovendo stare in casa tutto il giorno solo per metà settimana probabilmente avremmo risparmiato con una tariffa a scaglioni di consumo, il problema è che in questo momento di cambiamenti lavorativi dovuti alla pandemia i nostri consumi probabilmente cambieranno ma non sappiamo esattamente come, e visto che c’è ancora tempo per scegliere forse è bene attendere che si calmino le acque, soprattutto perché alcuni contratti sul mercato libero ci potrebbero vincolare per un certo periodo, e se sbagliamo contratto rischiamo di pagare molto di più che col mercato libero.

    Se invece abbiamo le idee chiare e riusciamo a prevedere i nostri consumi, studiando un pò le offerte  si riesce a risparmiare sempre a patto di trovare un offerta che si addice alla nostra tipologia di consumo: se siamo un single che rientra a casa solo per dormire avremo bisogno di un contratto diverso da quello di una famiglia numerosa, o di chi ricarica la propria auto elettrica dalla presa del garage o che usa con regolarità elettrodomestici ad alto assorbimento come cucine ad induzione o sistemi elettrici di condizionamento o di riscaldamento o di chi ha installato un impianto fotovoltaico.

    Inoltre già capire una bolletta non è cosa semplice per chi è del mestiere, figuriamoci per un utente inesperto, che potrebbe incappare facilmente in offerte sbagliate specie se imbeccate dal venditore di turno, che magari vi vuole estorcere la firma sul contratto in maniera truffaldina promettendo risparmi che non ci saranno, e che al contrario potrebbero farvi spendere molto di più.

    Per quello il mio consiglio è di attendere ancora e nel frattempo di studiarsi l’argomento ,dalle offerte dei fornitori alla propria tipologia di consumi, aiutandosi anche dagli strumenti che mette a disposizione ARERA l’autorità statale che si occupa dell’energia, di cui vi parlavo in precedenza, che mette a disposizione ad esempio degli strumenti di calcolo dei  nostri consumi, un comparatore di prezzi e delle offerte standardizzate che ci permettono un confronto più semplice. Voi siete già passati al mercato libero o pensate di farlo a breve? State risparmiando o spendendo di più? Scrivetelo nei commenti

  • I gasatori per l’acqua frizzante in casa

    I gasatori per l’acqua frizzante in casa

    Oggi parliamo di un prodotto che forse avrete visto nelle pubblicità e che può essere comodo avere in casa se ci piacciono le bevande gasate: il gasatore.

    Si tratta di un sistema per aggiungere dell’anidride carbonica all’acqua per renderla frizzante, con la possibilità aggiungendo dei succhi concentrati di trasformare la nostra acqua gasata in bibita e col vantaggio di poter regolare a nostro piacimento la “frizzantezza” oltre ad evitarci l’acquisto e il trasporto delle bottiglie di acqua o bibite dato che utilizzeremo l’acqua del rubinetto.

    Il risultato che si ottiene generalmente è molto buono, ma ovviamente si parte dal presupposto di avere una buona acqua di rete: se ci arriva nel rubinetto un’acqua scadente o con un particolare retrogusto non sparirà con l’aggiunta dell’anidride carbonica, anche se c’è sempre la possibilità di filtrarla con un filtro da applicare sotto il rubinetto o utilizzando una caraffa filtrante, ma in questi casi va messo in conto il costo della sostituzione periodica del filtro che va cambiato dopo un certo numero di litri trattati.

    Ovviamente nonostante sia tecnicamente possibile farlo escludiamo di comprare dell’acqua in bottiglia da gasare in casa: comprandola al supermercato verrebbe meno sia la convenienza, sia lo sbattimento di doverla trasportare che il risparmio di plastica, che è sia un rifiuto che dovremo smaltire che un peso per l’ambiente.

    Ci sono vari tipi di gasatori, dai modelli più complessi e costosi che possono essere montati sotto al lavandino e che permettono di fare uscire l’acqua gasata e filtrata direttamente dal rubinetto, a quelli più economici che occupano pochissimo spazio in casa, non hanno fili o collegamenti idraulici, ma solo l’alloggiamento per una bottiglia e una piccola cartuccia di gas da ricaricare dopo un certo numero di gasature.

    In pratica questi gasatori economici creano un loro ecosistema di accessori: funzionano con delle bottiglie proprietarie che hanno una data di scadenza, i cilindri di gas devono essere ricaricati solo presso i rivenditori autorizzati che ce li sostituiranno con uno pieno portando indietro il vuoto, oltre a vendere concentrati e accessori, ad esempio per la pulizia, dedicati.

    Ovviamente il kit iniziale col gasatore, un cilindro e una bottiglia costa veramente poco, spesso si porta a casa il kit gasatore base in offerta anche con meno di 50 euro, quello che costano caro sono i vari accessori dell’ecosistema: il set di 3 bottiglie di plastica finiscono per costare più di 20 euro e a rigore vanno cambiate dopo qualche anno, cosi come la ricarica del gas ci costa poco meno di 15 euro ogni 80 litri di acqua gasata.

    Poi per dovere di cronaca bisogna dire che esistono delle soluzioni alternative per risparmiare, se per le bottiglie è meglio restare sulle originali dato che nonostante il prezzo da rapina vengono comunque ammortizzate nel tempo, al limite si possono usare oltre la data di scadenza, qualcosa si può fare per il gas: contenendo della comunissima CO2 nulla ci vieterebbe, violando i termini di licenza del sistema, di farcele ricaricare da chi carica estintori che potrebbe fare un prezzo più basso della ricarica originale, cosi come potremmo utilizzare dei cilindri più grandi che in proporzione hanno un costo di ricarica molto minore e travasare l’anidride carbonica nel cilindro originale utilizzando un adattatore che si può trovare su internet, o ancora potremmo crearci in casa la CO2 con del ghiaccio secco, anche se qui da noi non è facile da reperire a basso costo come accade in altre parti del mondo.

    Questo ci fa domandare se effettivamente conviene entrare in un sistema che ci scucirà costantemente soldi man mano che lo usiamo, e la risposta è che se facevamo normalmente uso di acque e bibite gasate tutto sommato quei soldi li avremo  comunque spesi al supermercato, poi a seconda dei casi può esserci il risparmio oppure andarci in pari, magari sentendosi comunque soddisfatti per aver rispettato l’ambiente, ma in realtà è una questione di gusti: se ci si è abituati a una certa marca di acqua gasata e beviamo esclusivamente quella non c’è gasatore che tenga, dopo averlo provato è probabile che torneremo alle bottiglie, se invece per noi un’acqua gasata vale l’altra passare al gasatore è conveniente anche rispetto alle bottiglie di acqua del discount. Diverso è il caso per le bibite, i concentrati originali costano cari, e nonostante alcuni gusti siano molto particolari e interessanti spesso vuoi per il gusto e vuoi per la spesa non battono la concorrenza delle bibite confezionate, quindi in pratica è promosso per l’acqua, un po’ meno per le bibite, ma è comunque questione di gusti.

  • L’abbattitore domestico

    L’abbattitore domestico

    Dato che da qualche tempo le trasmissioni televisive , i siti e i canali che parlano di cucina vanno di gran moda è diventato normale desiderare di portarsi in casa oltre a particolari ricette e tecniche di cucina anche qualche attrezzo particolare usato dagli chef.

    E sicuramente uno poco comune nelle nostre case ma che vediamo spesso in tv e che potrebbe essere utile nella cucina di un’aspirante chef è l’abbattitore: uno strumento che consente di ridurre le temperature degli alimenti velocemente permettendo di conservare meglio gli alimenti evitando la formazione di batteri, consentendo cotture particolari e permettendo di ridurre i tempi di preparazione di molti cibi, oltre a permetterci di rinfrescare le nostre bottiglie di vino o di birra in tempi molto rapidi.

    La versatilità è tanta, gli ingombri alla fine , a meno di non acquistare prodotti professionali , sono analoghi a quelli di un forno a microonde quindi relativamente facili da piazzare in una cucina casalinga, a meno di non avere spazi particolarmente risicati: magari se siamo appassionati di cucina vale la pena dedicargli uno spazio se stiamo rinnovando l’arredamento.

    L’unico difetto al momento è il prezzo, dato che si tratta di un prodotto di nicchia difficilmente si scende sotto i 1000 euro per un prodotto casalingo decente, mentre per uno professionale si spende tranquillamente anche 3 o 4 volte tanto, quindi probabilmente non è per tutte le tasche, ma cosi come è avvenuto per altri elettrodomestici col tempo i prezzi sono destinati a scendere e nel giro di qualche anno è probabile che possa diventare alla portata di tutti, un pò come è stato,  per fare un esempio, per i microonde, che appena arrivati sul mercato costavano l’equivalente di alcune migliaia di euro, mentre ora se ne trovano anche con meno di 50 euro…

    Indispensabile per il sushi dato che è obbligatorio abbattere il pesce crudo per evitare la formazione del pericoloso batterio anisakis, è molto utile per la pasticceria specie per gelato, meringhe e cioccolato, permette il surgelamento rapido mantenendo le caratteristiche organolettiche dei cibi senza alterarne  le caratteristiche, permette di portare rapidamente, tipicamente non più di 90 minuti, un cibo caldo a 90 gradi alla temperatura di 3 gradi permettendo la conservazione senza la formazione di batteri.

    Infatti uno dei suoi più grandi pregi è che surgela e non congela come fa il freezer: si tratta di due operazioni distinte: surgelando si ha una temperatura più fredda (-18 gradi) raggiunta in tempi più brevi creando dei cristalli di ghiaccio molto più piccoli e questo consente di mantenere i nutrienti e le caratteristiche organolettiche che invece si vanno a perdere scongelando un alimento, oltre a consentire una maggiore durata degli alimenti rispetto alla congelazione tradizionale

    Inoltre l’abbattitore scongela rapidamente senza alterare il cibo, permettendo uno scongelamento controllato, combinando lo scongelamento che si ottiene lentamente in frigorifero a +4°C, con la velocità di sistemi come microonde o acqua bollente che però rovinano i cibi, con la comodità di potere programmare un timer e/o con una cottura lenta al termine dello scongelamento, cosa che tralaltro può essere comoda anche nel senso inverso, ad esempio per surgelare automaticamente al termine di una cottura lenta o una volta abbattuta la temperatura dei cibi.

    Può mantenere la temperatura costante per permettere particolari lavorazioni (esempio cioccolato o il gelato) , per gestire la lievitazione, oppure realizzare una cottura lenta a bassa temperatura o ancora rigenerare un cibo quindi portarlo dai +3 gradi ai +65 mantenendolo alla temperatura costante in attesa di essere consumato.

    Una funzione molto comoda è quella di raffreddare le bottiglie: se ci siamo dimenticati di mettere in fresco la nostra bottiglia di vino o di birra potremmo raffreddarla in pochi minuti (tipicamente di 1 grado al minuto) salvando la nostra cena e facendo un figurone con gli ospiti potendo gustare al momento quella bottiglia che ci hanno portato per la cena

    Voi conoscevate questo elettrodomestico? Pensavate di comprarlo? Fatecelo sapere nei commenti, cosi come se avete dei dubbi o delle perplessità, e come al solito se possibile vi risponderemo.

  • Arrivano le nuove etichette energetiche

    Arrivano le nuove etichette energetiche

    Quando dobbiamo scegliere un nuovo elettrodomestico confrontandolo con altri simili siamo abituati a farlo tramite l’etichetta energetica presente sui vari prodotti dal lontano 1996.

    Questa etichetta assegnava, per quanto riguarda il consumo di energia e di acqua delle classi colorate da D ad A+++ all’efficienza del prodotto, con D la peggiore e A+++ la migliore, con dei colori che andavano dal rosso delle condizioni peggiori al verde di quelle migliori.

    Nuova etichetta energetica

    Dal 1 marzo 2021 è entrata in funzione una nuova versione aggiornata dell’etichetta energetica, che sostituisce quella che siamo abituati a conoscere e che introduce una classificazione aggiornata con nuovi valori che all’inizio potrebbe confonderci le idee, dato che cambiando i parametri le nuove non potranno essere confrontabili con le vecchie.

    Dato che dal momento della sua introduzione nel 1996 le caratteristiche dei prodotti sono migliorate sensibilmente, è stato necessario nel corso degli anni aggiungere dei valori oltre alla classe A, all’epoca la migliore, aggiungendo dei + per differenziare quei prodotti che essendo più efficienti superavano le  caratteristiche della classe A, arrivando fino alla classe A+++.

    E ora dopo 25 anni non potendo aggiungere dei + all’infinito si è deciso di fare un po’ di pulizia,  stabilendo delle nuove fascie  che ora vanno dalla G alla A, eliminando i + ma soprattutto con dei nuovi valori più stringenti per rientrare nelle varie fasce, lasciando il  modo che i produttori abbiano il margine e lo stimolo per migliorare i propri prodotti, e lasciando libere per il momento le fascie più elevate per prodotti migliori di quelli attualmente in commercio.

    Infatti la classe migliore della vecchia etichetta, la A+++ corrisponderà nei migliore dei casi alla fascia B delle nuove etichette, lasciando la A per quei prodotti che supereranno abbondantemente gli attuali standard, e assegnando le altre fasce  a scalare verso in basso,  questo significa che lo stesso prodotto che prima aveva una pur diginitosa fascia A che nell’etichetta precedente , ora è retrocesso nelle fascie più scarse,  magari in fascia D o E a seconda dei casi

    Vecchia etichetta

    Non allarmatevi quindi se vedrete degli elettrodomestici etichettati con una fascia poco felice: sono soltanto cambiati i parametri di riferimento, cosi come variano anche nelle indicazioni dei parametri presenti nelle etichette: ad esempio per i consumi di acqua ed energia non ci riferirà per quanto possibile all’uso annuo, ma rispettivamente al valore di un singolo ciclo e al consumo di 100 cicli in modalità eco , quella di maggiore efficienza.

    Sarà introdotta una scala sempre con delle lettere da A a D anche per la rumorosità e sarà presente un QR code che se inquadrato con il nostro smartphone ci permetterà di consultare una scheda tecnica più approfondita presente in rete sul database europeo EPREL

    In realtà in una prima fase la nuova etichetta sarà obbligatoria per alcune categorie di elettrodomestici come lavatrici, lavasciuga, frigoriferi e lavastoviglie, oltre a display come tv e monitor, posticipando l’obbligo al settembre 2021 per le lampade e al 2022 per asciugatrici , forni e cappe

    In contemporanea all’entrata in vigore delle nuove etichette si aggiungono delle direttive europee sull’ecocompatibilità dei prodotti che fissano paletti più stringenti per la progettazione, i consumi, il riciclo, la riparabilità e la disponibilità dei ricambi che dovrebbero garantire maggiore sostenibilità degli elettrodomestici, garantendo minori consumi e maggiore durata dei nostri apparecchi.

    E c’è da dire che l’argomento è molto sentito visto che il tema dell’obsolescenza programmata è una realtà importante in questo categoria di prodotti, soprattutto nei prodotti più economici, che spesso hanno una durata di vita progettata in fabbrica di modo che si guastino o perdano efficienza dopo un periodo prestabilito, tipicamente 5 anni dall’acquisto, e che debbano quindi venire essere sostituiti, dato che diventa antieconomico ripararli, vuoi per i costi rispetto alla sostituzione e vuoi per la indisponibilità di pezzi di ricambio creando danni sia alle tasche del consumatore che all’ambiente, dato che sia lo smaltimento che la produzione di un sostituto è fonte di inquinamento.

    Sulla carta tutto questo dovrebbe migliorare anche se a costo di un po’ di confusione nei confronti, almeno nel primo periodo. Voi utilizzate le etichette energetiche? Eravate al corrente della novità? Fatecelo sapere nei commenti, cosi come se avete dei dubbi o delle perplessità, e come al solito se possibile vi aiuteremo.

  • La Tv è da cambiare?

    La Tv è da cambiare?

    A causa dell’aggiornamento del sistema di trasmissione televisivo tra il 2021 e il 2022, sia per liberare preziosa banda per le trasmissioni 5g sul terrestre, che per permettere la trasmissione in alta definizione sul satellite si utilizzerà un’evoluzione dell’attuale sistema che semplificando al massimo la cosa consente di trasmettere nello stesso spazio più canali , o canali a maggiore definizione.

    Per fare questo però , a meno di non avere un apparecchio molto recente dovremmo aggiornare il televisore o dotarci di un decoder esterno. Se già avevamo un decoder esterno , magari perché riceviamo la tv da satellite, si tratterà di sostituire il decoder e la smart card, cosa che a parte la spesa risulta essere un’operazione alla portata di tutti, anche se potrebbe essere una scocciatura ci da in cambio la ricezione di alcuni nuovi canali che possono valere comunque la spesa.

    Se invece riceviamo la tv con un’antenna terrestre se non interveniamo perderemo in piu fasi la visione dei canali televisivi, prima quelli tematici e poi anche quelli generalisti , questo avverrà in più fasi e a seconda di  quanto è vecchio il nostro televisore soprattutto nella prima fase che avverrà nel corso del 2021 potremmo cavarcela con una risintonizzazione dei canali oppure essere costretti a cambiare televisore o a dotarci di un decoder esterno con il suo telecomando, cosa che probabilmente dovremo comunque fare nel corso della seconda e ultima fase prevista per il 2022.

    Per sapere se il nostro televisore passerà indenni queste fasi è possibile fare un semplice test, da fare possibilmente dopo una risintonizzazione dei canali qualora il televisore non la facesse in automatico: se il nostro televisore riesce a sintonizzare i canali HD come quelli RAI che si trovano alle posizioni 501 502 e 503 del telecomando, passeremo indenni la prima fase, mentre per sapere se passeremo indenni anche all’ultima basterà controllare se il televisore riesce a sintonizzare correttamente il canale Test HEVC Main 10 che si trova sulla posizione 100 o 200 del telecomando: se non lo trovate o si visualizzasse uno schermo nero purtoppo entro il 2022 dovrete dotarvi di un nuovo televisore o di un decoder.

    In tal caso, sappiate che con un ISEE inferiore ai 20.000 euro è possibile richiedere un bonus statale di 50 euro per l’acquisto di un nuovo televisore o di un decoder a patto che rientri in un’elenco di modelli stilato dal ministero, reperibile a questa pagina.

  • Gli elettrodomestici non sono più italiani

    Gli elettrodomestici non sono più italiani

    Facendo un giro nei magazzini di elettrodomestici vedrete che trovare un’elettrodomestico  italiano è diventata una rarità: se prima le aziende italiane erano quelle più presenti nei negozi specializzati, e a parte qualche prodotto tedesco di alta gamma praticamente tutte le lavatrici, i frigoriferi , le lavastoviglie o le cucine erano di produzione nazionale ora non è più cosi.

    Se da una parte il mercato è invaso di prodotti turchi (Beko, Telefunken), e cinesi (Haier, Hisense, Midea ,etc.), magari sotto le mentite spoglie di un vecchio marchio caduto in disuso e utilizzato su licenza come succede coi televisori, anche quasi tutti gli storici produttori italiani sono finiti tutti in mano straniere: come l’ex gruppo Zanussi acquistato dalla svedese Electrolux , il gruppo Indesit rilevato dalla americana Whirpool o come Candy rilevato dalla cinese Haier , e anche nella fascia alta troviamo più facilmente prodotti coreani (Samsung, Lg) , americani (Whirpool) o tedeschi (Bosch, Miele) anziché italiani

    Questo non vuol dire però che i prodotti italiani non ci siano, a parte qualche gruppo più piccolo restato indipendente, anche alcune delle case che hanno inglobato gli storici gruppi italiani hanno mantenuto alcuni stabilimenti, quindi qualcosa di fatto nella nostra  terra lo si trova ancora, anche se dipende dai prodotti, soprattutto le linee più economiche è più probabile che vengano prodotte nell’est Europa, in Cina o in Turchia anche se hanno sulla scocca uno storico marchio italiano, cosi come alcuni prodotti delle fasce più costose di alcuni marchi stranieri facenti parte dello stesso gruppo industriale è possibile che vengano prodotti dagli stabilimenti italiani.

    Poi ovviamente la qualità dipende da come viene ideato e prodotto quel bene, non dall’ubicazione dello stabilimento, dato che anche quando gli stessi gruppi erano in mani italiane producevano anche all’estero.

    Quello che però fa strano è l’essere passati nel giro di una ventina d’anni da paese leader nel settore degli elettrodomestici che li esportava in tutto il mondo a essere diventati una colonia invasa da prodotti stranieri dove non abbiamo più nemmeno un produttore nostrano di rilevo, almeno sui grandi elettrodomestici.

    Giusto qualche azienda di componentistica italiana rimane attiva con una certa importanza, ma come tutte le aziende dell’indotto le produzioni seguono la sorte degli stabilimenti che vanno a fornire: se le lavatrici vengono prodotte in Cina o in Turchia anche chi fa manopole o guarnizioni è probabile che sposti la produzione nei pressi degli stabilimenti dei propri clienti.

    E’ un lento declino , figlio della globalizzazione , purtoppo non dipende da noi, ma una cosa la possiamo fare: quando acquistiamo uno di questi prodotti cerchiamo, compatibilmente col nostro budget e le nostre esigenze, di sceglierne uno fatto in italia in modo da non ammazzare completamente questa industria e far chiudere anche quei pochi stabilimenti rimasti nel bel paese.

    Voi avete in casa degli elettrodomestici italiani o stranieri? Avete mai fatto caso al paese di produzione sull’etichetta? Scrivetecelo nei commenti cosi come se avete dei dubbi o delle curiosità.